26.12.07

Ed eccomi reduce dal tour de force di cene e pranzi natalizi, ancora viva, ma probabilmente con qualche chilo in più, cosa che per fortuna data l'assenza di una bilancia per il momento non posso verificare.
Posso invece confermare che la questione del "Natale con i tuoi" si fa col passare degli anni via via più complicata, per non dire dell'elevato rischio divorzio per le coppie sposate. Rischio che cresce esponenzialmente col numero dei parenti a cui rendere omaggio di persona.
Fortunatamente poi una volta trovato un accordo di massima più difficile da ratificare degli accordi di Camp David, una volta seduti a tavola si dimenticano le contese e ci si gode la compagnia.
Dopo 12 ore di sonno filato e una colazione a base di yogurt bianco sono pronta ad affrontare un paio di giorni di rehab a pastine in bianco e insalata.
E a fare gli auguri di persona agli amici davanti ad un bicchiere di succo d'ananas.
Buone feste a tutti.

21.12.07

Mentre tento in ogni modo di procrastinare ciò che mi resta da finire per andare in ferie con la coscienza leggera, mi godo i miei 5 minuti di gloria

20.12.07

Gli auguri condominiali
Ieri sera dopo aver chiamato mio padre ed avere trovato il telefono occupato, ho deciso di combattere l'abbandono andando al piccolo rinfresco autogestito condominiale.
Grazie al cielo per una volta i problemi del palazzo sono stati trascurati, per chiacchere un po' più frivole, sgranocchiamenti di vari dolciumi natalizi e sbevazzamenti annessi.
I miei biscottini natalizi hanno avuto grande successo.
A questo punto decidessi di aprire una pasticceria clandestina potrei contare su una cinquantina di clienti fissi.

19.12.07

Sindrome da abbandono.
L'insegnante di inglese mi ha bidonato per l'ennesima volta. E dire che ci eravamo sentite domenica per concordare l'orario e il giorno.
Ho saltellato davanti al cancelletto della sua villetta a schiera per tenermi calda tra una scampanellata e l'altra.
L'ho chiamata sul cellulare senza ottenere risposta. Sono tornata verso casa.
A metà strada mi sono detta che non avevo scampanellato abbastanza, che la sua macchina era parcheggiata lì in strada e che quindi magari non mi aveva sentito e non aveva neppure sentito il cellulare. Del resto ha tre piani di villetta se lascia il telefono in taverna magari non lo sente.
Ho invertito la macchina sono ritornata sotto casa sua. Ho riscampanellato rischiando l'assideramento.
Nessuna risposta.
Sono tornata a casa un po' stranita, le ho mandato un sms.
Siccome di fondo tendo a pensare bene della gente, più che incazzata per il bidone senza preavviso sono preoccupata per lei. Pur sapendo che casinista com'è spesso dimentica le cose, ho iniziato a farmi scenari assurdi di rapimenti e cose varie.
Speriamo che si faccia viva presto.
Una volta a casa ho pensato di telefonare a mia madre per raccontarle la disavventura e sentire come sta. Mia madre non risponde al telefono.
Il Marito è al lavoro
La sindrome da abbandono è un'ottima scusa per fare fuori quella tavoletta di cioccolato che mi sta guardando.

18.12.07

Regola di vita aziendale
Se entrando nel luogo deputato all'aperitivo aziendale natalizio, notate che sul banco del buffet ci sono solo fette di pandoro rinsecchito è inutile fermarsi a sentire ciò che i manager hanno da raccontare: sicuramente i risultati aziendali non sono stati buoni.
Corollario
In caso vi fermiate fino alla fine sappiate che la vostra speranza che vi venga data l'agenda del 2008 sarà frustrata.

17.12.07

Al di là delle questioni di vestiario su cui lungamente mi sono paranoiata per poi vedere pantaloni di velluto a coste larghe color cacchetta, nike natalizie dorate, un piumino trapuntato verde elettrico e alcune persone vestite come se dovessero iniziare il turno di lavoro dietro il bancone della posta,
al di là dell'atmosfera per certi versi da saggio di fine anno, con ragazzine di sei, sette anni che nelle pause scorrazzavano per i corridoi,
al di là del fatto che il palco doveva avere 6 posti, invece c'erano 8 sgabelli e 7 persone e a stare appollaiati l'alternativa è fra il torcicollo e la sciatica,
al di là del costo esagerato del biglietto
è bastato che la musica iniziasse e il sipario si aprisse per dimenticare tutto e rimanere incantata davanti alla meraviglia di ciò che stava avvenendo sul palco.
Che io della danza classica ho smesso di interessarmi a otto anni, quando hanno iniziato a farmi mettere le scarpette con le punte ed ho deciso che il tutù rosa non era un compenso sufficiente al mal di piedi. E gli unici spettacoli di balletto a cui avevo assistito fino a venerdì erano i saggi di fine anno delle scuole di danza.
E invece ballerini sembra che futtuino nell'aria e si muovano senza sforzo alcuno, non ballano, levitano.
E le scenografie, la musica, i costumi. Sono rimasta lì tre ore con gli occhi spalancati come un bambino la prima volta che vede la neve.

14.12.07

Se nelle prossime tre ore non vengo tirata sotto da un tram, stasera dovrei essere a vedere il balletto, nel Teatro dal rigido dress code.
Stamattina prima di uscire ho preparato sul letto l'abituzzo nero e il relativo coprispalle, per un cambio d'abito stile pit stop.
Ho estratto la borsetta nera, poi ho pensato di controllare quanto male stava un cappotto blu sopra ad un abito nero.
Con mio grande raccapriccio mi sono resa conto che il summenzionato cappotto, per quanto elegante e di ottima fattura, porta il segno degli anni in cui è stato acquistato: le spalline imbottite.
La sensazione di essere un giocatore di rugby con il pastrano e i tacchi, ha momentaneamente messo in secondo piano la questione colore.
Le alternative sono le seguenti:
il summenzionato cappotto anni ottanta
cappotto Loden da uomo verde (no, non lo ruberei al marito è il mio, l'ho messo per anni)
giaccone nero da pescatore dei mari del nord (giacca che abitualmente indosso)
giacca da sci
chiodo di pelle nera stile biker
giacca di pelle nera tisi e/o stupro conseguenti al mio girare per Milano senza giacca alcuna in una sera di dicembre
Si accettano consigli.

12.12.07

Bollettino
Gli autotrasportatori stanno tenendo in ostaggio il regalo per la suocera, la benzina a quanto pare scarseggia, la Bauli ha sospeso la produzione di Pandoro. In compenso l'auchan è così stipata di merci che passeggiando nei corridoi si è presi dalla sindrome di Stendhal.
Leonardo è nato poco prima dello scadere dell'ultimatum ed è rosso come babbo Natale (auguri a tutta la famiglia).
Il B&B in cui ho prenotato per Capodanno ha sospeso l'attività poichè i condomini gli hanno fatto causa, sono stata dirottata presso un'altra struttura di cui non trovo tracce su internet.

10.12.07

Invece di guardare Weeds, l'ultima delle serie tv di cui mi sono invaghita, ieri sera mi sono lasciata tentare dal film "Cocaina, l'allarme sociale" andato in onda su Rai Tre all'orario in cui fino alla scorsa domenica c'era Report e in precedenza ampiamente pubblicizzato dal TG1.
Dalle gesta della mamma spacciatrice a quelle del poliziotto antispaccio, senza passare dal via.
Il film era stato preannunciato come "film shock", ma di sconvolgente c'era solo che qualcuno per sniffare usasse come base un cd di Elton John duplicato.
Il super poliziotto pareva il più pippato di tutti e dal momento che scendeva dalla macchina solo per ammanettare i cattivi, ancora mi domando il perchè del suo abbigliamento da gang, con canotta gialla a rete sopra tshirt azzurrina e berretto di lana alto sulla cocuzza.
Gli interventi di "esperti" erano poco più che riempitivi fra un inseguimento e l'altro, una predica moralizzatrice e l'altra.
Che l'uso e l'abuso di cocaina siano un fenomeno di proporzioni enormi ormai è cosa nota, forse bisognerebbe scandalizzarsi, inorridire, indignarsi. Ma dopo gli anni ottanta, cristiana effe, l'eroina, il problema di chi decide di sciogliersi il setto nasale con la "bamba" francamente non mi fa nè caldo nè freddo.

Update: rileggendo a distanza di qualche ora, mi sembra doveroso esplicarmi meglio. Il fatto che un manovale che si alza alle cinque del mattino, va in piazza per aspettare di essere reclutato da qualche capetto e fa il doppio turno, tiri di coca per resistere meglio alla stanchezza mi intristisce parecchio. Credo che il problema più che nella coca risieda nel fatto che questa persona non sappia mai se lavorerà o meno e nel caso in cui lavori, lo faccia senza garanzia di sorta.
Il film mi è sembrato così finto, così poco profondo, mi è sembrato che passasse così velocemente sulle ragioni del disagio da appiattire tutto, in un tripudio di sniffate su supporti improbabili.
Ci sono tanti modi di fare denuncia e questo non mi è sembrato particolarmente interessante o azzeccato.

6.12.07

Il gommista stamattina ha fatto terrorismo e mi ha voluto sostituire la gomma a tutti i costi. Dopo che in due hanno insistito per dieci minuti che la gomma avrebbe potuto espoldere, ho capitolato.
In otto anni di onorata carriera è stata la prima foratura con la Micra, il che ci potrebbe anche stare, non fosse che a forarsi è stata proprio una delle gomme appena sostituite che in servizio è durata poco più di 24 ore.
Non ci fossero stati tutti questi esborsi non preventivati per l'auto, l'andare a vedere un balletto al teatro della scala, sarebbe stata una ottima scusa per un po' di shopping futile, per provare eleganti abiti da sera e scarpe con tacchi vertiginosi e magari fare una follia (dopo quella dell'acquisto del biglietto).
Allo stato attuale dei fatti invece, dopo aver provato qualche abito alla diffusione tessile, sono in preda al più classico dei deliri
"FanculoLeStupideConvenzioniBorghesiCapitaliste. Alla scala ci vado con i jeans. A teatro ci si va per apprezzare l'arte mica per ostentare gli abiti" che mi sentissero i ragazzi che spacciano i giornali di Lotta Comunista davanti all'ingresso mi darebbero la tessera ad honorem e l'abbonamento gratuito.
L'atto dello shopping dovrebbe rilasciare endorfine ed avere un effetto terapeutico sull'umore. Non riuscire a fare shopping quando si è già di pessimo umore aumenta drammaticamente il vorticamento delle parti nascoste.

5.12.07

Quando la mattina ti svegli insolitamente pimpante, pensi che hai abbastanza tempo per vestirti carina e sfoggiare gli stivaletti acquistati mesi prima e sotto utilizzati, ti trucchi, prepari il pranzo, riesci anche a portare giù la spazzatura, sali sulla macchina e constati che sì sei proprio in anticipo, sappi che quando avrai fatto il giro dell'isolato e sarai in coda al semaforo pronta a dirigerti in ufficio, qualcuno busserà al finestrino facendoti trasalire.
Quando ti volterai con sguardo fiammante immaginando l'ennesimo questuante aggressivo, troverai invece un signore che ti farà notare come tu abbia una gomma a terra.
Scartata l'ipotesi di dimostrare la tua indipendenza femminile e le tue capacità meccaniche con pantaloni eleganti e tronchetti col tacco, parcheggerai sotto casa e ti dirigerai alla fermata del bus.

3.12.07

Nel finesettimana ho rimbalzato come d'abitudine in mezzo ad una moltitudine di impegni.
Ho scoperto che ci vedo peggio perchè ci vedo meglio (ossia la mia miopia è diminuita, gli occhiali sono un pelo troppo forti e forse ho imboccato la strada per la presbiopia chissà).
Come gli anziani ho fatto il vaccino antinfluenzale, questa volta mia madre ha premuto lo stantuffo della siringa con una certa calma, peccato che mi abbia conficcato l'ago nel deltoide come se stesse giocando a freccette.
Ho decorato l'albero e mi sono rammaricata di non avere decorazioni da appendere ai vetri di casa, dal momento che avevo deciso di dargli una pulita e mi sembravano troppo puliti per gli standard di casa.
Ho sperimentato un fantastico agriturismo nelle lande tortonesi, che se vi capita di passare da quelle parti vi consiglio vivamente. Cibo buono, vino fantastico.

