30.11.07

Il consiglio di condominio

Siccome, le assemblee di condominio non mi bastavano, nell'ultima mi sono candidata consigliera di scala.
Nell'attimo di oblio della ragione in cui ho alzato la mano per candidarmi, mi sono detta che era un gesto civico dare una mano all'altro povero sfigato che si era assunto questo onere.
Ora mi dico che sì è una gran rottura di balle, ma almeno ho materiale per il blog, che un'umanità varia come quella del mio condominio è difficile metterla assieme.
Il pomo della discordia della riunione consiglieri di ieri sera era il nuovo locale aperto vicino al palazzo.
In uno spazio creato per mostre e attività culturali che il comune non era più in grado di mantenere, è stato aperto un disco cafè, più disco che cafè.
Nel finesettimana ovviamente ci sono le macchine parcheggiate fin sugli alberi, la gente che piscia nei cespugli, le bottiglie di birra frantumate sull'asfalto e qualche schiamazzo.
La situazione non è piacevole, al di là del fatto che wc abusivi e bottiglie in frantumi facevano parte del paesaggio urbano anche prima dell'apertura del locale.
Il CondominoCheParcheggiaFantasiosamente (per comodità CCPF) era il più accanito nella demonizzazione del locale, forse perchè gli avevano ciulato il suo parcheggio abusivo preferito. Lui in realtà sosteneva che la mancanza di sonno gli portava un calo del rendimento sul lavoro.
Stivaletto, l'uomo con l'assortimento di scarpe più improbabile del pianeta, suggeriva un calo di un altro genere di prestazioni.
VascoRossi del sudovest Milanese (VRSOM), si lamentava che solo ora la gente si fosse resa conto del disturbo.
L'azione da intraprendere come privati cittadini era stata individuata nell'invio di una petizione al Sindaco in modo che ristabilisse in maniera definitiva l'ordine pubblico.
Tutti erano concordi nello sfogare la rabbia su chi eventualmente si fosse rifiutato di firmare la petizione prendendolo a botte.
La lettera era stata composta da CCPF in toni che definire accesi è un po' come dire che Calderoli è un moderato.
La correzione delle bozze sembrava una riedizione della famosa scena di Totò e Peppino in chiave leghista.
VRSOM leggeva la petizione : "Non possiamo tollerare la presenza di ubriachi e maleducati sotto la nostre finestre a tarda notte"
Stivaletto "No maleducati è soggettivo non si può esprimere un giudizio soggettivo"
CCPF "Eh va beh cosa ci devo scrivere NEGRI? Ma non sono NEGRI, adesso non sono più loro il problema"
Dopo svariati commenti di questo tenore la petizione veniva ratificata.
Io pietrificata dall'orrore e dall'incredulità non osavo intervenire, tanto più che l'unico problema fino a quel momento per me era il parcheggio.
Ora mi domando come uscire dalla spiacevole scelta fra l'attirarmi l'odio di 99 famiglie del condominio evitando di firmare oppure per quieto vivere sottoscrivere un orribile documento

28.11.07

Dopo avermi sentito ripetere al telefono la cifra necessaria a rimettere in sesto la Micra, un collega ha pensato bene di offrirmi una caramella temendo che mi accasciassi al suolo svenuta.
Ho seriamente pensato di rottamare l'auto e cambiare la moto con una vespa e per le giornate di gelo, pioggia e neve affidarmi ai mezzi pubblici. Tra l'altro sarebbe stato un comportamento più socialmente ed ecologicamente responsabile che continuare a spargere ottani nella città più inquinata d'Europa.
Mia madre conoscendo la mia tendenza ad affastellare impegni uno sull'altro ad orari ravvicinati in punti diversi della città, la mia insofferenza indotta dalla vita nella città della gente che va di fretta, nonchè la mia scarsa pazienza ed odiando in modo viscerale qualsiasi mezzo dotato di due ruote, mi ha riportato a più miti consigli.
La mia tredicesima si è appena dissolta nel nulla.

