Il viaggio che avrei voluto fare
Tutte le volte che devo spiegare perche' mi sono piaciuti un libro o un film,
mi prende l'ansia da compito in classe. Invece del protocollo a righe diviso a
meta' una pagina bianca del mio text editor, il vuoto nella mia testa pero' rimane
lo stesso. Con i film e con i libri famosi poi e' piu' difficile, e' gia' stato detto tutto quello che si poteva dire.
Cosi' eccomi in affanno alla ricerca di parole sensate per spiegare perche' secondo
me I diari della motocicletta e' film che merita di essere visto.
Non staro' a dire che e' un film molto curato, che e' aderente alla realta',
che Grenado ha dato la sua consulenza tecnica, che Gianni Mina' era consulente
artistico. Tutto questo e' gia' stato scritto o detto in tv (quando ero via pare
sia passato in tv uno speciale sul film in cui Gianni Mina' intervistava Grenado) e puo'
costituire o meno una ragione per cui uno si alza e decide di andare al cinema.
Non staro' neppure a replicare a chi mi dice che essendo una comunista
(e gia' ci vuole della fantasia per definirmi comunista nonostante per stanchezza io
continui a votare contro Berlusconi votando per Bertinotti) non poteva non piacermi un film sulla vita del Che,
che in questo film che poi il Che sia diventato un rivoluzionario e' di importanza relativa.
Appartengo alla categoria che giudica un film in base ai tasti che riesce a smuovere
nel caldorone dei miei sentimenti, dei miei sogni e delle mie aspirazioni.
Io sono irrequieta, di natura. Nonostante il mio amore incondizionato per le mie radici che
sempre mi fara' sentire in pace rientrando a Genova, nonostante
la ricerca di stabilita' che mi ha portato a comprare una casa a Milano, nonostante
il mio DNA mi faccia a tratti desiderare la vita di una grassa matrona con 10 figli,
6 cani e 3 gatti. Nonostante tutto, nel fondo del mio animo c'e' un demone che
mi punzecchia e mi fa desiderare di vedere altre cose, conoscere altre persone, vedere
altri luoghi, mettere alla prova le mie capacita'.
Il Che e Grenado principalmente sono due ragazzi giovani in viaggio, un viaggio avventuroso in giro
per il sudamerica a bordo di una motocicletta (finche' dura). Due ragazzi che vivono avventure
picaresche, ma che sono capaci di vedere il mondo per quello che e' con le sue ingiustizie,
di arrabbiarsi per quello che non va, due persone che sono capaci di grandi slanci.
Come non farsi affascinare da un viaggio come il loro? Come non simpatizzare con le loro disavventure?
Come non riconoscersi nelle loro figure di viaggatori squattrinati? Come non apprezzare la loro faccia da culo?
Per chi invece preferisce viaggiare attraverso le immagini piuttosto che con lo zaino in spalla,
riferisco il giudizio del mio amico Bx che di un film che parla della gioventu', del viaggio, della
solidarieta' e' riuscito a dirmi: "Vai assolutamente a vederlo c'e' una fotografia fantastica" (che poi
e' vero, ma nel complesso quasi trascurabile).
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