30.5.04

Capitolo 5. 26/05/2004

Il monte Alcudina.

Distanza 14,5 Km.
Dall’Usciolu si sale fino alla Bocca di a Scadatta (1805 m), teatro degli addii della sera precedente e del mancato couche du soleil. Si fa un pezzetto in cresta e poi si scende fino a Bocca di l’Agnone (1570m).
Si attraversa una zona collinosa verdissima contornata dagli alberi, ornata delle immancabili mucche al pascolo e da un ruscelletto gorgogliante.
Si arriva ad un fiume il Furcinescu per attraversare il quale c’è il classico ponticello alla Indiana Jones in travi di legno e cavi di acciaio. Io l’ ho imboccato spedita perché non mi faceva particolarmente paura e ne avevo già attraversati altri simili, peccato che questo fosse particolarmente elastico e che i miei 14 kg di zaino facessero sì che la pressione esercitata dal mio piede sul cavo elastico fosse maggiore di quanto pensassi. Insomma al centro del ponte ho rallentato temendo di fare la fine di Will Coyote e di essere catapultata dal ponticello imbizzarrito direttamente dentro il fiume (che poi era basso e si sarebbe potuto tranquillamente guadare).
Da lì comincia la salita che più o meno ripidamente porta sulla cima del monte Alcudina a 2134 m.
In zona passerella ho beccato i genitori adottivi francesi e sono salita assieme a loro per un pezzo. Ci siamo fermati sui 1800 m per pranzare. Poi sono ripartita sola ed ho raggiunto la cime del monte. C’era un tempo incredibile, il sole fortissimo, il cielo azzurro intenso. Sulla vetta alla mia destra potevo vedere il Golfo di Ajaccio, a sinistra il golfo di Portovecchio, davanti a me la Sardegna e alle spalle le montagne da cui provenivo. Un panorama mozzafiato.
La discesa dall’Alcudina è un po’ un tormento: ripidissima, con qualche tratto di neve, qualche tratto di placche rocciose e tutto il resto sentiero pietroso di rocce smosse.
Per quasi tutta la discesa uno è in vista del rifugio e non ho ancora deciso se sia cosa buona o meno, da un certo punto di vista sai sempre quanto ti manca all’arrivo, ma ci sono momenti in cui ti sembra di essere fermo inchiodato e il rifugio un miraggio nonostante tu stia saltellando cadendo e prendendo storte da una buona mezz’ora.
Il gestore del rifugio dell’Asinau è un ragazzo tatuatissimo e abbastanza giovane che non parla il corso. Inizialmente mi ha detto che il domitorio era completo e che mi sarebbe toccato un materasso poggiato sul pavimento della cucina, ma poi l’afflusso continuo di gente gli ha fatto cambiare idea. Mi ha proposto di far stringere la gente su di una fila di materassi precisando che mi avrebbe fatto dormire à cote d’une femme, poi visto che la ricerca della ragazza si faceva complicata gli ho detto che non mi importava che fosse una ragazza e allora ha fatto stringere i due tedesconi bionici che mi hanno lasciato una fetta di materasso.
La sera mi sono aggregata ai francesi che hanno ordinato il pasto al ragazzo del rifugio. Dopo l’immancabile piatto con coppa e salame corso è arrivato il primo: spaghetti al burro (con poco sale). Non l’avrei mai detto, ma mi sono fatta fuori il mio piatto di pasta con una soddisfazione incredibile. Tra l’altro nota di merito al ragazzo che li aveva cotti anche abbastanza bene (è venuto a chiedere la mia approvazione e gliel’ho concessa volentieri).

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