25.2.05

Ieri sera alle 21.30 spengevo la luce pronta a gettarmi fra le braccia di Morfeo. Il piano era recuperare il sonno arretrato o comunque assicurarmi un numero di ore sufficienti per poter affrontare la sfida: acquistare due biglietti per la seconda data del concerto degli U2.
Il mio organismo non era pronto. Di solito a quell'ora sto iniziando a cenare, più spesso sono in fase aperitivo (ossia sto infilando qualcosa sotto i denti per evitare il collasso intanto che la pasta si cuoce).
Ho avuto incubi di vario genere e mi sono svegliata ad intervalli regolari di due ore.

Gli incubi sono stati variegati. Ne ho avuti tutta una serie in cui sognavo di acquistare biglietti per il concerto, in diverse situazioni, a diversi prezzi, con incidenti e furti di svariato genere. Poi ho fatto un sogno lisergico.
Ero ad Amsterdam e c'era la festa dello stupefacente. Era una bella giornata di sole ed eravamo in un vialone largo. Al centro del vialone, snodata per tutta la sua lunghezza c'era una tavolata immensa. Io ero seduta su di una delle panche insieme ad altre persone che evidentemente conoscevo, sul tavolo c'erano bottiglie, vassoi bicchieri e tovaglioli di carta, come in ogni sagra paesana che si rispetti.
Solo che.
Solo che i presunti camerieri quando passavano portavano vassoi pieni di sostanze stupefacenti. Io ero un po' stupita che le droga arrivasse in vassoio senza che nessuno l'avesse ordinata ne tantomeno avesse l'aria di aver sborsato denaro, ma poi mi dicevo che probabilmente era un'azione di marketing, se ti piaceva l'asaggino, poi avresti comprato la dose a caro prezzo.
La prima portata consisteva in un cucchiaino con dentro un liquido oleoso giallino, molto simile allo sciroppo per la tosse. Assieme ai cucchiaini c'era un bel bicchierone di cartoncino della coca cola, pieno di cannucce.
Io ingorda mi sparavo il cucchiaino come fosse uno sciroppo, mentre invece vedevo che i miei vicini ne sniffavano i vapori con la cannuccia dopo avergli dato fuoco. Mi prendeva un panico da overdose, ma le persone con me mi dicevano di stare tranquilla, che al massimo mi si rinsecchiva un po' la corteccia cerebrale, ma i danni sebbene permanenti non sarebbero stati devastanti. La qual cosa a dirla tutta non mi tranquillizzava, soprattutto visto lo stato di intorpidimento che mi stava cogliendo. Mi riprendevo solo perché di lì passava un pusher con la faccia di Wesley Snipes e mi tirava un pezzo d'hashish avvolto in pellicola trasparente che mi colpiva sulla fronte, dicendomi che sarebbe passato dopo per prendersi i soldi.
Però la droga a Snipes non la pagavo perché improvvisamente ero in compagnia del mio ragazzo che aveva la faccia di Muccino junior e pensavo a quanto era strano che fossi innamorata di uno con la faccia di Muccino junior che notoriamente mi sta sulle palle e poi diciamolo, potrebbe quasi essere mio figlio.
Insomma che io e Muccino jr ci mettevamo a seguire uno che vendeva i biglietti degli u2 ed entrava in un palazzo che assomigliava alla ASL di via statuto, quella dove si vanno a fare i vaccini per i viaggi all'estero. Nel palazzo, il bagarino spariva dentro una porta e noi rimanevamo nell'ingresso. A quel punto guardando i quadri appesi alle pareti realizzavo che ero in una sala del Prado. Poi mi sono svegliata.

Alle 7.20 di questa mattina ero davanti a Mariposa , quello nella galleria della metropolitana del duomo.
Davanti avevo solo 56 persone. Qualcuno veniva dalla provincia di Varese e si era svegliato alle 4.30 trovando l'auto sommersa da 10 cm di neve. Per un po' di tempo siramo rimasti una 70ina di persona, ma man mano che si cresceva di numero aumentavano anche i furbi che tentavano di infilarsi a metà fila. Sulla porta del negozio c'era una lista su cui per mantenere una parvenza d'ordine bisognava segnare nome e cognome ed ordine di arrivo, ma evidentemente il concetto fatalista "sto al posto in cui sono arrivato e se riesco a prendere i biglietti bene, altrimenti pace", non fa parte della mentalità italiana. Una bionda e una bruna incidentalmente soprannominate Paola e Chiara hanno rischiato di prendere una manica di botte, perché rifiutavano di stare in fila. Alle 8.30 gli animi erano tesi, anche perché i gestori del negozio erano arrivati ed avevano detto che non avrebbero utilizzato la lista per far entrare la gente nel negozio, ma che ci si doveva auto organizzare. Provvidenzialmente (e so che è una affermazione grave) poco dopo sono arrivati i celerini ed un uomo della digos a mettere la gente in fila per due. Paola e Chiara sono state gentilmente accompagnate in 115esima posizione come da lista.L'uomo della digos era grande e grosso, con un cappellino nero di lana in testa, un lupetto nero e una giacca zabaione, molto gentile si era informato sul numero di biglietti presenti per ciascun settore e faceva su e giu' per la fila a rispondere alle domande. I biglietti per il prato sono bastati, anche per la mia collega Ros che arrivata alle 8.00 era in 166 posizione. Io in quelle 2h 30 di attesa ho fatto amicizia coi miei vicini, recuperati i biglietti siamo anche andati a fare colazione assieme.

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