27.2.08

Metti che incredibilmente dopo aver registrato il tuo profilo su di un social network dedicato al lavoro, vieni contattata per un colloquio.
Metti che vai in pausa pranzo e poco prima di uscire ti rendi conto che il maglioncino in seta e cachemere che indossi ha una pericolosa pezzatura in zona ascella nonchè che i collant hanno una smagliatura sulla pianta del piede. Metti che decidi che può andare bene lo stesso, basta tenere le braccia attaccate al busto e non camminare troppo di modo che la smagliatura non raggiunga il bordo dello stivale.
Metti che pensavi di lavorare in un posto sfigato, ma la via dove vai a fare il colloquio è più sfigata ancora.
Metti che suoni al campanello, ma nessuno ti risponde perchè sei dieci minuti in anticipo.
Metti che qualcuno esce dal portone, così tu ti infili dietro di lui, trovi la porta che conduce all'azienda, ma invece della reception ti trovi davanti una stampante.
Metti che ti infili in un ufficio a caso e chiedi informazioni e vieni portato dalla persona con cui hai appuntamento. Metti che la persona ti porta al piano si sopra in un ufficio allestito in un altro appartamento e ti lascia lì con le classiche scartoffie da compilare.
Metti che finisci di compilarle e la persona nel frattempo è scomparsa e tu non sai che fare quindi ti guardi intorno.
Metti che la stanza alquanto scarna è arredata Ikea, tavolo, sedie, libreria billy, orologio di plastica che scandisce rumorosamente i secondi come quello che avevi in foresteria.
Metti che sulla libreria oltre alle candele profumate ed ai vasetti stortignaccoli ikea, ci siano solo dei porta fascicoli. Metti che siano vuoti. Metti che siano i raccoglitori di cartone ikea.
Non ti viene voglia di andartene, nonostante tu non sia al massimo della forma?

26.2.08

La fascinazione del tango l'ho sempre percepita con chiarezza, anche se della danza in sè poco conosco e poco avevo visto, almeno fino a sabato sera.
Che ci sono amici che lo ballano e frequentano riunioni di tanghisti (tangueros?) e capita alle volte di passare a salutarli mentre sono impegnati a volteggiare su e giù in un corridoio di 1,5 m per 3 insieme ad altri appassionati. Ma non è che vedere il tango messo in pratica in tali condizioni ti apra orizzonti lontani, piuttosto ti domandi come facciano a non pestarsi i piedi.
Sabato invece davanti ad una compagnia di professionisti in carne ed ossa non ho potuto fare a meno di restare a bocca a aperta e domandarmi che ne facessero costoro delle leggi della fisica e delle leggi della fiosiologia. Ossia come potessero librarsi in aria con tale leggerezza donne che di certo non definiresti in sovrappeso, ma sicuramente dotate di forme sinuose paragonate alle emaciatissime ballerine classiche. Ed anche come facessero alcuni uomini a saltare e muovere così rapidamente le gambe senza che i legamenti crociati rendessero l'anima al creatore.
Di pari passo all'allungarsi verso terra della mia mandibola di fronte a ciò che avevo di fronte, cresceva l'eccitazione del gruppo di tangueros seduti a centro sala che poco ci mancava che facessero la ola dopo ogni pezzo.
Emblematico anche il commento di un altro neofita, che dopo aver visto il pezzo solista dei due primi ballerini, avvolti in intrecci sempre più arditi a rappresentare la passione che li travolge, sul fermo immagine in cui lui, con mano sapiente le slaccia con un sol gesto il vestito che cade al suolo proprio mentre le luci si stanno spegnendo, se ne esce nel silenzio rapito della sala con un "e la mdaonna", non si sa se riferito alla performance della coppia o alla nudità della protagonista.

