20.8.04

La spedizione mancata.
Beh anche per quest'anno niente ghiacciaio. O meglio un ghiacciaietto l'ho fatto, in mezzo ai crepacci ci sono passata, ma era un po' una farsa, niente ramponi e scarponi che sguazzavano nella neve sciolta. La picozza l'ho utilizzata solamente perche' per questioni di peso (guarda te come sono ridotta) ho lasciato a casa il bastoncino telescopico e sulla neve avevo bisogno del supporto psicologico di un terzo appoggio a terra.
Dovevamo arrivare alla Capanna Margherita (4500m), siamo restati alla capanna Gnifetti (3647m) a causa della nebbia, delle condizioni meteo variabili e delle nostre condizioni fisiche non ottimali.
Siamo partiti il 18 da Gressoney La Trinitè e abbiamo preso gli impiani fino al col Gabiet. Da lì siamo saliti a punta Indren (dove arriva l'impianto da Alagna) e attraverso il ghiacciaietto dell'Indren e un tratto di roccette attrezzato siamo sbucati a metà strada fra il rifugio Mantova e la capanna Gnifetti. Attraverso un ultimo nevaio siamo arrivati alla Gnifetti nelle 3h 30 canoniche previste dal libretto.
Note a margine: la cartina dell' IGC è ingannevole ed io sono cogliona. All'arrivo degli impianti ci sono dei lavori in corso e i pedoni vengono deviati attraverso un pasaggio delimitato da cordicelle. Io da bastian contraria non ho fatto tutto il percorso, ma a metà ho scavalcato la corda per spostarmi nel piazzale. Così facendo mi sono svanita il cartello (se così si può chiamare un foglio A4 stampato imbustato in una copertina di plastica) che indicava la direzione per i rifugi Mantova e Gnifetti.
Consultando la cartina il sentiero comunque sembra partire dalla capanna Guglielmina (o rifugio città di Vigevano) ed è lì che ci siamo diretti per poi restare imbarazzati davanti ad una profusione di bollini colorati su roccia che dovevano essere dei segnavia, ma non era chiaro che via segnassero.
Fortunatamente sul sentiero che abbiamo imboccato abbiamo incontrato un simpatico signore coi capelli bianchi accompagnato da uno più giovane con la bandana e meno simpatico ( sarà che da quando se l'è messa sir Silvio ho sviluppato una certa allergia per le bandana). Il signore coi capelli bianchi e con il fiore in bocca (nel senso letterale del termine e non in quello Pirandelliano) ci ha detto "Ma no giovani state sbagliando, dovete tornare al col dei Salati, dagli impianti andate di lì e di là. Ahi ahi vi siete fatti un'ora di marcia di troppo". Tornati indietro si è scoperto l'errore per fortuna R. è paziente e non mi ha insultato. (fine della nota a margine).
La salita alla Gnifetti comunque è faticosa e siccome il tempo non è dei migliori ho anche un discreto freddo. Sarà che 10 giorni fa ero ai Caraibi e c'erano 40 gradi ed era umido, sarà che il mal della Guadeloupe fa sì che la mia salute non sia al top negli ultimi giorni, sarà l'altitudine e basta, fatto sta che a tratti le mie pulsazioni vanno alle stelle e non c'è verso di respirare normalmente.
Sulla via abbiamo incontrato due pazzi squilibrati, uno di Viareggio (o zone limitrofe) ed uno di Bologna. Carichi come muli avevano le nostre stesse intenzioni, l'ascesa alla Margherita il giorno successivo. Loro però per sottrarsi alla mafia del CAI avevano la tenda e il sacco a pelo da ghiaccio e avevano intenzione di bivaccare di fianco al Mantova. Sostanzialmente dai loro racconti si deduceva che amavano parecchio la montagna, ma erano anche abbastanza scriteriati nell'approccio. Prova ne era la mano del toscano gonfia come un salsicciotto, pochi giorni prima era caduto in parete e si era mezzo frantumato mano e costola.
Seconda nota a margine: quando dico che il CAI è una mafia intendo che se sei socio la mezza pensione la paghi 42 euro se non lo sei la paghi 57 euro. Vuol anche dire che in Italia non esistono praticamente rifugi non gestiti dal CAI. Vuol dire che se fai almeno tre pernottamenti in rifugio in un anno e se vuoi prenderti roba da mangiare al rifugio (il sovrapprezzo per i non soci sugli alimentari si aggira su di un euro) sei praticamente costretto a farti la tessera. E poi gli stranieri che vengono in Italia per forza di cose vengono spennati. E di stranieri ne abbiamo beccati tanti, francesi ovviamente, ma anche parecchi spagnoli.(fine seconda nota a margine)
La mattina del 19 ci siamo svegliati per le 5 meno un quarto. Alle cinque eravamo giù per la colazione, il cielo sopra la capanna era stellato, ma i gestori stavano ancora dormendo. Il tizio che la sera prima col suo provvidenziale cacciavite multiuso mi aveva regolato i ramponi era già imbragato e pronto e stava cristando che insomma, se dicono colazione alle 5 ti devono dare colazione alle cinque (e come dargli torto). La colazione ce l'hanno data alle 5 e 20, ma nel frattempo era arrivata la nebbia. Le condizioni meteo non erano le più auspicabili. Due giorni prima due tizi si erano persi sul col del Lys. Insomma, la prima cordata è partita, noi siamo ritornati a dormire ed abbiamo deisitito. Forse accodandoci a loro l'avremmo anche potuta fare, ma poi veniva da domandarsi che senso abbia farsi un ghiacciaio guardando la schiena di quello che hai davanti e arrivare a 4500 senza aver visto nulla.
Alle 8 meno 10 quando ci siamo alzati abbiamo constatato che erano in pochi ad essere saliti, ma qualcuno era andato. Molti aspettavano il giorno successivo per tentare. Noi siamo scesi.
A valle il tempo era ancora peggio che alla Gnifetti dove ogni tanto per sbaglio c'era uno squarcio di cielo azzurro. A scendere verso punta Indren abbiamo seguito una traccia diversa da quella dell'andata che ci ha dato qualche perplessità, ma alla fine nonostante la nebbia tutto si è risolto per il meglio. Unica fregatura siamo arrivati agli impianti alle 12.35 ovvero 5 minuti prima che chiudessero per la pausa pranzo. Per fortuna il ragazzo della cabinovia ci ha aperto una sottospecie di sala d'aspetto riscaldata dove abbiamo pranzato e ci siamo appisolati in attesa che si potesse scendere.

Nessun commento: