13.9.07

Settembre è il mese degli inizi. Ieri quando l’insegnante di inglese con cui mi sono accordata per delle lezioni private si è raccomandata di portare un quaderno nuovo e un raccoglitore con delle buste di plastica in cui inserire le fotocopie, ho provato la stessa sensazione di quando la maestra il primo giorno di scuola ci faceva l’elenco della cancelleria necessaria nei giorni a venire.
Quest’anno sto facendo piccoli cambiamenti alla routine con cui ho accompagnato le mie giornate invernali negli anni passati.
Abbandonerò una delle lezioni di danza, la mia preferita. Le atmosfere cambiano, i gruppi si sciolgono e per una volta ho preso una decisione basata più sull’economia che sul cuore.
Mi salasserò con lezioni private di inglese nell’ottica di prendere una certificazione.
Mi dedicherò con maggiore costanza a un paio di passatempi che non dispero in un futuro di poter trasformare in attività più concrete.
L’altra sera, in quest’ottica di cambiamento e scoperta, ho sperimentato un corso di cucina, in una rinomata scuola milanese. Porta a vetri scorrevole, parquet scuro a listelli sottili, faretti e poltroncine nell’ingresso. La cucina tirata a lucido, enorme, con elettrodomestici di ultima generazione. Un bancone in acciaio, quattro fuochi e un lavandino, da un lato il cuoco dall’altro quattro allievi, ciascuno appollaiato su di uno sgabello, dispense alla mano e tagliere a disposizione per lavori di manovalanza.
La serata scorre veloce sperimentando diverse ricette e scoprendo piccoli trucchi per migliorare la qualità e l’aspetto dei piatti. Sorpresa delle sorprese infine le pietanze vengono offerte agli studenti ingolositi assieme ad una bottiglia di vino bianco.

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