31.3.05

Il problema è che la mattina ho troppo sonno per realizzare non solo con che piede ho toccato il suolo per primo nello scendere dal letto, ma anche come sono arrivata fino in bagno.
Questo non mi consente di modificare la sequenza di azioni che compio appena sveglia, essendomi essa fondamentalmente ignota.
Peccato perché altrimenti mi assicurerei di certo di non ripetere ciò che ho fatto stamattina, dal momento che posso tranquillamente affermare che [ e mi si conceda la licenza poetica] OGGI E' UNA GIORNATA DI MERDA!!!!!
Ma ritrovando un atteggiamento compunto e professionale, ecco l'elenco degli eventi che fanno scivolare la giornata odierna pericolosamente sul fondo della classifica delle giornate che uno vorrebbe affrontare.
Innanzi tutto la notte. La notte dovrebbe portare consiglio o anche solo ristoro invece è stata funestata da incubi riguardanti la mia cucina. Ho sognato che avendola pagata praticamente quasi per intero prima della consegna, mi consegnavano una cucina con la struttura in ciliegio anzichè color sabbia. Al di là del fatto che anche un daltonico converrebbe che l'accostamento grigio chiaro/ ciliegio è francamente sconclusionato, c'è da aggiungere che il mio neurone è configurato per avere un rifiuto totale globale dei mobili color ciliegio... e si sa una cucina è come un diamante... per sempre.
Poi il risveglio, quel clima umido, ma così umido che appena ti metti la camicetta senti un soffoco che ti prende alla gola e non fai in tempo a sbattere le ciglia che sei già da buttare via.
La notte, il risveglio e l'arrivo in ufficio dove scopri che la geniale amministrazione che si occupa dell'erogazione degli stipendi, nelle migliore delle ipotesi in buona fede nella peggiore con uno studiato impegno, ti ha fottuto 180 neuri dalla busta paga senza ragioni valide da addurre.
La notte, il risveglio, i neuri sottratti e il costruttore che sostiene che l'interruttore è stato messo a dx invece che a sx perché dall'altra parte non ci stava, ma dov'è il problema: basta aprire l'armadio a muro per poter accendere la luce nel bagno, signorina insomma un po' d'inventiva!
La notte, il risveglio, i neuri sottratti, il costruttore fantasioso. Manca solo che una vecchina mi passi davanti in fila al supermercato infilandomi il treppiede fra i piedi e facendomi prendere una facciata al suolo ed ho completato il quadro.
In tutto questo, ma non so con che peso e influenza sulle sorti della giornata, l'episodio da six feet under di cui sono stata testimone stamattina.
Imboccata la strada che da piazza Miani porta al Naviglio , vicino agli immancabili furgoni di Aiello e di Modica traslochi, 4 carri funebri color nocciola metallizzato, posteggiati uno in fila all'altro.
Corone fiorite su tutti a coprirli quasi interamente e ad occultare gli eventuali cari estinti nel bagagliaio.
Quattro autisti alti e abbronzati stile body guard lì vicino che fumavano una sigaretta in completo nero e camicia bianca.
Neanche 500 m più avanti poi, a lato della strada, una megane scenic station wagon blu, modello vecchio. Portiere davanti aperte e accanto due giapponesi di mezza età uno con tendenza alla calvizie, l'altro con baffetti alla Hitler e una telecamera professionale poggiata su di una spalla. I due riprendono la scena dei carri funebri o forse aspettano di riprenderla, mentre sul sedile posteriore tre persone dai tratti orientali stanno col naso incollato al finestrino, parte intente a studiare le mosse dei compagni di viaggio parte intente a capire il perché dei carri funebri.
già devo piratare una torretta nell'altro ufficio, se poi ci si mette anche blogger a fare i capricci.... ufff....
comunque ieri mi sono comprata la cucina... così tanto per la cronaca...

