13.11.03

Quando ho inziato a scrivere questo blog pensavo di usarlo come mezzo di discussione su quanto stava avvenendo in Israele e Palestina o in Iraq. Per allargare e semplificare lo scambio di opinioni via mail che avevo con alcuni amici riguardo a quanto stava accadendo. Poi un po'per un esaurirsi normale delle discussioni, un po' per il mio scarso talento da opinionista, ho lasciato perdere. Anche perche' alle volte e' difficile avere delle opinioni chiare su situazioni cosi' confuse e perche' a certe domande non so rispondere.
Ieri sono morti 19 italiani in un attentato.
Leo ha scritto, come sempre, una cosa molto giusta:

È giusto piangerli, e non solo perché hanno volti e nomi che ci assomigliano. Cambierebbe qualcosa se al loro posto ci fossero stati soldati americani, o inglesi, o polacchi, o iracheni? Per me no, non cambia nulla. I morti non hanno più patria.

I morti non hanno piu' patria ne' divisa e i morti di ieri sono solo una inevitabile conseguenza delle scelte prese a monte.
Restiamo in rispettoso silenzio, non strumentalizziamo quanto avvenuto.
Ma non nascondiamo nemmeno la testa davanti al problema. E il problema e' che questa guerra e' stato un errore sia per le motivazioni per cui e' stata scatenata sia per i metodi con cui e' stata portata avanti. E forse si sarebbe potuta evitare. E dati gli interessi economici in gioco, sia nell'intervento che nel non intervento, non credo che sia stato fatto tutto il possibile per evitarla. Non credo che fosse l'ultima, la sola chance. Non credo che per lo stato attuale delle cose, in un cinico costi-benefici, la morte di cosi' tante persone e la situazione di sbando attuale sia compensata dalla fine del regime. Non credo che questo sia un periodo di transizione necessario. L'unico modo di transizione possibile. Non credo che sia una transizione credo sia solo caos.

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