20.4.09

Come buona parte dei genovesi emigrati nella landa delle nebbie, vivo con Milano un rapporto di amore odio.
Amore per le opportunità che la città offre, per il lavoro, per l'indipendenza che mi ha regalato.
Odio per il traffico per la fretta, per lo smog, per l'assenza del mare, della focaccia e di besagnini degni di tale nome.
E se all'inizio vivevo una vita sospesa fra due città e non appena potevo fuggivo verso l'aria salmastra della mia terra natale, ad un certo punto ho dovuto venire a patti con il fatto che la maggior parte della mia vita la spendevo a Milano e che forse era giunto il momento di fare la pace con me stessa e il posto in cui vivevo.
Così ho letto Scerbanenco, ho letto Milano non è Milano di Aldo Nove, ho iniziato a sfruttare le opportunità che la città offre e ho cercato di non innervosirmi troppo per gli aspetti negativi. Ho anche comprato casa e messo radici.
La passione per la fotografia da un lato e il mio eterno venire a patti con la città dall'altro, mi hanno portato a iscrivermi al workshop Dentro la città. Mi ha affascinato l'idea che fotografare la città non è solo cogliere l'attimo, ma anche ascoltarla, viverla, capirla.
Se la timidezza e l'entrare in contatto con le persone e fotografarle sono ancora aspetti problematici per me orso di natura che sotto sotto un po' credo che la fotografia rubi l'anima, dopo questo viaggio assieme ai miei compagni e al capitano della brigata, la città mi è più vicina, la sento più mia.
Abbiamo esplorato la tangenziale, membrana osmotica che racchiude la città e la proietta verso l'esterno, abbiamo spiato i punti di accesso alla città, le espressioni delle persone che arrivano e che partono, i quartieri periferici, la folla che la attraversa di corsa, i volti di chi passeggia e lavora in centro, gli ambienti di lavoro e tanto altro.
Milano non è mai uguale a se stessa, si crea e si distrugge, si rinnova. Chi ci vive spesso la subisce, ma ogni tanto è bello perdersi a guardare.

1 commento:

Sick Girl ha detto...

se non pioveva la settimana del salone del mobile era la volta che un giro al fuori salone me lo facevo