30.11.07

Il consiglio di condominio

Siccome, le assemblee di condominio non mi bastavano, nell'ultima mi sono candidata consigliera di scala.
Nell'attimo di oblio della ragione in cui ho alzato la mano per candidarmi, mi sono detta che era un gesto civico dare una mano all'altro povero sfigato che si era assunto questo onere.
Ora mi dico che sì è una gran rottura di balle, ma almeno ho materiale per il blog, che un'umanità varia come quella del mio condominio è difficile metterla assieme.
Il pomo della discordia della riunione consiglieri di ieri sera era il nuovo locale aperto vicino al palazzo.
In uno spazio creato per mostre e attività culturali che il comune non era più in grado di mantenere, è stato aperto un disco cafè, più disco che cafè.
Nel finesettimana ovviamente ci sono le macchine parcheggiate fin sugli alberi, la gente che piscia nei cespugli, le bottiglie di birra frantumate sull'asfalto e qualche schiamazzo.
La situazione non è piacevole, al di là del fatto che wc abusivi e bottiglie in frantumi facevano parte del paesaggio urbano anche prima dell'apertura del locale.
Il CondominoCheParcheggiaFantasiosamente (per comodità CCPF) era il più accanito nella demonizzazione del locale, forse perchè gli avevano ciulato il suo parcheggio abusivo preferito. Lui in realtà sosteneva che la mancanza di sonno gli portava un calo del rendimento sul lavoro.
Stivaletto, l'uomo con l'assortimento di scarpe più improbabile del pianeta, suggeriva un calo di un altro genere di prestazioni.
VascoRossi del sudovest Milanese (VRSOM), si lamentava che solo ora la gente si fosse resa conto del disturbo.
L'azione da intraprendere come privati cittadini era stata individuata nell'invio di una petizione al Sindaco in modo che ristabilisse in maniera definitiva l'ordine pubblico.
Tutti erano concordi nello sfogare la rabbia su chi eventualmente si fosse rifiutato di firmare la petizione prendendolo a botte.
La lettera era stata composta da CCPF in toni che definire accesi è un po' come dire che Calderoli è un moderato.
La correzione delle bozze sembrava una riedizione della famosa scena di Totò e Peppino in chiave leghista.
VRSOM leggeva la petizione : "Non possiamo tollerare la presenza di ubriachi e maleducati sotto la nostre finestre a tarda notte"
Stivaletto "No maleducati è soggettivo non si può esprimere un giudizio soggettivo"
CCPF "Eh va beh cosa ci devo scrivere NEGRI? Ma non sono NEGRI, adesso non sono più loro il problema"
Dopo svariati commenti di questo tenore la petizione veniva ratificata.
Io pietrificata dall'orrore e dall'incredulità non osavo intervenire, tanto più che l'unico problema fino a quel momento per me era il parcheggio.
Ora mi domando come uscire dalla spiacevole scelta fra l'attirarmi l'odio di 99 famiglie del condominio evitando di firmare oppure per quieto vivere sottoscrivere un orribile documento

28.11.07

Dopo avermi sentito ripetere al telefono la cifra necessaria a rimettere in sesto la Micra, un collega ha pensato bene di offrirmi una caramella temendo che mi accasciassi al suolo svenuta.
Ho seriamente pensato di rottamare l'auto e cambiare la moto con una vespa e per le giornate di gelo, pioggia e neve affidarmi ai mezzi pubblici. Tra l'altro sarebbe stato un comportamento più socialmente ed ecologicamente responsabile che continuare a spargere ottani nella città più inquinata d'Europa.
Mia madre conoscendo la mia tendenza ad affastellare impegni uno sull'altro ad orari ravvicinati in punti diversi della città, la mia insofferenza indotta dalla vita nella città della gente che va di fretta, nonchè la mia scarsa pazienza ed odiando in modo viscerale qualsiasi mezzo dotato di due ruote, mi ha riportato a più miti consigli.
La mia tredicesima si è appena dissolta nel nulla.

27.11.07

Con la puntualità che mi contraddistingue ho portato oggi la macchina all'officina per un controllo e per la revisione ministeriale. Termine ultimo per effettuare la revisione senza diventare fuorilegge e rischiare il fermo del veicolo: 30 novembre.
Alle sei e 15 la sveglia suona ed io come uno zombie mi trascino fuori dal letto fino in cucina e metto su il caffè. Un'ora dopo, con la schiscetta pronta e senza aver apparentemente dimenticato nulla, sono in viaggio verso Gratosoglio.
Nonostante il traffico mattutino e la testa ciondolante per il sonno arrivo davanti all'officina pochi minuti prima dell'apertura. Peccato che io sbagli ingresso e che nel tempo necessario a realizzare l'errore e a puntare il muso della micra davanti alla giusta porta scorrevole, davanti a me ci sia già una macchina e che 20 minuti se ne vadano ad osservare i vari movimenti del signor meccanico e dei due proprietari.
Alle 8 e 20 mi faccio prendere da scrupolo e segnalo al meccanico che oltre alla lampadina e alle ruote posteriori da cambiare, la macchina in sterzata fa una specie di rumore di coperchi sbattuti e che forse ho un problema alle cuffie.
Il meccanico rincara dicendo che forse il giunto a furia di girare senza lubrificazione (dal momento che le cuffie erano scoppiate e il grasso si era quindi disperso) ha subito qualche danno.
Provo a buttarla sul lacrimevole, ma pare che ci sia poco da fare.
Lascio giù l'auto e me ne vengo in ufficio con una abile combinazione tram+ metro + metro + bus interurbano.
Arrivo in ufficio solo 20 minuti dopo rispetto all'orario in cui entro di solito. Sono in attesa che il meccanico chiami per specificare di che morte devo morire.
In tutto questo una sola domanda mi percorre le sinapsi. Ma che razza di posto è Gratosoglio? Non c'era bisogno di andare fino a Budapest per vedere i palazzoni periferici del socialismo reale, bastava prendere il 15.



update: alle 17.04 non sono ancora riusciti a compilare il preventivo, ho chiamato ma hanno detto che è "lungo".
Spero che il costo della riparazione non sia proporzionale al tempo necessario alla compilazione del preventivo o sono morta

26.11.07

Vite parallele
Questo finesettimana sono nuovamente tornata a Genova.
Qui ho ricordato una regola che gli inverni passati a Milano mi avevano fatto dimenticare: mai tentare di girare con un ombrello aperto a Genova quando piove.
Accettando con filosofia zen di pagare il tributo a Giove pluvio con abiti impregnati d'acqua, ci si risparmia la fatica di gestire un ombrello impazzito che assume nuove stravaganti forme ad ogni cambiamento di vento.
Passeggiando per Borgo Incrociati e scattando foto sovraesposte, mi sono anche immaginata vite parallele, in cui abbandonato il fantastico mondo delle telecomunicazioni mobili, la mia laurea in fisica trovasse applicazione nella preparazione di cocktail.
La sera affettando patate, al Marito che si lamentava della vita nella merdopoli, proponevo in alternativa una vita da barista in quartiere popolare.
G. - Magari a Marassi rilevare un bar non costa tanto, non ti piacerebbe un bar?
IlM. - Ma che bar?
G. - Ma no nulla di fighetto, uno di quei bar in cui arrivano i vecchietti a prendersi un bianchino e una striscia di focaccia a metà mattina
IlM. - Ma a Marassi non è che poi ti arrivano i drogati tossici?
G. - Ma no dai che drogati tossici... cioè al massimo ti arriva uno che è appena uscito di prigione
IlM. - Eh appunto già mi ci vedo "O belin sono appena uscito dopo 3 anni con la condizionale, offrimi un caffè che poi ti pago"
Eppure un baraccio bisunto a me non dispiacerebbe. In alternativa, anche un bar latteria.

23.11.07

Liscia o gasata?
Sarà stato il tempo infame e Milano che ha assunto finalmente l'aspetto umido e grigio che le si addice, ma l'altra sera ci siamo trovati a parlare della morte.
Di come non vorremmo mai morire e di quale invece potrebbe essere una morte che a nostro giudizio può essere affrontata in serenità. La discussione, diversamente da quanto si potrebbe pensare, era allegra e ridanciana. E forse riderle in faccia, è l'unico modo sensato di affrontare l'argomento morte.
L'asfisfia e l' annegamento erano nella black list degli indesiderabili, mentre la morte in vecchiaia a letto per cause naturali invece riscuoteva un grande successo.
Io in controcorrente rispetto al gruppo, mi auguravo una morte rapida e non troppo in là con gli anni, possibilmente con connotati "eroici" o comunque violenti.
Quindi una morte in un agguato mentre si portano aiuti umanitari in un paese in guerra o altrimenti schiantarsi con la moto (magari durante la Parigi Dakar e non sul Naviglio) o cadere mentre si scala un monte (possibilmente oltre i 4000m).
Mi viene da chiedermi se il mio avere le idee così chiare sull'argomento sia sintomo di grande equilibrio interiore o se invece, il fatto che io desideri cose così bislacche per il mio trapasso, non sia indice di rimozione.

22.11.07

Uggioso tempo milanese.
Spostamenti con autobus interurbani.
Visita medica.

21.11.07

Incazzatura da 0 a 1000 in 0,1 secondi netti.

Ufficio, interno giorno.
C.- puoi spiegarmi cosa è successo?
G.- è successo che mi mancava un pezzo di informazione quindi ho mal interpretato la frase di un documento.
C.- perchè ti mancava l'informazione?
G.- perchè non mi ero mai occupata di questa problematica quindi non ero a conoscenza di questo fatto.
C.- perchè non hai chiesto ai tuoi colleghi che se ne erano già occupati se avevi un dubbio?
G.- perchè per me era chiaro così e non avevo capito che ci potesse essere qualcos'altro.
C.- ma se hai qualche dubbio devi indagare altrimenti poi [bla bla bla]
G.- sì ok ho fatto un errore ho capito male, poi la cosa si è risolta
C.- sì ma se hai un dubbio non puoi trascurarlo [bla bla bla]
G.- ok ma io non avevo dubbi
C.- ma non è per dire che tu hai sbagliato è solo per dire che ti devi chiarire i dubbi
G.- ok ho fatto un errore, ma non avevo dubbi, scusa ma mi sta sfuggendo il senso di questa conversazione
C.- è che non riesco a passarti il messaggio, volevo dire che non bisogna restare con i dubbi
ad libitum

Ora se riuscissi ad avere il sufficiente distacco per non farmi montare il sangue alla testa e sognare di investire con un carrarmato il mio interlocutore e poi per sicurezza fare marcia indietro, ci sarebbe da godersi un sì bell'esempio di teatro dell'assurdo.
Il tempo grigio e nebbioso di oggi sembra smentire gli allarmismi sul riscaldamento del globo e la conseguente sparizione delle (mezze) stagioni.
La monotonia delle giornate mi sorprende a fantasticare ad occhi aperti di viaggi ed imprese sportive.
La necessità di evasione o l'amore per l'avventura, mi portano a condividere i miei deliri con altri per trovare adepti.
Sapere che dall'altro lato del cavo c'è qualcuno cha fantastica su argomenti simili ai miei e condivide la mia insana passione per imprese faticose e dotate di scarso comfort, mi fa sentire a casa.

19.11.07

Stranamente dopo un finesettimana con 10 ore e mezza di workshop di danza, di cui sei e mezza nella sola domenica, stamattina mi sono alzata di mia spontanea volontà senza dolori lancinanti in nessuna parte del corpo.
Il che mi porta a pensare che sì, l'esercizio fisico ha degli effetti collaterali positivi, ma ancor più lo ha il fare cose che ci piacciono.

16.11.07

C'è una luce bellissima di questi giorni, nonostante le nuvole che ieri mattina hanno provato ad oscurare il cielo e che miracolosamente per l'ora di pranzo erano sparite.
C'è quella luce calda che attraversa gli alberi con le foglie gialle e rosse e parla di castagne e passeggiate nei boschi, fruscii di ricci e rametti calpestati.
Il cielo è sgombro e l'aria è fresca, a sera quando il freddo diventa più pungente, ci vorrebber un caminetto acceso davanti a cui sedersi per osservarne le fiamme. Caldarroste e vin brulè.
In alcuni giorni di autunno lavorare dovrebbe essere dichiarato un crimine contro l'umanità.