29.3.05

L'ora di risveglio insolita più che dal sonno è stata caratterizzata dal singulto del mio esofago alla vista della colazione.
Un vago senso di nausea mi ha accompagnato per tutta la strada fino a Milano.
Ci sono periodi che sembrano eterni e giorni in cui la vita cambia a velocità vorticosa tanto che guardandosi allo specchio ci si stupisce di trovarsi uguali al giorno precedente. Come se anche a livello esteriore ci dovesse essere qualche cambiamento significativo più consistente di un sorriso inebetito o di una occhiaia accentuata più del solito.
Ci sono giorni in cui sembra che il tempo non sia passato perché ti ritrovi come tutti gli anni a fare le stesse cose di sempre con le persone di sempre, ma in cui nessuna cosa è più quella di prima ne sei consapevole e sei felice.
Ci sono viaggi in cui non vieni preso dalla fascinazione dello scorrere dei numeri sul contachilometri e in cui il paesaggio esterno è poco più di un disturbo sul fondo della retina, il pensiero ripercorre tracce passate e ne ipotizza di future e tu semplicemente scompari.

28.3.05

Oggi tradizionale grigliata di Pasquetta. Yama si è dissociato. Ha avuto ragione solo per metà: l'acqua ci ha colto fra la bistecca e la salsiccia, mentre curavamo le melanzane ed i tomini. E' durata meno di un attimo, giusto il tempo per farci rabbrividire e farci andare un po' di cibo per traverso. Poi la giornata è girata al bello.
Noi con le due sportine di legna asciutta portate direttamentre dalla casa di campagna di Paolo ci sentivamo molto fighi. E' durata solo fino a quando sulla cime del sentiero non sono apparsi due giovini nerboruti con una corba nera piena di ceppi legnosi e giornali. Ulteriore schiaffo alla nostra tavola peraltro imbandita in modo alquanto soddisfacente, gli scampi che poi hanno messo a cuocere sulla loro brace scoppiettante.
Nel dopo prnazo visto che le rive del Brugneto erano alquanto fangose e non invitavano alla pennica ci siamo sparati un altro po' di Parigi Dakar per approdare sulle spiagge di Sori, via Monte Cornua.
Quando vedo la Liguria, sotto il sole, con gli ulivi e le fasce è inutile, mi sento a casa. E per quanto mi senta fondamentalmente cittadina, comincio a pensare di ritornare...

27.3.05

Nell'uovo di Pasqua un tappo per versare il vino e un libretto sull'abbinamento cioccolata vino.
Pare che il versare il vino con il tappo a becco di cigno oltre e preservare la tovaglia, renda il gusto del vino più rotondo. Non so... proverò.
Comunque il cioccolato fondente con l' 85% di cacao se mangiato sorseggiando Porto è una figata. Su questo posso garantire.
Mi sorge comunque una domanda... l'anno scorso nel mio uovo c'era un cavatappi, quest'anno il tappo versa vino... l'anno prossimo che ci trovero'? un decanter o il cucchiaino da sommelier?

26.3.05

Che dire, pare che la gente abbia imparato a fare la spesa intelligente e così io bel bella alle 17.30 del sabato di Pasqua sono entrata al supermercato senza problemi ad acquistare beni commestibili di vario genere per una improbabile grigliata di Pasquetta. Che qui siamo ottimisti e quel fronte di nubi nere e cariche che arriva da ponente facciamo finta di non vederlo o casomai pensiamo che si disolverà prima delle 10 di lunedì mattina, ora deputata all'incontro dell'allegra compagnia sotto la palma in piazza.

Pare invece che le Ferrovie dello Stato (e qui dovrebbe seguire serie infinita di epiteti poco garbati al loro indirizzo, ma mi trattengo che è Pasqua e siamo tutti più buoni... ah era a Natale? fa niente)... dicevo le Ferrovie dello Stato al fine di garantire il numero di rise e tentativi di assassinii vari nonché lapidazioni dei controllori, hannno deciso di non segnalare più quali sono i posti a sedere prenotati sugli IC. Così giustamente chi ha pagato pretende il suo posto, anche a costo di fare alzare persone anziane in preda a crisi di nervi... che poi passano infuriate sugli alluci di chi si è accontentato di una ribaltina in corridoio come la sottoscritta.

