17.12.07

Al di là delle questioni di vestiario su cui lungamente mi sono paranoiata per poi vedere pantaloni di velluto a coste larghe color cacchetta, nike natalizie dorate, un piumino trapuntato verde elettrico e alcune persone vestite come se dovessero iniziare il turno di lavoro dietro il bancone della posta,
al di là dell'atmosfera per certi versi da saggio di fine anno, con ragazzine di sei, sette anni che nelle pause scorrazzavano per i corridoi,
al di là del fatto che il palco doveva avere 6 posti, invece c'erano 8 sgabelli e 7 persone e a stare appollaiati l'alternativa è fra il torcicollo e la sciatica,
al di là del costo esagerato del biglietto
è bastato che la musica iniziasse e il sipario si aprisse per dimenticare tutto e rimanere incantata davanti alla meraviglia di ciò che stava avvenendo sul palco.
Che io della danza classica ho smesso di interessarmi a otto anni, quando hanno iniziato a farmi mettere le scarpette con le punte ed ho deciso che il tutù rosa non era un compenso sufficiente al mal di piedi. E gli unici spettacoli di balletto a cui avevo assistito fino a venerdì erano i saggi di fine anno delle scuole di danza.
E invece ballerini sembra che futtuino nell'aria e si muovano senza sforzo alcuno, non ballano, levitano.
E le scenografie, la musica, i costumi. Sono rimasta lì tre ore con gli occhi spalancati come un bambino la prima volta che vede la neve.

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