Steve Mc Curry
Sud Est
Palazzo della Ragione, Milano
11 novembre 2009 - 31 gennaio 2010
ingresso con riduzione feltrinelli fnac etc 6,5€
Prima di iniziare il corso di ritratto, Steve Mc Curry per me era una delle sue fotografie,
la ragazzina afghana con gli occhi verde ghiaccio e il velo rosso attorno al capo.
Nella contraddizione che mi contraddistingue infatti, sebbene il mio primo insegnante di
fotografia mi abbia diagnosticato una tendenza alla fotografia emozionale a colori, come
spettatrice sono una fan del bianco e nero, del segno grafico ben definito, della
ripartizione netta fra luci ed ombre oppure di quelle foto senza tempo in cui la grana della
pellicola è percepibile e crea una atmosfera sospesa, fatata.
Non mi ero quindi mai posta il problema di sapere quali fossero le altre foto che McCurry
aveva scattato, anche per una sorta di istintivo pregiudizio: troppo facile fare una bella
foto in un paese straniero, con quei colori. Come se per solo il fatto di essere all'estero
i condizionamenti che ci portiamo dietro automaticamente siano destinati a cadere e entrare
in contatto con il prossimo diventi un gioco da ragazzi.
Io e il mio rapporto ambivalente con la foto a colori in terre straniere siamo quindi
arrivati al palazzo della ragione con aspettative contraddittorie, se da un lato avevamo
avuto giudizi estasiati dagli amici che l'avevano visitata, dall'altro eravamo un po'
titubanti.
La prima cosa che colpisce varcata la soglia è l'allestimento delle foto e non solo per via
di questi pannelli neri che vanno da pavimento a soffitto a cui sono appese e che creano una
sorta di labirinto in cui perdersi piuttosto che un percorso ordinato e prestabilito, ma
soprattutto per la luce.
Non sono una grande frequentarice di mostre, ma questa è in assoluto la prima mostra in cui
da qualsiasi punto uno guardi una foto, sia col naso attaccato a un millimetro sia un po'
discosto, la foto è perfettamente illuminata e non ci sono fastidiosi riflessi che ne
disturbano la contemplazione.
La mostra è articolata in sei aree tematiche:
ritratti, il silenzio e il viaggio, la guerra, la gioia, l'infanzia, la bellezza.
Fra i ritratti che spaziano dalla bambina ridente sulla panchina di Roma, ad anziani monaci
tibetani, la foto che mi ha colpito di più in assoluto è quella del minatore afghano. Il
volto scavato dalle rughe e sporco di fuliggine, la sguardo vivo e sorridente.
Fra le foto della seconda sezione la presenza umana, per quanto minuscola al cospetto della
natura e del soggetto ne è parte imprescindibile ed integrante.
La mia favorita è la foto di due gigantesche navi ormeggiate praticamente sulla spiaggia e
di un minuscolo essere umano con i piedi a bagno nell'acqua vicino a queste immense prue.
Le foto di guerra sono forse quelle che mi sono piaciute meno, mi sono sembrate meno
coinvolgenti. Di sicuro anche quelle più crude scattate in Iraq nel 91 tipo l'uomo
carbonizzato, nella loro drammaticità non sono mai crude.
Le foto sull'infanzia ci mostrano bambini spaventati, come il bambino yemenita tenuto per mano da adulti dotati di coltellacci o diventati adulti troppo presto, infanzia a mano
armata. Alcuni spavaldi con le loro pistole in pugno, alcuni come il bambino peruviano
armati, ma in lacrime.
Le ultime foto infine sono ritratti di ragazze, la famosa ragazzina afghana dagli occhi verde ghiaccio e altre due giovani donne. Sguardi intensi, personaggi che si trasfigurano dalla situazione contingente per diventare icone.
Ho lasciato alla mostra il mio pregiudizio per portarmi a casa un costossisimo quanto meraviglioso libro di fotografie, The Unguarded Moment.
1 commento:
Avevo letto un articolo su Steve Mc Curry, credo nella sala d'aspetto del dentista (dove trovi riviste dall'alto contenuto culturale, come FOCUS) dicevano che la sua foto più famosa (quella che menzioni anche tu della ragazzina con gli occhi verdi) gli abbia quasi "rovinato" la carriera oscurando tanti altri suoi alvori. Hanno poi fatto vedere la stessa ragazzina pochi anni dopo, devastata da una vita vissuta troppo intensamente in quei Paesi dilaniati dalla guerra - per la serie, aveva 25 anni ma ne dimostrava 85. Coincidenze della vita.
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