14.11.07

Capita che io sia preda di improvvise e brucianti passioni che durano lo spazio di qualche giorno per poi dissolversi altrettanto rapidamente a quanto sono comparse.
In questi giorni ad esempio è il Giappone a tormentarmi. Nello specifico ciò che ha catturato la mia attenzione, fra i tanti aspetti possibili, è l'arte della preparazione del Bento, la schiscetta giapponese.
Che uno dice, la mattina è già tanto se riesco a riempire un contenitore di plastica con gli avanzi della cena della sera prima e ricordarmi di infilarlo in borsa prima di uscire. Io poi ho delle difficoltà anche in questo, visto che stamattina mi si è schiantato uno yogurt per terra ed esplodendo ha macchiando pavimento, pantaloni scarpe e, orrore supremo, anche il divano bianco.
E invece dietro alla preparazione della scatolina per il pranzo c'è tutta un'arte e ad essa collegata c'è un mercato di proporzioni inimmaginabili.
Non potevano peraltro mancare anche i bento blogger.
Ma andiamo con ordine.
Il Bento è una scatola, molto spesso componibile a due livelli, in cui disporre con gli opportuni separatori, le varie "portate" del proprio pranzo. O per essere più aderenti alla realtà, i vari assaggini di cui il pranzo si compone.
Rispetto alle italiche schiscette, le dimensioni delle scatole giapponesi sono piuttosto ridotte, forse anche a causa delle diverse dimensioni degli stomaci degli abitanti dei due paesi e alle differenti abitudini alimentari.
In un bento tipico non manca mai il riso, sia esso sotto forma di polpettine (onigiri), sia come accompagnamento. Il riso può essere insaporito utilizzando appositi condimenti (furikake).
Oltre al riso ci saranno frutta e verdura e quant'altro la fantasia del preparatore deciderà di abbinarvi.
Gli alimenti in generale vengono composti e disposti artisticamente.
Questo fa sì che oltre ad un fiorente mercato di scatole bento per contenere il cibo e bacchette per portarselo alla bocca, ci sia tutto un fiorire di accessori per rendere il cibo più artistico.
Ad esempio stampini per modellare le uova sode, stampini per intagliare i wurstel, piccoli stuzzicadenti di plastica con cui servirsi del cibo, fogli di carta per la divisione delle varie pietanze all'interno della scatola a forma di erbetta o animaletto, bottigline di varie fogge per portarsi la giusta quantità di condimento da abbinare al piatto e chi più ne ha più ne metta.
Se volete farvi una idea tramite immagini varie pigiate qui, altrimenti una semplice ricerca su google vi aprirà le porte su questo affascinanete e folle mondo della schiscetta.
Mi resta il dubbio di quante siano le persone che effettivamente hanno il tempo per prepararsi elaborati ed artistici pranzetti nella quotidianità e di quanti invece siano coloro che ricorrono ai piatti già pronti.

13.11.07

Se già normalmente sono intrattabile, immaginarsi oggi che mi sono tirata su di un alluce un boccione da 12 l d'acqua, pieno.

11.11.07

Alive
Non sono morta, ho solo una certa stanchezza arretrata ed un herpes da stress a deturparmi la faccia.
Ci sarebbero tante cose da dire, sulla difficoltà di distaccarsi dai luoghi e dagli oggetti, sul mio vagheggiare della felicità dei sadu indiani. Sulla strana simmetria per cui fra uno scatolone e l'altro, fra idraulici materassai e traslocatori io mi aggirassi leggendo il capitolo finale della saga di Harry Potter.
Per il momento però sono solo pensieri fluttuanti fra le sinapsi, mancano dell'articolazione necerssaria per formare un discorso di senso compiuto. Conto di trovarci un senso non appena riprendo il filo della mia vita quotidiana momentaneamente sospesa nel limbo.

6.11.07

Resistenza passiva.
Rissa in ufficio, due colleghi urlano.
Io felice per una volta di non essere in mezzo alla discussione continuo a fare il mio lavoro.
Il Collega in rissa rivanga a mo di esempio una storia di qualche settimana fa che mi coinvolgeva (e in cui peraltro lui aveva torto), lo guardo gli dico "Sai che ti dico? Ma vattene aff...", mi alzo esco dalla stanza rientro con l'ipod nelle orecchie volume a palla.

Update: qualcuno suggerisce che adesso il Collega non parli con nessuno e cerchi di stare il meno possibile in ufficio. Suggerisce anche che ci dovremmo tutti riappacificare. Io taccio. Non è una questione di orgoglio e di non voler essere quelli che fanno il primo passo. E' questione di scegliere consapevolmente di non voler avere a che fare con qualcuno. Sarà drastico, ma tenere le distanze dai colleghi è salutare.

5.11.07

Lunch break
Smontare pezzo pezzo la freccia posteriore destra nel tentativo di estrarre la lampadina che si crede fulminata.
Utilizzare oltre agli attrezzi in dotazione a Baby, una pletora di oggetti che si annidano nelle tasche della mia borsa fra cui il coltellino svizzero e due cacciaviti mignon.
Rendersi conto quando ormai tutto lo smontabile è stato smontato che si era semplicemente staccato il filo.
Riallacciare il filo, rimontare tutto senza trovarsi per le mani pezzi superflui, essere fieri di avere risolto il problema.
Domandarsi comunque come cazz si toglie la lampadina che sembra essere pressofusa nel suo contenitore.

31.10.07

Cholanca sbilenca.
E' tutto il giorno che non posso fare a meno di pensare a questa freddura risalente ai tempi in cui andavo alle elementari. Il motivo è che a metà mattina improvvisamente la mia gamba sinistra è entrata in sciopero.
Non è chiaro se qualche nervo si è accavallato, se quella contratturina che sentivo di recente è esplosa in tutto il suo fragore o se io debba attrezzarmi per prendere un volo e presentarmi al cospetto del Dottor House perchè il mio organismo ha deciso di implodere a parteire dall'incastro femore anca.
Fatto sta che appena mi fermo un attimo e il muscolo si raffredda, la gamba diventa inservibile, non riesco a poggiarci il peso sopra. All'ora di pranzo ho fatto la spesa come i pazzi senza potermi soffermare davanti a nessuna conferzione o barattolo per timore di accasciarmi poi al suolo. Mentre aspettavo in coda alla cassa continuavo a saltellare come i jogger fermi al semaforo.
Non oso pensare a cosa potrà succedere non appena deciderò di abbandonare questa valle di lacrime per tornare a casa in sella a Baby. Visto e considerato che scalciare mentre guido per tenere caldo il muscolo non mi sembra una opzione praticabile, dovrò autoconvincermi a mutare le mie abitudini e poggiare a terra il piede destro onde evitare di franare al suolo con tutta la moto al primo semaforo rosso.

30.10.07

Sono troppo presa dai miei livori e travasi di bile per riuscire a ritornare un essere pensante e raziocinante con la voglia di scrivere qualcosa che non sia una interminabile serie di lamenti. E dire che coloro che si lamentano di continuo sono una categoria che non mi entusiasma particolarmente.
Così vi aggiorno sulle mie ultime visioni.
- Damages [serie tv]. Appassionante, nonostante sia una storia di avvocati casta che dopo quella dei medici ci è stata cucinata e propinata in tutte le salse. Ma qui non si tratta di Jag e nemmeno di Ally Mc Beal, è un bel thriller distribuito su più puntate. Bella la storia, bella la fotografia ed anche il montaggio. Con una Glen Close cattivissima.
- Leonard Cohen I'm your man [film]. Il film documentario riporta alcune interviste al musicista mischiate a pezzi della performace in suo onore tenutasi nel 2005 e ad interviste ai musicisti che ha influenzato. Ogni capitolo è dedicato ad una delle sue canzoni.
-The Bench [film]. Se vedere un film in danese con sottotitoli in italiano non vi spaventa, se potete sopportare l'ennesima storia di ordinario degrado sociale con tentativo di riscatto, potete guardarvi questo film di Per Fyer facente parte di una trilogia sulla socità danese. Capitolo proletariato.
E sulle mie ultime letture, casomai non foste fanatici di anobii
- Aspro e dolce è un libro di Mauro Corona, l'apinista scultore scrittore ertano, che ripercorre le fasi della sua lunga conoscenza del vino, dalle prime sbronze alle debacle più clamorose, alle volte in cui a causa del vino quasi quasi ci lasciava la pelle . Un po' lungo, ma divertante.
- La misteriosa morte della compagna Guam di Qiu Xiaolong. In lettura. Un giallo ambientato in Cina. Inizialmente mi stavo arrabbiando nel vedere che anche l'ispettore Chen cadeva nel clichè dell'ispettore di polizia single appassionato di cucina. In realtà bastano poche pagine per rendersi conto di quanto marginale sia questo aspetto rispetto al resto della storia e gosersi, oltre alla vicenda di per sè, il piacere di scoprire qualcosa di questa misteriosa società cinese contemporanea.

29.10.07

Nemmeno il tempo di accendere il pc e guardare la posta che la voce che ero in ufficio si è sparsa e il mio capo, senza nemmeno fingere di essere dispiaciuto dei miei contrattempi, si produceva in un triplosalto mortale per dimostrare la sua gioia. Sospetto che nel cruscotto della sua macchina ci sia una bambolina vodoo con le mie sembianze.

26.10.07

Avrei voluto fare un post sulla sicurezza che gli oggetti e i luoghi trasmettono. Su quanto sia brutto perdere un punto di riferimento, anche se a 32 anni abbondanti probabilmente rimpiangere la propria cameretta da adolescente può suonare alquanto stupido.
Volevo parlare della macchina per la maglia di Barbie che oggi ha trovato riposo in fondo al cassonetto per mano di mia madre, senza che io potessi dirgli addio.Amen.
Poi però è arrivata la notizia che i 5 giorni in cui avrei dovuto fare il piccolo camallo, spostando riempendo e svuotando scatoloni sono stati rimandati.
Lunedì sarò di nuovo pronta a votarmi al martirio per il bene dell'universo, con la mia mantellina da supereroe e la calzamaglia fluo.
Perchè, mi domando, sono un supereroe stupido con mantellina e non sono un mutante cattivone che spara scosse da 2000 volt con le mani? Perchè devo ssbattermi acciocchè l'universo degli importantoni possa telefonare sereno e non posso incenerire le terga al mio capo quando mi spacca i maroni (quindi in pratica da mane a sera)?
Su questo interessante interrogativo, vado a godermi quel che resta di questa serata da single mettendo pigiamone antistupro e scaldamuscoli e avvoltolandomi in tutte le coperte del letto senza che il Marito abbia a protestare.

25.10.07

Quando c'è da salvare il mondo, non ci si può sottrarre al proprio destino.
Così l'inizio settimana è stato caratterizzato da una sorta di caccia al tesoro per reperire le informazioni necessarie a risolvere un problema telefonico di qualcuno di abbastanza altolocato da aver la possibilità di rompere i maroni.
Già il fatto che il mondo si dovesse mettere sull'attenti perchè uno non rusciva ad attivarsi una promozione, mentre quando provo a chiamare io il servizio clienti col cavolo che mi rispondono, non mi rendeva molto predisposta al martirio corredato di sorriso sulle labbra.
Come in ogni thriller che si rispetti non appena tutto sembrava andare per il meglio, improvvisamente si scopriva mancare un altro tassello.
In tutto questo il capo mi aveva detto "gestisci tu la cosa". Salvo poi prendere iniziative e fare chiamate di sua sponte, senza peraltro mettermi al corrente e facendomi fare pessime figure.
Verso sera quando tutto sembrava risolto, l'ultimo colpo di scena.
Mentre corredata di calzamaglia e mantellina mi apprestavo a parare l'ultimo colpo, si presentava il capo sulla soglia e con un'aria di rimprovero che sarebbe stata giustificata se mi avesse colto a pittarmi le unghie, mi intimava "bisogna risolvere questa cosa, fino a che non è risolta non si va a casa".
Liquidata la minaccia con uno svolazzo, proseguivo nella mia opera fino alla risoluzione del problema. Inutile dire che quando stremati decidevamo che il mondo era salvo, il capo era già a casa con lo stuzzicadenti in bocca a grattarsi la pancia.
Ancora più superfluo dire che l'informazione faticosamente raccolta e consegnata in serata, questa mattina giaceva del tutto inutilizzata che coloro ai quali era diretta si sono alzati con tranquillità, hanno fatto una abbondante colazione, hanno aspettato che spiovesse e poi con molta calma sono arrivati in ufficio.

24.10.07

Il problema è che non bestemmio.

23.10.07

Ogni tanto sospetto di essere preda della narcolessia, soprattutto al mattino quando controllando l'orologio mi rendo conto che sono passati 40 minuti dall'ultimo controllo ed io sono ancora in pigiama in casa, non ho fatto colazione e non c'è alcuna traccia che mi indichi dove siano stati risucchiati i minuti mancanti.
L'alternativa è che a casa mia abiti il MostroSucchiaTempo, specializzato nel mandare avanti i digit degli orologi appena uno si distrae un attimo.
Oggi il MostroSucchiaTempo per essere sicuro di non doversi affannare, ha subdolamente fatto sì che nel mio zapping in pausa pranzo capitassi su Saranno Famosi. La puntata in cui Lidia Grant insegna danza ai giocatori di basket e Doris Schwartz fa i conti con le sue origini ebraiche. Inutile dire che sono rimasta calamitata come una imbecille davanti alla tv fino alla sigla di chiusura.

