31.5.04

Vita da ufficio.
Spiazzarli con il candore. Ho appena perso 5 punti sulla patentina da consulente.
Capo: Perche' non hai rilasciato questo modulo?
Io: Perche' ero in vacanza.
Con la calma olimpica di chi non gliene frega un cazzo perche' e' appena tornato dalle ferie ed ha la testa altrove leggo il giornalino aziendale:
"La nostra azienda si distingue dalle altre aziende perche' ha un'anima."
e l'underline e' del giornalino. Ma il nostro amministratore delegato con che faccia scrive queste cose, voglio dire pensa veramente che a ripetercele ogni mese alla fine noi ci convinciamo? Mah!
Considerazioni sulla vita in montagna e sul triste rientro in citta'.
Ovvero perche' stavo tanto bene dov'ero e non avrei voluto tornare indietro.
La vacanza e' stata un toccasana per il corpo (anche se i miei piedi al momento dissentono) e per lo spirito. Quando fai un trekking ti alzi la mattina, fai colazione e sai che quel giorno il tuo scopo sara' andare dal punto A al punto B e goderti il paesaggio. Sai che quando arriverai a destinazione troverai delle persone che hanno fatto il tuo stesso percorso, che condividono con te una passione, quella per la montagna, con cui potrai fare quattro chiacchere e condividere la cena. Puoi lasciare lo zaino incustodito al rifugio e sai che nessuno ti freghera' nulla ( a onor del vero va detto che (1) ci vuol del pelo sullo stomaco per infilare le mani in uno zaino da trekking pieno di roba puzzolente, (2) chi e' quel pazzo che appesantirebbe ancor di piu' il suo carico sulle spalle rubandoti qualcosa). Sai che se una persona ti invita a vedere il tramonto il motivo e' solo che vuol vedere il tramonto e non ha doppi fini. I rapporti umani sono facili, gli scopi sono chiari. Il neurone puo' sonnecchiare in background. Puoi dimenticarti di chi ti ha ferito, puoi dimenticarti delle responsabilita' che ti aspettano, puoi dimenticarti di tutto. Puoi apprezzare un piatto di spaghetti al burro senza formaggio e una doccia gelida che quando hai finito di farla hai mani e piedi blu. Puoi dimenticarti anche che il mondo sta andando a rotoli se per caso questo ti turbava (che di solito e' la prima cosa di cui ci si dimentica anche nella vita di tuti i giorni).
Quando torni poi cemento asfalto e nuvole ti fanno risvegliare in un mondo grigio e triste, per fortuna almeno e' arrivato il biglietto per il concerto dei Pixies.

30.5.04

Capitolo 8. 29/05/2004

Saluti.

Al mattino ci si ritrova tutti a fare colazione, ciascuno pronto a prendere la via di casa per proprio conto. Primi a partire i tedesconi e gli olandesi con la navetta delle otto del mattino per Porto Vecchio: una stretta decisa di mano, un sorriso e un Ciao.
Poi vengono i saluti con i randonnerur dotati di tenda, conosciuti meno proprio per questo motivo. L’armadione stempiato che mi saluta con una strizzata d’occhio.
Infine la discesa a Santa Lucia in macchina con i francesi. Scambio di email fra me e Michel con la promessa di scambiarci le fotografie. Ultima foto di gruppo, baci e abbracci. Gli ultimi che saluto sono i canadesi che hanno scroccato anche loro un passaggio ai francesi.
Ultime cartoline da spedire, poi per ammazzare il tempo che mi separa dall’arrivo del bus per Bastia decido di andare al mare. Peccato che Santa Lucia di Porto Vecchio non sia sulla costa. Mi avvio fiduciosa per la strada che porta alla spiaggia di Pinareddu: 50 minuti ad andare, 50 a tornare e 2 ore di spiaggia.
Alla fermata del bus incontro un gruppo di persone che parlano tedesco, poi una estrae un giornale, la repubblica. Perplessa non dico nulla fino a che uno di loro mi squadra tentando di capire dal mio abbigliamento la nazionalità, ma io dissimulo bene la mia italianità (di solito tutti quelli che attaccavano discorso senza sapere di dove fossi mi chiedevano se non fossi inglese) e quello si limita a dire a voce alta la marca del mio zaino, Salewa. Al che me ne esco con “Sono italiana” e loro “Ah wunderbar, anche noi”. “Ma di dove?” “Di Bolzano”. Ah ecco!
A Bastia mi ritrovo in mezzo allo shopping del sabato pomeriggio e isterica per il troppo casino appena posso mi imbarco sulla nave con lo zaino che ormai con tutte le birre che ci ho ficcato dentro peserà almeno 16 kg.
La vacanza è finita. Peccato. E’ stata una gran vacanza.
Capitolo 7. 28/05/2004.

Verso Conca.

