6.7.07

The walking man
Se fossi in un espisodio di Ai confini della realtà dovrei incominciare a preoccuparmi, supponendo di esser vittima di un qualche strano disegno.
C'è un ragazzo, piccolo e magro, vestito con un completo scuro e camicia bordeaux, indossa occhiali con la montatura di plastica nera, ha i capelli pettinati alla Robert Smith. Cammina. Sempre. E' sempre vestito di scuro.
Lo incontro di continuo.
La prima volta l'ho visto nell'atrio dell'ufficio, ci siamo incrociati sulla soglia dell'ascensore, il suo ciuffo all'altezza del mio naso. Non ci ho fatto troppo caso, nonostante alcuni piani brulichino di Accentati in giacca e cravatta col capello pettinato a schiaffo da Jean Luis David, c'è ancora una buona dose di gente stramba in questo palazzo, nell'atrio incontri ogni genere di look.
Poco tempo dopo l'ho incontrato mentre arrancavo sul cavalcavia in sella alla mia bici, col miraggio di una doccia rilassante a casa. Aveva i sacchi della slunga e camminava sul cavalcavia, al bordo della strada. Vestito di nero, con la camicia bordeaux e il ciuffo al vento.
Ieri, mentre sempre in sella alla mia bici avevo svalicato e scendevo dal cavalcavia con il vento nei capelli, ho buttato l'occhio giù e l'ho visto ancora. Capello cotonato e completo nero, camminava sotto il sole impietoso del tardo pomeriggio, solitario, sul bordo della strada ad alto scorrimento, niente borse niente sacchetti, diretto chissà per quale scopo verso la zona industriale.
Chissà dove lo incontrerò la prossima volta, sarà ancora vestito di scuro? Camminerà?

4.7.07

Io non sono una isterica pazza, non usualmente almeno. Può capitare che durante la mia vita io abbia fatto qualche scena, ma di media sono una persona ragionevole (vero?).
Non sono nemmeno una violenta, anche se certe volte posso aver augurato atroci sofferenze a qualche imbecille che mi ha tagliato la strada ed ha tentato di uccidermi, mentre rispettosa del codice della strada me ne giravo a bordo di Baby.
Solo poche volte nella vita ho sognato di fare del male alle persone, per la precisione due. Una era la mia prof d'italiano delle superiori che dopo anni di mia onorata carriera di scrittrice di temi con voti dal 7 e 1/2 in su, aveva deciso che non ero degna di un voto maggiore di un 5/6, qualunque cosa io scrivessi e qualunque fosse l'impegno profuso.
L'altra era la mia chitarrista che dopo un paio di mesi di vita affiatata si era fidanzata ed aveva iniziato a bidonarci con una regolarità sorprendente, per poi sparire tenendosi in ostaggio una mia gonna e la mia chitarra.
Ultimamente mi capita spesso di sognare di litigare in ufficio, di urlare di tutto al cliente ed andarmene e solo dopo questo sfogo catartico domandarmi quali ne possano essere le conseguenze.
Ieri non avevo più voglia di sentire l'AM che tentava di convincermi che avrei dovuto fare un lavoro che non mi spettava ed esserne contenta e che voleva dimostrarmi che oltretutto il lavoro mi spettava quando era evidente che non fosse così. Alla fine gli ho detto a voce abbastanza alta "Ok hai ragione, faccio questa cosa, non voglio più perder tempo a parlare del perchè e del per come" e me ne sono andata dicendo un "ciao" che suonava più come un vaffanculo.
Lo sento sono al limite, la prossima volta gli dirò "vaffanculo non lo faccio" e passerò dalla parte del torto con tutte le conseguenze del caso.
Non so se sono giunta al limite di sopportazione della vita in ufficio o della vita in questo ufficio.
Baratterei volentieri un po' di sicurezze per un po' di libertà. Non ho nemmeno 32 anni cavolo! Non posso essere già sul punto di sognare un posto da impiegata delle poste. Che, detto fra noi, vista la media, anche bendata e con le mani legate dietro la schiena sarei una impiegata della posta iperefficiente.

3.7.07

52%How Addicted to Blogging Are You?

Mingle2 - Online Dating

Il nuovo AM è in carica da due settimane circa. Una delle due settimane l'ho passata in ferie. Oggi sono riuscita a mandarlo affanculo. Ho vinto qualche cosa?

2.7.07

L'ultima fatica della mia settimana di vacanze è stata la produzione della marmellata di prugne.
Mi sono impegnata, ho comprato vasetti di vetro nuovi con relativi tappi, li ho lavati con acqua calda e sapone e, per maggior sicurezza, li ho anche fatti bollire per 10 minuti.
Le prugne le ho comprate al mercato del sabato, mentre le estraevo dalla sportina per metterle in frigo si è verificato quello che, a posteriori, posso definire come un incidente illuminante dell'esito del mio esperimento. La busta in carta che conteneva le prugne si è rotta sul fondo facendo cadere i frutti sul pavimento di cucina.
Ho lavato la frutta, l'ho tagliata in pezzi eliminando noccioli e piccioli, l'ho messa a bollire a fuoco vivo con zucchero e pectina. Sembravo una professionista, vasetti diposti ordinatamente sul tavolo in attesa di essere riempiti, pentolone formato famiglia gorgogliante di futta in ebollizione, riempimento dei vasetti senza spargimento di materiale sul piano di lavoro. Tutto bene fino alla tappatura quando improvvisamente uno dei vasetti, non avendo più lo sfogo verso l'alto, ha deciso di eiettare il fondo e il contenuto sul tavolo.
Arginati danni ho provveduto a completare il reportage fotografico, dal quale si potrebbe evincere che sono una precisina, ma si sa, è tutta scena.

