6.9.04

Mio padre mi tramanda le sue memorie odierne per tramandarle ai posteri... in the meantime me ne approprio per ravvivare il mio blog.
Potrei inaugurare una linea editoriale "le disavventure della famiglia ....ro alla ASL".
Lunedì mattina
Sveglia precoce, devo andare alla ASL per le analisi periodiche. Arrivo in loco alle 7.40 (digiuno) considerando che l'apertura dell'ambulatorio sia alle otto. Sorpresa! Aprono alle 7.30 e ci sono già una trentina di anziani in coda.
I trenta anziani in coda sono di default, se fossi arrivato prima li avrei comunque trovati davanti. Se fossi arrivato nel cuore della notte ed entrato per primo li avrei trovati nella sala d'attesa materializzati non si sa come.
Prendo il numero e aspetto. Il display elettronico è rigorosamente spento e le chiamate dei numeri avvengono vocalmente dall'interno dell'ufficio con voce rigorosamente flebile. Inoltre il portone è aperto, entra il rumore del traffico e gli anziani chiaccherano amabilmente. Conclusione non si capisce un tubo e si va per approssimazione. Difficoltà supplementare: ci sono tre sportelli e ciascun impiegato, che non sa che numeri stanno servendo gli altri, chiama numeri a caso. Nonostante ciò dopo un'attesa di un'ora e mezza riesco ad arrivare allo sportello. Altra difficoltà: l'impiegata è nuova (o è nuova la procedura informatica, il risultato non cambia) e va in crisi di fronte alla mia esenzione parziale dal tickett. Consulto con le altre due. L'ufficio si blocca. Poi si sblocca e ho completato la fase 1.
Fase 2: attesa per il prelievo. Vengo chiamato dentro la saletta. Un'impiegata/infermiera, leggermente nevrotica, mi chiede: "ha portato le urine delle 24 ore?" (spiegazione: il giorno prima si raccolgono le urine in un recipiente capace e poi se ne preleva una provetta). Risposta: "Sì, eccole". Impiegata trionfante: "Ma qui, nella richiesta non ci sono!" (Ma allora perché me le chiedi?). Risposta diplomatica: "Dovrebbero esserci". Impiegata: "Eccole, ma quante sono?". Risposta ingenua: "Una provetta, come al solito". Impiegata sdegnata: "Quante ne ha fatte? Un litro e mezzo, due litri? Perché se no deve portarle tutte". Risposta decisa: "Due litri". Si passa al prelievo, dopo aver commentato con favore la presenza di vene visibili sul braccio, l'altra infermiera procede. "Come sta?" mi chiede con un sorriso, dopo un poco. Due ipotesi: Ho l'aria veramente stravolta oppure il mio fascino funziona ancora. Propendo per la seconda. Fine del prelievo. Mentre esco sento la prima infermiera che chiede alla seconda: "Qui scrivo due litri o due cc.?" Non ascolto la risposta e mi involo verso una panetteria che fa la focaccia veramente buona. Chiuso per ferie. Seconda scelta: focaccia passabile, ne compro un etto.
Fase 3: ritorno a casa e mi faccio 50 gr. di focaccia con il salame dentro, un bicchierino di vino bianco e un caffé. Qualche gioia la vita può ancora riservarmi. Suona il citofono, non faccio in tempo ad arrivarci che suona di nuovo, imperiosamente. Apro rassegnato (spiegazione: il mio è l'unico campanello senza il nome e chiunque non sa dove andare suona lì. Mistero imperscrutabile: se è senza nome dovrebbe significare che l'appartamento è vuoto, perché tutti suonano lì?.
Fase 4: lavori di casa. Suona citofono. Non apro: che vadano tutti a quel paese. Giovanotto con accento meridionale e voce squillante che parla al telefonino, rigorosamente fermo sotto le finestre. Contromossa. Primo e secondo movimento della Pastorale ad alto volume.
Ora sono qui, davanti al computer e ascolto Delicate Sound of Thunder dei Pink. Oggi mangerò 40/50 gr. di spaghetti aglio-olio-peperoncino-pecorino romano grattuggiato.

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