La mattina parto da sola verso le sette, i mattinieri sono già andati da un pezzo e i tedesconi hanno deciso di prendersela comoda.
C’è il sole e in mezzo al verde dei pini si vedono le Rocche di Bavella che splendono di riflessi rossi. Cammino nel bosco e il sole giallo del primo mattino crea strani riflessi in mezzo agli alberi. Sembra di essere in un mondo fatato. Nessun rumore oltre quello dei miei passi. Il sotto bosco mi riserva una sorpresa: ciclamini ovunque. Ora per me il ciclamino è quella pianta di svariati colori (e non solo color ciclamino) con i fiori abbastanza grossi che se non la trovi all’esselunga comunque la becchi dal primo fioraio e viene bene da regalare quando vai a fare visita all’ospedale a una vecchia zia. Vedere una tale quantità di ciclamini selvatici mi ha fatto sentire ancora di più a spasso per un bosco magico.
Uscita dal bosco mi trovo su di un tratto di roccia a placche, davanti a me sulla distanza il blu intenso del mare. Scendendo poi la vegetazione si tramuta nella classica macchia mediterranea, bellissima coloratissima, ma arcinota: margherite cespugli d’erica etc etc. Fa caldo, l’odore intenso della macchia e il ronzio dei calabroni mi stordiscono un po’. Comincio a incontrare gente sul sentiero, l’incanto da esploratore di mondi magici finisce.
Ad un certo punto supero un signore che mi guarda da sotto la sua fascia di spugna da tennista e con aria stravolta mi dice “Ah, vous-etes l’italienne”, non trovo altro che replicare “Oui. A plus tard” mentre lo supero.
Il sentiero non si presta molto alla sosta quindi decido che mangerò una volta arrivata in paese alla Gite. Fortunatamente essendo arrivata alle 12 , dopo 5 ore di cammino come indicato dal libretto, trovo posto in una stanza da cinque ancora vuota. Posso scegliermi il letto che più mi aggrada ed usufruire per prima della doccia immacolata.
Arrivano poco dopo di me i tedeschi. Gli zaini aperti e il contenuto sparso per la stanza fanno pensare che ci sia stata una esplosione, mai come quando ci raggiungono altri due francesi.
Pranzo al bar dove con sorpresa trovo la seconda ragazza di colore (la prima era la gestrice della gite), mangio un paninazzo costituito da mezza baguette spalmata di burro e ripiena di coppa, salame corso e cetriolini, il tutto condito da una birra Pietra. Scopro poi che la barista e la ragazza alla gite sono parenti (anche del macellaio), non so perché ma trovare una enclave di persone di colore in un paesino di semi montagna in Corsica mi ha un po’ stupito.
Il giorno procede in piacevole ozio sulla terrazza della gite, ascoltando le chiacchere di Nellie, Francine e Carol (la canadese), con tre figli a testa che discutono sul fatto che nella vita di una donna arriva un momento, quando i figli si fanno grandicelli, che poi una si mette a fare sport etc etc (insomma discutevano di menopausa o giù di lì) e sul quanto sono credenti. Ottimo esercizio per allenarmi a capire il francese, ma non a praticarlo, quasi più per mancanza di argomenti che di nozioni grammaticali. Facendo anche la conoscenza con randonneurs sino a quel momento visti solo di sfuggita. Tutto piacevolmente seduta al sole con l’immancabile birra davanti.
La sera ceniamo e poi con le macchine in affitto dei francesi andiamo a prendere il gelato a Portovecchio.Rientro in stanza a mezzanotte quando tedesconi e francesi stanno dormendo.
Capitolo 6. 27/05/2004

Les Aguilles de Bavella.

Ovvero Asinau - Paliri (1055m), ovvero 14 Km per la variante alpina.
Come al solito mi alzo dopo i francesi, quando emergo dal dormitorio (loro sono ormai aficionados del pavimento della cucina) vedo Michel che sta partendo. So che hanno deciso di separarsi in due gruppi: Michel Francine e Jacques faranno la variante alpina, Nellie che soffre di vertigini, Guy e Jean Luis la via normale, ma non gli chiedo se hanno mantenuto il proposito anche se il cielo minaccia pioggia.
Dal rifugio scendo nel bosco, attraverso il ruscello, mi fermo a consultare il libretto nel timore di aver perso l’indicazione della variante alpina e vengo raggiunta dai tedesconi. Li lascio passare, ma mi metto alle loro costole visto che comunque il sentiero è abbastanza pianeggiante e riesco a tenere il loro ritmo.
Arrivati finalmente al bivio per la variante loro proseguono dritti e imperterriti per la via normale. Io guardo il cielo, guardo il cartello, riguardo il cielo, penso che la variante è più spettacolare e me ne frego del grigiore, le nuvole sono alte e spero di sbrigarmela prima che si abbassino.
Peccato che dal tranquillo sentiero nel bosco la variante ti faccia salire sulla costa del monte con una serie di tornanti strettissimi che ti costringono nel giro di poco tempo a portarti sulla cresta delle rocche di Bavella. Io per timore che le nuvole si abbassino li faccio speditissima mettendo a dura prova le mie coronarie.
Fortunatamente arrivata in cresta comincio ad incontrare gente e mi rassicuro sul fatto che non sono l’unica testa di cavolo che nonostante il brutto tempo passa per la variante, magari un po’ incosciente, ma in buona compagnia.
La variante non è poi così difficile come la dipingono, c’è un solo tratto di roccia attrezzato con una catena e la fatica più grossa è strasciare fra le due rocce che lo chiudono sulla cima avendo in spalla lo zaino. Peccato per il tempo grigio e il vento che rendono il paesaggio un po’ spettrale e non mi fanno godere la sosta. Quest’ansia da pioggia in arrivo fa sì che nel tratto Asinau – Col di Bavella io impieghi 3 h 50 minuti invece delle 4 h 20 previste dal libretto. Arrivo al bar dove raggiungo i francesi che si spaventano per la stanchezza disegnata sulla mia faccia. Loro mi propongono di fermarmi e pranzare lì, ma io so che se metto le gambe sotto al tavolo e mi faccio uno stufato nessuno e niente potrà schiodarmi di lì così bevo l’immancabile birra Pietra (al rifugio di Paliri non hanno provviste né tanto meno birra in vendita) e mi mangio una fettona di torta di castagne. Poi prima che la stanchezza mi colga mi metto in cammino, giusto nel momento in cui comincia a piovere. I francesi, per la cronaca, stremati dal pranzo e allettati dalla prospettiva di una doccia calda si fermano a dormire nella gite di Bavella.
Sono a 1218m e devo arrivare a i Paliri che è a 1055 m, parto rilassata credendo di dovermi fare solo un bel pezzo in discesa. Invece sono punita: si scende sì fino sui 1000m ma poi si risale fino a 1260m (Foce Finosa) per poi arrivare a i Paliri. La pioggia smette quasi subito, ma l’umidità nel bosco è tale che durante la salita mi ritrovo a pensare che sto sudando birra, il che non è piacevole.
I miei percorsi mentali, già non perfettamente lineari, sotto il peso di una stanchezza acuta si fanno vagamente perversi. E così arrivando in prossimità del rifugio, al limitare del terreno di competenza del guardiano, vedendo il sentiero ben curato, le pietre disposte a gradino, le ringhiere fatte con i rami degli alberi mi trovo a pensare di star entrando nell’antro del capitano Kurtz ( e dire che ci sono i pini e non le mangrovie) e mi aspetto di veder apparire da un momento all’altro una testa infilzata su di un palo. Invece mi trovo davanti una casetta delle bambole, con il camino fumante e un giardinetto curato con pietre dipinte di bianco e di rosso (colori del segnavia del GR20). Il guardiano, lungi dall’essere lì a scopo di lucro come tutti gli altri guardiani è il perfetto guardia boschi, amante della natura. Mi lascia scegliere il mio letto nel dormitorio, mi indica sorgente doccia gabinetto etc etc, mi invita ad andare in cucina a scaldarmi al calore della stufa a legna. Fantastico. La sera ci ritroviamo in cucina io, i tedesconi, i due olandesi e finalmente ci si raccontano (in INGLESE!!!) aneddoti di montagna confortati dal calore della stufa.
Capitolo 5. 26/05/2004

Il monte Alcudina.

