22.11.04

Il finesettimana si è liquefatto lasciandomi al punto di partenza: giacca pantavento e casco sull'avambraccio. La settimana si preannuncia grigia e umida.
Ieri ho letto "La confraternita dell'uva" di John Fante. Bellissimo.

Sulla via del rientro a Milano in un meticoloso programma di perdita di tempo per arrivare sulla coda del blocco del traffico, ho avuto la malaugurata idea di infilarmi alla Bennet di Ovada.
Il primo corridoio era un incubo natalizio da film di terza categoria. Babbi Natali ridenti e panciuti appostati dietro scatole di ciarpame presepizio eruttavano yoedel al passaggio dell'ignaro potenziale acquirente, coadiuvati da alberi di Natale canterini e calendari dell'avvento musicali. In una rappresentazione della Natività deformata, una triade di commessi si trovava in contemplazione estatica di un San Giuseppe con lanterna, biancovestito, formato 1:4.
Bambi argentati si proponevano come centri tavola in lizza con candele mastodontiche in un tripudio di rosso e dorato dall'aria vagamente infernale. In tutto il resto dell'area era impossibile muoversi senza venir colpiti da torroni extraduri che sbucavano da carrelli lanciati in corsa contro pile di panettoni nocciolati e pandori farciti.
Sulla carta igienica al posto dei fiori di camomilla, *rami di agrifoglio*.
Sopravvissuta al senso di nausea e di vertigine sono uscita indenne dall'orgia festante e con la mia scorta di biscotti spartani mi sono trascinata alla macchina sotto lo sguardo di vaga disapprovazione della guardia giurata.

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