30.5.04

Capitolo 3. 24/05/2004

Capannelle (1586 m) – Prati (1820 m) .

Nonostante il padrone della gite (il quale mi aveva subito individuato come italiana e si divertiva a parlarmi in corso) mi avesse assicurato “dumani il tempu è bellu”, tempo di alzarsi e fare colazione (i miei 6 genitori adottivi francesi avevano deciso di partire nottetempo senza fare colazione) al momento di partire erano tornate le nuvole.
La tappa di lunghezza stimata 14 Km prevedeva una discesa parte nel bosco, parte all’aria aperta fino a col di Verde (1289 m) per poi presentare una terribile e interminabile salita fino a Bocca d’Oru (1840 m) e un ultimo pezzettino in cresta fino al rifugio di Prati.
Sono partita con alle spalle i due canadesi (marito e moglie) con cui avevo diviso la stanza e (sorpresa!) il rasta biondo. Sentendomi pressata alle spalle ho affrontato il primo pezzo, parzialmente in discesa, a velocità superiore alle mie possibilità, mantenendo comunque la mia posizione in testa. Dopo un paio d’ore di cammino sostenuto sono stata salvata dal ruscello di Canareccia che non essendo proprio immediato da attraversare, ha spezzato il ritmo. Passato il ruscello con l’aiuto di un ragazzo olandese mi sono fermata a fare quattro chiacchere con il rasta, il quale mi ha apostrofato con un “you’re quite fast, i didn’t expect it”. Gli ho spiegato che era una finta perché a quel punto ero un po’ scoppiata. L’ho abbandonato mentre si rinfrescava nel ruscello ed ho proseguito il cammino nel bosco. Il paesaggio era reso abbastanza spettrale dalle nuvole basse e mi sentivo un hobbit nella nebbia. Uscita da bosco ho raggiunto i miei amici francesi e mi sono fermata un pochino con loro per poi seminarli di lì a poco. Sulla strada per Bocca di Verde è sbucato finalmente il sole. Un’invitante area da pic nic mi ha suggerito che fosse ora da pranzare. Il mio doveva essere un rapido spuntino, ma mentre me ne stavo al sole sono stata raggiunta dai francesi che mi hanno convinto a pranzare con loro con la promessa di un caffè a fine pranzo. La risalita post prandiale è stata a dir poco micidiale, 551 m di dislivello sotto il sole in piena digestione non li raccomanderei a nessuno. La vista da Bocca d’Oru della costa fra Ghisonaccia e Solenzara ci ha ripagato degli sforzi. Il rifugio di Prati è appunto in mezzo ad un gigantesco prato in cui sono stati paracadutati gli americani durante la seconda guerra mondiale per liberare la Corsica o almeno così dice una stele commemorativa. A Prati ho subito conquistato la simpatia del gestore che voleva offrirmi una seconda birra, dopo che io ne avevo acquistata e bevuta avidamente una. Il fatto di essere l’unicA italianA e il fatto che girassi sola mi dotava di un certo appeal presso i gestori corsi. Prima di cena ho fatto conversazione con il rasta biondo, ho scoperto che era tedesco e che si era organizzato il trekking in tre giorni una volta scoperto che poteva avere un passaggio gratis su un autobus diretto in gita scolastica in Corsica. Si lamentava di aver fatto lo zaino troppo pesante e di esser stanco.

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