Distanza 14,5 Km.
Dall’Usciolu si sale fino alla Bocca di a Scadatta (1805 m), teatro degli addii della sera precedente e del mancato couche du soleil. Si fa un pezzetto in cresta e poi si scende fino a Bocca di l’Agnone (1570m).
Si attraversa una zona collinosa verdissima contornata dagli alberi, ornata delle immancabili mucche al pascolo e da un ruscelletto gorgogliante.
Si arriva ad un fiume il Furcinescu per attraversare il quale c’è il classico ponticello alla Indiana Jones in travi di legno e cavi di acciaio. Io l’ ho imboccato spedita perché non mi faceva particolarmente paura e ne avevo già attraversati altri simili, peccato che questo fosse particolarmente elastico e che i miei 14 kg di zaino facessero sì che la pressione esercitata dal mio piede sul cavo elastico fosse maggiore di quanto pensassi. Insomma al centro del ponte ho rallentato temendo di fare la fine di Will Coyote e di essere catapultata dal ponticello imbizzarrito direttamente dentro il fiume (che poi era basso e si sarebbe potuto tranquillamente guadare).
Da lì comincia la salita che più o meno ripidamente porta sulla cima del monte Alcudina a 2134 m.
In zona passerella ho beccato i genitori adottivi francesi e sono salita assieme a loro per un pezzo. Ci siamo fermati sui 1800 m per pranzare. Poi sono ripartita sola ed ho raggiunto la cime del monte. C’era un tempo incredibile, il sole fortissimo, il cielo azzurro intenso. Sulla vetta alla mia destra potevo vedere il Golfo di Ajaccio, a sinistra il golfo di Portovecchio, davanti a me la Sardegna e alle spalle le montagne da cui provenivo. Un panorama mozzafiato.
La discesa dall’Alcudina è un po’ un tormento: ripidissima, con qualche tratto di neve, qualche tratto di placche rocciose e tutto il resto sentiero pietroso di rocce smosse.
Per quasi tutta la discesa uno è in vista del rifugio e non ho ancora deciso se sia cosa buona o meno, da un certo punto di vista sai sempre quanto ti manca all’arrivo, ma ci sono momenti in cui ti sembra di essere fermo inchiodato e il rifugio un miraggio nonostante tu stia saltellando cadendo e prendendo storte da una buona mezz’ora.
Il gestore del rifugio dell’Asinau è un ragazzo tatuatissimo e abbastanza giovane che non parla il corso. Inizialmente mi ha detto che il domitorio era completo e che mi sarebbe toccato un materasso poggiato sul pavimento della cucina, ma poi l’afflusso continuo di gente gli ha fatto cambiare idea. Mi ha proposto di far stringere la gente su di una fila di materassi precisando che mi avrebbe fatto dormire à cote d’une femme, poi visto che la ricerca della ragazza si faceva complicata gli ho detto che non mi importava che fosse una ragazza e allora ha fatto stringere i due tedesconi bionici che mi hanno lasciato una fetta di materasso.
La sera mi sono aggregata ai francesi che hanno ordinato il pasto al ragazzo del rifugio. Dopo l’immancabile piatto con coppa e salame corso è arrivato il primo: spaghetti al burro (con poco sale). Non l’avrei mai detto, ma mi sono fatta fuori il mio piatto di pasta con una soddisfazione incredibile. Tra l’altro nota di merito al ragazzo che li aveva cotti anche abbastanza bene (è venuto a chiedere la mia approvazione e gliel’ho concessa volentieri).
Capitolo 4. 25/04/2004

L’uomo di Chamonix.

I francesi prevedendo una tappa impegnativa si sono alzati come loro solito alle 5.30.
Prati (1820 m) Usciolu (1750 m) su di una distanza di 12 Km prevede un pezzo in cresta con attraversamento in orizzontale di un nevaio, la discesa fino a Bocca di Laparo (1525 m), una salita ripida fino a Bocca di a Formicola (1981 m), un’altra cresta rocciosa e infine la discesa fino al rifugio di Usciolu. Il libretto indica come tempi 5h 45, io ce ne ho messe 6.30 con le pause molto brevi.
Mi sono alzata con i “pigri” verso le 6.10, ho fatto colazione e poi me ne sono partita con fare tranquillo. Arrivata sulla cresta poco prima del nevaio sono stata raggiunta a grandi passi da un tizio non molto alto, ma squadratissimo con in spalla uno zaino enorme. Nell’insieme, un po’ per la velocità, un po’ per la stazza, un po’ per i lineamenti squadrati mi ricordava una locomotiva, di quelle a carbone, nere e mastodontiche. Vedendomi si è fermato un attimo ed abbiamo fatto conversazione (oddio conversazione è una parola grossa diciamo che ho risposto col mio orribile francese alle sue domande), solite cose “che ci fai tutta sola? Ma fai tutta la parte sud? Fai attenzione che c’è la neve sulla cresta etc etc”. Ci siamo salutati e nel giro di un secondo era scomparso. Ho scoperto poi a posteriori parlando con l’olandese che Mr Locomotiva stava facendo tutto il GR20 due tappe alla volta con uno zaino da 36 Kg e veniva appunto da Chamonix.
Da qualche parte fra la fine della prima cresta e la Bocca di Laparo ho raggiunto e superato i miei genitori adottivi francesi, sulla salita alla Formicula ho doppiato il gruppo di 5 francesi, ma sono stata raggiunta dai due tedeschi. Mi sono ripromessa di fermarmi a pranzare quando lo avessero fatto i tedeschi e infatti così è stato… peccato che loro si siano fermati solo una volta arrivati al rifugio. La cosa poi non è stata negativa visto che così facendo ho beccato l’ultimo letto disponibile nel dormitorio.
Sulla cresta, su di una roccia assolata mi sono imbattuta in un nugolo di coccinelle. Una chiazza rossa delle dimensioni di una piadina, incredibile. L’ho interpretato come un segno di buon auspicio per il futuro, vedremo.
Dopo cena quindi verso le 19 ( i ritmi del trekking portano ad orari completamente sfasati rispetto a quelli della vita di tutti i giorni) Michel (il papà adottivo più giovane) mi ha invitato a vedere il tramonto. Siccome c’era una bella salitaccia da fare nessuno degli altri si è aggiunto. Putroppo siamo arrivati in zona tramonto troppo presto, il sole era bello alto e non ne voleva sapere di scendere, in compenso c’era una brezzolina gelida che ghiacciava le ossa. Siamo rimasti un po’ a chiacchierare nel nostro misto di italiano francese e patois, poi abbiamo rinunciato. In quel mentre è comparso il tedesco rasta che mi ha annunciato che era troppo stanco e il giorno seguente avrebbe abbandonato il trekking svicolando verso il paesino di Zicavo. Abbiamo fatto le presentazioni insieme agli addii: si chiama Jan e ritenterà il prossimo anno con la parte Nord e con uno zaino più leggero.
Capitolo 3. 24/05/2004

Capannelle (1586 m) – Prati (1820 m) .

