19.2.07

Quella pineta l'ho percorsa in lungo e in largo fin da quando sono stata in grado di camminare e non escluderei che i miei genitori mi ci portassero anche quando non ero in grado.
In quella pineta abbiamo piantato l'albero di Natale che miracolosamente era sopravvissuto a 15 giorni di clima d'appartamento con palline e candeline incastrate fra i rami, albero così vitale e rigoglioso che due settimane dopo era già sparito per finire a decorare qualche giardino.
In quella pineta abbiamo sepolto Rufus, onorato gatto di famiglia.
Quella pineta l'abbiamo attraversata le mille volte che siamo saliti a Punta Martin.
Quella pineta ha visto i nostri fugaci tentativi di fare i giovani ribelli, seduti su di una pietra con una birra fra i piedi a parlare del senso della vita.
Quella pineta l'abbiamo costeggiata ogni volta che siamo andati a comprare la verdura dal contadino e i limoni con la buccia non trattata, buonissimi per fare il lemoncello e la marmellata.
Per quella pineta siamo passati correndo le volte che abbiamo rubato la frutta nella casa disabitata ma con gli alberi curati.
Quella pineta è andata in fiamme due anni fa, ma anneriti e spogli , gli alberi erano ancora lì, sui rami qualche rara pigna che si rifiutava di compiere il suo destino.
Quella pineta ora non c'è più, dalla bergamasca sono scesi i tecnici, tute rosse da palombaro e seghe circolari alla mano, albero dopo albero hanno tirato giù tutto.
Hanno coperto anche quei piccoli pinetti che coraggiosamente avevano fatto capolino sul terreno bruciato.
Ho visto un bosco sparire, avrò il tempo per vederlo rinascere?

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