24.3.05

Lei erano 12 anni che stava in Italia e due che lottava con la burocrazia per avere la cittadinanza definitiva.
La madre di lui invece era polacca, ma viveva negli Stati Uniti col nuovo marito.
Questa è la storia di un passaporto che doveva arrivare per posta.
Era il passaporto di lei, perché lui di passaporti ne aveva due: quello italiano e quello polacco e non si esclude che per un bizzarro assurdo della burocrazia non ne avrebbe potuti avere tre, mentre lei attendeva il suo visto che doveva, appunto, arrivare per posta.
Il portinaio adetto al ritiro della posta era un bravo ragazzo, con una strana parlata e una strana affettazione nel richiamare all'ordine il suo gatto dalla coda a piumino. La posta però la consegnava in slot di almeno 5 buste, come se per una sola busta non valesse la pena di salire le scale, aprire la porta dell'appartamento del destinatario e lasciarla lì sul tavolo.
Come se fosse il numero a fare la differenza e non il contenuto.
Come se un passaporto "straniero" smarrito non causasse almeno otto mesi di disagi al proprietario e otto mesi non cambiassero il corso di una vita.
Lei era bionda e lui moro e si erano conosciuti una sera al pub come centinaia di altre coppie.
E come centinaia di altre volte accade, si erano piaciuti subito.
Quello che non accade spesso invece è che Elio abbia più ragione della tradizione popolare e che di conseguenza fra il dire e il fare non ci sia di mezzo il mare, ma solo "e il".
E così nel giro di neanche un mese, dalla dichiarazione sotto un lampione di un venerdì notte all'ufficializzazione della storia la domenica pomeriggio, si era finiti alla pianificazione attenta del viaggio di nozze. Anzi. Del viaggio *per* le nozze.
Perché in quell'intrico di geografia e parentele, per lei rumena non ancora italianizzata era più facile sposarsi negli stati uniti e poi far riconoscere il matrimonio in Italia che avere dal suo paese d'origine l'autorizzazione a sposarsi in Italia. Così, come nel peggior film on the road, si sarebbe sposata a Las Vegas. Ma quello non era un caso di notte brava ed ubriachezza molesta che conducono ad atti inconsulti, quello era, e glielo si leggeva negli occhi, un caso lampante di colpo di fulmine.
Per andare a Las Vegas, però, lei aveva bisogno di quel visto e del suo passaporto. Il consolato americano, forse per minimizzare gli accessi di cittadini stranieri e potenziali terroristi alle sue strutture, una volta esaminato il caso e vidimato il documento, non consente il ritiro diretto dello stesso da parte del suo proprietario. Lo imbusta e lo spedisce via posta prioritaria, non senza averti prima comunicato che nel momento in cui il passaporto varcherà le soglie dei loro uffici per rotolare nella cassetta della posta loro non si riterranno più reponsabili delle sue sorti. Come se le poste italiane potessero essere responsabili di qualcosa.
Così lei aspettava la posta per prenotare il suo biglietto aereo e intanto sognava Las Vegas e l'anello che avrebbe orgogliosamente mostrato dalla mano destra.
Certo, l'immagine di un giudice di pace, disturbato nella pennichella del dopo pranzo davanti alla tv, che abbandona le ciabatte per un paio di scarpe argentate e una parrucca alla Elvis Presley, mentre la moglie toglie la melodica dalla scatola per suonare l'inno nuziale, forse non è romantica di per sé, ma con loro come protagonisti non può che diventarlo.
Soprattutto adesso che il passaporto è arrivato.

22.3.05

[disclaimer in questo post si parla di case, cucine, interruttori... ]

home sweet home

mi hanno fatto posare il casco della moto e mettere il casco da cantiere, poi con una maniglia in mano mi hanno accompagnato a visitare la mia casetta.
l'interno del cantiere sembra una strada di Baghdad, buche e solchi, mucchi di terra, con la differenza che le case ai lati sono tutte in piedi, bianche splendenti.
La gru viaggiava con una minibetoniera di cemento appesa e se mr Lamb non mi avesse fatto cenno di girare alla larga non mi sarei nemmeno accorta di avere 500kg di ferro e cemento che mi penzolavano sul cranio.
L'enigma della maniglia è stato svelato davanti alla porta di casa: è chiusa e non ci sono maniglie, per cui bisogna portarsene dietro una.
Il parquet è già stato posato, anche se non ancora trattato. I muri sono bianchi e gessati e credo che con una mano o due di pittura saranno a posto. La caldaia onde evitare furti la installeranno il giorno del rogito.
La casa è molto più piccola di come la immaginassi, anche se avevo le misure alla mano nella mia testa gli spazi erano dilatati rispetto alla realtà.
L'unico problema è un interruttore messo dal lato sbagliato della porta, esattamente al centro del posto in cui dove dovrebbe arrivare la porta del mio armadio a muro. E qualche cm mangiato a destra e a manca ai muri.
Per il resto è come me la immaginavo, luminosa ed accogliente.
Ora non mi resta che scegliere la cucina e prepararmi psicologicamente all'atto del rogito.