22.10.07

Sabato pomeriggio, mentre mi facevo largo fra i giovinastri punk dark delle Colonne prima e fra quelli tamarri di via Torino in seguito, mi sono improvvisamente ricordata perchè non vado mai in centro per negozi durante il finesettimana.
Nonostante questo testardamente sono entrata da Zara e poi dalla Benetton, ma con tutto quel bailamme, nonostante sia riuscita a trovare le forze per provare una maglietta, non ho comprato nulla.
Salvo poi spendere un capitale in formaggio da Peck, in barba alla dieta e all'oculata gestione del (mio misero) capitale.
Molto meglio la sagra di Baggio domenica, nonostante la levataccia e il freddo, il casino.
Tutte le bancarelle ammassate fra le vie del borgo, la zona degli artigiani, quella delle associazioni, quella del mercato vero e proprio, quella della gastronomia.
Sono tornata a casa con miele di erica, patè di olive e pesto al carciofo.
Ho portato indietro pure un mal di schiena, che fra allestimento e disallestimento della nostra bancarella e la temperatura invernale il fisico non ha retto.

19.10.07

My mother fired me.
L'ho scoperto qualche tempo fa, per puro caso, quando ho chiesto a mia madre come mai avesse tutta questa fretta di tagliare la nostra conversazione telefonica e lei serafica mi ha risposto che stava aspettando la chiamata del figlio di una sua collega che la doveva aiutare col suo sito internet.
Un po' minata nel mio orgolio di donna informatica, nonchè di figlia prediletta, ho chiesto spiegazioni. Pare che io perda la calma troppo facilmente e di conseguenza manchi di una virtù fondamentale per l'insegnamento, la pazienza.
Memore di questa sentenza inappellabile, col Pivello sto dando prova di una calma olimpica ed anche oggi quando gli ho corretto i compiti ho cercato di essere incoraggiante e cortese.
Durerà? Chi può dirlo. Sicuramente non averlo alla mia scrivania a scalciare l'alimentatore del mio laptop aiuta a mantenere la calma.

18.10.07

Il Bambino mi pare un po' troppo flemmatico.
Non ha ripassato e si è presentato un po' spaesato, ha fatto alcune domande che se appena avesse buttato un occhio sugli appunti si sarebbe reso conto essere idiote. Scalcia sotto il tavolo e nel giro di 5 minuti mi ha staccato 2 volte l'alimentatore del portatile.
Per spiegare a lui come procedere nel tempo in cui normalmente avrei configurato 20 prodotti, ne ho configurati tre.
Per nulla spaventato dalla scadenza, mi ha chiesto i compiti a casa e candidamente ha ammesso che la settimana prossima in pieno delirio non sarà presente in ufficio per due pomeriggi consecutivi.
Ora va bene non lasciarsi prendere dal panico, ma un po' più di verve non guasterebbe.

15.10.07

L'enciclopedia filosovietica senza fotografie, libri degli editori riuniti, edizioni birillo i grandi classici in versione per bambini, i libri di dickens, quelli di verne, le favole liguri, turchi draghi e cavalieri, woobinda,due copie di piccole donne, pollyanna cresce ( e pollyanna da piccola?), i libri di walt disney ( zio paperone e la zuppa di bottone non c'è più e ancora mi dispiace), il signor vento e la signora pioggia, i libri di richard scarry, i libri di lettura cattolicissimi delle elementari, i sussidiari degli ultimi anni, i quaderni di matematica e di fisica del liceo, i libri di dumas, bobby sands, i diari dei ricordi, le smemoranda, le magliette dei gruppi bianche, le magliette dei gruppi nere, il body rosa di quando seienne facevo danza classica, il body indossato nel saggio di moderna "chorus line" a 12 anni. Le macchinine, i puffi.
Il mio manoscritto epico risalente alle elementari "le tre cavaliere", la fata indignata per esser stata disturbata mentre faceva il bagno.
Le dediche in inglese di mio nonno.
Buttare biancheria inutilizzata da anni: eliminati 10 body in cotone, 10 in lana. Con buona pace di mia madre che per anni ha tentato di proteggermi dal mal di gola ora io non indosso più canottiere.
Chi era Anna? Perchè suo padre disegnava sul mio diario il camion del latte Barbera? Le rose del maestro Gasperini e la sua grafia elegante.
16 anni e il mio primo capodanno fuori casa, un tubino nero, com'ero magra. Buttare shorts che sarebbero di moda tutt'oggi, consapevole che non mi andrebbero ed anche se mi andassero che la cellulite si nasconde, non si mostra.
Sette scatole, un quarto di stanza, un terzo di esistenza.
Work in progress.

12.10.07

Ultimamente qui in ufficio si fa a gara a chi porta più dolci. Ha iniziato G. con un ciambellone, ha proseguito D. portando rotelle di liquerizia e barrette kind er maxi, ha rilanciato C. portando mandorle e nocciole ricoperte di cioccolato bianco, al latte e fondente, io ho preparato i brownies.
A breve prevedo potrebbe comparire un barattolo di Nutella da 5Kg da piazzare al centro della stanza da cui servirsi a cucchiaiate nei momenti di sconforto.
Ci sono i momenti in cui ti incazzi e ti si chiude lo stomaco. Noi siamo oltre: per affrontare la giornata abbiamo bisogno della dose quotidiana di cioccolata antidepressiva.

10.10.07

Ho un nuovo proposito per l'autunno inverno 2007. Non sarà facile, ma mi devo impegnare.
Ridere delle follie, delle guerre, delle piccinerie, dei ricatti della vita lavorativa. Se non mi riconoscono il diritto di insultare la gente, quello di ridergli in faccia me lo arrogo.
Tanto risolvere non si risolve nulla, almeno invecchierò con delle splendide rughe di espressione che renderanno la mia faccia allegra.
L'uomo di Tolosa.
L'anno che venni scaricata dal mio ultimo ex ad una settimana di distanza da quando aveva riorganizzato gli armadi a casa sua per farmi più spazio (la coerenza), decisi che era ora di prendersi cura di me stessa e di fare parte delle cose che avrei sempre voluto fare, ma per un motivo o per l'altro non avevo mai fatto. Soprattutto decisi che non mi importava farle da sola.
Così partii per il GR20 sud da sola, diventando "l'Italienne" che di ragazze a fare trekking da sole se ne vedevano poche e men che meno italiane e tutti quelli che incrociavo sul cammino si ricordavano di me e delle mie sgroppate atletiche ( bei tempi quelli in cui sui sentieri davo della mer... ehm del filo da torcere a gendarmi francesi in vacanza).
Nel gruppone partito nel mio stesso giorno c'era l'uomo di Tolosa, un bel francese atletico con uno stacco coscia da fare invidia a Naomi Campbell. L'uomo di Tolosa girava con uno zaino gigantesco e non lo si vedava mai partire o arrivare, solo ad un certo punto della sera si materializzava fuori dal rifugio parlando con il gestore e asserendo che no, non avrebbe montato la tenda perchè voleva dormire alla "belle etoile".
Con l'uomo di Tolosa non scambiai mai una parola sebbene entrambi fossimo reciprocamente consapevoli dell'esistenza dell'altro. Non ci parlammo nemmeno la sera che arrivati alla meta ci trovammo alla gite a dormire nella stessa stanza (assieme ad altre 4 persone). La mattina seguente, mentre mi incastravo nell'auto del gendarme francese che mi avrebbe dato uno strappo fino alla fermata dell'autobus, ci guardammo fissi negli occhi e ci sorridemmo.
L'uomo di Tolosa, al di là del rimarchevole stacco coscia, è un ricordo perfetto. In quello sguardo e in quel sorriso c'era tutto quello che dovevamo dirci.
Ho ripensato a lui oggi, quando guardando la casella di posta mi sono rammaricata di non avere notizie da qualcuno a cui avevo scritto di recente sull'impeto del "carramba che sorpresa". A volte certi incontri sono perfetti in quanto si autoconcludono e cercare di mantenerli in vita non ha senso. Forse è la stessa cosa per le amicizie. Se ci si perde di vista c'è una ragione che senso ha tentare la respirazione artificiale? Pensandoci, ho almeno un paio di controesempi ciao M. ciao C., sono contenta di avervi ritrovato.

8.10.07

Ci vorrebbe un antidoto per non cadere trappola del gioco dei se e dei ma. Per non chiedersi come sarebbero andate le cose. Per non immaginare vite parallele. Che non è questione di sliding doors la piega che la nostra esistenza prende, ma di coraggio e di scelte decise. Tutto quello che sarebbe potuto succedere a causa di un piccolo incidente del caso, non è mai paragonabile a tutto quello che noi avremmo potuto far succedere prendendo una decisione.
Riappacificarsi col passato ha senso o è meglio metterci una pietra sopra?
Addormentarsi davanti a Lucarelli che spiega il mistero dell'imam rapito non è conveniente. La storia continuerà ad essere nebulosa e la notte si verrà presi da ansie inspiegabili riguardanti la propria vita diventando compagni di letto molesti per chi ci sta accanto.

4.10.07

Ok, parliamone. Dopo essermi chiesta per mesi a che cavolo servisse aprirsi un account su my sp ace, sono caduta nel gorgo di fac ebo ok. Fin qui nulla di male.
Oggi però ho reincontrato una ragazza tedesca conosciuta nel 1998 ad un campo di lavoro in Spagna, con cui era circa dal 1998 che non ero più in contatto. E ancora saremmo nella norma se ad esempio in un impeto di nostalgia avessi digitato il suo nome per vedere se la trovavo.
Invece no, ci siamo "ritrovate" perchè lei in India ha conosciuto il mio amico M. che no, non è indiano, sta a Genova ed è originario di Piacenza.
Come direbbe il Marito, il mondo non è piccolo, è che i tarlocchi si conoscono tutti.
Improvvisa e violenta è riaffiorata in me la sensazione di vivere dentro il truman's show.
Veramente non posso credere che tutto questo stia realmente succedendo.
E' un esperimento sociologico, ne sono convinta.

3.10.07

A causa delle esigenze lavorative del Marito, ma soprattutto a causa delle nostre ridotte capacità mentali del dopo cena, spesso ci troviamo a guardare serie televisive in lingua originale. Il che, dicevo fra me e me come ulteriore scusante, è un ottimo esercizio linguistico.
In realtà finisce che le parole che più facilmente mi rimangono impresse, sono quelle ripetute più spesso e ovviamente, le parole più spesso ripetute sono il turpiloquio. Del resto se si spara agli alieni o ai malviventi o ai terroristi è difficile riuscire a emettere frasi molto articolate.
Così sono orgoliosa di aver imparato te t t e (b oo bs) guardando Desperate Housevives e di aver appreso che mer.da all'americana si dice cra p e non shi.t.
Ieri peraltro ci si è messa pure l'insegnante di inglese che imbestialita dalla bolletta di telefono e adsl, mi ha erudito sul significato del phrasal verb pis.s off.
Ora sono pronta a dire frasi ad effetto come "mer da, smettila di guardarmi le tet te, mi hai rotto il caz zo, vaff anc ulo", dubito che mi possa tornare utile nel momento in cui darò l'esame al british council, ma incontrassi dei ragazzini impertinenti come quelli del parchetto dietro la casa in cui ero ospite durante la mia vacanza studio a Cambridge 15 anni fa, saprei metterli a posto. Per la serie, meglio tardi che mai.
Turpiloquio a parte, dopo anni di onorata pronuncia british appresa a scuola e sul campo, ieri mi sono trovata a pronunciare parole all'americana, con sommo orrore mio e dell'insegnante che mi ha intimato di guardare solo serie tv prodotte dalla BBC.

2.10.07

Giornata Mondiale della Non Violenza


La foto l'ho scattata sabato al presidio in sostegno della protesta non violenta dei monaci in Birmania, mi sembra una buona immagine per ricordare che oggi è Giornata Mondiale della Non Violenza
Oggi è anche l'anniversario della nascita di Gandhi.

