9.5.07

Cuba parte 3

Vinales
La visita al museo del Ron Fondazione Havana Club è saltata a causa della intossicazione alimentare che mi ha prostrato per un intero giorno, quella alla plaza de la Revolucion invece l'abbiamo recuperata in extremis il giorno del rientro.
Per poter visitare Vinales ed avere abbastanza giorni per visitare Santa Clara e Cienfuegos, abbiamo dovuto ricorrere ad una escursione organizzata di una giornata. Mentre aspettavamo davanti all'Hotel Saratoga che ci venissero a recuperare, passavano in continuazione moderni minibus con vetri oscurati, diretti alle mete più svariate. Nella mia mente si prospettava un viaggio di lusso con aria condizionata regolata secondo le mie esigenze e un gruppo ristretto di persone, invece siamo stati caricati su di un autobus Astro stile torpedone della gita dell'oratorio. In compenso Carlos, la guida, era molto preparato, parlava un inglese eccezionale e oltre a farci i soliti discorsi preconfezionati ha tentato di spiegarci un po' Cuba e di farci appassionare agli argomenti trattati. Ogni tre per due estraeva dalla sua borsa magica libri e depliant che faceva passare fra i sedili del bus per fornire ulteriori spunti di riflessione ai gitanti.
La Autopista Nacional ha meno buche di quanto le descrizioni lette sulla lonely potessero far supporre, non ci sono caselli autostradali, in compenso ogni tot km c'è una pattuglia della polizia con relativo poliziotto piantato in mezzo alla strada a fare da dissuasore per le alte velocità. Ad ogni svincolo ci sono persone che aspettano un passaggio e gli amarillos e gli azulejos che coordinano i passaggi. Questa è stata una invenzione del periodo special, quando non c'era carburante e c'era poco di tutto. Le auto statali sono costrette a dare passaggi e ci sono i coordinatori, con divise gialle o azzurre,che smistano passeggeri sulle varie auto.
Consolation è un paesino trascurabile non fosse altro che per la schiera infinita di lapidi di cittadini caduti nella guerra in Angola. Diceva Carlos che è usanza mettere lapidi e cartelli commemorativi degli eroi all'ingresso di ogni città. In genere sono meno visibili, quella sfilza di lapidi bianche però era impressionante. Credo che l'economia del paesino si fondasse sulla fabbrica di sigari che abbiamo visitato.
La fabbrica di sigari è un posto straniante. C'è una piccola stanzetta, delle dimensioni di un aula scolastica, dove una trentina di donne sedute a banchi in stile libro cuore, lavorano le foglie esterne in cui il sigaro verrà arrotolato. Le foglie devono essere belle,senza imperfezioni, loro le selezionano, eliminano il filamento centrale, le stirano con le mani umide e le passano poi al reparto arrotolatori. Questa è una stanza delle dimensioni di una palestra. Anche qui ci sono banchi in fila come se fosse un esame di maturità, ma gli arrotolatori hanno qualche strumento in più, tipo la pressa per pressare il sigaro e uno strumento per verificare il tiraggio dello stesso. In otto ore di lavoro vengono prodotti circa 140 sigari. La miscela di tabacchi che dà il gusto al sigaro viene fatta altrove e ciascun lavorante può produrre sigari di diversa tipologia, Montecristo Romeo e Giulietta etc etc etc. Poi c'è il magazzino climatizzato e la stanza dell'etichettatura e imballaggio (sulle quali sorvolo perché a quel punto avevo una nausea così terribile per via dell'odor di tabacco che non stavo ascoltando più nulla).
A Vinales ci siamo diretti al belvedere dell'hotel Jasmine, costruito dopo la rivoluzione per dare imulso turistico alla zona di Pinar del Rio, provincia cenerentola e trascurata. Si narra che a costruire l'hotel fossero i campesinos della zona e che il governo per aiutarli avesse inviato degli strumenti per facilitare il lavoro. I campesinos però credevano che gli strumenti portassero via lavoro alle persone invece che aiutarle e quindi fecero sciopero fino a che lo stato non se li riprese indietro e li lasciò lavorare come preferivano (ossia praticamente a mani nude). Nonostante questo l'albergo fu completato in tempo. Questa dell'orgoglio campesino e della tenacia del lavoro sa un po' di favola di regime, ma è una storiella comunque carina. Dal belvedere si può ammirare la vallata con i suoi mogotes, panettoni calcarei coperti di vegetazione, bellissimo. In pratica vedere quello scorcio è stato il motivo per cui ci siamo imbarcati nella gita organizzata. Sarebbe stato bello poter passeggiare nel silenzio della natura, ma l'organizzazione serrata non lo ha consentito. Invece siamo stati alla Cueva dell'indio che era una grotta con formazioni di stalattiti e stalagmiti, alcune con forme bizzarre. La particolarità del giro stava nel fatto che a metà percorso si abbandonava la terra ferma per avventurarsi in un giro in barca. Abbiamo anche visto il murale della preistoria che a mio giudizio era proprio brutto. Sarà stato anche allievo di Rivera il muralista che l'ha eseguito, ma quelle lumacone preistoriche e gli omoni rossi più che rendere attraente il paesaggio lo deturpavano (e adesso i fan dei muralisti possono pure lapidarmi, ma che ci posso fare). Certo è che Castro l'ha pensata bene come attrazione turistica, che di pulman in zona ce n'erano parecchi.

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