25.2.08

Richard Avedon fotografie 1946 - 2004
Per quanto Richard Avedon con le sue foto per Harper's Bazaar abbia segnato una rivoluzione nel campo delle fotografia di moda, abdicando alla staticità, per una immagine dinamica, in movimento, non sono certo le fotografie di moda la ragione per cui vale la pena di andare a vedere la sua mostra allestita allo spazio Forma.
La mostra, con foto vintage, autografate dallo stesso Avedon, ripercorre la carriera del grande fotografo americano, dalle foto del suo viaggio in Italia a Roma e in Sicilia, passando per le foto di moda, fino ad arrivare al fulcro centrale dei ritratti.
Ci sono personaggi famosi, dei giovanissimi Beatles e un altrettanto giovane Bob Dylan, ma c'è soprattutto Marylin, bellissima nel suo abito lamè, ma con quello sguardo perso e stanco che esprime il suo io più profondo e c'è un irriconoscibile Charlie Chaplin, anche lui colto a fine servizio, mentre dopo le foto istituzionali si lancia in una beffa. C'è il petto sfregiato di Andy Wahrol, ma soprattutto ci sono le foto del West. Il ritratto spietato dei suoi abitanti.
Il conciatore di pelli di serpente a sonagli, la fisioterapista, il minatore e il lavoratore nei pozzi di petrolio. Il vagabondo.
La mostra, inaugurata in Danimarca, resterà a Milano fino all'8 giugno, per poi proseguire il giro del mondo.

22.2.08

Qui c'è la rivoluzione e lo smobilito ed un senso di malcontento così grasso e ben pasciuto che se ne gira per i corridoi facendo tremare le sottili pareti divisorie fra gli uffici.
Qui c'è un ramo d'azienda che viene ceduto assieme a tutto il palazzo e ci sono i NonCeduti che si aggirano per i corridoi tronfi come se avessero vinto al superenalotto e non dovessero più lavorare un giorno in vita loro.
I Ceduti dal canto loro tramano vendette e ripicche e istigano all'escalation verso i vertici e per fortuna nessuno porta al braccio la Valigetta Nucleare che altrimenti qui ci sarebbe un cratere e un fungo atomico che si allarga fino all'Auchan di Cesano.
Nel mezzo ci siamo noi le risorse, che rimaniamo nel palazzo come la moquette sporca, gli armadi con le serrature rotte e i boccioni dell'acqua vuoti fino a nuovo avviso.
In questo clima di smobilito, una delle figure principali, il Manutentore, ha già cambiato sede. Non sia mai che l'Azienda spenda soldi per mantenere in stato decoroso il palazzo che ha ceduto.
Ci sono quindi lampadine che si fulminano e non vengono sostituite, impianti di condizionamento che invece di eliminare il fumo dallo sgabuzzino fumatori, lo riversano nell'ufficio soprastante.
Ci sono chiazze sulla moquette ed odore di gabinetto davanti agli ascensori e non si capisce se qualcuno per sfregio ha deciso di fare pipì sul pavimento o se anche la ditta delle pulizie ha tagliato sui detersivi.
Io aspetto e ridacchio immaginando quel che succederà quando come ogni mese si bloccheranno i cessi e sarà ora di chiamare la prontospurghi e nessuno si prenderà l'onere di farlo.
Rido, ma non c'è un cazzo da ridere ora che ci penso, che la porta del mio ufficio è a meno di due metri da quella del cesso maschile e in caso di tsunami non sono convinta che la porta a vetri mi salverebbe.

21.2.08

A Capodanno, su di uno di quei giornali da donna particolarmente stupidi, quei giornali che mi sento autorizzata a comprare e a leggere solo quando sono in aeroporto, leggevo un articolo sul non mantenimento dei buoni propositi.
Non so se fosse il classico studio di una equipe di psicologi di qualche università americana o solo il frutto del lavoro una giornalista che per mettersi in pace l'anima preventivamente inanellava una dietro l'altra ragioni per cui venir meno ad un impegno preso o a un buon proposito poteva rivelarsi la miglior cosa da fare.
Solo la bronchite ed una sosta forzata dalla miriade di impegni che come ogni anno ho incastrato a viva forza nelle mie serate, mi ha portato a rivalutare quanto letto e a pormi davanti allo specchio a chiedermi cosa stavo facendo, se ne valeva la pena e se mi stavo divertendo davvero.
Così, soprendendo in primis me stessa, ho deciso di smetter di ballare.
Che la danza è bella, liberatoria, ma bisogna esserci portati o impegnarsi a fondo per avere dei risultati. Ma il tempo è poco e la fatica è tanta e così ho deciso di smettere.

