23.6.08

Causa traffico vacanziero, mercato e bagnanti in libera uscita, abbiamo avuto qualche problemino a raggiungere il luogo deputato per la cerimonia e siamo arrivati un pelo in ritardo.
Le letture erano già state lette e il frate stava predicando. Sarà per quello e per il sobrio accompagnamento musicale, che la funzione religiosa mi è sembrata estremamente breve rispetto agli standard.
Io e il Marito occupavamo l'ultima fila di sedie vicino all'ingresso, nonostante questo, viste le dimensioni ridotte della chiesa, avevamo un ottima visuale sull'altare e sugli sposi.
A. e F. erano raggianti e bellissimi, come ogni coppia di sposi che si rispetti. Nonostante il ritardo abbiamo comunque assistito allo scambio delle promesse e degli anelli. F. aveva la voce rotta dall'emozione e quasi quasi mi commuovevo anche io.
Conclusa la funzione, salutare gli amici sul sagrato della chiesa e fare il conto degli anni da cui si conosce ciascuno, ricordare episodi del passato.
Scattare foto agli sposi sommersi da una pioggia di riso.
Pensare ad A. e alla sua rabbia di diciottenne, l'amore per la musica metal e il suo personaggio cattivo al girsa. E vederlo ora sorridente che chiacchera col frate e farsi strappare un sorriso al pensiero di quanta strada percorsa fino qui.
E poi il pranzo, classico, ma non eccessivo, in un bell'ambiente in mezzo agli ulivi. Il vino e le chiacchere. Svernare sul patio con la pancia piena in attesa del caffè, guardare il mare fra le fronde degli ulivi e godere del primo vero caldo della stagione.
Pensare a quella volta sulla panchina della stazione, A. che all'indomani del suo primo appuntamento con F. raccontava a me e T. quanto fosse felice. Ed io e T., in preda a pessimismo cosmico, a dirgli "stai attento, non ti esaltare è appena l'inizio chissà come andrà".
E' andata che sono belli giovani felici e abbronzati con un anello al dito, pronti ad una vacanza in Sardegna e ad una vita insieme.
Ed noi guardandoli non possiamo che essere felici per loro.

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