27.11.07

Con la puntualità che mi contraddistingue ho portato oggi la macchina all'officina per un controllo e per la revisione ministeriale. Termine ultimo per effettuare la revisione senza diventare fuorilegge e rischiare il fermo del veicolo: 30 novembre.
Alle sei e 15 la sveglia suona ed io come uno zombie mi trascino fuori dal letto fino in cucina e metto su il caffè. Un'ora dopo, con la schiscetta pronta e senza aver apparentemente dimenticato nulla, sono in viaggio verso Gratosoglio.
Nonostante il traffico mattutino e la testa ciondolante per il sonno arrivo davanti all'officina pochi minuti prima dell'apertura. Peccato che io sbagli ingresso e che nel tempo necessario a realizzare l'errore e a puntare il muso della micra davanti alla giusta porta scorrevole, davanti a me ci sia già una macchina e che 20 minuti se ne vadano ad osservare i vari movimenti del signor meccanico e dei due proprietari.
Alle 8 e 20 mi faccio prendere da scrupolo e segnalo al meccanico che oltre alla lampadina e alle ruote posteriori da cambiare, la macchina in sterzata fa una specie di rumore di coperchi sbattuti e che forse ho un problema alle cuffie.
Il meccanico rincara dicendo che forse il giunto a furia di girare senza lubrificazione (dal momento che le cuffie erano scoppiate e il grasso si era quindi disperso) ha subito qualche danno.
Provo a buttarla sul lacrimevole, ma pare che ci sia poco da fare.
Lascio giù l'auto e me ne vengo in ufficio con una abile combinazione tram+ metro + metro + bus interurbano.
Arrivo in ufficio solo 20 minuti dopo rispetto all'orario in cui entro di solito. Sono in attesa che il meccanico chiami per specificare di che morte devo morire.
In tutto questo una sola domanda mi percorre le sinapsi. Ma che razza di posto è Gratosoglio? Non c'era bisogno di andare fino a Budapest per vedere i palazzoni periferici del socialismo reale, bastava prendere il 15.



update: alle 17.04 non sono ancora riusciti a compilare il preventivo, ho chiamato ma hanno detto che è "lungo".
Spero che il costo della riparazione non sia proporzionale al tempo necessario alla compilazione del preventivo o sono morta

26.11.07

Vite parallele
Questo finesettimana sono nuovamente tornata a Genova.
Qui ho ricordato una regola che gli inverni passati a Milano mi avevano fatto dimenticare: mai tentare di girare con un ombrello aperto a Genova quando piove.
Accettando con filosofia zen di pagare il tributo a Giove pluvio con abiti impregnati d'acqua, ci si risparmia la fatica di gestire un ombrello impazzito che assume nuove stravaganti forme ad ogni cambiamento di vento.
Passeggiando per Borgo Incrociati e scattando foto sovraesposte, mi sono anche immaginata vite parallele, in cui abbandonato il fantastico mondo delle telecomunicazioni mobili, la mia laurea in fisica trovasse applicazione nella preparazione di cocktail.
La sera affettando patate, al Marito che si lamentava della vita nella merdopoli, proponevo in alternativa una vita da barista in quartiere popolare.
G. - Magari a Marassi rilevare un bar non costa tanto, non ti piacerebbe un bar?
IlM. - Ma che bar?
G. - Ma no nulla di fighetto, uno di quei bar in cui arrivano i vecchietti a prendersi un bianchino e una striscia di focaccia a metà mattina
IlM. - Ma a Marassi non è che poi ti arrivano i drogati tossici?
G. - Ma no dai che drogati tossici... cioè al massimo ti arriva uno che è appena uscito di prigione
IlM. - Eh appunto già mi ci vedo "O belin sono appena uscito dopo 3 anni con la condizionale, offrimi un caffè che poi ti pago"
Eppure un baraccio bisunto a me non dispiacerebbe. In alternativa, anche un bar latteria.

23.11.07

Liscia o gasata?
Sarà stato il tempo infame e Milano che ha assunto finalmente l'aspetto umido e grigio che le si addice, ma l'altra sera ci siamo trovati a parlare della morte.
Di come non vorremmo mai morire e di quale invece potrebbe essere una morte che a nostro giudizio può essere affrontata in serenità. La discussione, diversamente da quanto si potrebbe pensare, era allegra e ridanciana. E forse riderle in faccia, è l'unico modo sensato di affrontare l'argomento morte.
L'asfisfia e l' annegamento erano nella black list degli indesiderabili, mentre la morte in vecchiaia a letto per cause naturali invece riscuoteva un grande successo.
Io in controcorrente rispetto al gruppo, mi auguravo una morte rapida e non troppo in là con gli anni, possibilmente con connotati "eroici" o comunque violenti.
Quindi una morte in un agguato mentre si portano aiuti umanitari in un paese in guerra o altrimenti schiantarsi con la moto (magari durante la Parigi Dakar e non sul Naviglio) o cadere mentre si scala un monte (possibilmente oltre i 4000m).
Mi viene da chiedermi se il mio avere le idee così chiare sull'argomento sia sintomo di grande equilibrio interiore o se invece, il fatto che io desideri cose così bislacche per il mio trapasso, non sia indice di rimozione.