Nonostante il padrone della gite (il quale mi aveva subito individuato come italiana e si divertiva a parlarmi in corso) mi avesse assicurato “dumani il tempu è bellu”, tempo di alzarsi e fare colazione (i miei 6 genitori adottivi francesi avevano deciso di partire nottetempo senza fare colazione) al momento di partire erano tornate le nuvole.
La tappa di lunghezza stimata 14 Km prevedeva una discesa parte nel bosco, parte all’aria aperta fino a col di Verde (1289 m) per poi presentare una terribile e interminabile salita fino a Bocca d’Oru (1840 m) e un ultimo pezzettino in cresta fino al rifugio di Prati.
Sono partita con alle spalle i due canadesi (marito e moglie) con cui avevo diviso la stanza e (sorpresa!) il rasta biondo. Sentendomi pressata alle spalle ho affrontato il primo pezzo, parzialmente in discesa, a velocità superiore alle mie possibilità, mantenendo comunque la mia posizione in testa. Dopo un paio d’ore di cammino sostenuto sono stata salvata dal ruscello di Canareccia che non essendo proprio immediato da attraversare, ha spezzato il ritmo. Passato il ruscello con l’aiuto di un ragazzo olandese mi sono fermata a fare quattro chiacchere con il rasta, il quale mi ha apostrofato con un “you’re quite fast, i didn’t expect it”. Gli ho spiegato che era una finta perché a quel punto ero un po’ scoppiata. L’ho abbandonato mentre si rinfrescava nel ruscello ed ho proseguito il cammino nel bosco. Il paesaggio era reso abbastanza spettrale dalle nuvole basse e mi sentivo un hobbit nella nebbia. Uscita da bosco ho raggiunto i miei amici francesi e mi sono fermata un pochino con loro per poi seminarli di lì a poco. Sulla strada per Bocca di Verde è sbucato finalmente il sole. Un’invitante area da pic nic mi ha suggerito che fosse ora da pranzare. Il mio doveva essere un rapido spuntino, ma mentre me ne stavo al sole sono stata raggiunta dai francesi che mi hanno convinto a pranzare con loro con la promessa di un caffè a fine pranzo. La risalita post prandiale è stata a dir poco micidiale, 551 m di dislivello sotto il sole in piena digestione non li raccomanderei a nessuno. La vista da Bocca d’Oru della costa fra Ghisonaccia e Solenzara ci ha ripagato degli sforzi. Il rifugio di Prati è appunto in mezzo ad un gigantesco prato in cui sono stati paracadutati gli americani durante la seconda guerra mondiale per liberare la Corsica o almeno così dice una stele commemorativa. A Prati ho subito conquistato la simpatia del gestore che voleva offrirmi una seconda birra, dopo che io ne avevo acquistata e bevuta avidamente una. Il fatto di essere l’unicA italianA e il fatto che girassi sola mi dotava di un certo appeal presso i gestori corsi. Prima di cena ho fatto conversazione con il rasta biondo, ho scoperto che era tedesco e che si era organizzato il trekking in tre giorni una volta scoperto che poteva avere un passaggio gratis su un autobus diretto in gita scolastica in Corsica. Si lamentava di aver fatto lo zaino troppo pesante e di esser stanco.
Capitolo tre. 23/05/2004

L’adozione.

La tappa Vizzavona (920 m) – Capannelle (1586 m) a detta di mio padre che l’aveva fatta in giornata avanti e indietro non era poi così difficile. La guida però indicava una lunghezza di 13,5 Km con un dislivello iniziale di 720 m da percorrere in 2h e 45 minuti. Durata complessiva della tappa 5h 15 minuti. Contando che la salita si snoda praticamente all’interno della foresta e che il giorno prima a Vizzavona aveva piovuto, il mio battesimo sul sentiero mi ha visto ansimare nell’umidità del bosco per buona parte della salita.
Nel bosco ho superato un gruppo di 5 francesi che avevo già visto a cena alla Gite i quali vedendomi arrivare si sono dati di gomito dicendo qualcosa che suonava all’incirca la jeune fille arrive e poi molto gentilmente mi hanno offerto dell’acqua e delle albicocche secche. A onore del vero va detto che il mio unico neurone era troppo annebbiato della fatica per formulare una risposta cordiale e in francese, quindi ho declinato l’offerta, ringraziato e sono passata oltre senza fermarmi per non perdere il ritmo ansimata-passo che avevo faticosamente raggiunto. Temo di essere risultata un pò scortese.
Usciti dalla foresta si fa un pezzettino in cresta per poi scendere alle Bergeries d’Alzeta, delle graziosissime casette in pietra dotate di recinti per gli animali, desolantemente sprangate in quanto evidentemente non era ancora il momento di portare le bestie al pascolo. Lì c’era un piccolo guado e ho lasciato passare due coppie di francesi in modo da studiare la loro tattica di attraversamento ruscello.
Mi sono fermata per il pranzo in una bella radura dopo un altro tratto nel bosco, ma l’abbassarsi delle nubi mi ha suggerito che fosse il caso di lasciar perdere baguette e formaggio e continuare velocemente. Ho scoperto così di essermi fermata per il pranzo a poco meno di dieci minuti dall’arrivo.
Il rifugio di Capannelle era chiuso e quindi sono scesa alla Gite U Fugone, dove ho rincontrato i 6 francesi. Dopo una doccia calda sono scesa al bar dove la tv era accesa sul gran premio, nel frattempo fuori aveva iniziato a diluviare. Finiti il gran premio e la pioggia, il francese compagno di stanza della sera prima (che avrei poi scoperto chiamarsi Michel) e uno dei suoi compari (Jacques) mi hanno invitato ad andare fino al Lac de Bastani. Erano le 5 del pomeriggio e contando che prima delle 19.30 non si cenava ho accettato volentieri. Sono stata così adottata dai sei francesi, che la sera mi hanno fatto sedere al loro tavolo. Oltre a Michel e Jacques c’erano Francine e Guy (che avrei scoperto dopo essere marito e moglie), Jean Luis e Nellie, la più anziana. Penso di aver turbato i loro spirito protettivo da genitori avendo saputo che camminavo da sola.
Capitolo due. 22/05/2004

Narcolessia.