20.2.08

Sandokan

Antefatto, ottobre 2002 (ripescato nei meandri della memoria del mio pc ):
A parte i panettieri palermitani un po’ scontrosi l’unico altro esempio di palermitano da noi conosciuto sul territorio è Sandokan.
Dopo un pomeriggio in spiaggia a Mondello, dopo un giro in libreria alla ricerca di un libro di ricette, eccoci passeggiare per via Maqueda chiusa al traffico alla volta dell’albergo.
E’ una domenica senz’auto, quindi occupiamo senza timore il centro della strada. C’è un tipo in bicicletta che ci segue o forse sta solo facendo la nostra strada. Ci supera e poi si ferma … si mette il kway e intanto ci guarda.
Io sono lì che cronometro, dopo neanche un minuto si avvicina domandando English? Probabilmente fuorviato dalla mia borsa su cui campeggia una bella Union Jack. Mentre C. fissa il manto stradale io rispondo: “Italiane, mi dispiace deluderti”.
Massimo non sembra scoraggiato, anzi sfodera in sequenza tutte le domande del caso: QuantiAnniAvete? DiDoveSiete?SieteInVacanza?StudiateOLavorate? e via di seguito….
Giunti ad un bivio le strade si separano… noi chiediamo indicazioni su dove mangiare la sera, lui estorce un numero di telefono.. il mio ovviamente.

Seguendo le indicazioni di Sandokan quella sera riuscimmo nell'impresa quasi impossibile di mangiare male in Sicilia. Mentre un po' piccate ci stavamo dirigendo verso l'albergo lui, che evidentemente era stato appostato da qualche parte in attesa che uscissimo, ci si fece incontro con l'aria di quello che passava di lì casualmente. Finimmo in un qualche parco della città dove si svolgeva la classica festa dell'unità e dopo aver deciso che non valeva la pena di ascoltare il gruppo che si esibiva, restammo seduti su di una panchina a fare quattro chiacchere.
Sandokan tenne banco ed estraendo un biglietto da visita che recitava "imbianchino, muratore, elettricista, musicista, doratore" ci raccontò la storia della sua vita. Non ricordo molto, oltre al biglietto, se non che mentre lavorava come muratore aveva avuto un incidente era caduto da una scala ed aveva battuto la testa contro ad un tubo, riportanto il temibile "effetto campana" di cui riportava ancora gli strascichi. Dopo ci riportò all'albergo dove io e C. finalmente libere potemmo sganasciarci dalle risate pensando all'effetto campana. Il giorno dopo partimmo per Trapani e di S. perdemmo le tracce.

Ieri , chiamata non risposta sul cellulare.
Sempre ottimista, pensando che si tratti di lavoro, richiamo.
- Sono Ginevra ho trovato una chiamata da questo numero sul mio cellulare
- Ginevra sono Massimiliaaaaano di Palermo... Sandokan. Ti ricordi di me?
Come dimenticare l'effetto campana?
Così contro ogni logica resto al telefono e faccio quattro chiacchere per sapere che cosa combina l'assurdo personaggio.
Fra le innumerevoli identità adesso indossa quella di musicista in tour per la Sicilia nonchè di aderente al movimento xyz.
E per non smentire il Marito quando dice che "i tarlocchi nel mondo si conoscono tutti", anche io bazzico il movimento xyz ed ovviamente io e la Tigre di Palermo scopriamo di avere delle conoscenze in comune.
Questo mi è valso un invito a Palermo con ospitalità e tour della città gratuiti.
Tarlocchi di tutto il mondo unitevi.

