19.8.07

Berlino parte I
Avvertenza: questo post non supporta l’uso della dieresi, portate pazienza.

La easy jet non si presenta bene al primo impatto, l’aereo è in ritardo e non si sa come mai, gli speaker dell’aeroporto non dicono nulla, noi seguiamo spaesati il ritardo crescere sui tabelloni senza sapere che ne sarà di noi. Alla fine l’aereo accumola un’ora e mezza di ritardo.
Fortunatamente Schoenenfeld è ottimamente collegato alla città tramite la linea S delle metropolitana, la cui stazione è a nemmeno 400m dal terminal.
L’albergo è della catena A&O proprietaria di ostelli e di alberghi a basso costo in tutta la Germania. Corridoi immensi con porte tutte identiche, stanze piccoline, sufficientemente pulite. Il riordino delle stanze durante la permanenza lascia un pochino a desiderare, ma c’è da dire che dato il prezzo e la posizione abbastanza centrale non ci si può lamentare. La colazione a buffet è sufficientemente ricca per incamerare energie che portino il viaggiatore fino al pasto serale saltando quello di mezzodì.
Arrivati in albergo prendiamo le misure con la città ed iniziamo a camminare, dalla Koperniker strasse dell’albergo, approdiamo alla Fischer Insel, poi ci troviamo davanti alla Rathous e alla torre della televisione.
Alexanderplatz si rivela come da copione un cantiere in fieri, ma meno sconvolta di quanto i racconti sentiti negli anni facessero presupporre.
Non rendiamo il dovuto omaggio alla statua di Marx ed Engels in quanto gremita da una comitiva di giapponesi e decidiamo di proseguire sul Unter den Linden alla volta del ristorante in cui intendiamo cenare. Passiamo in prossimità della Berliner Dom, la cattedrale e della Humbolt Universitad.
Poi maciniamo metri sul viale alberato, pulito, circondato da imponenti palazzi, ma privo di carattere con tutti i negozi per turisti aperti uno in serie all’altro. Arriviamo a intravedere la Brandeburg Tor, prima di svoltare nella via su cui si affaccia l’ambasciata britannica alla ricerca del ristorante vegetariano Samadhi (Wilhem str 77)
Qui mangiamo un piatto unico di verdure cucinate all’asiatica molto soddisfacente poi maciniamo il percorso verso l’albergo arrivandovi ormai stremati e con i piedi piagati.

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