Sono arrivata a Bastia alle 7 del mattino. Dato il bel tempo ho deciso di passare la mattinata al mare e prendere il treno per Vizzavona solo nel pomeriggio. Prima ho sonnecchiato sugli scogli della passeggiata vista porto, poi ho fatto la spesa, infine sono andata a cercarmi una spiaggia. Scavalcati porto e porticciolo in direzione di Capo Corso finalmente ho trovato una spiaggetta sassosa che ricordava tanto quella di Vesima.
Ho fatto il primo bagno della stagione, se i miei 45 secondi di permanenza in acqua con relative due bracciate si possono chiamare bagno. Ho sonnecchiato ancora mentre il sole asciugava il costume, verso l’una in preda ai miraggi per il troppo caldo mi sono poi diretta alla stazione. Ho contato 23 Harley Davidson posteggiate in piazza S. Nicholas. Gli Hell’s Angels francesi a quanto pare si erano dati appuntamento in zona o forse ero ancora preda di un miraggio. In stazione ho individuato un randonneur rasta biondo, ma siccome ero comodamente sdraiata sul gradino in cemento di un deposito ho lasciato perdere qualsiasi tentativo di conversazione e ho sonnecchiato al sole per un paio d’ore fino all’arrivo del treno.
A Vizzavona la scelta della Gite a cui alloggiare non si è posto: era aperto solo l’hotel I Laricci.
Fortunatamente c’era ancora posto, sono finita in una stanza da quattro in cui poi sono stata raggiunta da un francese il quale si è molto stupito che mi apprestassi al trekking da sola. Lui era in un gruppo di sei.
Capitolo uno. 21/05/2004

Italia - Germania 1-0.

Quando finalmente il marinaio esasperato ha lasciato salire la folla rumoreggiante assiepata all’ingresso del traghetto, la teutonica determinazione non ha potuto nulla contro l’esperienza genovese. Benché appesantita da uno zaino di 14 kg una volta entrata nel garage ho imboccato per prima il portellone che immette sulle scale, ho salito i gradini due a due seminando i crucchi, ho saltato in corsa il marinaio che passava l’aspirapolvere nel locale del self-service e sono atterrata in scivolata sul divanetto d’angolo nei pressi dei bagni. Il divanetto più tattico della Sardinia Regina e dopo 4 anni di viaggi in Corsica posso affermarlo con certezza.

21.5.04

Ok, me ne vado sul serio! Prender fiato.... pronti VIA!
Waves of mutilation
Cease to resist, giving my goodbye
Drive my car into the ocean
You’ll think I’m dead, but I sail away
On a wave of mutilation
A wave
Wave

I’ve kissed mermaids, rode the el nino
Walked the sand with the crustaceans
Could find my way to mariana
On a wave of mutilation,
Wave of mutilation
Wave of mutilation
Wave

Wave of mutilation
Wave
(Pixies)
Ok e' giunto il gran giorno della partenza.
Peccato non poter assistere al blogrodeo, ma le montagne corse mi chiamano.
Giove Pluvio sembra abbia deciso di venire a salutarmi, all'orizzonte si vedono nubi grigie. Spero di non dover camminare sotto la pioggia e spero di riuscire a fare il primo bagno della stagione.
Ho trovato le minestrine in busta knorr per bambini, quelle con la pastina a forma di re leone tempo di cottura 5 minuti. La cosa mi pare benaugurante.

Rimangono a Milano un po' di faccende da sbrigare quali:
- lavare baby e mettere il grasso sulla catena
- recuperare il libretto elettorale in caso non arrivi in tempo
- capire per chi votare (cristo santo le provinciali erano le uniche elezioni a cui riuscivo a votare sensatamente per una persona che direttamente o indirettamente conoscevo e quest'anno mi tocca votare a Milano)
- firmare il compromesso per l'acquisto di casa
Le lascio qui per promemoria, ci pensero' al ritorno.

20.5.04

Ho solo voglia che sia domani e sabato quando arrivero' avro' solo voglia che la vacanza sia finita. Poi una volta incominciato a camminare il mondo reale sara' un lontano ricordo e non avro' desideri particolari. Solo che oggi stare seduta e lavorare e' un tormento, soprattutto quando il messaggio in basso a sinistra e':
Build completed with 9 errors and 5 files built.
Bill
Tornando al discorso uomini che potrebbero uscire dallo schermo e assumere fattezze di carne ed ossa, con la fortuna che ho a me toccherebbe Bill.

"No, non sei una persona cattiva. Sei fantastica, solo che alle volte sei una gran troia"

update:no, ripensandoci non potrei essere cosi' fortunata.
News dal quarto piano : datemi un black mamba!

Pare che in foresteria arrivera' una nuova coinquilina, la quinta,quella di troppo insomma, trasfertista da Torino.
L'unico a conoscerla e' il coinquilino spaccapalle logorroico il quale sostiene dice che sia una tipa ok, cito testualmente le sue referenze:
Oltre che collega è la responsabile del circolo ricreativo aziendale ... e altro che vi raccontera'
Ecco io non voglio sapere nulla della vita di una persona che e' responsabile del circolo ricreativo e organizza gite fantozziane in autobus.
In gita scolastica si andava per vedere il ragazzino dell'altra classe che ci piaceva tanto e se proprio proprio andava di culo ci scappava un bacio sul retro dell'autobus durante le 15 ore di viaggio. Delle volte durante corteggiamenti troppo irruenti poteva capitare che il ragazzino in questione tentasse di spaccare il naso alla sua donzella. Insomma erano cose belle, quando hai 12 anni.
Una che organizza gite aziendali ... Argh!
warning: si fanno accenni al finale del film
Kill Bill vol.2
In controtendenza rispetto ai giudizi avuti dagli amici prima di andare al cinema, Kill Bill volume due a me e' piaciuto. Sara' che Tarantino e' uno dei miei registi preferiti, sara' che pur non essendo un'amante di Bruce Lee non mi sconvolgo per i vecchi saggi cinesi barbuti e per le mosse di kung fu, anzi amo abbastanza i fumetti per apprezzarli, sara' che dietro a tutto il sangue e gli spadoni c'era una storia d'amore, sara' che alla fine Beatrix - Black Mamba - The Bride diventa solo Mummy.