19.2.08

Il fatto di essere portatrice sana di carta di credito e di rughe di espressione mi rende un facile bersaglio per la più temibile categoria di commesse: le commesse di profumeria.
E così oggi, quando ho messo piede nell'antro delle commesse rapaci, decisa a comprarmi una crema per il viso, una crema già provata ed apprezzata, ho pensato bene di dirigermi con decisione verso l'espositore, aprofittando della confusione alla cassa per passare inosservata.
Inutile dire che davanti allo scaffale subito sono stata preda di dubbi: prendere la crema o prendere il gel?
L'indecisione mi è stata fatale, in un attimo una commessa boccolosa con due improbabili occhi viola panda mi è stata addosso.
Così, mentre a poca distanza una commessa bionda redarguiva la signora con passeggino per l'utilizzo inappropriato di non so quale prodotto, la commessa panda per nulla spaventata dal fatto che fossi 20 cm più alta di lei mi faceva il caziatone per la mia scelta.
Non sono a conoscenza del fatto che le creme idratanti sono per le pelli giovanissime? Non mi rendo conto del fatto che alla mia età è il caso di NUTRIRE la pelle? E del contorno occhi che vogliamo farne, non lo vedo che è SEGNATO?
Alla fine travolta dal torrente in piena mi faccio convincere a prendere una crema che contrasti le rughe d'espressione, ma resto inamovibile sul fatto che voglio una sola crema e che il mio contorno occhi coninuerà ad essere nutrito da ciò che giace sul mobiletto del mio bagno fino ad esaurimento scorte.
E con questa sono arrivata almeno alla quarta marca di crema per il viso, senza contare quelle da "supermercato" e i campioncini.
Posto che l'ultimo residuo di senso morale che mi rimane mi impedisce di spendere cifre con cui si potrebbe sfamare un bambino per sei mesi in Senegal per 50 ml di crema, esisterà una crema che veramente faccia la differenza? Nessuna di quelle provate fino ad ora ha fatto sì che la mattina io apparissi più fresca e riposata, nè tantomeno che dopo una giornata di lavoro, la mia faccia da cane bastonato acquistasse maggiore rilassatezza. Che sia crema del supermercato o crema pagabile unicamente in petroldollari, la faccia rimane quella, ogni singolo poro.
Il dubbio è proseguire nella ricerca affossando gli scrupoli morali o permettere alla natura di fare il suo corso?
A mis entrañables compatriotas, que me hicieron el inmenso honor de elegirme en días recientes como miembro del Parlamento, en cuyo seno se deben adoptar acuerdos importantes para el destino de nuestra Revolución, les comunico que no aspiraré ni aceptaré- repito- no aspiraré ni aceptaré, el cargo de Presidente del Consejo de Estado y Comandante en Jefe.


E anche Castro è andato in pensione.

18.2.08

Ma sono scherzi da fare? Da quando in qua l'esame orale si fa prima dello scritto? Una si iscrive all'esame dell'8 marzo e le arriva la comunicazione che sì a marzo ci sarà lo scritto, ma che l'orale è il giorno che non esiste, il 29 febbraio.

14.2.08

Vorrei scrivere qualcosa con una capo ed una coda, solo che sono troppo allibita.
La polizia si muove per telefonate anonime che denunciano feticidio?
E si precipita in ospedale a due ore dall'operazione per sequestrare le cartelle cliniche?
Del resto con tutto il parlare che si fa sulla moratoria della 194, non ci si può stupire più di tanto se qualcuno prende un po' troppo sul serio l'associazione aborto - condanna a morte.
Ma dove siamo, dove stiamo andando?
Per fortuna le donne sono scese in piazza.

13.2.08

Il lavoro notturno nel finesettimana mi ha prostrato oltremodo, senza contare che la settimana è iniziata ai ritmi pre bronchite e che con l'esame alle porte il concetto di tempo libero si è misteriosamente dissolto.
Agli impegni che già di loro sarebbero faticosi, si aggiunge la tensione del non sapere in quale punto dell'ottovolante emotivo è una persona che devo vedere.
E il non riuscire a stabilire una linea di confine fra la empatia per le digrazie altrui e un sano egoismo.
Chi vivrà vedrà.

