Non che in questi giorni di silenzio non avessi nulla da dire,
è che fino a quando non mi faccio impiantare un chip sottocutaneo
che traduca i miei pensieri direttamente in post e li pubblichi
a seguito di un battito doppio di ciglia credo avrò problemi a
postare regolarmente.
In sintesi.
Ho rogitato: casa mia è mia.
Ho imbiancato e povera illusa speravo di cavarmela con una mano di fissante
ed una di bianco... nulla da fare, il prossimo we secondo round. E accidenti ai
pennelli che lasciano giù i peletti sul muro e alle zanzare suicide che si posano
esattamente davanti al tuo rullo.
Poi mi resterà da inseguire il parquettista perché dia la seconda mano di vernice,
l'uomo dello zoccoletto a fondo parete e a dirla tutta anche quello delle finestre
che la portafinestra del soggiorno non chiude bene.
Per inciso... ho conosciuto i miei vicini, quelli abbastanza folli come me
da farsi consegnare l'appartemento in fieri.
Uno è pacato e tranquillo, credo anche vagamente perfezionista dal momento
che ha smontato i caloriferi per imbiancarci dietro. Vive al piano sotto al
mio, nell'appartamento speculare.
L'altro invece è un tipo molto "ue' figa allora cos'è sta cosa"... alto con
una andatura caracollante vagamente scimmiesca, è al primo piano nella
palazzina accanto. Sulla macchina ha dei cerchi in lega che a venderne uno ti ci compri un
armadio e ritmi di lavoro meno serrati dei miei: sabato è arrivato
alle cinque, domenica alle quattro. Magari comunque è più veloce di me e del badante
(che in the meantime è stato promosso ad imbianchino di fiducia).
Al momento quindi resto in foresteria ancora capace di donarmi gag gustose come
quella di ieri sera.
Io Ale e Mao attorno al tavolo nell'ingresso tentavamo di capire come risollevare le
sorti economiche dell'associazione e quanto tempo avessimo prima che la situazione da
preoccupante si facesse critica. Mao era in crisi da astinenza da sigaretta e giocava
nervosamente con l'accendino quando dal pianerottolo è giunto il vociare dei miei vicini.
Senza ritegno alcuno si è precipitato sulle scale a domandare una sigaretta ed è tornato
sorridente con un pacchetto di Malboro con tre sigarette elogiando la gentilezza del
vicinato. Serata passata senza soluzioni
migliori che giocare al superenalotto, riunione sciolta, baci abbracci e il
pacchetto con la sigaretta residua se ne va con Ale e Mao.
Dopo qualche minuto mi bussano alla porta, il vicino candido mi domanda:
"Scusa cercavo il ragazzo a cui ho dato le sigarette"
"Mi dispiace è appena andato via"
"Ah perché avevo lasciato un pezzo di fumo nel pacchetto, sai alla sera mi faccio
spinello, l'avevo appena comprato qui sotto"
"Mmmh capisco.... se vuoi provo a telefonargli"
"No va beh... peccato è andata così"
E si è allontanato sconsolato lasciandomi trasecolata sulla porta.
Nessun commento:
Posta un commento