29.6.07

Mi avessero detto, anche solo sei mesi fa, che prima o poi sarei finita ad ascoltare musica da medit@zione intitolata Chakr@ Suite, sarei scoppiata a ridere. Invece il lavoro preparatorio alla danza con elementi di yoga mi ha inaspettatamente affascinato per la carica che mi infonde, quindi mi sono detta che avrei potuto farlo anche a casa per conto mio.
A onor del vero, oggi la prima reazione all'ascolto del cd è stato sprofondare in stato catatonico sul divano col libro di Chatwin sulla faccia. Dopo una sana dormita però, con un nuovo cd nel lettore, ho salutato il sole ed ora mi sento pimpante.
La prova del nove sarà la settimana prossima, dovrò trovare la forza di esercitarmi anche durante i giorni lavorativi e dovrò vedere se i miei esercizi riescono a farmi affrontare con baldanza la giornata nel manicomio del mio ufficio o, in alternativa, a rianimarmi dopo una giornata passata lì.

28.6.07

Nulla di eclatante in questa settimana di ferie, un po' di mare a Genova e un miliardo di piccole commissioni sbrigate a Milano, molti giri in bici, un aperitivo con le amiche, l'incontro con la burocrazia siae per uno spettacolo di altre persone.
La constatazione di quanto è piccolo il mondo: vengo a sapere che M. e V. si conoscono. Lei, che io ho conosciuto qui nella grande pera, è nata e vissuta sempre a Milano , lui, che incontravo spesso ai tempi dell'Università, nato e vissuto sempre a Genova .
Lo racconto al Marito.
- Sai che M. conosce V., non trovi che il mondo sia piccolo? Voglio dire uno di Genova l'altra di Milano...
- No, non vuol dire che il mondo è piccolo, vuol dire che tutti i balordi tarlocchi prima o poi si incontrano.
- Cioè io sarei una balorda tarlocca?
- Sì
Ipse dixit.

22.6.07

Mi si sono afflosciate le surfinie. Colpa del condizionatore. Si sta così bene in casa che non ti viene in mente di uscire sul terrazzo, così non ti rendi conto che i 30 gradi di questi giorni non hanno abbattuto solo te, ma anche le tue piante. Interessante eh? Lo immagino, ma capitemi è venerdì e la settimana prossima sono in ferie, il mio cervello è altrove.

19.6.07

La maledizione del faraone
Il teatro è piccolo, ma centrale. A due passi dalla via degli aperitivi e dei cartomanti. A prima vista non lo si nota, di certo risulta più appariscente il negozio di maschere e costumi lì a fianco, che quell'ingresso buio.
All'interno c'è un custode che parla italiano con un accento russo talmente spiccato che potresti credere di aver attraversato un confine spazio temporale e di essere in un teatro moscovita.
Si faceva cabaret in quel teatro e si narra vi si registrasse una trasmissione televisiva, nella sala danza invece studiavano le ballerine dell'accademia russa di balletto.
La stagione però è finita ed assieme a lei si è conclusa la storia del teatro stesso, inteso come luogo fisico: dopo l'azione delle ruspe sorgeranno uffici e parcheggi o magari chissà, un qualche negozio.
L'edificio comunque sembra non volerne sapere di questo snaturamento delle sue funzioni e già da qualche tempo ha incominciato a ribellarsi. Un incendio ha reso inagibili i camerini, una porta in legno si è abbattuta al suolo sfiorando chi la stava attraversando, le viti che tenevano assieme le assi del palco hanno cominciato ad alzarsi e ad attentare ai piedi scalzi di chi lo calcava, il ventilatore in sala danza si produce in ondulazioni sinistre ed i neon si sono fulminati da un po'. Infine la penultima sera, nello stanzino del quadro elettrico un cavo si è alzato ed ha fatto lo sgambetto al tecnico delle luci e del suono ammaccandogli un ginocchio.
Onore al vecchio teatro e biasimo a chi ha permesso la sua fine ingloriosa.

18.6.07

La giornata della "perfetta danzatrice" si compone di : prove di coreografia fuori dal palco e senza musica cantando le canzoni, passeggiata in Brera a rimirare bancarelle con gioielli antichi inavvicinabili e consolazione in un gelato menta e cioccolato, prove di coreografia con musica, ma non sul palco, cazzeggio e chiacchere in sala danza nell'attesa che qualcosa accada, prove di coreografia con musica sul palco (eureka) ma con il sipario chiuso. Aperitivo sciogli gambe con cuba libre gigante e poche tartine. Trucco e parrucco alla luce di un neon sgangherato. Esibizione. Applausi. Brindisi con spumante. Crostata di fragole. Letto.

Dedicato alla presentatrice sergentessa che cercava di convincerci che siamo professioniste della scala.