10.2.08

Come da tradizione il lamento di chi deve lavorare di notte.
Ma proc putt

8.2.08

Ieri avevo la testa gonfia come un pesce palla in posizione d'attacco e la sensazione di essere in un acquario.
Oggi il mio senso dell'equilibrio è rimasto a casa, mentre io insolitamente mattiniera me ne sono venuta al lavoro.
Così, salendo in ascensore ho urtato i piedi (invero di dimensioni rimarchevoli) di uno dei tizi che era già dentro, ho pericolosamente ondeggiato rischiando una caduta all'indietro e grazie a dio non ho cavato gli occhi a nessuno mentre, come Gatto Silvestro, agitavo le braccia nel vuoto per ritrovare la posizione eretta.
Più tardi, ho inciampato nella scrivania di un collega rischiando nuovamente un carpiato, anche qui i riflessi pronti mi hanno fatto ancorare al bordo e non ci sono state conseguenze di rilievo.
Gli antibiotici comunque sono una mazzata e comincio a sospettare che la mia calma zen di questi giorni sia dovuta a loro più che al raggiungimento di un equilibrio interiore. Perchè hai voglia ad essere bonzi, ma il mio capo è talmente un coglione, ma così coglione, ma così coglione che riesce a fare delle battute così idiote che meriterebbe di essere pugnalato ripetutamente con la biro. Invece è ancora vivo.

7.2.08

Per questa settimana la mia vita procede in sordina. Il rientro in ufficio e gli accadimenti di ieri sera mi sembrano sufficienti per il mio fisico debilitato. Niente danza, niente palestra, niente uscita con gli amici. Divano aspettami, sono tua!

6.2.08

L'unica spiegazione plausibile alla mia giornata odierna è che adesso qualcuno suoni alla mia porta dicendomi che sono su Scherzi a parte, Candid Camera o che a mia insaputa sono stata arruolata per un progetto scientifico sulla resistenza della psiche umana a stimoli negativi.
Nel caso in cui fosse vera la terza ipotesi credo di aver dimostrato di avere un self control paragonabile a quello di un monaco zen.
Dopo aver passato la mattina a trastullarmi con l'immagine dei miei capi che muoiono fra le fiamme fra atroci sofferenze a seguito di uno scontro frontale fra le loro auto aziendali, ho deciso di prenderla con filosofia:
uno di meno con cui sgomitare.
Il prossimo che prova a fregarmi però lo meno.
E così stamattina mi sono stirata i capelli, ho coperto le occhiaie con un etto e mezzo di correttore, ho spalmato il fondotinta, messo la camicetta, fatto i bagagli e mi sono avviata verso l'ufficio.
Prima ho fatto una pausa dal dottore che mi ha dato la sua benedizione per il rientro al lavoro, poi ho lottato con l'auto che dopo 5 giorni di inattività ed il diluvio di lunedì non ne voleva sapere di partire.
Quando finalmente sono arrivata nella landa desolata, mentre schivavo camion in manovra e buchi nell'asfalto e la sagoma dell'ufficio ad ogni passo incombeva, una sensazione di malessere ha cominciato a serpeggiare lungo la mia schiena.
Ho iniziato ad immaginare di dover litigare con qualcuno, che la mia scrivania fosse occupata, che mi avessero disconnesso la rete o che arrivasse qualcuno a dirmi "sorry you're DISMISSED" e che tutti mi additassero dicendomi "what a fucking looser" (questa ultima immagine probabilmente derivante da una prolungata assunzione di antibiotici e cortisonici).
Arrivata nella mia stanzetta, salutati i colleghi, aperta la mail senza che nessuno degli eventi sopracitati si fosse verificato, ho capito quale fosse la ragione del mio malessere.
Due mail, due persone che abbandonano questo cliente per essere trasferiti ad altre attività. Di uno si sapeva, dell'altro no. Quello di cui non si sapeva è un mio collega, che lavora nel mio gruppo, che ha suppergiù le mie stesse competenze e che da lunedì sarà fuori di qui. Quando il mio capo mi aveva promesso giurato e spergiurato che la prima persona dell'azienda ad avere diritto di godere del turnover ed uscire da sto gruppo di merda ero io.
Da convalescente palliduccia mi sono tramutata in erinni ed avessi avuto a portata di mano un corpo contundente più serio di una bottiglietta d'acqua vuota, probabilmente avrei sfasciato qualcosa.
Ho chiamato il mio capo al telefono e mi sono lamentata, sono andata da quello che mi ha fregato e mi sono lamentata, ho scritto una mail ad una terza persona e mi sono lamentata. Adesso mi sto lamentando qui, nella speranza di trovare la calma e di non strangolare nessuno.
PS Lo so lamentarsi non serve a niente, bisogna farsi delle competenze, emergere dalla media, essere sempre presenti e puntuali anche quando non rischiesti, efficienti, portare valore aggiunto sempre ed in ogni momento. Se non ti viene data l'occasione di farti delle competenze te la devi creare tu, tralasciando la tua vita personale e studiando di sera, di notte, alla mattina presto e durante la pausa pranzo etc etc etc
Io sarei anche teoricamente d'accordo con tutto questo non fosse che il valore aggiunto richiesto è fuffa. E' avere la cravatta e la giacca ben stirate ed essere in prima fila alle riunioni aziendali, fare convenevoli con le persone importanti, organizzare tornei di tennis o gite sugli sci. Mai una volta che ti venga richiesto come fai quello che sai fare e se lo fai bene. E sì lo so, uno dovrebbe darsi da fare comunque perchè prima o poi ci sarà una persona illuminata che riconoscerà le tue mirabili capacità e bravura e ti porterà in palmo di mano. Però scusatemi, io per oggi al Principe Azzurro ho smesso di credere.