21.3.05

Domenica al lago.
L'ottimismo motociclistico ieri ha colpito parecchie persone, così sul lungo lago fra Lecco e Bellagio, svariati motociclisti infreddoliti, attirati dal riflesso del sole sull'acqua, smontavano dalla sella per sdraiarsi sulla spiaggia, salvo poi realizzare che l'acqua del lago era increspata, c'era bacaletto come si direbbe dalle mie parti, e faceva ancora più freddo che a viaggiare. Così panino o sigaretta che fosse, tutti in piedi a saltallare sui sassi per poi scappare dopo neanche 10 minuti, rimandando a stagione più propizia la pennica lacustre.
A Lecco invece sembrava di stare alla partenza del motoGP: rombo continuo di moto di tutte le fogge e dimensioni, fermo restando che Baby era comunque la più piccolina e faceva quasi tenerezza posteggiata fra un Ninja e un CBR.
Seduta al tavolino al sole sulla piazza a mangiare la mia fantastica banana split osservavo i passanti e mi veniva alla mente una frase di In&Out che adattata alla situazione diventava:
ma cos'è questo? un film di fantascienza? solo motociclisti e donne incinte?
Sulla spiaggetta poi mi rendevo conto, che no non c'erano solo motocilisti e donne incinte ma anche tanti esseri bassi, puffetti con genitori più o meno stressati, che correvano sulla riva, i puffetti non i genitori, con rotte pericolosamente tendenti a finire nell'acqua.
Tutti innamorati dei cigni che nuotavano pigramente vicino alla riva in attesa che qualcuno gli gettasse un po' di pane, amore invero dimostrato in maniera alquanto singolare con scene del tipo
- mamma mamma, guarda che bello il cigno!!!!
e poi giù sassate all'indirizzo del pennuto e per fortuna che avevano i braccini corti e poca mira, che altrimenti dei 13 cigni da me contati ne sarebbero sopravvissuti pochi.

