18.5.05

Il Teatro Libero è piccolo, e soprattutto difficile da trovare se nessuno ti indica la strada. O meglio l'indirizzo via Savona 10 lo trovi con facilità, quello che non ti aspetti è di dover salire all'ultimo piano di un palazzo attraverso una scala antincendio per accedere alla sala.
La sala è piccola, nel sottotetto e sul soffitto a volta è dipinto un arco a botte squarciato, attraverso cui si intravede un cielo stellato.
Il palco è vicino in qualsiasi punto, hanno aggiunto una fila davanti e delle sedie ai lati delle file istituzionali. Quando la sala si riempie il brusio a causa delle dimensioni ridotte e dell'elevato numero di persone assomiglia più ad un ululato, ma per una volta nulla da dire sul comportamento del pubblico in sala. La maschera ad inizio spettacolo prennuncia che nel dopo serata gli attori ed il regista saranno in sala per incontrare gli studenti della scuola di teatro e che chi vuole fermarsi è il benvenuto.
In scena l'Amleto per la regia di Corrado Elia.
Lo spettacolo è particolare, su di uno sfondo grigio a cubi l'azione si intreccia a scene fisse, intervallate da scene di buio. C'è una colonna sonora che accompagna lo spettacolo in questi stacchi stile cinematografico e sulle relative dissolvenze nere.
Ammettiamolo, al di là del fatto che un giorno diversi anni fa ho avuto voglia di imparare a memoria l'incipit del famoso monologo, della storia ricordavo ben poco.
Nonostante il taglio particolare, lo svolgimento dei fatti, l'intreccio risultava comunque fruibile. Certo è che non ricordando granché il testo, non avessi seguito il dibattito successivo, non avrei mai colto alcune sfumature.
Ad esempio che quello che noi vediamo è il ricordo di Orazio, cui Amleto affida il compito e la maledizione di ricordare. Le polaroid sono ricordi, flash back, la scenografia è la scatola in cui i ricordi sono contenuti, la testa di Orazio.
O che sul
"essere o non essere? questo è il problema. E' forse più nobile soffrire nell'intimo del proprio spirito le pietre e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna o imbracciar l'arme, forse, contro il mar delle afflizioni e combattendole metter loro una fine?"
quelle porte che aperte e poi chiuse rappresentavano la possibilità sprecata da Amleto di uscire dall'impasse in cui si trova, di prendere una decisione di agire insomma.
Aneddoti più di colore, Amleto col viso sofferto e affilato, la dizione perfetta durante lo spettacolo, vis à vis con il pubblico si presenta con una improbabile maglietta viola, l'accento romanesco ed un pudore che fa quasi tenerezza. Quando Corrado Elia spiega che il lavoro del regista su di un testo come l'Amleto è molto lungo e complicato, perché Amleto è per eccellenza il teatro e bisogna esserne all'altezza, si gira poi verso il suo primo attore e dice "Anche lui, so che davanti al regista uno non lo da a vedere, ma poi uno è orgoglioso se gli danno la parte dell'Amleto... si sarà chiuso in bagno a dire sì sì sì" e lui arrosisce e si allontana sul fondo del palco.

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