19.5.04

Conferme ad atroci sospetti
Avete presente la teoria per cui i ghiaccioli all'ANICE fanno schifo a tutti e a fine stagione i fondi dei freezer dei bar sono coperti di uno strato di ghiaccioli azzurri che nessuno ha voluto? E al primo caldo la stagione successiva i ghiaccioli in questione vengono ammucchiati in invitanti composizioni nell'attesa che i distributori riforniscano di nuovi ghiaccioli il vostro bar? Ecco io non ho mai voluto prestare fede a questa teoria, oggi pero' scartocciando il mio ghiacciolo azzurro, pescato in un frigo semivuoto popolato solo di ghiaccioli azzurri, ho avuto conferma che mi sbagliavo: il ghiacciolo azzurro presentava inquietanti macchie nere e verdastre muffa su ghiaccio. La sete poi l'ha avuta vinta sul buon senso: sono tornata indietro a farmi dare un'altro ghiacciolo azzurro in cambio di quello fossile.
Genova 1994 - Milano 2004

Ieri sono uscita per quella che potrebbe diventare la consuetudine del martedi' sera: la scoperta di nuove birrerie. O meglio la scoperta da parte mia di birrerie gia' esistenti e ben affermate, accompagnata da un esperto in materia.
Meta: birrificio di Lambrate.
Svoltato l'angolo ed entrata in via Adelfi avrei potuto essere davanti al Moretti un venerdi' sera qualunque: ragazzi piu' o meno alternativi seduti in terra con birra in bicchieri di plastica. O almeno un venerdi' sera di qualche anno fa, perche' i nuovi trend dei caruggi mi sono ignoti.
La birra era buona, il locale mediamente affollato, la colonna sonora mi piaceva.
Uscita di li' la sensazione di straniamento spaziotemporale e' stata acuita dalla comparsa di Lorenzo, il mio compagno di universita' con cui ho studiato l'esame di esperimentazioni di fisica uno. L'amico dei film di Toto' e della salsiccia fredda di frigo, dei tormentoni con la prima pagina del manifesto appesa dietro la scrivania. Lui immancabile polo verde e abbronzatura da skipper. Io jeans e maglietta as usual.
E stamattina mi e' arrivata la lettera di conferma: sono ufficialmente residente a Milano.
Fermate il mondo voglio scendere!

18.5.04

La curva della mia gamba dal ginocchio alla punta dell'alluce, mentre sdraiata sghemba sul mio letto aspettavo che il pc caricasse il divx, era una vista gradevole. Mi piace la sinusoide della linea Puntadell'Alluce - Attaccaturadell'Alluce - CollodelPiede.
Pulp Fiction e' un gran film.
L'avevo visto al cinema poco tempo dopo esser tornata dall'interrail post maturita' a Parigi ed Amsterdam. Il discorso di John Travolta/Vincent sulle piccole differenze che fanno grande l'Europa era entrato di diritto nell'olimpo delle frasi da ricordare.
Ieri sera mentre sdraiata sghemba contemplavo la punta del mio alluce, pensavo che avrei voluto essere Mia e ballare il twist con Vincent.
Pensavo che avrei voluto anche essere Crostatina-Fabienne, desiderare una pancetta tonda, sognare frittelle di mirtillo per colazione e avere Bruce Willis che si prende cura di me.
Ma poi pensavo anche che non fa bene sognare uomini di celluloide a meno che uno di loro non si decida a uscire dallo schermo come nella Rosa Purpurea del Cairo.
E' arrivata la primavera finalmente. E non e' solo che all'ipercoop ci sono scaffali e scaffali invasi da creme solari, infradito e piscine in gomma autogonfianti, non e' solo che finalmente ho potuto abbandonare guanti e imbottitura del giubbino della moto in fondo all'armadio o che la sera posso guardare il tramonto in calzoncini e maglietta sul poggiolo senza temere la broncopolmonite. Non e' nemmeno il pioppo che ha sparato tutte le sue cartucce in due giorni di delirio alla fine della scorsa settimana. Sono i fiori nell'abbandonata terra di nessuno fra la sede Vo e l'ipercoop. Le rose che giardinieri fiduciosi avevano piantato in un'idea di aiuola geometrica sono sbocciate, ma sono circondate da papaveri e margherite in fitta schiera. Un inseguirsi di cremisi rosso giallo e bianco su di un selvaggio tappeto verde. E la settimana scorsa non si sarebbe nemmeno presagito.

17.5.04

Il primo giugno firmero' un cospicuo assegno che rendera' ancora piu' tangibile il mio possesso di cio' che per ora e' una porzione di cielo delimitata da due pilastri in cemento armato. Che il nume protettore di coloro che fanno scelte avventate mi protegga.
Esternazione del lunedi' mattina
Odio Teo Mammuccari, bisognerebbe incarcerare lui e Nando a vita per crimini contro l'umanita'.
Mi ha sfracellato le palle, ma penso di non essere la sola.

15.5.04

Errori
Ieri ho ceduto alla tentazione ed ho fatto una telefonata che non avrei dovuto fare. Mi sono inutilmente intristita e depressa, tanto quanto mi ero rasserenata con la telefonata ricevuta la scorsa settimana. La cosa drammatica e' che e' tutto nella mia testa, la mia gioia e la mia depressione sono costruzioni mentali che non hanno alcuna attinenza con i fatti reali. I fatti sono sempre quelli: e' finita. Tutto il resto non conta.
Progetti
Sebbene le motivazioni e le modalita' della mia partenza non siano esattamente le migliori esistenti sul mercato, venerdi' prossimo partiro' per la mia "avventurina" solitaria sui monti della Corsica.
A parte la gita di prova della scorsa domenica gli unici fatti concreti che mi rendono consapevole delle mie prossime vacanze sono la stesura della lista delle cose da mettere nello zaino e l'acquisto di caffe' solubile in bustine e buste knorr.

14.5.04

Oggi
Un mese e tre giorni.
Sei giorni.
Ho bisogno di uno spigolo.