19.3.05

Gingarelli non sapeva cosa l'avrebbe aspettato quando mise piede nell'ufficio.
Di primo mattino all'apparizione del grande capo, la gente ha sempre quell'aria compunta e pettinata, al limite dell'apatia, mentre, pensando al tepore del proprio letto, consulta la posta elettronica.
I primi dubbi forse iniziarono il pomeriggio stesso, quando abbandonato a se stesso nell'open space fu sistemato sul bordo della scrivania dello sviluppatore anziano, esperto di logistica.
Logistica della fuga dall'ufficio, corsa ad ostacoli per il raggiungimento dell'autobus extraurbano, mosse ninja per la conquista di uno spazio vitale all'interno del suddetto, sgomitamento sulla metropolitana e 100metri piani sulla banchina della stazione di Cadorna. Ma questa è un'altra storia.
L'aria post prandiale, col tepore del sole e due dei componenti storici del gruppo in partenza era decisamente vacanziera. In previsione della festa di addio erano infatti state acquistate trombette carnevalesche e negli attimi di silenzio non mancava mai un simpaticone che risvegliasse gli animi strombettando nelle orecchie del collega più prossimo.
L'atmosfera da fine di un epoca contagiava tutti, anche se a tratti rimaneva una sorta di inquietudine perché se a far vacanza era chi stava per andarsene, aveva un senso, ma che festeggiasse chi restava a smazzarsi i casini aveva dell'incoscienza.
Si diceva di Gingarelli, che al bordo della scrivania dell'Anziano vestito in giacca e cravatta vedeva le persone calme e compassate del mattino ridere sguaiatamente e suonare trombette di carta, scrivendo fra una battuta e l'altra qualche riga di codice. Non si sa che cosa gli passasse per la testa, ma di sicuro l'effetto fu deleterio.
Il secondo giorno, come tutti i nuovi arrivati, aveva abbandonato giacca e cravatta per un look più casual. La smilitarizzazione non era solo una questione di vestiario, ma anche di disciplina.
E se da un lato la pulsione verso internet cominciava a manifestarsi dall'altro si notava una mancanza di rispetto dei principi basilari del nonnismo. Sia chiaro il nonnismo in un ufficio non comporta dispetti nei confronti delle nuove leve... si tratta solo di un certo rispetto di regole non scritte tipo i più anziani hanno la precedenza nella scelta della postazione, nell'utilizzo del telefono e cose simili.
Come in una casa in condivisione si traduce nell'occupazione della stanza più spaziosa o nel lato migliore dell'armadio.
Il meccanismo di integrazione si inceppò quasi subito e se in tutte le nuove convivenze c'è un periodo di studio reciproco per stabilire i confini di ciò che si può fare e non fare , in questo caso la guerra ebbe inizio fin da subito.
Gingarelli si trovò suo malgrado ad essere il centro attrattore del tormentone quotidiano e le sue piccole manie divennero oogetto di studio e di frecciate ripetute.
Superato l'impeto iniziale qualificabile quasi in termini di mobbing, le cose rientrarono nei termini di una cordiale indifferenza.
Solo in seguito si venne a sapere che era cintura nera di karate e conseguentemente dei rischi corsi nel prenderlo in giro e fu chiaro che la ragione per cui Gingarelli non passava attimo senza mangiare o bere qualcosa era la necessità di sfogare il nervosismo in modo innocuo per se stesso e per gli altri.


ogni riferimento ad persone o fatti è puramente casuale, solo la foto della cassettiera è reale.

17.3.05

Mi viene in mente il classico gioco da tavolo Tabooo, presente? Far capire a qualcuno una parola senza utilizzare quelle elencate sulla tesserina.
Come faccio a parlare di questo periodo senza usare le parole: consegna, casa, cucina, ikea, frigorifero bombato stile anni 50, mancanza soldi, primavera?
Senza raccontare quelle cose che mi fanno alzare la mattina con un sorriso ed addormentare la sera con un sospiro, ma che sento come fondamentalmente mie...e poi vuoi mettere? Mi rovino il personaggio di donna d'acciaio con principi di nevrosi e tendenza ad esser protagonista di espisodi ai limiti della candid camera.
Potrei disquisire sulle logiche perverse del traffico e sui dubbi amletici (o forse marzulliani) che mi colgono la mattina: ma i vigili li mandano a sanare le situazioni di traffico impazzito o sono i vigili che generano caos?
Potrei aggiungere una voce alla piccola enciclopedia della psichedelia in fondo al libro "Paura e disgusto a Las Vegas" sugli effetti psicotropi della cipolla nel doner kebab se ingerito fra le 21.45 e le 22.00.
Potrei anche lamentarmi del fatto che c'è voluto un ingorgo gigantesco per darmi il tempo di scorgere tra le facce dei vari esponenti di forza italia e di an il primo e credo unico manifesto elettorale della sinistra di dimensione A4 rigorosamente scritto fitto e senza fotografia.
Invece, molto squallidamente e senza il permesso del diretto interessato (il quale peraltro sono abbastanza convinta non si offenda) vi riporto la mail che mi è arrivata dal mio amico Diego dalla Germania:


