Ieri pensavo a C. C'è stato un momento della mia vita in cui ci siamo frequentate parecchio,
abbiamo fatto vacanze assieme, abbiamo condiviso scleri e riflessioni via mail.
Poi basta. Se ci penso l'inizio della fine lo posso quasi individuare. Quella volta che lei
stava imbiancando casa, la casa che si era comprata e io l'ho bidonata. Le avevo detto
chiamami pure, poi quando è stato il momento ho chiesto quanti aiutanti aveva e siccome non
ero necessaria dal punto di vista strettamente tecnico, ho preferito ritornare a Genova da
mia mamma. L'imbiancatura della prima casa è un momento importante e forse non era manodopera
quella che mi si chiedeva, ma condivisione.
Non è stata una cosa improvvisa, solo l'usura del tempo, le mail meno frequenti, le uscite meno
assidue. Poi il nulla, se mail sono, si tratta di lavoro, come fosse una qualunque altra persona
di questo palazzo con cui non hai mai avuto alcun tipo di rapporto.
Ci penso e mi dispiace un po'. Forse queste cose dovrei dirle a lei, dovrei chiederle "ehi come mai
adesso non ci sentiamo piu'?" o forse solo invitarla a pranzo uno di questi giorni come niente fosse.
Poi penso che un'amicizia per quanto allo stato embrionale richiede cure e attenzioni, che l'altro
ha delle aspettative nei nostri confronti e non è detto sia sbagliato che le abbia. Così mi dico che
forse sono troppo egoista, in questo momento, per coltivare un rapporto nuovo o rianimare quello che
resta di uno che si è perso. Penso che è meglio lasciare le cose come stanno, piuttosto che creare
nuove aspettative per poi deluderle. Sbaglierò?
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