15.6.07

Padre di Famiglia Uno come ogni giugno, ha spedito la famigliola al mare ed è regredito in fase scapolo in libera uscita. Questa settimana si è quindi inaugurata la serie delle uscite serali coi colleghi.
A differenza degli anni passati, in cui poche fedi brillavano agli anulari ed ancora poche coppie avevano deciso di riprodursi, quest'anno l'uscita serale si è trasformata da incontro ristretto di pochi gaudenti dediditi all'alcool e alla droga che era, in una pizzata per famiglie con tavolo a doppio ferro di cavallo e intero reparto camerieri dedicato al contenimento dell'esuberanza della tavolata stessa.
I padri in libera uscita invece di staccare dalla routine si sono pertanto trovati immersi nella routine di altre famiglie, con pupi che giravano di sedia in sedia, di collega in collega.
Io e il Marito, prudentemente assiepati nel gruppo "belli i bimbi sì, ma da lontano", abbiamo osservato il paesaggio umano circostante relativamente al sicuro.
Fra i giovani virgulti c'era quello con gli occhioni dolci della mamma e lo sguardo timido, l'emulo dei beatles col capello tagliato con la scodella, la bimba bionda principessina che non da confidenza, il bimbo reattivo solo ai grissini e il piccolo teppista in erba con due fanali azzurri al posto degli occhi.
Fra i genitori c'era il partito degli apprensivi che non smollava l'erede che per brevissimi istanti, il partito degli stufi che meditavano punizioni per i non genitori del tipo stasera il mio bimbo ve lo cuccate voi così io sto tranquillo e voi capite, il partito di quelli equilibrati che non se la menavano più di tanto.
Fra le coppie non riprodotte si osservavano fenomeni del tipo, donna entusiasta con l'aria di quella che pensa di rubarsi uno dei bimbi e portarselo a casa, con marito con sguardo vitreo e goccia di sudore freddo al bordo della tempia o, viceversa, uomo entusiasta che spupazzando bambino lanciava occhiate allusive alla moglie chiaramente schifata dalla presenza di persone basse e sbavanti.
Alle undici e mezza, frastornati da tante visioni, io e il Marito abbiamo abbandonato il campo. Non è dato sapere se ciascun bambino abbia fatto ritorno alla giusta dimora o se ci siano stati rapimenti o scambi di culla. Quel che è certo è che il mio sguardo vitreo odierno non è dato dall'hang over, ma dalla prolungata esposizione alla presenza di bambini. Bei tempi quelli dell'hang over.

14.6.07

Bere vino a pranzo non è esattamente una idea grandiosa se al pomeriggio si prevede di dover lavorare in una stanza in cui il condizionatore non condiziona molto. Il tono del post è indicativo della mia attività cerebrale odierna.

13.6.07

Metal Housewife
La mattina, per quanto io sia in coma (e infatti il Marito mi portò in dono dal salone del libro una maglietta targata narcoleptic girl), è l'unico momento in cui sono in grado di compiere qualche azione volta al mantenimento della casa in uno stato decoroso.
La meccanicità di alcuni gesti come mangiare lo yogurt, ma anche caricare la lavatrice o innaffiare le piante, mi concede ancora qualche minuto di limbo in cui sebbene in posizione eretta posso continuare il riposo notturno.
Stamattina visto che i tuoni in lontananza non mi davano garanzia di un innaffiamento naturale delle piante, ho deciso che era giunto il momento di dare acqua alle surfinie.
Mentre facevo dentro e fuori casa con in mano l'annaffiatoio verde, ho colto il mio riflesso nella porta finestra e non ho potuto fare a meno di ridere. Infradito hawaiane, pigiamino giallo a gatti, capello cotonato stile marge simpson e al polso destro un fantastico braccialetto a borchie che avevo chiesto al Marito di imprestarmi e che lui aveva pensato bene di allacciarmi al polso. Parevo appena uscita da una roulotte di qualche sobborgo della provincia americana, ci mancava che masticassi una cicca facendo le bolle ed ero pronta per un cameo in My Name is Earl.

12.6.07

Il principio della fine
La crema antirughe entra nell'armamentario femminile da bagno senza farsi notare. Ad un certo punto vedi le amiche cosmetologhe che si fanno di strane boccettine contenenti sostanze anti radicale libero, senti le compagne delle medie che vantano le proprietà dell'acido glicolico e senza rendertene conto, anche se la pelle è ancora giovane e per niente grinzosa, ti ritrovi in profumeria con lo sguardo atterrito a domandare "faccio 30 anni ad agosto, che dice, sarà il caso che io inizi ad usare una crema anti rughe?". Ovviamente la commessa ti adula "la sua pelle è molto giovane" e nello stesso tempo fa leva sul tuo terrore "però sa, avvicinandosi ai 30, è meglio iniziare a prevenire". Ed alla fine esci dal negozio con crema idratante, spuma struccante, tonico rinfrescante e 100 euro di meno sul conto in banca.
L'avvento della crema anticellulite invece è più drammatico. Improvvisamente un marzo, quando dopo il letargo invernale incominci a prenderti nuovamente cura delle tue gambe fino a quel momento coperte da tripli strati di calze e pantaloni, noti il primo cuscinetto. Allora passi ad un esame approfondito e ti rendi conto che "oh cazzo tutta la cioccolata di quest'inverno mangiata davanti alla tv dopo cene ad alto contenuto di carboidrati, ecco dov'è finita". Manco il tempo di vestirti e sei a piangere sulle spalle della farmacista, supplicandola di fornirti una cura d'urto per far tornare i cuscinetti da dove sono venuti. Inutile dire che la necessità di impiastricciarsi cosce e sedere due volte al giorno con un massaggio di 15 minuti ti fa velocemente venire a patti con i cuscinetti.
Alle fiale anticaduta per i capelli invece non si è mai preparati. Che insomma di capelli se ne hanno tanti, sono lunghi e se n'è sempre persi tanti. Che ultimamente sul pavimento del bagno si formi un tappeto naturale dopo ogni passaggio del pettine, non ti sconvolge, soprattutto visto e considerato che sei miope e la mattina non indossi occhiali. Quando però te ne rendi conto, sei ancora convinta che basti un taglio un po' deciso per far tornare tutto a posto. Mai e poi mai penseresti che il parrucchiere stia per venderti un trattamento in fiale con massaggiatesta incluso, atto a convincere i tuoi bulbi capelliferi a non fare gli stronzi e a smettere di seccarsi eiettando capelli a destra e a manca. Quando la sera ti trovi davanti allo specchio coi capelli ritti alla "tutti pazzi per mary" a causa del massaggio capisci che ormai hai imboccato a grosse falcate il viale del tramonto. E ti domandi quanto potrai resistere a questa tortura del mantenimento corporeo, prima di cedere e diventare una sciattona.