"Oggi compio 3 anni. Esattamente tre anni fa, il 15 marzo del 2002 iniziavano le mie avventure in Schwabilandia. Sono stati tre anni ricchi di esperienze e di incontri. Tre anni densi, tre anni che non sono mai pesati, tre anni trascorsi rapidamente. Ma non e' questa la notizia. La notizia, con la "enne" maiuscola, e' stata trasmessa dalla radio stamattina, mentre preparavo il caffe'. Tredici. Niente a che vedere con il totocalcio. E neppure con i soliti chilometri di coda in autostrada alla periferia di Stoccarda. Tredici, ripetuto incessantemente tra una canzone e l'altra. Tredici, e venerdi' venti, venti! Temperatura, gradi. Oggi ci sono tredici gradi. L'ho sentito ripetere almeno 5 volte nel tempo necessario per fare e bere un caffe'. Si celebrano cosi' solamente gli eventi eccezionali. Ma sono davvero straordinari tredici gradi il 15 di marzo? Sembrerebbe di si', dopo due mesi di neve. La conferma e' arrivata alla fermata dell'autobus. Una decina di persone tutte con gli occhi socchiusi e il viso rivolto in direzione del sole, col mento leggermente sollevato. Tutti uguali, che carini, sembravano girasoli! Ti trasmette allegria. Non mi sorprenderebbe vedere il prossimo fine settimana le tedesche in bikini al parco a prendere il sole. Qui e' cosi', solamente grandi contrasti, pochissimo spazio alle sfumature. O e' caldo o e' freddo (nel senso che anche se ci sono solamente tredici gradi, ma c'e' il sole e non nevica, allora fa caldo). O una cosa si puo' fare e si fa, o non la si puo' fare e non si fa. Bianco o nero. Ti viene da sorridere quando vedi l'acqua scrosciare dalle grondaie e sai che non e' pioggia, e' la neve sui tetti che si sta sciogliendo. Sorridi perche' e' una constatazione piccola e insignificante, ma che per un attimo ti fa vedere tutto positivo, tutto intorno a te migliora. Un mondo diverso diventa sogno realizzabile. Un mondo senza guerra, senza sofferenza, senza inquinamento, senza ingiustizie. Pensi che un giorno la vita sara' come dovrebbe essere secondo Quino. Pensi che oggi la vita non fluisce nel giusto senso. Dovrebbe essere al contrario. Prima muori e poi lasci la morte e inizi a vivere in un ospizio fino a quando non sei piu' abbastanza vecchio per poter restare. Quindi inizi a lavorare, per quarantanni, fino a quando sei sufficientemente giovane per poter sfruttare la tua pensione. Dopodiche' feste, droga, alcool. Divertimenti, amanti, ragazzi, ragazze, tutto fino a quando sei pronto per andare alle superiori, prima, e alle elementari poi. Sei un bambino che se la spassa giocando, senza alcuna responsabilita'. Infine ritorni neonato, entri nel ventre materno e li' trascorri i migliori e ultimi 9 mesi della tua vita, galleggiando in un liquido tiepido, fino a quando la tua vita si spegne in un tremendo orgasmo...."
Mi si rimprovera un certa discontinuità nell'aggiornare non giustificabile a quanto pare dall'assenza di una connessione internet continuativa. Ma signora mia che devo fare? Non ci sono più i Badanti di una volta. Veda lei che esperienza mi è toccata l'ultima volta: i geranei appassiti, le sigarette spente sugli archivi, il vaso ming in frantumi e soprattutto la mia scorta di birre esaurita! Mica ci si può fidare di certa gente. Comunque nella mia somma magnanimità ho deciso di dare una seconda occasione, ad ogni buon conto farò controlli randomici brandendo la mia nuova katana.


[il badante (minuscolo, và) ringrazia per la seconda chance, datosi che già si vedeva intraprendere la più scomoda carriera di lavavetri ai semafori. Vabbè che è primavera, ma vuoi mettere stare in casa a finire birre a sbafo e fumare cicche in santa pace... ooops... l'ho detto...]

15.3.05

La primavera sembrerebbe arrivata. L'untore del mio ufficio sorride serafico mentre io e l'altro malato consumiamo fazzoletti di carta degli incredibili a velocità warp. Avevo scritto cose, ma perso l'attimo non mi va di postarle. Mangio ovetti kinder seduta sulla cassettiera di un collega e cerco di incanalare il flusso di adrenalina generato dall'allenamento di basket di ieri in qualcosa di costruttivo.

p.s. ieri sera ho visto i ragazzi della 56esima strada, anche se ai tempi della mia adolescenza era un film mito per l'alta densità di giovani figoni non me lo ricordavo quasi per nulla. Bellissimo.