22.11.07

Uggioso tempo milanese.
Spostamenti con autobus interurbani.
Visita medica.

21.11.07

Incazzatura da 0 a 1000 in 0,1 secondi netti.

Ufficio, interno giorno.
C.- puoi spiegarmi cosa è successo?
G.- è successo che mi mancava un pezzo di informazione quindi ho mal interpretato la frase di un documento.
C.- perchè ti mancava l'informazione?
G.- perchè non mi ero mai occupata di questa problematica quindi non ero a conoscenza di questo fatto.
C.- perchè non hai chiesto ai tuoi colleghi che se ne erano già occupati se avevi un dubbio?
G.- perchè per me era chiaro così e non avevo capito che ci potesse essere qualcos'altro.
C.- ma se hai qualche dubbio devi indagare altrimenti poi [bla bla bla]
G.- sì ok ho fatto un errore ho capito male, poi la cosa si è risolta
C.- sì ma se hai un dubbio non puoi trascurarlo [bla bla bla]
G.- ok ma io non avevo dubbi
C.- ma non è per dire che tu hai sbagliato è solo per dire che ti devi chiarire i dubbi
G.- ok ho fatto un errore, ma non avevo dubbi, scusa ma mi sta sfuggendo il senso di questa conversazione
C.- è che non riesco a passarti il messaggio, volevo dire che non bisogna restare con i dubbi
ad libitum

Ora se riuscissi ad avere il sufficiente distacco per non farmi montare il sangue alla testa e sognare di investire con un carrarmato il mio interlocutore e poi per sicurezza fare marcia indietro, ci sarebbe da godersi un sì bell'esempio di teatro dell'assurdo.
Il tempo grigio e nebbioso di oggi sembra smentire gli allarmismi sul riscaldamento del globo e la conseguente sparizione delle (mezze) stagioni.
La monotonia delle giornate mi sorprende a fantasticare ad occhi aperti di viaggi ed imprese sportive.
La necessità di evasione o l'amore per l'avventura, mi portano a condividere i miei deliri con altri per trovare adepti.
Sapere che dall'altro lato del cavo c'è qualcuno cha fantastica su argomenti simili ai miei e condivide la mia insana passione per imprese faticose e dotate di scarso comfort, mi fa sentire a casa.

19.11.07

Stranamente dopo un finesettimana con 10 ore e mezza di workshop di danza, di cui sei e mezza nella sola domenica, stamattina mi sono alzata di mia spontanea volontà senza dolori lancinanti in nessuna parte del corpo.
Il che mi porta a pensare che sì, l'esercizio fisico ha degli effetti collaterali positivi, ma ancor più lo ha il fare cose che ci piacciono.

16.11.07

C'è una luce bellissima di questi giorni, nonostante le nuvole che ieri mattina hanno provato ad oscurare il cielo e che miracolosamente per l'ora di pranzo erano sparite.
C'è quella luce calda che attraversa gli alberi con le foglie gialle e rosse e parla di castagne e passeggiate nei boschi, fruscii di ricci e rametti calpestati.
Il cielo è sgombro e l'aria è fresca, a sera quando il freddo diventa più pungente, ci vorrebber un caminetto acceso davanti a cui sedersi per osservarne le fiamme. Caldarroste e vin brulè.
In alcuni giorni di autunno lavorare dovrebbe essere dichiarato un crimine contro l'umanità.

