1.10.03

Ieri: il letto.

Via Sarpi, letto in esposizione a prezzo scontatissimo. M. entusiasta decide per l'acquisto.
Convocati all'appello: io e la mamma, la sua ovviamente, non la mia.
Il letto e' effettivamente un bel letto, stile fouton come da moda imperante. Colore chiaro, rovere sbiancato per l'esattezza, praticamente il colore dei mobili della mia cameretta.
Nell'attesa che il mobiliere si liberi ci aggiriamo esaminando il letto che incontra il gusto di tutti.
Il mobiliere e' un signore un po' allampanato, con la voce flebile del tutto in linea con la stretta di mano poco energica che ci riservera' alla fine. Ci fa accomodare al tavolo e illustra le caratteristiche del letto, risponde alle domande della mamma, risponde alla domande di M. Io seguo con un orecchio, mentre sbircio le tovagliette poggiate sul ripiano alle mia destra.
Alla fine del classico pistolotto M. ci chiede cosa ne pensiamo. Io e la mamma ribadiamo il giudizio positivo. Qui pero' si scatenano i dieci minuti di calvario durante i quali devo lottare contro l'impulso di scappare dal negozio.
Inevitabilmente il mobiliere presume che il letto sia per me e M., ma la cosa piu' drammatica e' che la mamma lo supporta in questa convinzione dicendo: "dovete decidere se piace a voi ragazzi". La tentazione di chiamarmi fuori da questa cosa dicendo: "Veramente e' a M. che deve piacere, perche' il letto e' per casa sua" viene messa a tacere con fatica. Me ne tiro fuori con una finta analisi del tipo "Il letto e' un bel letto, il colore chiaro del legno ti permette di giocare con il copriletto, sicuramente ti da' una maggiore sensazione di calore rispetto ad un letto in venghe'." Infine M. si decide per l'acquisto e la rappresentazione si conclude.
Esco piu' accadata che se avessi fato 5 giri di corsa all'arena... l'ansia o i faretti del negozio?

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