13.3.05

Venerdì sera Le rane di Aristofane, nell'allestimento futuristico di Luca Ronconi, al teatro Strehler.
Dovrei probabilmente lanciarmi in qualche commento erudito nonché entusiasta.
In verità causa età che avanza e scarsità di ore di sonno durante la settimana, ho avuto qualche piccola defaiance dell'attenzione... sarà stato tutto quello "sberequeck rac rac" del ranocchio che fa la sua filippica a Dioniso sulla via dell'Ade.
Mi sono ripresa sul finale, nella sfida stile talk show fra Euripide ed Eschilo per esser riportati in vita.
Ora comunque per espiare i miei peccati vado a leggermi la versione originale.

11.3.05

L'adrenalina quella pura non la puoi raccontare, è un flusso di energia palpabile che scorre fra la gente che ascolta e le persone sul palco.
Non è questione di Jack Daniels e Cola , non è questione di watt o di sudore, non solo almeno, forse sono le due batterie suonate in contemporanea o lo sguardo spiritato e i deliri di uno o il modo di muoversi di un altro, il modo in cui stacca il microfono dall'asta e si avvolge il cavo al braccio e si sporge avanti sulla prima fila a cantare.
E' qualcosa che pulsa e cresce incontrollata.
Fino a che iniziano a ribaltarsi grancassa e charleston o una gibson viene sbattuta sulla transenna sotto lo sguardo fra lo sgomento e il disgustato di uno dei tecnici.
Sì è anche la musica, il suono, ma c'è dell'altro.
Non lo capisci nemmeno quando poi esplode con la chitarra afferrata per il manico e sfasciata contro la batteria, i piatti lanciati quasi sul pubblico le aste dei microfoni calpestate e gli ampli ribaltati.
Rimani lì ad aspettare che succeda qualcos'altro anche se ormai è chiaro che nessuno uscirà più sul palco per un bis.
Poi riluttante ti allontani, ma sei carico come una molla. Così carico e nervoso che quando salta l'illuminazione in un intero isolato al tuo passaggio pensi quasi che sia colpa tua.
ps. anche su panni riposti

9.3.05

Sono un po' latitante. E' che postare piratando una torretta vip in un altro ufficio non è esattamente la cosa più agevole da farsi, né tantomeno aiuta a farsi benvolere dal proprio capo.
Non è solo questo è che di questi giorni i miei pensieri li condivido con una persona e così rimangono lì e non arrivano fino a questa pagina.
E poi diciamolo... sono in modalità ricerca cucina... i miei discorsi mi annoiano da sola.
Comunque lunedì ho inaugurato la settimana motociclistica, la femminilità del look ne risente, ma i punti rock salgono.
La Eli si sposa a settembre, si sapeva, ma adesso che ha fissato la data sembra più vero. Sono così contenta per lei. Congratulazioni Eli!!!