14.11.07

Capita che io sia preda di improvvise e brucianti passioni che durano lo spazio di qualche giorno per poi dissolversi altrettanto rapidamente a quanto sono comparse.
In questi giorni ad esempio è il Giappone a tormentarmi. Nello specifico ciò che ha catturato la mia attenzione, fra i tanti aspetti possibili, è l'arte della preparazione del Bento, la schiscetta giapponese.
Che uno dice, la mattina è già tanto se riesco a riempire un contenitore di plastica con gli avanzi della cena della sera prima e ricordarmi di infilarlo in borsa prima di uscire. Io poi ho delle difficoltà anche in questo, visto che stamattina mi si è schiantato uno yogurt per terra ed esplodendo ha macchiando pavimento, pantaloni scarpe e, orrore supremo, anche il divano bianco.
E invece dietro alla preparazione della scatolina per il pranzo c'è tutta un'arte e ad essa collegata c'è un mercato di proporzioni inimmaginabili.
Non potevano peraltro mancare anche i bento blogger.
Ma andiamo con ordine.
Il Bento è una scatola, molto spesso componibile a due livelli, in cui disporre con gli opportuni separatori, le varie "portate" del proprio pranzo. O per essere più aderenti alla realtà, i vari assaggini di cui il pranzo si compone.
Rispetto alle italiche schiscette, le dimensioni delle scatole giapponesi sono piuttosto ridotte, forse anche a causa delle diverse dimensioni degli stomaci degli abitanti dei due paesi e alle differenti abitudini alimentari.
In un bento tipico non manca mai il riso, sia esso sotto forma di polpettine (onigiri), sia come accompagnamento. Il riso può essere insaporito utilizzando appositi condimenti (furikake).
Oltre al riso ci saranno frutta e verdura e quant'altro la fantasia del preparatore deciderà di abbinarvi.
Gli alimenti in generale vengono composti e disposti artisticamente.
Questo fa sì che oltre ad un fiorente mercato di scatole bento per contenere il cibo e bacchette per portarselo alla bocca, ci sia tutto un fiorire di accessori per rendere il cibo più artistico.
Ad esempio stampini per modellare le uova sode, stampini per intagliare i wurstel, piccoli stuzzicadenti di plastica con cui servirsi del cibo, fogli di carta per la divisione delle varie pietanze all'interno della scatola a forma di erbetta o animaletto, bottigline di varie fogge per portarsi la giusta quantità di condimento da abbinare al piatto e chi più ne ha più ne metta.
Se volete farvi una idea tramite immagini varie pigiate qui, altrimenti una semplice ricerca su google vi aprirà le porte su questo affascinanete e folle mondo della schiscetta.
Mi resta il dubbio di quante siano le persone che effettivamente hanno il tempo per prepararsi elaborati ed artistici pranzetti nella quotidianità e di quanti invece siano coloro che ricorrono ai piatti già pronti.

13.11.07

Se già normalmente sono intrattabile, immaginarsi oggi che mi sono tirata su di un alluce un boccione da 12 l d'acqua, pieno.

11.11.07

Alive
Non sono morta, ho solo una certa stanchezza arretrata ed un herpes da stress a deturparmi la faccia.
Ci sarebbero tante cose da dire, sulla difficoltà di distaccarsi dai luoghi e dagli oggetti, sul mio vagheggiare della felicità dei sadu indiani. Sulla strana simmetria per cui fra uno scatolone e l'altro, fra idraulici materassai e traslocatori io mi aggirassi leggendo il capitolo finale della saga di Harry Potter.
Per il momento però sono solo pensieri fluttuanti fra le sinapsi, mancano dell'articolazione necerssaria per formare un discorso di senso compiuto. Conto di trovarci un senso non appena riprendo il filo della mia vita quotidiana momentaneamente sospesa nel limbo.

6.11.07

Resistenza passiva.
Rissa in ufficio, due colleghi urlano.
Io felice per una volta di non essere in mezzo alla discussione continuo a fare il mio lavoro.
Il Collega in rissa rivanga a mo di esempio una storia di qualche settimana fa che mi coinvolgeva (e in cui peraltro lui aveva torto), lo guardo gli dico "Sai che ti dico? Ma vattene aff...", mi alzo esco dalla stanza rientro con l'ipod nelle orecchie volume a palla.

Update: qualcuno suggerisce che adesso il Collega non parli con nessuno e cerchi di stare il meno possibile in ufficio. Suggerisce anche che ci dovremmo tutti riappacificare. Io taccio. Non è una questione di orgoglio e di non voler essere quelli che fanno il primo passo. E' questione di scegliere consapevolmente di non voler avere a che fare con qualcuno. Sarà drastico, ma tenere le distanze dai colleghi è salutare.

5.11.07

Lunch break
Smontare pezzo pezzo la freccia posteriore destra nel tentativo di estrarre la lampadina che si crede fulminata.
Utilizzare oltre agli attrezzi in dotazione a Baby, una pletora di oggetti che si annidano nelle tasche della mia borsa fra cui il coltellino svizzero e due cacciaviti mignon.
Rendersi conto quando ormai tutto lo smontabile è stato smontato che si era semplicemente staccato il filo.
Riallacciare il filo, rimontare tutto senza trovarsi per le mani pezzi superflui, essere fieri di avere risolto il problema.
Domandarsi comunque come cazz si toglie la lampadina che sembra essere pressofusa nel suo contenitore.