5.2.08

Su consiglio di frammento, dopo aver lungamente lottato per poterne avere una visione confortevole ed altresì capibile oggi finalmente ho visto This is England.
Bel film davvero, qualche problemino a cogliere i modi di dire, ma ne valeva la pena.

4.2.08

Senza capo ne coda.
Non so se il mio organismo mi ha sabotato per reclamare un po' di riposo o se la mia speranza, grazie al vaccino anti influenzale, di passare indenne fra i malanni di stagione fosse solo presunzione.
Fatto sta che sono a casa, con la bronchite. Niente febbre, poca tosse, un po' di fatica a respirare. Ed incomprensibilmente il tempo mi si dissolve fra le mani. Non ho svuotato la lavastoviglie, non ho fatto l'areosol, non ho stirato.
Mi si dirà, ma sei in malattia, riposati!
Chi mi dà una dose di sedativo per cavalli, che a stare a casa mi sento in gabbia?
Nel frattempo, in questi giorni di ozio forzato, ho visto un paio di film catastrofici
Io sono leggenda che non sarebbe stato male, non avesse avuto lo stesso titolo di un libro che parla di cose simili, ma con tutt'altro significato.
28 giorni dopo. Simile come tema, ambientato a Londra invece che a New York, girato con un budget molto minore. Nel mio distorto modo di vedere, questi dovrebbero essere pregi. Purtroppo il film è etichettabile alla voce "una cagata pazzesca".
Ho provato a rivedere Ratatuille, ma mi sono addormentata quasi subito, nonostante il topino cuoco mi faccia impazzire.
Ho provato a vedere This is England, ma il mio portatile si rifiuta di farmi vedere i sottotitoli, quindi ho lasciato perdere, perchè la condizione sine qua non per vedere i film di questi giorni è stare spaparanzata sul divano.
Sono anche riuscita a finire il libro di Pamuck "Il mio nome è rosso". Bello, ma un po' lunghetto.
Vado a svuotare la lavastoviglie.

1.2.08

Uno dei sogni "ancora di salvezza" con cui mi trastullo per sopravvivere indenne alle giornate lavorative e al Coglione senza imbracciare un fucile a canne mozze è l'espatrio. E questa non è una novità.
Che io abbia considerato l'espatrio negli USA dopo anni di anti americanismo feroce, però, è una di quelle cose che stento ad ammettere. Sarà che iniziando a vedere le persone che popolano una nazione, più che le azioni del suo governo, si riesce anche a cambiare idea. E Non Si Sa Mai col suo blog mi ha riconciliato con gli americani.
Il mio espatrio virtuale, si basava sulla considerazione, alquanto egoistica, che una persona dotata di una laurea, si sarebbe trovata in una situazione privilegiata. Con un lavoro che le consente una casa in un bel quartiere, una macchina un'assicurazine sanitaria decente.
Dopo aver visto Sicko ho cominciato ad avere qualche dubbio su questo fatto, la scoperta che in Finlandia l'elettricità costa la metà che in Italia ha poi riportato prepotentemente in auge i paesi nordici.