21.2.08

A Capodanno, su di uno di quei giornali da donna particolarmente stupidi, quei giornali che mi sento autorizzata a comprare e a leggere solo quando sono in aeroporto, leggevo un articolo sul non mantenimento dei buoni propositi.
Non so se fosse il classico studio di una equipe di psicologi di qualche università americana o solo il frutto del lavoro una giornalista che per mettersi in pace l'anima preventivamente inanellava una dietro l'altra ragioni per cui venir meno ad un impegno preso o a un buon proposito poteva rivelarsi la miglior cosa da fare.
Solo la bronchite ed una sosta forzata dalla miriade di impegni che come ogni anno ho incastrato a viva forza nelle mie serate, mi ha portato a rivalutare quanto letto e a pormi davanti allo specchio a chiedermi cosa stavo facendo, se ne valeva la pena e se mi stavo divertendo davvero.
Così, soprendendo in primis me stessa, ho deciso di smetter di ballare.
Che la danza è bella, liberatoria, ma bisogna esserci portati o impegnarsi a fondo per avere dei risultati. Ma il tempo è poco e la fatica è tanta e così ho deciso di smettere.

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