13.5.04

Cose che non capisco.
Perche' il cliente presso cui lavoro tenga noi consulenti, quando evidentemente non gli serviamo a nulla, pagando le nostre sonore tariffe giornaliere.
Salvo poi rendersi conto che e' almeno un mese che passiamo il tempo a fissare il monitor con aria sconsolata, a fare corsi di lingua on line e a cercare scorciatoie per uscire su internet e decidere di farci fare un lavoro inutile.
Scava una buca, riempi la buca... Scrivi il documento, modifica il documento. Rimappa l'errore, cancella il rimappaggio.
Veramente credo che mi faro' assumere dll'Esselunga per sistemare i barattoli di zuppa Campbell sugli scaffali in composizioni Post PopArt.
Alla fine ho cotto una fettina di carne e dei piselli. Ho finito i brigidini davanti alla tv guardando un film con degli assurdi moschettieri, aspettando che L. passasse a prendermi. Alle 22 stavo quasi per cedere al sonno, ma il telefono e' squillato e sono uscita.
La serata nonostante le facce stravolte (la sua piu' della mia e a ragione) e gli sbadigli che ogni tanto scappavano e' stata piacevole.
Abbiamo parlato 10 minuti di lavoro, 3 minuti delle mie disgrazie sentimentali e poi abbiamo spaziato sull'argomento vacanze.
E che cavolo: HA FATTO IL TREKKING DELL'ANNAPURNA!
Questo mitico trekking dall'altro capo del mondo che immaginavo periglioso alla fine e' fattibile anche senza grossa organizzazione. Basta prendere 3 settimane di ferie, comprare la guida e la mappa e non sperare di fare la doccia tutte le sere.
Mmmm mi sa che potrei anche decidere di spostare le ferie da agosto ad ottobre.

12.5.04

stasera il programma prevede: mini spesa + cena frugale(n.d.r che non implichi cottura) cercando di schivare i due coinquilini che guardano Bonolis + uscita con ex collega che mi raccontera' di come procedono gli affari da "persona che lavora in proprio" nonche' di come sono le vacanze dell'ucpa.
Devo rimettere assieme i cocci del mio abbigliamento e della mia capigliatura, nonche' dismettere l'aria da Afflitta, nonche' cercare di evitare di sbadigliare a causa della mancanza di abitudine nell'uscire due sere di fila.
Non si parla nemmeno di tentare di essere brillante.
Ecco la domanda e'... perche' e' tutto cosi' difficile? Perche' lo faccio se non ne ho voglia? Non sarebbe piu' facile restare a casa in pigiama a tirare testate nel familiare stipite della porta? Non sarebbe piu' comodo? Non sarebbe piu' anestetico?
Dark Of The Matinee

You take your white finger, slide the nail under the top and bottom buttons of my blazer, relax the fraying wool, slacken ties and I'm not to look at you in the shoe, but the eyes.

I time every journey to bump into you, accidentally. I charm you and tell you of the boys I hate, all the girls I hate, the clothes I hate, all the wors I hate, how I'll never be anything I hate. You smile, mention something that you like, how you'd have a happy life if you did the things you like.

So I'm on BBC2 now, telling Terry Wogan how I made it. What I made is unclear, but his deference is and his laughter is. My words and smile are so easy now. Yes, It's easy now.

So find me and follow me through corridors, refectories and files you must follow, leave this academic factory you will find me in the matinee, the dark of the matinee is mine.
stavo constatando nello specchio del bagno dell'ufficio che stamattina il mio decisore automatico di personalita' deve essere cortocircuitato....
ho la pettinatura di elisa di rivombrosa (semi crocchia con spillone), una maglia di tulle trasparente in un improbabile nude-look parzialmente attutito da maglioncino bianco aderente, sotto jeans e scarpe sportive .
il risultato e' quantomeno imbarazzante...
E' bello avere amici che ti vengono a prendere a casa, ti portano ad assaggiare birre di cui non sospettavi l'esistenza, ti fanno mangiare un tortino al cioccolato da lacrime agli occhi per la commozione e soprattutto ti fanno passare una piacevole serata in compagnia.
grazie raf.
sembrava una scena tratta da un film catastrofico di serie b:
le auto incolonnate in una fila interminabile in fuga dalla citta' all'arrivo dell'uragano
macchine cariche, manca solo la tavola da surf sul tetto, ma del resto solo Iena Pliski riesce a cavalcare le onde anomale e a Milano comunque non c'e' il mare
il cielo plumbeo, le nuvole minacciose e il vento che alza polvere, foglie e spazzatura
Invece e' solo via Giovanni da Cermenate alle 18.00 di un martedi' qualunque.
Poi com'era arrivata la minaccia se n'e' andata, senza lasciare pioggia dietro di se.

11.5.04

Passata la pioggia (almeno momentaneamente, che dicono che da domani c'e' poco da stare allegri), parrebbe tornata la primavera. Almeno a giudicare dal sole, dal canto degli uccellini e dalle prime avvisaglie di fuffa di pioppo nell'aria.
Speravo che al ritorno delle particelle cotonose la mia vita avesse preso una piega diversa da quella che aveva lo scorso anno. Anche se non rimpiango nulla di questo anno che tanto mi ha dato e tanto mi ha tolto, ho la straziante sensazione che il tempo si sia fermato. O se non altro che Qualcuno lassu' abbia alzato la mia pedina, abbia dato un paio di zampate in modo da imprimere una rotazione inversa al Creato attorno al suo asse e l'abbia posata nello stesso posto, ma un anno prima.
Ancora il giubbino della moto e il casco in mano, cammino nella via con gli occhi bassi per non farmi tentare da birra e sigarette e non incrociare sguardi di persone troppo amichevoli. Seguo i disegni che il polline ha tracciato sull'asfalto rimanendo imprigionato nei rivoletti di liquido non meglio identificato che lo attraversano.
Penso alle vacanze che mi aspettano, a come impieghero' in effetti le tre settimane che ho preso ad agosto e a come avevo sognato di impiegarle.
Neanche il richiamo della liberta' in sella a Baby sembra abbastanza consolatorio.
Ieri sera stavo da porco e per una volta era il fisico a fare cilecca: raffreddorone e fitte allo stomaco.
Avevo quattro opzioni per la serata, ma una l'avevo scarata a priori.
Opzione uno: arrivare a casa, farsi un brodino, abbassare le tapparelle e andare a dormire prima del calar del sole. Difetto: mi sarei svegliata nel cuore della notte in preda a forte depressione e desiderio di tirare testate contro i muri.
Opzione due: arrivare a casa, consumare una cena frugale, saltare in sella a Baby Blue e andare al corso di francese, ribadendo il concetto che sono una secchiona.
Opzione tre: non passare da casa, cenare con un toast, ingurgitare diverse birre in compagnia di amici assistendo al concerto dei Mum. Tornare a casa a tarda notte distrutta, ma soddisfatta.
L'opzione quattro aveva a che fare con l'andare ad un concerto di musica country/melodica, potenzialmente sdolcinata assieme all'unica persona che sarei stata disposta ad accompagnare ad un simile concerto se le cose non fossero andate come sono andate.
La scelta e' ricaduta ovviamente sull'opzione due, il mio stato di salute e' migliorato, ma mi devo esser persa un gran concerto.
Oh my God! Non sono mai preparata psicologicamente ai cambiamenti di Blogger...

