30.5.04

Capitolo 4. 25/04/2004

L’uomo di Chamonix.

I francesi prevedendo una tappa impegnativa si sono alzati come loro solito alle 5.30.
Prati (1820 m) Usciolu (1750 m) su di una distanza di 12 Km prevede un pezzo in cresta con attraversamento in orizzontale di un nevaio, la discesa fino a Bocca di Laparo (1525 m), una salita ripida fino a Bocca di a Formicola (1981 m), un’altra cresta rocciosa e infine la discesa fino al rifugio di Usciolu. Il libretto indica come tempi 5h 45, io ce ne ho messe 6.30 con le pause molto brevi.
Mi sono alzata con i “pigri” verso le 6.10, ho fatto colazione e poi me ne sono partita con fare tranquillo. Arrivata sulla cresta poco prima del nevaio sono stata raggiunta a grandi passi da un tizio non molto alto, ma squadratissimo con in spalla uno zaino enorme. Nell’insieme, un po’ per la velocità, un po’ per la stazza, un po’ per i lineamenti squadrati mi ricordava una locomotiva, di quelle a carbone, nere e mastodontiche. Vedendomi si è fermato un attimo ed abbiamo fatto conversazione (oddio conversazione è una parola grossa diciamo che ho risposto col mio orribile francese alle sue domande), solite cose “che ci fai tutta sola? Ma fai tutta la parte sud? Fai attenzione che c’è la neve sulla cresta etc etc”. Ci siamo salutati e nel giro di un secondo era scomparso. Ho scoperto poi a posteriori parlando con l’olandese che Mr Locomotiva stava facendo tutto il GR20 due tappe alla volta con uno zaino da 36 Kg e veniva appunto da Chamonix.
Da qualche parte fra la fine della prima cresta e la Bocca di Laparo ho raggiunto e superato i miei genitori adottivi francesi, sulla salita alla Formicula ho doppiato il gruppo di 5 francesi, ma sono stata raggiunta dai due tedeschi. Mi sono ripromessa di fermarmi a pranzare quando lo avessero fatto i tedeschi e infatti così è stato… peccato che loro si siano fermati solo una volta arrivati al rifugio. La cosa poi non è stata negativa visto che così facendo ho beccato l’ultimo letto disponibile nel dormitorio.
Sulla cresta, su di una roccia assolata mi sono imbattuta in un nugolo di coccinelle. Una chiazza rossa delle dimensioni di una piadina, incredibile. L’ho interpretato come un segno di buon auspicio per il futuro, vedremo.
Dopo cena quindi verso le 19 ( i ritmi del trekking portano ad orari completamente sfasati rispetto a quelli della vita di tutti i giorni) Michel (il papà adottivo più giovane) mi ha invitato a vedere il tramonto. Siccome c’era una bella salitaccia da fare nessuno degli altri si è aggiunto. Putroppo siamo arrivati in zona tramonto troppo presto, il sole era bello alto e non ne voleva sapere di scendere, in compenso c’era una brezzolina gelida che ghiacciava le ossa. Siamo rimasti un po’ a chiacchierare nel nostro misto di italiano francese e patois, poi abbiamo rinunciato. In quel mentre è comparso il tedesco rasta che mi ha annunciato che era troppo stanco e il giorno seguente avrebbe abbandonato il trekking svicolando verso il paesino di Zicavo. Abbiamo fatto le presentazioni insieme agli addii: si chiama Jan e ritenterà il prossimo anno con la parte Nord e con uno zaino più leggero.

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