5.3.05

E’ venerdì e non vedi l’ora di uscire dall’ufficio, quando il tuo capo decide di venire a bivaccare nella vostra stanza doppia con tavolo aggiunto.
E’ venerdì e hai un appuntamento, per cui ha deciso di dismettere i jeans informi per una gonnellina che hai diligentemente infilato nello zainetto assieme alla calze.
E’ venerdì ed i colleghi con cui dividi l’ufficio, sarà per le presenza del capo, sarà per altro, non ne vogliono sapere di abbandonare la postazione quindi nessuna speranza di cambiarsi in bagno ed allontanarsi alla chetichella.
Tenti la carta dell’indifferenza e ti allontani per cambiare look.
Quando rientri alla tua postazione, siccome è venerdì e nessuno in realtà sta lavorando sul serio, si scatena il putiferio e qualcuno muove alla disperata ricerca di una macchina fotografica. Fortunatamente l’unica macchina fotografica del circondario è la tua e tu non hai nessuna intenzione di estrarla dal fodero. Piuttosto, incurante del capo, infili il portatile in borsa e ti allontani augurando buon weekend.
La bagarre è durata abbastanza perché tu abbia perso l’autobus che meditavi di prendere, così mentre attraversi il cortile pensando che con la gonna finirai congelata prima dell’arrivo del prossimo, sei abbastanza sovrappensiero.
Qualcuno parla alle tue spalle e sulle prime non ti accorgi che sta parlando con te, poi realizzi e ti giri.
Giaccone blu da marinaio, ventiquattrore di pelle e capello metallizzato ecco il ballerino di tango, aka Cadonet per la chioma vaporosa.
Dalla volta in cui gli hai rifilato un cd di Mark Lanegan pensando che l’avresti sposato (Cadonet non Mark Lanegan, anche se a pensarci sarebbe meglio il contrario) per poi realizzare il giorno successivo che nella tua testa avevi un po’ accelerato il corso degli eventi, non l’hai più sentito. E non ci hai nemmeno più pensato, anche se qualche giorno prima riascoltando per 6milionesima volta Bubblegum, ti sei domandata se il tuo cd fosse finito a far da sottobicchiere. Parlate del più e del meno, del come e quando rientrerete in patria per il we. Lui ti offre un passaggio fino alla metro e tu accetti.
In macchina lui ti indica il cd incriminato
“Lo sto ascoltando tanto sai?”
a te in realtà ormai non te ne può fregar di meno, ma non puoi perdere l’occasione per essere un po’ bastarda (del resto è un po’ come se ti avesse abbandonato sull’altare)
“Siccome non mi avevi più detto nulla, avevo deciso che ti faceva schifo”
lui ci tiene a negare
“No è che ci vuole un po’ per apprezzarlo, Luca il mio collega invece era entusiasta del fatto che ti piacesse, lui lo conosceva già”
Nel tragitto raccattate un altro orfano dell’autobus extraurbano, ma Cadonet si limita a salutarlo per poi tornare a parlare di musica con te.
La metro comunque è vicina ed arrivate in un istante, ringrazi, scendi raccattando il portatile, lui è lì che ti guarda sorridente, con gli occhi vagamente da triglia di qualcuno che vorrebbe aggiungere qualcosa.
Lo ignori, poi camminando svelta sul marciapiedi ti giri un secondo e agiti la manina “Ciao ciao”, infine scompari dentro la metro coi tuoi anfibietti neri e le calze a rombi.

3.3.05

Naviglio a Corsico

Nevica ancora.
Nonostante sia marzo e si sia più vicini a Pasqua che a Natale, nonostante i problemi logistici e i piedi bagnati, nonostante sia in ufficio e non a casa nel mio letto sotto il mio piumino ikea, non posso non essere felice.
Nevica nevica!!!!
Che figata!!!
Peccato che non ho la macchina altrimenti mi sarei divertita ancora a fare le sgommate sulle rotonde.

2.3.05

ieri nulla di memorabile se non il conto della trattoria pugliese dove ci siamo riuniti per salutare i colleghi che ci hanno abbandonato di recente
sì che due tavoli più in là c'era Finardi, sì che la burrata aveva il suo perché, sì che le bottiglie di vino si svuotavano a velocità warp e che abbiamo dato fondo a lemoncello e mirto, ma quei 40 euro mi sono rimasti un po' sul gozzo
visto e considerato che a venti all'una ci hanno preso di peso e sbattuti fuori dal locale abbassando immediatamente la serranda temendo forse che qualcuno tentasse di rientrare
un collega gentile mi ha riaccompagnato a casa e spero che poi abbia ritrovato la strada per tornare a casa sua, di certo le mie indicazioni all'una di notte non devono essere state chiarissime

1.3.05

mi sono definivamente rassegnata all'idea che non posso permettermi una cucina in rovere grigio e pensili laccati color corda con elettordomestici di classe A... o meglio potrei anche comprarmela a patto di dormire nel sacco a pelo per i prossimi 5 anni e non pretendere di specchiarmi la mattina quando vado in bagno (cosa che a ben vedere non sarebbe nemmeno troppo grave).
oggi in pausa pranzo sono andata a fare un giro all'ikea.
al di là dell'esperienza delle verdure mutanti sommerse da salsina e della mancata associazione da parte dei miei neuroni fra roba che stavo ingerendo - vegetale conosciuto sul pianeta terra, mi sono rincuorata sulle mie possibilità di arredare casa.
ovviamente la cucina che mi piaceva era una delle più care del negozio ed era nera. ma costava comunque la metà di quella in rovere.
comunque sento che sto per entrare nel tunnel dell'"OMmmmioDddio sono sommersa dai debiti voglio morire"
siete avvertiti.