11.6.07

La cerimonia era in cima ad un bricco e se lo sposo non mi avesse dato indicazioni la sera prima via telefono ad un certo punto avrei creduto di essermi persa.
Lo sposo era calmo ed elegante, la sposa era bella e aveva tacchi strategici che non si incastravano nel selciato davanti all'ingresso della chiesa.
C'erano personaggi che associavo ad habitat tipo birrerie e feste di paese, abbigliamento sgrauso e birra media nella mano, vestiti in abito da festa. Anche io ero in divisa da matrimonio e si faticava a riconoscersi, oltre a provare il sano imbarazzo di essere colti in abiti che non ci appartengono.
La Chiesa era piccolina e restaurata di recente, i fiori rose bianche in composizioni con limoni e diffenbachia.
La nostra era la panca dei miscredenti, il miscredente alla mia destra però si era improvvisato fotografo e si aggirava per la chiesa. Io dicevo cose da miscredente senza rendermene conto, alla mia sinistra un altro miscredente diceva cose sacrileghe essendone perfettamente conscio, nel mezzo la fidanzata tentava di zittirci, ma le scappava da ridere. Questo naturalmente nei momenti della cerimonia con meno pathos, in quelli seri invece si partecipava alla commozione generale gioendo per la gioia degli sposi.
Non ci si è sottratti al lancio del riso, ma lo sposo era preparato ed indossava occhialoni da "Specialista" onde evitare il rischio cecità.
Dopo saluti baci e abbracci mi sono dileguata verso casa con in testa un atroce dubbio:
ma quando le ostie consacrate diventano rancide, che succede? Le buttano via? Ge§ù Cri§to finisce nella cassettina dell'umido?

8.6.07

Le nuove frontiere di lott@ comunist@.
Dopo avere per anni assediato gli studenti all'uscita da scuola o davanti all'Università, hanno scoperto i call center.
Il problema è che davanti al mio ufficio c'è un call center e che stamattina mentre vagavo ancora fra il sonno e la veglia io sia stata presa al laccio da un simpatico comunist@ in giacca e cravatta.
Il quale, approfittando della mia vulnerabilità mattutina, mi ha estorto una donazione per la libertà e l'indipendenza del giornale. In cambio ho ricevuto una copia omaggio. Scorrerne il sommario è stata una esperienza extrasensoriale. Per rendere l'idea il primo articolo si intitolava "Le nostre radici bol§ceviche".
Sarei pronta a scommetere che avessi tenuto una copia di quelle che mi avevano appioppato 10 anni fa avrei trovato lo stesso titolo.
Così mi sono ritrovata a pensare quello che penso ogni qual volta vedo un metallaro "ma com'è possibile che non si siano ancora estinti?".

6.6.07

Ho troppa fiducia nell'informatizzazione del mondo che mi circonda.
Se un sito di una agenzia viaggi ti permette di segnalare i bonifici effettuati e io effettuo un bonifico e poi lo segnalo, mi aspetto che dopo 3 settimane mi arrivi una risposta.
Non ricevendola chiamo per informarmi e scopro che no, le segnalazioni via internet, per quanto previste, non funzionano visto che il mio bonifico pare scomparso nel nulla e non registrato in alcun luogo.
Per rimediare mi si chiede di inviare un fax, peccato che il fax indicato non funzioni.
A quanto pare l'unica soluzione è fare le cose di persona.

4.6.07

Incazzatura delle 15.08
Mi sono trasferita in Lombardia per necessità, mi sono lamentata della nebbia, dello smog, dei ritmi forsennati, della gente chiusa, della gente che "uè figa sono di Milano ed ho fretta". Poi ho imparato a vedere i lati positivi e a goderne ed ho imparato a convivere con quelli negativi. Ho comprato casa e non mi lamento più (va beh facciamo che mi lamento solo ogni tanto).
Vorrei sapere perché i Milanesi ed i Torinesi vanno al mare in Liguria in VACANZA per loro scelta e poi si lamentano tutto il tempo della coda, della mancanza di parcheggio, del mare troppo profondo, del mare sporco, dei ciottoli, delle meduse, dei liguri scontrosi nei negozi. Porca la miseria sono loro che hanno scelto di andare in vacanza lì, il mare c'è in tanti posti. Sono loro che hanno scelto di scappare tutti i finesettimana da Milano e da Torino come se il venerdì scoppiasse una epidemia di peste bubbonica che si esaurisce la domenica sera. Andate in Toscana, andate sull'Adriatico, o continuate ad andare in Liguria basta che la smettiate di rompere i maroni.
Se ieri sera avessi bevuto 7 negroni, probabilmente oggi sarei meno tuonata di quanto non sia. Due giorni di seguito di saggio di danza con prove annesse mi hanno alquanto prostrato, anche se la soddisfazione di entrare due giorni di fila all'interno dei due veli non ha prezzo.
Ovviamente oggi mi è stato assegnato il classico lavoro da scimmietta che però richiede testa sgombra ed occhio lucido, cose di cui difetto.
Buon inizio settimana.

1.6.07

Fiera di essere corsichese
Immagino di essere in ritardo di secoli, ma oggi mi sono fatta un sacco di risate con Milano is burnig, ma ancor di più con Corsico is burning.

