11.5.04

Passata la pioggia (almeno momentaneamente, che dicono che da domani c'e' poco da stare allegri), parrebbe tornata la primavera. Almeno a giudicare dal sole, dal canto degli uccellini e dalle prime avvisaglie di fuffa di pioppo nell'aria.
Speravo che al ritorno delle particelle cotonose la mia vita avesse preso una piega diversa da quella che aveva lo scorso anno. Anche se non rimpiango nulla di questo anno che tanto mi ha dato e tanto mi ha tolto, ho la straziante sensazione che il tempo si sia fermato. O se non altro che Qualcuno lassu' abbia alzato la mia pedina, abbia dato un paio di zampate in modo da imprimere una rotazione inversa al Creato attorno al suo asse e l'abbia posata nello stesso posto, ma un anno prima.
Ancora il giubbino della moto e il casco in mano, cammino nella via con gli occhi bassi per non farmi tentare da birra e sigarette e non incrociare sguardi di persone troppo amichevoli. Seguo i disegni che il polline ha tracciato sull'asfalto rimanendo imprigionato nei rivoletti di liquido non meglio identificato che lo attraversano.
Penso alle vacanze che mi aspettano, a come impieghero' in effetti le tre settimane che ho preso ad agosto e a come avevo sognato di impiegarle.
Neanche il richiamo della liberta' in sella a Baby sembra abbastanza consolatorio.

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