10.5.07

Cuba parte 4

Santa Clara

Per visitare Santa Clara basta un giorno e se io e il Marito non fossimo fan degli spostamenti in pulman avremmo potuto ridurre la permanenza in loco. C'è da dire che la casa particular in cui abbiamo alloggiato, il Florida Center, era molto confortevole e caratteristica e si mangiava davvero bene. L'ingegner Angel, il proprietario, ha trovato un business molto più redditizio del lavoro statale. La casa particular infatti è un ostello/locanda a tutti gli effetti. Ha diverse camere che si affacciano tutte su di un bel patio pieno di piante e un cuoco che spignatta incessantemente aragoste. Ha anche svariati altri dipendenti che si aggirano sempre affaccendati. Coloro che non riesce ad ospitare in casa, Angel li indirizza verso altre case particular, ma si offre comunque di sfamarli a cena e a colazione. Ha anche un business con i taxi, il giorno che siamo partiti ha chiamato un suo amico, tassista abusivo, con un auto d'epoca che ci portasse fino alla stazione degli autobus.
Il centro di Santa Clara è tutto lì, raccolto sulla piazza principale (credo fosse il Parque Vidal) e nella via pedonale che ne costeggia il lato nord. I negozi sono molto socialisti, a parte una delle librerie che ha addirittura l'aria condizionata.
Se si vuole provare una esperienza extrasensoriale, si vada al caffè Rapido, una specie di fast food cubano. Si paga in moneda nacional e per 7 pesos (corrispondenti a circa 30 cent di euro ) si può ottenere un hamburger di materiale non precisato in panino da hamburger, delle patate fritte che sembrano abbastanza patate fritte e una roba che sembrano pezzettini di pastsciutta immersi in maionese che noi dal nome credevamo fosse insalata. Evitare rigorosamente la coca cola che viene pescata dentro un frigo a mestolate e messa dentro i bicchieri ed ha il gusto di chinotto sgasato. Non farsi spaventare dalla quantità di mosquitos che svolazzano in zona e soprattutto non sbirciare oltre i tendoni della cucina, ignorare ciò che si sta ingerendo è fondamentale per la sopravvivenza.
Anche se la lonely faceva terrorismo a Santa Clara gli scocciatori non ci sono, si può stare seduti al parco a prendere il fresco e guardare i bambini che giocano a baseball senza che nessuno senta la necessità di venire a chiederti se hai bisogno di un ristorante o di un taxi.
Le due attrazioni per cui Santa Clara è nota al turismo sono il museo del tren blindato e il mausoleo-museo del Che. Il primo è vicino al centro e ovviamente, ai binari del treno. Ci sono tre o quattro vagoni del famoso treno che trasportava le truppe di Batista, entro cui sono stati appesi pannelli con vari reperti tipo fucili, piede di porco usato per scardinare i binari e riproduzione di molotov usata dai rivoluzionari. C'è anche il vagone che trasportava la mitragliatrice e il caterpillar con cui i rivoluzionari asportarono definitivamente i binari. Si paga un euro e una signora, l'addetta al museo, ti racconta come si svolse la battaglia, e ti fa vedere quanto era blindato il tren blindato e quanto il Che fosse un abile stratega. Quando parla del Che sembra realmente commossa.
Nonostante all'interno dei vagoni siano appesi i cucchiai che le truppe di Batista usavano per mangiare la minestra e che oggettivamente la parola museo sia un filo esagerata, trovo che questo posto abbia una grande atmosfera. Sembra di vederli i 23 (o 32?) uomini del Che che col piede di porco e il caterpillar divelgono i binari e poi appena il treno deraglia sbarrano le vie di fuga all'esercito buttando molotov e in un'ora e mezza mettono ko 400 soldati professionisti.
Il mausoleo del Che invece è più moderno ed organizzato ed è gratuito. Prima di entrare devi depositare borse e borsine al guardaroba, quindi per i freddolosi come me conviene procurarsi una golfino per combattere lo sbalzo termico fra esterno e interno, dove ogni due teche è posizionato un pinguino delonghi che ti spara aria condizionata ad altezza ombelico. Nella prima sala è ricostruita la storia del Che, da ragazzino, da giovane medico e poi da rivoluzionario. Ci sono il certificato di nascita, l'attestato di laurea, l'inalatore per l'asma, svariati abiti e armi da fuoco e soprattutto tante fotografie. In filodiffusione un mix di canzoni dedicate al Che, alternate a brani del discorso tenuto da Castro nel 1997, quando i resti del Che e di altri guerriglieri furono trasferiti qui dalla Bolivia. Nella seconda sala si sta come al cimitero, ci sono varie lapidi con i volti dei vari guerriglieri fra cui anche il Che e una fiamma accesa sempre nel 1997 da Castro a imperitura memoria.
Sopra l'edifico che ospita le due sale, la statua di bronzo del Che, alta svariati metri circondata da steli e lapidi commemorative. Da qui si può osservare la piazza, chiamata, manco a dirlo, plaza de l
e Revolucion, immensa, con illuminazione da stadio e sul fondo l'immancabile cartello Seremos com el Che (o qualcosa di simile). Anche qui l'atmosfera è indescrivibile, il Che si staglia contro il cielo azzurro e limpido, la selezione musicale viene diffusa anche all'esterno e quando la musica lascia spazio alle parole di Castro sull'eroismo del Che, ci si può quasi immaginare la piazza gremita di gente.

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