22.1.09

Il trippaio
Il negozio del trippaio era a pochi metri dal portone di casa mia. Il suo negozio, quello della merciaia e la fruttivendola erano delle istituzioni e penso che fossero lì sin da quando a fine anni 70 ci traferimmo al numero 1 di vico Condino. Gli unici negozi sopravvissuti ai corsi e ricorsi storici attraverso momenti crisi e momenti di boom economico.
A pensarci bene, quello del trippaio era un piccolo miracolo, che se di rattoppare un paio di pantaloni o mangiare un'insalata c'è sempre bisogno, della trippa si può anche fare anche a meno.
Il signor B. era un omone alto che preparava la trippa nel retro del negozio ed era uno dei pochi trippai di Genova da cui si riusciva a comprare anche il brodo.
Il negozio era abbastanza spoglio, con il pavimento in granella rossa, un bancone e un frigo bianco dei surgelati.
Il signor B. e la moglie, con i loro cappellini e il camice bianco si alternavano a servire i clienti. Se ben ricordo l'ultima volta che sono entrata nel negozio qualche anno fa, la bilancia era di quelle analogiche vecchio stile.
Quando mi sono sposata il signor B. è stato risolutivo per la consegna del mio bouquet. La fioraia dal quale l'avevo ordinato non si era appuntata il mio numero di telefono e non ricordava nemmeno esattamente quando fosse il gran giorno, così in preda alla disperazione aveva bussato alla porta del signor B. che era una istituzione e aveva chiesto informazioni. "E' una ragazza alta castana, si sposa, sua mamma abita qui vicino, ma lei sta a Milano" e il signor B. l'aveva indirizzata al citofono corretto.
Il signor B. è morto e a Genova c'è un trippaio in meno, un pezzo di passato che finisce.
Per una strana ironia della sorte, lo apprendo oggi a pochi minuti dalla notizia che hanno sgombrato il Cox. E la giornata mi sembra più triste.

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