7.5.04

Beh alle volte uno pensa che se si mettera' a urlare e vomitera' in faccia a qualcuno tutto quello che pensa poi le cose andranno meglio... sara' liberatorio e forse dall'altra parte chi si sente dire certe cose, magari si porra' il problrùema del perche' gli sono state dette... peccato che sia una mera illusione... dire cosa si pensa alle persone non serve... vomitarglielo addosso men che meno.... e la fregatura massima e' che poi non ci si sente nemmeno meglio... anzi....
ma forse e' solo sbagliato volersi ostinare a credere che i legami di sangue significhino qualcosa... a meno che non siano quelli con mamma e babbo...
uff. ed io speravo che l'omino la sotto avesse ragione.
qui c'e' un cielo plumbeo da rabbrividire, soprattutto visto e considerato che in un impeto di entusiasmo ho lasciato l'ombrello a casa questa mattina.
Ieri non avevo voglia di stare in ufficio a girarmi i pollici, quindi alle 16.30 ho preso la porta ho salutato tutti e sono andata in centro a Palazzo reale a vedere la mostra Ukyoe, il mondo fluttuante. Andare ad una mostra durante un pomeriggio infrasettimanale riconcilia con il mondo dell'arte. Niente gruppi di 50 persone che ti calpestano gli alluci per seguire la guida che con voce squillante racconta notizie inutili (tipo quante scagliette d'oro ci sono volute per un particolare dipinto), niente sapientoni che si lanciano in filippiche per far colpo sullaccompagnatore di turno, solo un po' di studenti, qualche signora e il privilegio di riuscire ad essere sola per qualche minuto in ciascuna sala.
Da profana ho apprezzato particolarmente le stampe a soggetto paesaggistico di Hokusai e di Hiroshige.
Per un attimo ho pensato di acquistare il catalogo, ma i prezzi dell'arte a partire dai 9 euri del biglietto sono poco politici quindi ho deciso che prima paghero' casa e poi comincero' a comprare i libri da mettere sulla libreria.

6.5.04

oggi
6 giorni di silenzio
pare che avro' anche un parere da un vero architetto su come arredare la mia futura casa.
In metropolitana si vedono sempre strani personaggi.
Alle volte sono io che sono nervosa ed irritabile perche' devo mischiarmi alla massa pendolare invece di svicolare nel traffico in sella a BabyBlue.
Tipo l'altra sera che avrei preso a mazzate in faccia il rispettabilissimo signore che avevo accanto perche' masticava fastidiosamente una cicca.
Ieri invece il personaggio era inquietante sul serio. Un ragazzo in abito scuro con gli occhiali di Paola Barale, quelli rettangolari giganteschi, fascianti, con le stanghette che partono dalla base della lente, una camicia leopardata bianca e nera e un ombrellone da pioggia coi colori dell'arcobaleno.
Si e' appoggiato al palo della metro in una posa mista fra Clint Eastwood e una ballerina di lap dance ed ha iniziato a guardarmi con l'aria di credere che sarei dovuta cadera ammaliata ai suoi piedi. Masticava anche lui una cicca e a tratti si sistemava la cintura dei pantaloni. Continuava a fissarmi e a pencolare sinistramente in cerca, suppongo, di una posa che mettesse in risalto il suo profilo migliore.
Mi sono girata in modo da non doverlo guardare, ma i suoi continui spostamenti lo riportavano fastidiosamente nella periferia del mio campo visivo e pericolosamente sul limitare del mio cilindro di sicurezza, lo spazio fisico che ci deve essere fra me e una persona perche' io possa sentirmi tranquilla.
Ho iniziato a provare un immenso fastidio, un corto circuito nella mia spina dorsale e una voce che mi diceva di allontanarmi. Fortunatamente alla prima fermata c'e' stato un ricambio di persone nel vagone e sono riuscita a conquistarmi uno spazio sufficientamente distante.

5.5.04

Va bene la poesia , va bene la malinconia, ma quando cazzo smette di piovere?
Ho fatto la lavatrice domenica e gli asciugamani sono ancora umidi.

4.5.04

Pioggia, sembra non debba smettere mai piu'.
Sembra saremo destinati ad una eternita' di fondi dei pantaloni fradici e calzini umidicci. Incroci di ombrelli e schizzi d'acqua sulle lenti.Balli fra le pozzanghere increspate. Lacrime mascherate dal disegno delle gocce sui vetri. Infelicita' liquida che si insinua sotto gli infissi.
A tratti sembra la pioggia di Apocalypse Now e mi aspetto di vedere riflesso nell'acqua il bagliore irregolare d'una esplosione piuttosto che la luce intermittente di un semaforo spento.
Che quando la pioggia comincia, dopo giorni di sole, mi piace dormire con i vetri della finestra socchiusi. Respirare l'odore della terra umida ormai dimenticato. Mi piace il rumore delle gocce sul balcone, quella cadenza irregolare che mi guida verso il sonno.
Ma adesso ogni goccia e' il ricordo di una lacrima, ogni pozzanghera e' uno specchio e sembra che non debba smettere mai piu'.

3.5.04

Scazzo.
La routine anestetizza e questa e' una gran verita'.
Arrivare a casa, disfare il letto, caricare la lavatrice, sistemare la roba dalla valigia all'armadio. Sdraiarsi a letto e leggere un capitolo di un libro che ti piace. La domenica notte arriva in men che non si dica e quando ti addormenti sei quasi serena, se hai fatto un qualche sogno l'hai dimenticato prima di svegliarti.
Solo che la routine anestetizza la percezione del mondo in ogni suo aspetto e se il dolore non ti flagella lo stomaco e il cervello, nulla ti colpisce nella benche' minima maniera, nulla ti entusiasma e a ben vedere tutto ti infastidisce un po'.
Prima o poi passera' anche questo e magari se smettera' di piovere e il vento spazzera' lo smog, tornera' la voglia di sorridere alla vista dei monti in lontananza nel sole. La compagnia di persone nuove non sara' una medicina, ma qualcosa di piacevole. La compagnia delle persone di sempre non sara' solo un appiglio sopra il baratro.