1.10.07

Una sola parola per descrivere il mio finesettimana: I.k.e.a .
Che poi c'è stato l'inizio del corso di fotografia, il presidio in piazza della scala a sostegno della potesta non violenta in Myanmar, una domenica mattina in pigiama con una tazza di tè e i compiti di inglese. Ma tutto questo è svanito dinnanzi al tour de force della domenica pomeriggio, in cui ci siamo recati nell'antro del diavolo per recuperare un piccolo armadio da incastrare nell'ultimo angolo libero rimasto in camera da letto.
La folla assatanata occupava ogni ordine e grado di parcheggio, da quelli esterni ai due piani interni. Famiglie intere bivaccavano al ristorante ingerendo polpette al sugo di mirtillo o qualunque altra cosa emetta un odore altrettando dolciastro e nauseabondo. Io e il Marito abbiamo apprezzato le scorciatoie che ci hanno permesso di tagliare fette di percorso affollatissimo per arrivare in breve tempo al reparto armadi e da quello al self service.
Al self service, dopo aver recuperato strutture ed ante abbiamo fatto un numero da circo per recuperare le cerniere che erano terminate nell'espositore, ma disponibili a patto di recuperare una scatola sul fondo dello scaffale. Tipo che mi sono mezza arrampicata e spalmata sul ripiano dello scaffale sbracciandomi stile gatto silvestro per recuperare la scatola, mentre il Marito alle mie spalle era pronto ad afferrarmi in caso fossi franata al suolo.
Dopo aver pagato e raggiunto la micra, l'abbiamo stipata, abbattendo il sedile passeggero, cosicchè mentre il Marito guidava senza occhiali, io me ne stavo spalamta sul fondo del bagagliaio nel tentativo di non farmi beccare dal vigile che dirigeva il traffico nel piazzale ikea. Roba da crocifissione a bordo della strada, anche se a nostra discolpa c'è da dire che non avevamo il carico sporgente.
Dopo questa avventura c'è stato il montaggio con annessi e connessi, conclusosi verso l'ora di cena. Grossa soddisfazione, casa più ordinata, peccato che questa mattina sembrassimo una succursale dell'istituto griatrico che c'è dall'altro lato del naviglio, io con i muscoli del collo rigidi, il marito col mal di schiena.

28.9.07

5 minuti di geekness
Per un giorno e mezzo ho abbandonato le desolate lande del mio ufficio per andare ai Sun Tech Days 2007.
Nel classico hotel a 4 stelle, con monitor indicante gli orari dei voli e lampadari in vetro da 500 Kg, la Sun e i vari sponsor hanno organizzato un evento ben strutturato e di grande interesse.
Mercoledì pomeriggio, arrivata sul luogo del fattaccio con un certo anticipo, dotata di panino alla frittata e billy all'arancio, ho avuto la piacevole sorpresa di un buffet pre inizio dei lavori.
Dopo una fetta di pizza ed un frutto mi sono infilata al Community Day di Net Beans.
Nonostante i miei sforzi per individuarne, nessun personaggio degno di nota nella platea, solo un tizio che prima ancora che i relatori si facessero vedere al banco, aveva già estratto quadernetto e matita. Ma alla fine fra lui preciso ed ordinato ed io che spargevo annotazioni in giorni casuali dell'anno sulla mia agenda moleskine, non so chi fosse il più sfigato.
Bottino della giornata: maglietta e penna.
Giovedì, l'inizio vero e proprio dei Sun Tech Days, con benvenuto della amministratore delegato di Sun Italia e di Reggie Hutcherson, il manager degli evangelist.
Il capo evangelista, per rendersi simpatico, ha provato a buttarla sul calcistico, rimanendo un po' deluso dalla scarsa ricettività del pubblico. "Che è successo nel 1934,1938,1982, 2006?". Gente muta e perplessa che pensa alla storia del linguaggio Java. Il tipo non demorde "Chi è il campione del mondo?" gente che ricollega il cervello e bofonchia qualcosa.
"Chi tifa per il Milan?", dieci mani alzate. "Chi tifa per l'Inter", 3 mani alzate.
Il tipo va avanti imperterrito, ma la platea non reagisce. "Tutti juventini?", domando io a pranzo ai tipi con cui divido il tavolo. Uno risponde confermando i miei sospetti "avrebbe dovuto parlare di sistemi operativi, allora sì che la gente si sarebbe surriscaldata".
In effetti fra i vari demo presentati quello che ha ottenuto scroscianti applausi dal pubblico è stato il programmatore degli hot spot, che ha montato su di un carrettino cingolato il sensore programmabile e poi lo faceva muovere con il telecomando.
Mi sono trascinata fra una session e l'altra fino alle 18.30. Bottino della giornata: sportina, quaderno, penna, zainetto, pupazzetto duke e maglietta.

26.9.07

L'annoso problema delle taglie

Ho iniziato la dieta a Febbraio, ad aprile il dietologo era soddisfatto dei risultati e molto onestamente mi disse che il peso raggiunto andava bene, che non era necessario che tornassi il mese successivo, ma che potevo tornare dopo due per un controllo pre vacanze estive.
L'onestà per quanto apprezzabilissima ha però inflitto un duro colpo alla mia volontà, che il mese della birra all'esselunga ha definitivamente fiaccato. Nei mesi estivi non ho recuperato tutto ciò che avevo perso fino a quel momento, ma quasi e, come negli incubi peggiori, il tutto si è depositato nel girovita rendendomi difficoltosa la chiusura dei pantaloni.
L'altro giorno, colta da disperazione, in questa stagione di transito in cui i pantaloni di cotone sono troppo leggeri ed io mi sono trovata a rubare i jeans al Marito per mancanza di vestiario adeguato, sono andata dal signor A., il negozio un po' retrò che ho vicino a casa.
Rassegnata all'evidenza dei fatti ho chiesto subito una 46 di un paio di pantaloni adocchiati in vetrina. Una volta indossati erano così attillati che avrei dato meno scandalo se fossi andata in giro in mutande. Al che ho chiesto un modello meno aderente, ma la commessa mi ha rifilato una sfilza di pantaloni così larghi sulle gambe e così ristretti sulla caviglia da far sembrare la mia figura dalla vita in giù una rapa. Infine con aria sorniona mi ha presentato un altro paio di pantaloni, che altro non erano che il primo modello, ma del 48. Mi stavano meglio, ma per principio non avrei mai comprato una taglia quarantotto. Tra l'altro ero un po' scocciata dalla subdola mossa della commessa che mi aveva dato ad intendere che erano un nuovo modello e meditavo di andarmene a mani vuote.
La commessa però era una tipa tenace e alla fine ha estratto dal cilindro un paio di pantaloni marroni di mio gradimento e di taglia 46.
Ora, posto che prima della dieta entravo agevolmente nella 46 ed ora faccio fatica, qualcuno può spiegarmi cos'è questa perversa abitudine a diminuire le dimensioni delle taglie?
Pare che questo problema comunque si verifichi solo dal signor A., leggendo erbasalvia che ha il problema opposto al mio, mi par di capire che se fossi un po' più moderna ed andassi nelle catene tipo promod e zara, probabilmente mi sentirei più magra.

25.9.07

Da qualche giorno cerco la natura in pausa pranzo e col mio cestino in una mano e un libro nell'altra, me ne vado a mangiare in quella terra di nessuno camuffata da parco che sorge dietro al mio ufficio. Ci sono cespugli di rose e aiole d'erba verde, persone che fanno jogging e cani dalmati in libera uscita. C'è anche un pilone dell'alta tensione ed innumerevoli altri fattori ambientali che mi impediscono di sentirmi S@ra Jessic@ P@rker in Centr@l Park (fatto salvo che comunque anche fossi a New York, non avrei nè il fisico nè l'abbigliamento adatto per sentirmi C@rrie Br@dshaw).
I primi giorni mi sono dovuta contendere l'unica panchina all'ombra con un signore che l'aveva eletta supporto del suo sonnellino post prandiale, ma quando finalmente me la sono accaparrata, anticipando l'orario del pranzo, è diventato mio esclusivo appannaggio. Il mio rivale, dopo un sonnellino al sole, ha smesso di venire al parco.
L'altro giorno un festone bianco in mezzo all'erba: non era un resto di una festa di compleanno di bambini, nè un rotolo di carta igienica portato a spasso da uno dei cani di passaggio, era il rotolo di un registratore di cassa. Il registratore, smembrato in più parti, giaceva al centro del vialetto. Mancavano solo il cassettino e i soldi che probabilmente conteneva.
Ho pensato ad una fuga notturna dei rapinatori, ad una sosta casuale in un parchetto poco frequentato e mal illuminato e non mi sono preoccupata più di tanto.
Oggi invece fra i rami di un albero un piccolo bersaglio colorato, sinistramente sforacchiato in diversi punti e a terra una carta di picche deprivata di un angolo.
Comincio a pensare che uno di questi giorni qualche gang verrà a chiedermi conto dell'occupazione della panchina, allora sì che mi sentirò molto statunitense, mi sentirò una abitante del Bronks.

24.9.07

Il lavoro notturno della scorsa settimana mi ha tolto un po' di energie, quello diurno ha fatto il resto e mentre tentavo di arrivare indenne alla fine della settimana, il blog è rimasto qui a languire.
Nulla di rimarchevole tranne il finesettimana. Ho rivisto R. dopo secoli. La sua casa, visitata quand'ancora era un cantiere, ora, nonostante la mancanza di qualche mobile, è una splendida e spaziosissima casa che lei divide con il suo premurosissimo fidanzato. Se penso che dividevamo il banco alle medie e ci guardo oggi non posso fare a meno di pensare a quanta strada abbiamo fatto, oltre a pensare con una punta di panico "mioddio stiamo invecchiando".
Ho dipinto le porte a casa di mia mamma. Sono molto più brava a imbiancare i muri che a dipingere porte, non ho la mano abbastanza ferma per usare il pennellino.
Ho rivisto i compagni dell'Università ed abbiamo fatto il punto della situazione su presenti ed assenti. Chi ha sposato chi, chi ha avuto figli, chi si è messo con chi, chi lavora dove, chi ha comprato casa e così via.
M. ha avuto una bambina e l'ha chiamata Bianca, peccato che con il suo cognome l'effetto sia un po' buffo.
S. ha avuto una bimba anche lei, ma ho dimenticato come l'ha chiamata.
H. e A. si sono sposati, al momento però lui lavora a Marsiglia e lei a Genova e stanno cercando di riavvicinarsi.
F.B. insegna a Londra.
Q. sta con A.B. , questo me lo avevano già anticipato, ma me l'hanno confermato sabato sera.
AV si aggira ancora in dipartimento a Genova.
V. ha comprato casa.
Come con R., la gioia di rivedere vecchi amici, il piacere di passare del tempo assieme e l'ennesima constatazione che non c'è proprio nulla da fare, siamo adulti e non possiamo opporci.

ps Sono anche andata al cinema, "Funeral Party": andate a vederlo fa ridere un sacco.

16.9.07

Già tocca alzarsi alle 2.45 e si viene tirati fuori da un sogno un poco angosciante tipo spy story di cui non si conoscerà mai il finale.
In seguito si constata che un qualche vicino di casa sta rientrando mentre noi si è sul punto di uscire per andare a lavorare e ci ha appena fregato l'ascensore.
All'ingresso dell'ufficio un vigilante allergico alle nuove tecnologie non riesce a trovare il nome sull'elenco delle persone che hanno il permesso di accedere, non capisce il nome del referente e si viene guardati sospettosamente, come se ci fosse qualcuno che potrebbe aver voglia di infilarsi abusivamente in un ufficio la notte fra sabato e domenica.
Infine ancora in trance, ci si infila nella sala indicataci dal proprio capo per poi scoprire che era tutto un depistaggio e la sala in cui dovevamo essere era quella di fronte.
Per coronare il tutto si prende un caffè macchiato alla macchinetta, rovinandosi stomaco e palato.

14.9.07

La prima volta che ci ho fatto caso, ho pensato fossero il macabro resto di un incidente pauroso. Quella scarpa al bordo dell'autostrada la immaginavo caduta dal piede di qualcuno sbalzato fuori dall'auto in un tamponamento a catena.
La seconda volta ho pensato "di nuovo?".
La terza ho pensato che fosse venuta la moda di viaggiare coi piedi fuori dal finestrino e che questi fossero gli inconvenienti della refrigerazione forzata degli alluci.
La quarta volta ero in macchina con qualcuno che mi ha messo a parte di una leggenda metropolitana in cui erano coinvolti autisti di tir e sandali attaccati ai rimorchi come segnaletica di non ricordo che cosa.
La quinta non ero in austostrada, ma su di una statale e poco dopo aver individuato un paio di sandali abbandonati al bordo della strada avevo visto un uomo camminare scalzo in direzione degli stessi. Non che la cosa di per sè fosse normale, però mi pareva più rassicurante.
Il massimo dello sbigottimento è stato ritrovare due paia di scarpe, uno da donna ed uno da bambina vicino ad un attraversamento pedonale, che va bene perdere una scarpa, ma quattro mi pareva esagerato.
Stamattina unaltro sandalo spaiato ha attraversato il mio cammino.
Qualcuno ha una spiegazione valida per questo fenomeno?
Cosa sono, segnali in codice della loggi@ dei fetici§ti dei piedi?

