30.5.04

Capitolo 7. 28/05/2004.

Verso Conca.

La mattina parto da sola verso le sette, i mattinieri sono già andati da un pezzo e i tedesconi hanno deciso di prendersela comoda.
C’è il sole e in mezzo al verde dei pini si vedono le Rocche di Bavella che splendono di riflessi rossi. Cammino nel bosco e il sole giallo del primo mattino crea strani riflessi in mezzo agli alberi. Sembra di essere in un mondo fatato. Nessun rumore oltre quello dei miei passi. Il sotto bosco mi riserva una sorpresa: ciclamini ovunque. Ora per me il ciclamino è quella pianta di svariati colori (e non solo color ciclamino) con i fiori abbastanza grossi che se non la trovi all’esselunga comunque la becchi dal primo fioraio e viene bene da regalare quando vai a fare visita all’ospedale a una vecchia zia. Vedere una tale quantità di ciclamini selvatici mi ha fatto sentire ancora di più a spasso per un bosco magico.
Uscita dal bosco mi trovo su di un tratto di roccia a placche, davanti a me sulla distanza il blu intenso del mare. Scendendo poi la vegetazione si tramuta nella classica macchia mediterranea, bellissima coloratissima, ma arcinota: margherite cespugli d’erica etc etc. Fa caldo, l’odore intenso della macchia e il ronzio dei calabroni mi stordiscono un po’. Comincio a incontrare gente sul sentiero, l’incanto da esploratore di mondi magici finisce.
Ad un certo punto supero un signore che mi guarda da sotto la sua fascia di spugna da tennista e con aria stravolta mi dice “Ah, vous-etes l’italienne”, non trovo altro che replicare “Oui. A plus tard” mentre lo supero.
Il sentiero non si presta molto alla sosta quindi decido che mangerò una volta arrivata in paese alla Gite. Fortunatamente essendo arrivata alle 12 , dopo 5 ore di cammino come indicato dal libretto, trovo posto in una stanza da cinque ancora vuota. Posso scegliermi il letto che più mi aggrada ed usufruire per prima della doccia immacolata.
Arrivano poco dopo di me i tedeschi. Gli zaini aperti e il contenuto sparso per la stanza fanno pensare che ci sia stata una esplosione, mai come quando ci raggiungono altri due francesi.
Pranzo al bar dove con sorpresa trovo la seconda ragazza di colore (la prima era la gestrice della gite), mangio un paninazzo costituito da mezza baguette spalmata di burro e ripiena di coppa, salame corso e cetriolini, il tutto condito da una birra Pietra. Scopro poi che la barista e la ragazza alla gite sono parenti (anche del macellaio), non so perché ma trovare una enclave di persone di colore in un paesino di semi montagna in Corsica mi ha un po’ stupito.
Il giorno procede in piacevole ozio sulla terrazza della gite, ascoltando le chiacchere di Nellie, Francine e Carol (la canadese), con tre figli a testa che discutono sul fatto che nella vita di una donna arriva un momento, quando i figli si fanno grandicelli, che poi una si mette a fare sport etc etc (insomma discutevano di menopausa o giù di lì) e sul quanto sono credenti. Ottimo esercizio per allenarmi a capire il francese, ma non a praticarlo, quasi più per mancanza di argomenti che di nozioni grammaticali. Facendo anche la conoscenza con randonneurs sino a quel momento visti solo di sfuggita. Tutto piacevolmente seduta al sole con l’immancabile birra davanti.
La sera ceniamo e poi con le macchine in affitto dei francesi andiamo a prendere il gelato a Portovecchio.Rientro in stanza a mezzanotte quando tedesconi e francesi stanno dormendo.

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