31.5.07

Sono annientata cerebralmente da un lavoro snervante per nulla gratificante, ad alto potenziale di errore e di conseguente caziata. Quindi niente torno nel mio mondo di encefalogrmma piatto e strabismo da prolungata esposizione a foglio excel.

29.5.07

La prova costume
Si avvicina giugno, arriva la prova costume. E no, non sto parlando del bikini perché
a) essendo andata a Cuba ed essendomi fatta immortalare dal marito sulla spiaggia di Rancho de Luna so già che in bikini faccio una figura da porci invece che una porca figura
b) non ho in programma molte sortite al mare questa estate quindi anche se esporrò i miei cuscinetti al mondo per qualche ora, non credo di fare grossi danni al mio ego e alla sensibilità altrui.
Sto parlando invece del temutissimo saggio di danza di fine anno e dei lavori di sartoria ad esso connessi ai quali si è accennato in precedenza.
Visitati a più riprese tutti i negozi di tessuti della città, acquistati metri e metri di bordino argentato in saldo, rifiniti i veli, decorato il reggiseno, ordinata e ricevuta la gonna da ebay non resta che agghindarsi e rimirarsi in uno specchio a figura intera. A patto che in zona ci sia una unità di rianimazione coronarica o un buon samaritano pronto a inettarci in vena una massiccia dose di valium ai primi segni di scompenso.
Ecco, 175 cm di persona in lieve sovrappeso vestiti di stoffa verde mela (di varietà granny smith per l'esattezza) già di per sé potrebbero evocare l'idea di un ortaggio ogm sfuggito al controllo di un genetista pazzo. Che dire poi del fatto che la gonna risulta trasparente già al neon della palestra, figuriamoci con le luci di un palco? E come non menzionare i danni prodotti dalla vanità che ci ha spinte ad una lampada abbrozzante che ci ha colorato di rosso acceso solo una striscia a forma di sinusoide situata esattamete a metà fra il seno e l'ombelico?
Come reagire di fronte alla nuda (nel senso letterale del termine) verità?
Ovviamente rispolverando dall'armadietto del bagno tutto il campionario di creme anti scottatura, anti cellulite e pro-snellimento. Portando religiosamente con se i precetti del dietologo. Nutrendosi principalmente di verdure e cibi poco grassi ed insapori. Nella esile speranza che nello spazio di tempo fra lunedì e sabato possano esserci dei miglioramenti significativi, salvo poi crollare sulla meringata bindi farcita di crema al limone su base di pasta frolla portata dal collega per festeggiare i suoi 31 anni.

28.5.07

Mi sono presa un giorno, venerdì, nonostante il capo avesse storto parecchio il naso quando gliel'avevo annunciato.
In stazione Centrale regnava una calma surreale, sarà che l'ora dei pendolari era lontana da venire e la popolazione dei viaggiatori era composta in prevalenza da stranieri. Solo nel mio vagone 4 norvegesi ed una australiana diretti in Francia.
A Genova mi attendevano l'odore di mare ed una giornata soleggiata. Ho pensato che finalmente ero a casa. Nonstante la mia vita si svolga altrove, qualcosa di forte mi lega alla mia città.
Lo sento nella salsedine e nell'odore di pesce marcio, lo vedo nell'espressione della gente, lo ascolto nella cadenza strascicata delle persone.
Ho riabbracciato il mio gatto e mi sono fatta venire un principio d'asma affondandogli il naso nella pelliccia, sono andata a cena da mio padre, ho costretto mia madre ad opere di cucito fino a notte fonda.
Non ho visto gli amici, non c'è stata l'occasione, ma conto di rimediare presto.
Domenica dopo esser stata in campagna dagli zii a rimirare un roseto selvaggio e a valutare la corposità del raccolto degli alberi da frutta, sono tornata a Milano per le prove di danza e poi ho passato un pomeriggio orientale a bere té e caffé egiziani guardando video di danzatrici. Ma questo meriterebbe un post a parte.
Inutile dire che sono più stanca di quando sono partita.

23.5.07

Visti i casini in ufficio quasi quasi mi metterei nel mezzo di un'orda di bambini urlanti dicendo "Regali gratis per tutti", almeno sarebbe una morte rapida, qui invece è uno stillicidio e l'aria condizionata funziona male.

21.5.07

Un tranquillo weekend di paura con me che rimbalzo come una Palla Pazza che strumpallazza fra diversi luoghi geografici impegnata in attività improbabili.
La festa di domenica è stata un successo: orde di bambini urlanti venivano a vedere la mostra dei disegni, a impiastricciare fogli con i pennarelli, a fare palline antistress con la farina e i palloncini, a decorare portapenne.
Orde di bambini urlanti si lanciavano in riti tribali a ritmo dei colpi di batteria che l'addetto al service menava più o meno a caso per fare i suoni.
Orde di bambini urlanti davano uno smacco all'animatrice giocando a "sacco pieno sacco vuoto", che nessuno sbagliava mai.
Infine orde di bambini urlanti scoppiavano palloncini a pestoni per cercare il bigliettino che dava diritto a ritirare un premio gratuitamente.
E che facevo io in tutto questo? Piuttosto che dover avere a che fare con orde di bambini urlanti facevo l'uomo di fatica, caricando e scaricando il furgone con tavoli, sedie, lattine di bibite, sacchi di carbonella, biscotti e giocattoli. Riprendevo i bambini urlanti con la videocamera tenendomi a debita distanza e quando i genitori alla fine si erano riportati a casa le orde di bambini urlanti ed era iniziato l'intrattenimento musicale, stavo al bar a smerciare lattine e panini con le salamelle.
E anche questa volta sono sopravvisuta.