13.9.07

Settembre è il mese degli inizi. Ieri quando l’insegnante di inglese con cui mi sono accordata per delle lezioni private si è raccomandata di portare un quaderno nuovo e un raccoglitore con delle buste di plastica in cui inserire le fotocopie, ho provato la stessa sensazione di quando la maestra il primo giorno di scuola ci faceva l’elenco della cancelleria necessaria nei giorni a venire.
Quest’anno sto facendo piccoli cambiamenti alla routine con cui ho accompagnato le mie giornate invernali negli anni passati.
Abbandonerò una delle lezioni di danza, la mia preferita. Le atmosfere cambiano, i gruppi si sciolgono e per una volta ho preso una decisione basata più sull’economia che sul cuore.
Mi salasserò con lezioni private di inglese nell’ottica di prendere una certificazione.
Mi dedicherò con maggiore costanza a un paio di passatempi che non dispero in un futuro di poter trasformare in attività più concrete.
L’altra sera, in quest’ottica di cambiamento e scoperta, ho sperimentato un corso di cucina, in una rinomata scuola milanese. Porta a vetri scorrevole, parquet scuro a listelli sottili, faretti e poltroncine nell’ingresso. La cucina tirata a lucido, enorme, con elettrodomestici di ultima generazione. Un bancone in acciaio, quattro fuochi e un lavandino, da un lato il cuoco dall’altro quattro allievi, ciascuno appollaiato su di uno sgabello, dispense alla mano e tagliere a disposizione per lavori di manovalanza.
La serata scorre veloce sperimentando diverse ricette e scoprendo piccoli trucchi per migliorare la qualità e l’aspetto dei piatti. Sorpresa delle sorprese infine le pietanze vengono offerte agli studenti ingolositi assieme ad una bottiglia di vino bianco.

10.9.07

Ieri mentre cercavo affannosamente la patente nel portafoglio senza peraltro trovarla, mi sono detta che sicuramente rifarla sarebbe stata una menata, ma che avrei avuto l'indubbio vantaggio di avere una foto decente invece di quell'orrore in cui sembro una professoressa alle soglie della pensione.
Mia madre mi faceva notare che se la foto era brutta di sicuro la patente sarebbe saltata fuori e così in effetti è stato.
La patente giaceva nel portafoglio vecchio che avevo pensionato a fine luglio in favore di uno più estivo: rendersi conto di aver girato un mese e mezzo senza patente e non esser mai stati fermati non ha prezzo.

9.9.07

Mai fare progetti sull'ultimo bagno della stagione, dopo un sabato di sole intenso passato a fare il carpentiere, la mia mezza giornata al mare stamattina non ha brillato in quanto a condizioni meteo.
Vestita ed avvoltolata nel mio asciugamano ho atteso infreddolita che venisse l'ora di prendere il treno per tornare a casa. Inutile dire che 5 minuti prima del rientro le nubi si sono finalmente dissolte lasciando spazio ad una bellissima giornata di sole.
Mi sa che quello di due settimane fa si potrà fregiare del titolo di ultimo bagno della stagione. A meno che le alluvioni del ponente decidano di aspttare fino ad ottobre e il 22 io riesca a pucciarmi in mare, ma ne dubito.

8.9.07

Sono ancora viva, anche se non so per quanto ancora, visto che fra carteggiamenti di porte e spupazzamenti del felino di famiglia i miei bronchi hanno deciso di proclamare sciopero e sono sull'orlo della crisi asmatica.
La settimana è passata piuttosto rapidamente, grazie anche alle ripetizioni al ragazzino. Non che cercare di spiegare la logica di un sistema che si avvia ad essere un mostro a sette teste sia esattamente avvincente, ma il cambiamento di ufficio, le facce nuove, la possibilità di blaterare mentre qualcuno ascolta con attenzione sono un ottimo modo per acorciare la noiosa routine dei pomeriggi.
Domani, se tutto va bene, ultimo bagno della stagione e poi rientro a Milano.
La settimana che mi aspetta è ricca di piacevli novità, quali un corso di cucina e la prima lezione di inglese e dentro di me scatta l'entusiasmo da primo giorno di scuola, quaderni immacolati e penne nuove nell'astuccio.

3.9.07

Finesettimana all'ingrasso.
La passeggiata di sabato sui monti del comasco non bastava a giustificare il piatto di polenta uncia con salamella assaporato in baita.
Il paesaggio dalla cima del monte Boletto era bello come mi aspettavo, col lago blu intenso incastonato fra le pareti verdi delle montagne.
Nonostante la facilità della gita, una giornata all'aria aperta mi ha regalato il sonno dei giusti, tanto che, se avevo una vaga idea di bissare il giro sui monti la domenica, questa è evaporata quando aprendo gli occhi la mattina mi sono resa conto che erano le dieci passate.
Così la domenica è passata pigramente svolgendo qualche faccenda casalinga,guardando una puntata dell'ispettore Barnaby, finendo di leggere Harry Potter and the Half Blood Prince e cucinando per la terza volta in pochi giorni i grissini, nonchè divorandoli voracemente.
Ed è già lunedì. La sfiga correlata ad aver rovesciato un chilo di sale per terra a causa del triplo carpiato compiuto dal barattolo da me accidentalmente urtato venerdì sera sta cominciando a materializzarsi. Stamattina ho accidentalmente urtato il barattolo della crema contorno occhi che si è frantumato nel lavandino del bagno rendendo impossibile qualsiasi azione di recupero.

30.8.07

Tenente mi tiri giù quella fila d'alberi che mi manca l'aria.

27.8.07

Stasera finalmente sono riuscita a veder finire il film interrotto mercoledì scorso dall'incendio del tombino.
Il film in questione era Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, fil a mio giudizio molto bello e da vedere.
Qui il sito, per farsene una idea.

24.8.07

Mi rendo conto che il mio encefalogramma a sera scorre piatto, ma ultimamente prima di cena la mia attenzione si calamita su quella che fino a ieri avevo definito la telenovela tirolese, che oggi, dopo essermi informata so essere, invece, una telenovela bavarese.
Non ho ancora capito molto che, dati gli orari, riesco a vederne al più dieci minuti a volta, salvo che c'è il proprietario dell'albergo che mette incinta le sue dipendenti. La storia e la verve sono quelle che sono, ma caspita gli esterni sui monti e sulle vallate sono una vera meraviglia.

23.8.07

Essendo ancora in vacanza da me stessa e dalla miriade di impegni di cui saturo le mie giornate invernali, ieri sera ho accettato di buon grado la proposta di A. di andare al cinema.
I capricci che la chiusura centralizzata della macchina aveva fatto durante tutta la giornata dovevano forse mettermi in guardia sugli sviluppi della serata. Neanche il diluvio universale che si è abbattuto quando sono uscita di casa mi ha inculcato il seme del dubbio. O il dover camminare sotto la pioggia con le scarpe che progressivamente si riempivano d'acqua alla ricerca di un bar aperto per mangiare un panino pre cinema.
Il cinema non era deserto come si sarebbe potuto immaginare e il film nonostante le apparenze lo facessero sembrare un po' pesante si è rivelato bellissimo. Peccato che a mezz'ora dalla fine la pellicola sia saltata e si siano accese le luci. Pensavamo fosse un piccolo incidente da cineclub, ma improvvisamente un poltergeist ha preso possesso del cinema: le luci si accendevano a turno, prima quelle principali poi quelle soffuse, gli altoparlanti mandavano strani brusii e le lucette verdi delle uscite di sicurezza lampeggiavano ad intermittenza.
Il cassiere è venuto ad avvertirci che c'era un guasto nella via e che con il generatore di emergenza non si riusciva a proseguire la proiezione, ci ha consigliato di aspettare per vedere se lo risolvevano.
Io e A. abbiamo deciso di sgranchirci un po' le gambe e mentre A. si aggirava nell'atrio io ho messo fuori il naso per vedere se pioveva ancora. Invece della pioggia ho visto a pochi metri dal cinema, ma soprattutto a pochi metri dalle nostre auto parcheggiate, un tombino che mandava fiammate e gente dei palazzi circostanti che scendeva in strada.
Recuperata A. abbiamo deciso che forse era il caso di mettere le auto in salvo, ma proprio mentre le raggiungevamo, un'auto della polizia è arriva sgommando e un poliziotto è sceso ad urlarci di allontanarci dalla zona.
In pochi minuti sono arrivati vigili del fuoco (2 camion), aem elettricità, aem gas, vigili, croce verde ed hanno cintato la scena del crimine con le nostre macchine all'interno.
Nel colmo della fantozzianità della situazione una lieve pioggia ha iniziato a cadere , inutile dire che gli ombrelli erano rimasti dentro il cinema e che noi misere tapine non abbiamo potuto far altro che metterci sotto il balcone di un palazzo e seguire le manovre di spengimento dell'incendio.
Grazie al cielo dopo un'ora e mezza le operazioni si sono concluse con successo e i vigili del fuoco impietositi hanno deciso di farci recuperare le auto consentendoci di tornare a casa. Peccato che io non sappia che fine hanno fatto le capre del berger Philippe.

20.8.07

Venerdì sera per festeggiare l'ultima serata a Genova prima del rientro ce ne siamo andati a cena al Porto Antico. Dopo una breve indecisione abbiamo optato per un nuovo locale che produce birra artigianale e cucina dalla pizza ai piatti tipici.
Vista la stagione abbiamo optato per i tavoli all'aperto con vista sui super yacht.
Su uno dei panfili un tizio si dedicava alla ginnastica su di un aggeggio infernale stile elliptical o step. Concedendogli il beneficio del dubbio che quello fosse l'unico posto su tutta la barca in cui c'era spazio per l'attrezzo, non potevo fare a meno di notare quanto ridicoli fossero i suoi sforzi ginnici mentre lui col cappello in testa e gli occhiali sul naso infilava una telefonata dietro l'altra col cellulare.
Il Marito sentenziava senza appello che costui era un Pirla.
Arrivati al dolce il tizio smetteva la sua pantomina per poi scendere a terra con una compagnia alquanto eterogenea, una cinesina scosciata, un tizio che sembrava un narcotrafficante colombiano ed un' altra donna, la più normale o fose solo anonima.
La mattina successiva sfogliando la cronaca cittadina abbiamo scoperto che il Pirla in questione altri non era che Nicolas Cage in trasferta a Genova. Al che ci siam detti che era doppiamente sfigato, nonostante i suoi sforzi per apparire, a parte qualche sguardo distratto dagli avventori del locale, nessuna folla oceanica gremiva il suo yacht.

19.8.07

Berlino parte IV
Avvertenza: questo post non supporta l’uso della dieresi, portate pazienza.

L’ultima mezza giornata decidiamo di passarla a Kreuzberg, l’idea è di visitare qualche libreria e negozio di dischi per poi dirigersi all’ora di pranzo sul canale dove ha lugo il TurkenMarkt, il mecato della comunità turca. Purtroppo a Kreuzberg la gente tira tardi la sera ed i negozi aprono alle 11. Noi arrivando alle dieci siamo troppo mattinieri, ci aggiriamo per una mezz’ora fra le vie sporche e desolantemente deserte, poi io mi scoccio e trascino il marito nuovamente ad Hackescher Markt per una visita diurna. Qui c’è un complesso (interamente ristrutturato o meglio ricostruito dopo la guerra) di diversi palazzi che si affacciano su otto cortili collegati gli uni agli altri. In ogni cortile ci sono negozi di vestiti, borse, librerie, gioielli,scarpe e innumerevoli caffè. C’è anche il neozio dedicato all’AmpfelMan , l’omino del semaforo pedonale. Il quartiere ebraico risulta come sempre una zona molto piacevole in cui passeggiare (adoro anche quello di Parigi) e così arriva l’ora di pranzo e presi da pigrizia decidiamo di fermarci a mangiare in zona piuttosto che lanciarci nuovamente sulla metro per raggiungere il mercato turco. Finalmente a fine vacanza provo una specialità berlinese il currywurst, buono, ma lievemente indigesto. Dopo non ci resta che andare all’aeroporto. Fortunatamente al rientro l’aereo è puntuale, anche se il terminal 2 di Malpensa quando atterriamo sembra un girone dantesco.
Berlino parte III
Avvertenza: questo post non supporta l’uso della dieresi, portate pazienza.