18.5.07

Non sono molto presente sul blog, in realtà non sono nemmeno troppo presente a me stessa fra i mille impegni che si accavallano uno sull'altro, dalle menate lavorative alle piacevoli serate in compagnia di amici, passando per la ricerca disperata di 300 salamelle mantovane per domenica ad un prezzo conveniente.
L'unico pensiero che mi frulla per la testa costantemente è che spero che stasera qualcuno si porti a casa il montpremi del superenalotto così finirà la febbre da giocata nata qui in ufficio, che ci sta portando a devolvere alla sisal 6 euro a cranio alla settiamana.
Che dopo un po' uno si scoccia, ma praticamente è costretto a giocare, non sia mai che poi uno rimanga l'unico in tutto il gruppo di lavoro a non poter venire a fare i gestacci a coloro che entrano dicendo "Fanculo te, le tue promozioni, la telefonia di merda e anche ai due pallonari che ti fanno la pubblicità".

17.5.07

Si veste sempre di nero e spesso ha l'aria imbronciata. Sembra cattivissimo, ma non lo è. Oggi compie gli anni. Auguri Marito!

14.5.07

Ieri primo anniversario di Matrimonio: io e il Marito decidiamo di festeggiare andando a cena in un ristorante che appropriatamente ha un nome inneggiante all'amore.
Mentre aspettiamo gli antipasti e facendoci gli occhi da triglia, facciamo considerazioni su quanto in fretta sia passato quest'anno e quanto stiamo bene insieme, dal tavolo accanto, che ospita una riunione familiare di tre generazioni, si innalza una voce. Lo zio calvo ma alla moda sta erudendo il nipote undicenne sui fatti della vita:
"Perché vedi Giacomo, non bisogna sposarsi. Mai. Perché le donne prima sono donne e poi diventano mogli, ma a quel punto sei fregato. Le donne vanno bene, le mogli no".
Mentre il marito trattiene a stento un "Amen fratello", io me la rido pensando all'analoga scena di Little Miss Sunshine in cui il nonno erudisce il nipote sul sesso.

12.5.07

Stamattina il Marito è partito all'alba per Torino, così avendo paura di riaddormentarmi e avendo un trilione di cose da fare, mi sono alzata poco dopo che lui era uscito.
Sono riuscita ad andare al mercato di primo mattino, ma purtroppo non è servito a trovare meno gente in fila ai banche del fruttivendolo, sospetto che i vecchietti di Corsico (ossia il 90% della popolazione) inizino a girare al mercato alle 8 per andarsene alle 12.30, quando i commercianti iniziano a sbaraccare. Ho fatto spese pazze acquistando un pigiama a 10 euro, un coprispalla ed un bolerino per un totale di altri 10 euro al banco dei cinesi e, per non fare torto a nessuno, ho lasciato 10 euro al fioraio per tre piante di surfinia.
Mentre tornavo a casa, dalla via adiacente a quella in cui mi trovavo, ho sentito il classico richiamo "Signore è arrivato l'arrotino. E' arrivato l'arrotino e l'ombrellaio". Mentre procedevo in direzione della voce, mi aspettavo di vedere il classico camincino sgangherato o un'apecar, con mio sommo stupore invece mi sono trovata davanti un arrotino in Mercedes blu. Vuoi vedere che a fare l'arrotino si guadagna come a fare il dentista?

11.5.07

Cuba parte 5

Cienfuegos

Gertrudis era alla stazione degli autobus ad aspettarci con la faccia spiaccicata contro il vetro e un foglio A4 con su scritto a pennarello il mio nome. Appena le ho fatto cenno che eravamo noi coloro che stava aspettando si è aperta in un sorriso ed ha cominciato a gesticolare per indicarci l'uscita.
Poi ha accalappiato un taxi abusivo e ci ha condotti a casa sua, una casa ad un piano vicina all'hotel Jagua a punta Gorda. Da lei era come esser ospiti di una zia, che ti ha lasciato la camera da letto e il bagno grandi a disposizione ed ha tirato fuori il copriletto speciale per fare bella figura. La stanza era piccola ma pulitissima, con un bel condizionatore sovietico e una specie di armadio a muro.
Cienfuegos è una città all'interno di una baia con una apertura molto stretta verso il mare aperto e una lingua di terra che si allunga in mare in direzione dell'uscita, punta Gorda.
Qui abbiamo sperimentato per la prima volta il bicitaxi. Il taxista, mentre pedalava di buona lena in lieve salita per portarci in centro, aveva abbastanza fiato per chiaccherare. Dopo averci spiegato che quello a Cienfuegos è il periodo morto, non c'è nessuno e tanti locali sono chiusi, mentre in estate c'è un sacco di vita e dopo averci raccontato l'ennesimo caso di italiano ricco che trascorre sei mesi all'anno a Cuba con la sua novia, tanto non ha bisogno di lavorare, ci ha allungato un libricino dicendoci di aprirlo a pagina 36.
Potete immaginare il nostro stupore quando aprendolo ci siamo resi conto che altro non era che un libretto dei testimoni di Geova. L'infaticabile pedalatore ci ha spiegato di essere un discepolo di questo movimento religioso ed era anche pronto ad approfondire con noi l'argomento. Mentre il Marito si imbarcava in un qualche tentativo di conversazione sulla diffusione del culto in Italia io riflettevo che solo a me può capitare di essere accalappiata da un testimone di Geova a Cuba.
Anche Cienfuegos ha una via principale pedonale, su cui sono concentrati i negozi ed una piazza attorno a cui sorgono gli edifici più importanti. Essendo un luogo turistico i negozi sono più accattivanti di quelli di Santa Clara, pur rimanendo nella media cubana.
Dopo esserci introdotti in tutti i negozi, aver esplorato una galleria d'arte, aver acquistato sigari e sigarillos, aver studiato le quotazioni del ron nei vari negozi, abbiamo constatato che ci restava ancora buona parte del pomeriggio da sfruttare e le attrazioni da visitare le avevamo già setacciate in lungo e in largo, per cui abbiamo investito un euro e ci siamo infilati nel teatro locale, dove oltre ad ammirarne la struttura in legno, abbiamo potuto sbirciare le prove di uno spettacolo che si sarebbe tenuto la sera stessa, osservando coreografie di mambo e ascoltando canti a cappella accompagnati in maniera alquanto asincrona da percussioni afro.
Alla fine abbiamo deciso di tornare verso la casa particular e di goderci il tramonto al centro ricreativo di Punta Gorda, che altro non era che un giardinetto con chiosco bar sull'estrema propaggine della penisola.
La strada che porta al centro ricreativo è popolata di case a uno o due piani in legno, pare che Cienfuegos sia stata una delle poche zone dell'isola dove per un certo periodo si è risentito dell'influenza francese e che queste costruzioni ne fossero le vestigia.
Camminando per la strada silenziosa respiravo l'odore del mare e ne ascoltavo il lieve sciabordio domandandomi come io possa anestetizzarmi tanto da trovare attraente per buona parte dell'anno il naviglio che mi scorre sotto le finestre.
Al chiosco, mentre sorseggiavamo un ottimo mohito, siamo stati accalappiati da un tizio che voleva consigliarci un ristorante, ma che tutto sommato non era troppo molesto, anche se ci ha raccontato della vita di suo fratello a Minorca e di come un giorno avrebbe voluto anche lui trasferirsi in Spagna.
Il giorno successivo abbiamo deciso di concederci un giorno al mare a Rancho de Luna, una spiaggia a pochi km da Cienfuegos. E' venuto a caricarci il taxista che la signora aveva accalappiato alla stazione degli autobus e con una guida folle ha percorso in tempo record la strada fino alla spiaggia, una striscia di asfalto che sale e scende in mezzo a immense coltivazioni di mango.
La spiaggia è libera, separata dalla strada da una lingua di vegetazione bassa. Ci sono ombrelloni di paglia e la sabbia non è quella bianchissima e fine che si vede normalmente nelle foto delle spiagge tropicali, ma era lievemente rosata e a granelli grossi. Praticamente deserta, una meraviglia.
In mare c'erano diversi banchi di alghe e in una seduta breve di snorkelling ho visto ricci marini con aculei lunghissimi e qualche pesce, alcuni lievemente colorati, ma nulla di veramente tropicale. Probabilmente avremmo dovuto chiedere di farci portare all'hotel della zona dov era presente un centro immersioni che organizzava escursioni in zone più ricche di fauna, ma la pigrizia ci ha fatto accoccolare sotto l'ombrellone a goderci il meritato riposo.
Dopo una mattinata in spiaggia nonostante le precauzioni del caso e la crema protettiva superfiltrante eravamo rossi come peperoni e un pochino affaticati, così non ci è dispiaciuto troppo essere recuperati da un amico del taxista che con guida ancora più folle ci ha riportato a casa di Gertrudis, producendosi in scene tipo: noi che sorpassiamo bicicletta che sorpassa trattore e via di questo passo.
La sera dopo il giro dei bar della zona ci siamo affidati alla cucina di Gertudis che a me ha preparato pollo con patate mentre ad Andrea ha cucinato una profusione di verdure di ogni genere. Menzione d'onore al platano cucinato, sia nella versione platano verde affettato e frittto (che diventa stile patatina chips), sia in quella platano maturo caramellato.
Dubbi amletici.
Prima di riprendere con le mie sbrodolate sul viaggio, una domanda correlata: ma se uno va in vacanza a Cuba poi può donare il sangue? Dopo quanto?