La stanchezza aumenta in maniera esponenziale ogni giorno che passa, così il terzo giorno decidiamo di iniziare in maniera soft con un giro in barca sulla Sprea.
Rispetto al giro sulla Senna, in cui una zelantissima guida si era prodigata di spiegazioni, questa gita, con il commento audio preregistrato è stata meno interessante, visto e considerato che i commenti in inglese erano alquanto lapidari rispetto a quelli in tedesco.
Il percorso inizia all’incrocio di Friedrich strasse con la Sprea, si dirige prima ad est, verso l’isola dei musei, la Berliner Dom, il quartiere di San Nicola , fino alle chiuse, poi si inverte di rotta ritornando sui propri passi e ci si spinge fino al Reichstag e al quartiere modernissimo degli edifici governativi, alla stazione ferroviaria centrale, elegantissima in vetro e acciaio fino ad arrivare alle propaggini del parco di Tiergarten e a vedere sulla distanza il monumento alla vittoria (Siegessaule)... Si ritona infine al punto di partenza dopo circa un’oretta di navigazione (8 € a cranio compagnia Rederei).
Di lì scendiamo lungo la Friedrich strasse prima a visitare la piazza del Gerdammenmarkt con le due chiese barocche gemelle, la francese ugonotta e la tedesca che si frontaggiano ai due lati della piazza, mentre nel mezzo sorge una sala da concerto in s tile neoclassico.
Poi arriviamo al CheckPoint Charlie dove a ricordare il famoso punto di passaggio resta un casotto, il famosissimo cartello “You’re leaving the american sector” e un tizio in unifrome militare che regge una bandiera rossa sullo sfondo di sacchi di sabbia, ad uso e consumo dei turisti che intendono fotografarlo. C’è anche il museo che però non visitiamo in quanto iper caro ed iperaffollato e a detta della guida, alquanto deludente.
Seguendo la traccia in porfido lungo la strada che rimane a simboleggiare il passaggio del muro, arriviamo fino al quartier generale della Gestapo e ad uno dei pochi tratti di muro lasciati in piedi. Qui ci sono due mostre all’aperto ad ingresso gratuito, la prima ripercorre la costruzione del muro, la seconda invece ricorda le torture ed i metodi applicati dalla Gestapo. Putroppo arriviamo che è ora di pranzo, il sole è allo zenith e picchia forte sui nostri cranii, dopo una occhiata frettolosa ci allontaniamo alla ricerca di un po’ d’ombra e di refrigerio.
Decidiamo di visitare il Kadewe, un grande magazzino di dimensioni consistenti che rivaleggia per dimensioni con Harrods di Londra e le gallerie Lafayette di Parigi, pare anzi sia più fornito.
La meta è il sesto piano, quello del “gourmet” il sogno degli amanti del cibo e della cucina in ogni sua forma. C’è il reparto pescheria con il ristorante che serve pesce, quello che vende roba giapponese, con il cuoco del sol levante che spadella e serve le persone sedute al bancone, il reparto formaggi fornitissimo e chi più ne ha più ne metta. Passiamo un buon quarto d’ora al reparto spezie, altrettanto al reparto tè e al reparto Sali dal mondo. Veniamo via con un bottino consistente in: sale nero delle hawaii, sale rosa dell’himalaya, cardamomo in semi, curcuma, wasabi in polvere,azuki, tè.
Ci fermiamo a mangiare uovo sodo e panino indebitamente sottratti al buffet della colazione manco fossimo studenti squattrinati. Poi è il turno del giro da Cover negozio di dischi sul Kufurstendamm. Io di recente presa da apatia musicale, mi accascio ben presto su di un divano assieme ad un'altra fanciulla mentre i rispettivi compagni si dedicano al rastrellamento dei vari scaffali.
Già che siamo nella via dello shopping decidiamo di proseguire con questa attività andando alla ricerca di una libreria indicata sulla guida. La troviamo, ma il reparto libri inglesi non è granchè interessante quindi decidiamo di tornare indietro e di fermarci da starbucks per un frappettone al gusto esotico e soprattutto per far riposare i piedi. La sera ci troviamo ad Alexanderplatz con Fabio e Georgia che nei loro pellegrinaggi hanno scoperto dove si nascondono i berlinesi di sera e ci portano ad Hackescher Markt. Qui siamo vicino al quartiere ebraico e ci sono un sacco di locali gremitissimi di gente, noi ci dirigiamo verso un ristorante indiano dove oltre a servire piatti abbondanti e ben cucinati si possono bere cocktail o fumare il narghilè.
Berlino parte II
Avvertenza: questo post non supporta l’uso della dieresi, portate pazienza.

Il secondo giorno decidiamo di fare il biglietto giornaliero per le zone A e B a 6,10 euro e di servirci dei mezzi pubblici. Pare esista anche un biglietto da tre giorni, ma è in vendita nei chioschi dell’ufficio turistico e non alle macchinette nelle stazioni della metro.
Ci dirigiamo subito verso Postdammer Platz, tempio dell’architettura futurista in vetro ed acciaio. La copertura della piazza, una specie di diaframma concavo è affascinante. La zona è popolata da persone col pc in mano non faccio in tempo a stupirmi che leggo sulla guida che la zona è coperta da rete wi fi gratuita. In zona campeggia anche una gigantesca giraffa in lego a pubblicizzare il Legoland Discovery dal quale sono magneticamente attratta. Vista l’età media dei visitatori decido comunque di rinunciare all’esperienza. Dopo 4 passi in zona riprendiamo la metro alla volta dello Zoo.
Pare che Knut, l’orsetto bianco che qualche mese fa campeggiava sugli schermi televisivi mentre si faceva spupazzare dalla balia come un cicciobello, sia diventato nel frattempo un orso sovrappeso a caua di tutte le merendine e caramelle che i bimbi in estasi gettavano nella gabbia. Ci fidiamo delle voci e decidiamo di lasciar e perdere lo Zoo.
Rimiriamo la Kaiser Wilhem, la chiesa semidistrutta dai bomabrdamenti e lasciata in piedi ad imperitura memoria per poi dirigerci al museo della fotografia, galleria Helmut Newton che si trova proprio dietro la stazione (ingresso 6 €). Al primo piano si trova una esposizione di oggetti personali appartenenti a Newton, fra cui abiti, macchine fotografiche, la newton mobile disegnata da Giugiaro, passaporti vari, una riproduzione del suo studio. Poi si possono ammirare gli strumenti di lavoro come manette, bambole gonfiabili, scarpe Manolo Blanik ed altre mirabilia del genere. Al piano superiore foto tratte dalla rivista Newton’s illustrated riassumibili in volti famosi e donne nude, nelle altre sale fotografie di due fotografi suoi amici, sale del tutto deludenti oltre che un po’ spiazzanti.
Riprendiamo la metro alla volta di Schloss Charlottenburg, la residenza della regina Carlotta, palazzo prussiano in grande stile, prima però ci infiliamo in un supermercato a fare rifornimento di derrate alimentari che consumeremo nel giardino del palazzo, all’ombra di un albero, spaparanzati sull’erba. Il palazzo lo visitiamo solo dall’esterno e ci godiamo il suo parco, dato il prezzo esorbitante lasciamo perdere la visita alle sale barocche del primo piano e all’esposizione di ceramiche pregiate.
Dopo pranzo ci dirigiamo alla ricerca del monumento agli ebrei uccisi durante l’olocausto (Denkmal fur Die Ermordeten Juden Europas), la piazza costellata di steli nere a formare un labirinto. La vista è suggestiva, il cielo nero aggiunge una atmosfera alla visione già di per sé cupa. Ci mettiamo in coda per visitare il centro informativo che si trova sotto la piazza stessa, il tempismo è provvidenziale che appena mettiamo piede all’interno si scatena il temporale. Il centro informativo è diviso in stanze, nella prima il racconto anno per anno dell’escalation della violenza nei confronti degli ebrei. Nella seconda stanza, buia, sul pavimento ci sono lastre illuminate contenenti stralci di diari di ebrei imprigionati o nascostisi nella speranza di sfuggire all’orrore, sui muri, paese per paese la cifra delle persone uccise. Nella terza stanza la storia di alcune famiglie di avrie parti di europa prima e durante l’olocausto. Nella quarta vengono letti i nomi di tutte le persone uccise e viene recitata una breve biografia per ciascuna. Nell’ultima infine sono presenti monitor da cui è possibile accedere alle informazioni sui vari centri europei che portano memoria dell’olocausto e al database in cui sono state inserite le biografie di tutte le vittime.
Quando usciamo, il temporale sta smettendo così possiamo visitare la Parisier platz con la porta di Brandeburgo e fare un giro intorno al Reichstag.
Torniamo all’albergo e abbiamo giusto il tempo di una doccia prima di andare all’appuntamento con due amici a Kotbusser Tor a Kreuzberg, il quartiere “alternativo”. Mangiamo in un ottimo ristorante marocchino egiziano.
Berlino parte I
Avvertenza: questo post non supporta l’uso della dieresi, portate pazienza.

La easy jet non si presenta bene al primo impatto, l’aereo è in ritardo e non si sa come mai, gli speaker dell’aeroporto non dicono nulla, noi seguiamo spaesati il ritardo crescere sui tabelloni senza sapere che ne sarà di noi. Alla fine l’aereo accumola un’ora e mezza di ritardo.
Fortunatamente Schoenenfeld è ottimamente collegato alla città tramite la linea S delle metropolitana, la cui stazione è a nemmeno 400m dal terminal.
L’albergo è della catena A&O proprietaria di ostelli e di alberghi a basso costo in tutta la Germania. Corridoi immensi con porte tutte identiche, stanze piccoline, sufficientemente pulite. Il riordino delle stanze durante la permanenza lascia un pochino a desiderare, ma c’è da dire che dato il prezzo e la posizione abbastanza centrale non ci si può lamentare. La colazione a buffet è sufficientemente ricca per incamerare energie che portino il viaggiatore fino al pasto serale saltando quello di mezzodì.
Arrivati in albergo prendiamo le misure con la città ed iniziamo a camminare, dalla Koperniker strasse dell’albergo, approdiamo alla Fischer Insel, poi ci troviamo davanti alla Rathous e alla torre della televisione.
Alexanderplatz si rivela come da copione un cantiere in fieri, ma meno sconvolta di quanto i racconti sentiti negli anni facessero presupporre.
Non rendiamo il dovuto omaggio alla statua di Marx ed Engels in quanto gremita da una comitiva di giapponesi e decidiamo di proseguire sul Unter den Linden alla volta del ristorante in cui intendiamo cenare. Passiamo in prossimità della Berliner Dom, la cattedrale e della Humbolt Universitad.
Poi maciniamo metri sul viale alberato, pulito, circondato da imponenti palazzi, ma privo di carattere con tutti i negozi per turisti aperti uno in serie all’altro. Arriviamo a intravedere la Brandeburg Tor, prima di svoltare nella via su cui si affaccia l’ambasciata britannica alla ricerca del ristorante vegetariano Samadhi (Wilhem str 77)
Qui mangiamo un piatto unico di verdure cucinate all’asiatica molto soddisfacente poi maciniamo il percorso verso l’albergo arrivandovi ormai stremati e con i piedi piagati.

15.8.07

32


Happy Birthday!
Gli anni e i capelli bianchi aumentano inesorabilmente

13.8.07

Visto che ne avevo parlato, mi sembra giusto accennare a come la faccenda si sia conclusa. A volte puntare i piedi ed alzare la voce serve.
Il 9 agosto è arrivata questa mail:
cinque minuti fa mi chiama amadi da dakar e in perfetto italiano mi urla all'orecchio "OPERAZIONE TUTTO BENE"....
lamine è stato operato stamattina, un intervento durato oltre 6 ore.

appena possibile vi girerò una foto
grazie a tutti per l'aiuto ma soprattutto per aver incluso in questi ultimi mesi lamine nel vostro cuore

mao

11.8.07

Back from Berlin
4 giorni a Berlino, per un tocco di esotismo alle due settimane di ferie.
Nonostante molti me ne avessero parlato male a me la città è piaciuta parecchio. Unico neo le grandi distanze da percorrere e la metro che sì c'è, è grande, ma chissà come mai alla fine per arrivare alla meta devi sempre fare un bel pezzo a piedi.
A breve un resoconto più dettagliato.

5.8.07

Come da sottotitolo venerdì è stato il mio ultimo giorno in ufficio prima delle ferie. Sono ancora a casa per il momento. Mi diletto ad imparare l'utilizzo del mio regalo di compleanno, faccio qualche faccenda domestica, mi diverto di cucina e intanto penso a cosa mettere in valigia.

3.8.07

Quadrophenia aspettavo di vederlo da quando superato l'esame di maturità e partita per l'interrail finii, a causa di uno sciopero dei treni, sulla spiaggia a Brighton. L'altro giorno mi è capitato per le mani il dvd e non ho potuto fare a meno di comprarlo. Il film ,a parte la musica bellissima, mi ha un po' deluso, anche se le scene in cui un giovanissimo Sting fa il mods impomatato e super figo sono senz'altro degne di nota. Ovviamente non poteva mancare la disputa il Marito tifava per i Rockers, mentre io fan di Vespe e Lambrette, non che un po' fighetta nell'anima, non potevo non preferire i Mods.

1.8.07

Riporto qui sotto la mail che un amico ha scritto sulla vicenda di Lamine, un bimbo senegalese con una malformazione alla faccia, e la odissea per farlo operare.

Un solo chirurgo, per una sola giornata in una sola sala operatoria a Dakar…

L’operazione chirurgica di Lamine, un ragazzo senegalese affetto da una malformazione al viso, è stata ancora rimandata.
All’inizio di giugno, dopo una visita di controllo all’ospedale Dentec di Dakar, il chirurgo maxilo facciale Remond, comunicava ad Amadi e Aminata, i due responsabili del progetto di appoggio all’associazione di handicappati di Thiaroye, la necessità urgente di eseguire un intervento per rimuovere l’escrescenza di Lamine, dato che negli ultimi mesi era aumentata di volume sia esterno che interno, minacciando di compromettere il funzionamento del cervello.
La salute, si sa, è un diritto di tutti.
Ma tutti i giorni ci stiamo abituando a prendere atto che di questi tempi i diritti hanno soprattutto dei costi.
Il diritto di Lamine ha un costo fra esami, operazione e degenza ospedaliera di circa 500.000 franchi senegalesi (770 euro) che abbiamo raccolto in poco meno di una settimana con una colletta di amici, sostenitori e colleghi di lavoro in Italia.
I soldi vengono inviati a Dakar il 17 giugno. In un primo tempo sembra che il professore Remond voglia operare Lamine a fine giugno, poi, per imperscrutabili calendari ospedalieri serrati, l’operazione viene spostata lunedì 30 luglio nell’ospedale di Grand Yoff CTEO.
Il 18 luglio scorso, insieme a Luca, un altro volontario italiano, voliamo a Dakar, dove quattro giorni dopo inauguriamo il centro umanista polifunzionale di Thiaroye insieme ad Amadi, Aminata e a Lamine. Il suo viso è davvero messo male, ma in compenso è tutto contento dell’imminente operazione.
Venerdì 27 luglio, di mattina presto, Lamine e suo padre attraversando cinque quartieri con uno sgangherato car-rapid (folcloristici e instabili pulmini di trasporto collettivo senegalese) si recano all’ospedale per incontrare Baba Traoré, il responsabile della gestione della sala operatoria, per espletare le ultime formalità burocratiche e per dare inizio al ricovero in modo da fare gli ultimi esami prima dell’operazione.
Baba Traorè comunica che il professor Remond, lunedì 30 ha un altro impegno quindi l’operazione è rimandata.
Timidamente il padre di Lamine cerca di capire in quale data sarà fissata l’operazione, ma Baba Traorè taglia corto e li spesa senza nessuna informazione.
Il padre di Lamine chiama Amadi per avvisarlo e nel pomeriggio insieme ad Aminata ci presentiamo di nuovo da Baba Traorè per vedere di risolvere la situazione.
Baba Traorè è un giovanetto magrolino e bassetto, dall’aria assolutamente tronfia e antipatica che indossa un bubu (vestito tipico senegalese) blu più grande di due taglie.
Qui al CTEO è una specie di capo, o almeno questo è quello che vuole far credere, quindi ci fa fare anticamera per un po’ e poi ci ammette nel suo ufficio con una faccia tipo “il re misericordioso da udienza anche ai miserabili”.
Amadi chiede spiegazioni e Baba Traorè guardando verso la porta ci informa che il professor Remond ha un altro impegno lunedì, quindi niente operazione. Aminata con un sorrisone chiede se è possibile fissare un’altra data, ma il re ripete spazientito che al momento non lo sa, prima o poi verremo informati.
E’ il mio turno e bruscamente chiedo al signor Baba quando ha saputo che il dottor Remond non poteva più effettuare l’operazione.
“Mercoledì” risponde Baba.
“E perché mercoledì non avete avvisato la famiglia di Lamine, Aminata o Amadi?” ribatto io e continuo “Perché non avete già fissato con il professor Remond un’altra data?”
Baba Traorè indossa l’espressione più annoiata del mondo e guardando fisso il muro mi risponde “noi non dobbiamo avvertire nessuno e non siamo tenuti a fissare date”.
La mia calma inizia ad incrinarsi. Respiro a fondo appoggio una mano sulla scrivania catturando i suoi occhi e parlando lentamente dico al sempre meno signore Baba Traorè
“Immagina per un attimo, che Lamine, quel ragazzo che è venuto qui stamattina, non sia un povero handicappato sconosciuto che sopravvive nella povera Thiaroye con la faccia deturpata da quando è piccolo. Immagina che sia tuo figlio. Riesci ad immaginarlo? Ora immagina che con tuo figlio Lamine vieni qui stamattina e ti senti dire da un funzionario che l’operazione è rimandata senza una data… tu dico a te signor Baba Traorè, come ti sentiresti e soprattutto cosa faresti?”
Baba Traorè, che mai e poi mai ha immaginato una cosa simile, è visibilmente scosso e la sua faccia assume un’espressione inedita, debole e disarmata.
Ma non può permettersi di assumersi le sue responsabilità e quindi, cercando di recuperare il ruolo di re della sala operatoria, con voce malsicura mi dice:” E’ inutile che continui a parlare, tanto le tue parole mi entrano da un’orecchio e mi escono dall’altro”.
“Forse perché sto parlando con un’imbecille?” rispondo sorridendo. E li scatta il casino. Baba Traorè perde tutto il suo ruolo, e inizia ad urlare isterico. Arriva un’infermiera gigantesca che cerca di spingermi via mentre Baba Traore minaccia di chiamare la polizia per il gravissimo insulto.
Arriva un altro infermiere e mi spingono fuori dall’ufficio.
Dopo trenta minuti Amadi e Aminata escono riferendomi che il signor Baba Traorè forse ha trovato una soluzione. E mi spiegano che il dottor Remond è l’unico chirurgo in tutto il Senegal in grado di operare Lamine e altri pazienti affetti dalle stesse deformazioni. Ma per fare questo tipo di interventi in tutto il Senegal c’è una sola sala operatoria attrezzata per un solo giorno alla settimana in un solo ospedale, il CTEO. Dato che Remond non ci sarà lunedì e dato che i prossimi lunedì sono già pieni, Baba Traorè si è impegnato a chiedere ad un altro chirurgo di cedergli la sala operatoria giovedì 9 agosto per operare Lamine.
Insieme andiamo a bere una bibita fuori dall’ospedale. Amadi è tutto contento. Per lui ho fatto bene, soprattutto quando ho chiestoa baba di identificarsi con il padre di Lamine. Solo mi dice di fare attenzione a dare dell’imbecille a qualcuno. Qui in Senegal pare sia un’offesa gravissima. Difficile dire come mi sento. So solo una cosa.
Se il 9 agosto lamine non verrà operato metteremo in moto una campagna mediatica sia in Senegal che in Italia attraverso le ambasciate, i consolati e il ministero della Sanità Senegalese.

In questa malaugurata ma non troppo remota eventualità, avremo bisogno di tante voci.
Sono sicuro che vorrai aggiungere anche la tua.

Abbracci
Mao

30.7.07

E ieri finalmente eccomi con indosso un paio di scarponcini da montagna a calcare un sentiero, grazie al presidente sempre solerte nell'organizzazione di gite montane. La meta, i laghi del Paione in Val Bognanco, quella dall'acqua naturale.
Si parte da S. Bernardo di Bognanco inizialmente su di una strada asfaltata in forte pendenza, un po' noiosa, un po' faticosa, ma poi ne vale la pena.
Per arrivare al primo lago è data un'ora e venti, ma anche io col mio debito d'ossigeno ci ho messo dieci minuti di meno. Da lago a lago poi sono previsti altri venti minuti.
Il terzo lago è il classico lago di montagna immerso in un paesaggio lunare di roccia e detriti, il primo è un bel lago circondato da prati verdi luogo adatto a pic nic e relax. Il secondo è una via di mezzo, quindi meno affascinante, anche se il colore azzurro delle sue acque non ha nulla da invidiare agli altri due.
A breve qualche foto su flickr, ancora scattate con la pentax. Spero a breve di vincere lo sgomento ed iniziare ad usare proficuamente il mio regalo di compleanno, ritirato sabato mattina.

26.7.07

Mi sento prosciugata, il che visti gli stravizi alimentari di ieri sera, potrebbe essere una ottima cosa, peccato che mi sento le budella prosciugate mentre il girovita e maniglie dell'amore fluttuano allegramente fuori dai pantaloni.
Ero abituata a lavorare per bernardo il latitante: "non vedo non sento non parlo e spesso non ci sono nemmeno".
Adesso lavoro per peppino la cozza: "ci sono ed ho tanta paura, quindi ti chiamo ti parlo ti vengo a cercare ogni 20 minuti per sentire di avere la situazione sotto controllo".
L'inestimabile pregio di avere un capo latitante è che non rompe i maroni. Peppino la cozza invece mi prosciuga le energie.
Se qualcuno mi indica quali siano i punti nevralgici per lo scioglimento della tensione penso che mi dedicherò all'agopuntura fai da te, conficcandomi in suddette zone, i simpatici spilloni con decorazione acquistati oggi in pausa pranzo. Magari con un granchio conficcato in un orecchio la giornate lavorative mi parranno più lievi.

24.7.07

E' un classico, ogni volta che passo un finesettimana a Genova d'estate la voglia di rientrare a Milano precipita a livelli minimi.
Non so se tornando a viverci apprezzerei allo stesso modo l'aria di mare, il gelato di Flora, la focaccia per colazione, il mare di Vesima, i mille negozi di scarpe di Pegli, le passeggiate serali su di un lungomare a caso e tutte quegli altri milioni di piccole cose che durante questi finesettimana mi rendono felice.
Preda degli entusiasmi vacanzieri ho comprato un paio di espadrilles rosse a zeppa peep toe e una scamiciata di lino bianco che non ho idea di quando mai avrò l'occasione di indossarli.
Tornata nel soffocante abbraccio della pianura mi son messa alla ricerca di vie di fuga.
Ho fatto la pizza con la pasta madre e a parte le ovvie differenze date dall'utilizzo del forno elettrico al posto di quello a legna sembrava quella del pizzaiolo.
Ho provato ad iscrivermi ad un corso di fotografia e sono in lista d'attesa. E non escludo a breve di comprarmi il regalo di compleanno.

18.7.07

Secondo dubbio della giornata:
è per caso in atto una invasione degli ultracorpi? che ci fanno in giro (e con in giro significa che sul mio piano in ufficio ce ne sono almeno tre) tutte queste donne incinte?
E' meglio lavorare per uno stronzo o per un coglione?

16.7.07

L'epopea del pastis
Finite le scorte della scorsa estate, quando rientrammo dalla Francia con la macchina di super ciuck carica di bottiglie di vino e liquore, ci siamo trovati a desiderare nuovamente del pastis, da sorseggiare allungato con acqua e ghiaccio, nel tardo pomeriggio, affacciati al balcone di casa, dimenticando le beghe lavorative.
Così è iniziata l'esplorazione meticolosa dei reparti alcolici dei vari supermercati di nostra frequentazione. Niente alla slunga, niente alla coop, niente nemmeno all'auchan e dire che è un supermercato francese.
Visti i magri risultati con la grande distribuzione, fidandomi delle p@gine gi@lle e di vi@michelin, una sera mi sono messa alla ricerca di una bottiglieria che doveva trovarsi non troppo distante dal mio ufficio. Già pregustavo ampia scelta di vini e liquori, ma non avevo messo in conto che internet può rifilare amare sorprese. Ne ho preso atto quando al posto della bottiglieria ho trovato una caserma dei carabinieri e me ne sono dovuta tornare a casa con le pive nel sacco.
Quando ormai avevo riununciato pensando che avrei dovuto effettuare una spedizione in Costa Azzurra per far rifornimento, sul mesto scaffale vini e liquori del triste supermercatino dietro casa, ecco una bottiglia di Ricard.
A onor del vero, essendo impaziente, prima di trovare il pastis mi ero piegata ad acquistare una bottiglia di anice forte, anch'essa dà soddisfazione, essendo molto simile al pastis e avendo simili modalità di fruizione (allungata con acqua o con ghiaccio).