10.5.07

Cuba parte 4

Santa Clara

Per visitare Santa Clara basta un giorno e se io e il Marito non fossimo fan degli spostamenti in pulman avremmo potuto ridurre la permanenza in loco. C'è da dire che la casa particular in cui abbiamo alloggiato, il Florida Center, era molto confortevole e caratteristica e si mangiava davvero bene. L'ingegner Angel, il proprietario, ha trovato un business molto più redditizio del lavoro statale. La casa particular infatti è un ostello/locanda a tutti gli effetti. Ha diverse camere che si affacciano tutte su di un bel patio pieno di piante e un cuoco che spignatta incessantemente aragoste. Ha anche svariati altri dipendenti che si aggirano sempre affaccendati. Coloro che non riesce ad ospitare in casa, Angel li indirizza verso altre case particular, ma si offre comunque di sfamarli a cena e a colazione. Ha anche un business con i taxi, il giorno che siamo partiti ha chiamato un suo amico, tassista abusivo, con un auto d'epoca che ci portasse fino alla stazione degli autobus.
Il centro di Santa Clara è tutto lì, raccolto sulla piazza principale (credo fosse il Parque Vidal) e nella via pedonale che ne costeggia il lato nord. I negozi sono molto socialisti, a parte una delle librerie che ha addirittura l'aria condizionata.
Se si vuole provare una esperienza extrasensoriale, si vada al caffè Rapido, una specie di fast food cubano. Si paga in moneda nacional e per 7 pesos (corrispondenti a circa 30 cent di euro ) si può ottenere un hamburger di materiale non precisato in panino da hamburger, delle patate fritte che sembrano abbastanza patate fritte e una roba che sembrano pezzettini di pastsciutta immersi in maionese che noi dal nome credevamo fosse insalata. Evitare rigorosamente la coca cola che viene pescata dentro un frigo a mestolate e messa dentro i bicchieri ed ha il gusto di chinotto sgasato. Non farsi spaventare dalla quantità di mosquitos che svolazzano in zona e soprattutto non sbirciare oltre i tendoni della cucina, ignorare ciò che si sta ingerendo è fondamentale per la sopravvivenza.
Anche se la lonely faceva terrorismo a Santa Clara gli scocciatori non ci sono, si può stare seduti al parco a prendere il fresco e guardare i bambini che giocano a baseball senza che nessuno senta la necessità di venire a chiederti se hai bisogno di un ristorante o di un taxi.
Le due attrazioni per cui Santa Clara è nota al turismo sono il museo del tren blindato e il mausoleo-museo del Che. Il primo è vicino al centro e ovviamente, ai binari del treno. Ci sono tre o quattro vagoni del famoso treno che trasportava le truppe di Batista, entro cui sono stati appesi pannelli con vari reperti tipo fucili, piede di porco usato per scardinare i binari e riproduzione di molotov usata dai rivoluzionari. C'è anche il vagone che trasportava la mitragliatrice e il caterpillar con cui i rivoluzionari asportarono definitivamente i binari. Si paga un euro e una signora, l'addetta al museo, ti racconta come si svolse la battaglia, e ti fa vedere quanto era blindato il tren blindato e quanto il Che fosse un abile stratega. Quando parla del Che sembra realmente commossa.
Nonostante all'interno dei vagoni siano appesi i cucchiai che le truppe di Batista usavano per mangiare la minestra e che oggettivamente la parola museo sia un filo esagerata, trovo che questo posto abbia una grande atmosfera. Sembra di vederli i 23 (o 32?) uomini del Che che col piede di porco e il caterpillar divelgono i binari e poi appena il treno deraglia sbarrano le vie di fuga all'esercito buttando molotov e in un'ora e mezza mettono ko 400 soldati professionisti.
Il mausoleo del Che invece è più moderno ed organizzato ed è gratuito. Prima di entrare devi depositare borse e borsine al guardaroba, quindi per i freddolosi come me conviene procurarsi una golfino per combattere lo sbalzo termico fra esterno e interno, dove ogni due teche è posizionato un pinguino delonghi che ti spara aria condizionata ad altezza ombelico. Nella prima sala è ricostruita la storia del Che, da ragazzino, da giovane medico e poi da rivoluzionario. Ci sono il certificato di nascita, l'attestato di laurea, l'inalatore per l'asma, svariati abiti e armi da fuoco e soprattutto tante fotografie. In filodiffusione un mix di canzoni dedicate al Che, alternate a brani del discorso tenuto da Castro nel 1997, quando i resti del Che e di altri guerriglieri furono trasferiti qui dalla Bolivia. Nella seconda sala si sta come al cimitero, ci sono varie lapidi con i volti dei vari guerriglieri fra cui anche il Che e una fiamma accesa sempre nel 1997 da Castro a imperitura memoria.
Sopra l'edifico che ospita le due sale, la statua di bronzo del Che, alta svariati metri circondata da steli e lapidi commemorative. Da qui si può osservare la piazza, chiamata, manco a dirlo, plaza de l
e Revolucion, immensa, con illuminazione da stadio e sul fondo l'immancabile cartello Seremos com el Che (o qualcosa di simile). Anche qui l'atmosfera è indescrivibile, il Che si staglia contro il cielo azzurro e limpido, la selezione musicale viene diffusa anche all'esterno e quando la musica lascia spazio alle parole di Castro sull'eroismo del Che, ci si può quasi immaginare la piazza gremita di gente.

9.5.07

Cuba parte 3

Vinales
La visita al museo del Ron Fondazione Havana Club è saltata a causa della intossicazione alimentare che mi ha prostrato per un intero giorno, quella alla plaza de la Revolucion invece l'abbiamo recuperata in extremis il giorno del rientro.
Per poter visitare Vinales ed avere abbastanza giorni per visitare Santa Clara e Cienfuegos, abbiamo dovuto ricorrere ad una escursione organizzata di una giornata. Mentre aspettavamo davanti all'Hotel Saratoga che ci venissero a recuperare, passavano in continuazione moderni minibus con vetri oscurati, diretti alle mete più svariate. Nella mia mente si prospettava un viaggio di lusso con aria condizionata regolata secondo le mie esigenze e un gruppo ristretto di persone, invece siamo stati caricati su di un autobus Astro stile torpedone della gita dell'oratorio. In compenso Carlos, la guida, era molto preparato, parlava un inglese eccezionale e oltre a farci i soliti discorsi preconfezionati ha tentato di spiegarci un po' Cuba e di farci appassionare agli argomenti trattati. Ogni tre per due estraeva dalla sua borsa magica libri e depliant che faceva passare fra i sedili del bus per fornire ulteriori spunti di riflessione ai gitanti.
La Autopista Nacional ha meno buche di quanto le descrizioni lette sulla lonely potessero far supporre, non ci sono caselli autostradali, in compenso ogni tot km c'è una pattuglia della polizia con relativo poliziotto piantato in mezzo alla strada a fare da dissuasore per le alte velocità. Ad ogni svincolo ci sono persone che aspettano un passaggio e gli amarillos e gli azulejos che coordinano i passaggi. Questa è stata una invenzione del periodo special, quando non c'era carburante e c'era poco di tutto. Le auto statali sono costrette a dare passaggi e ci sono i coordinatori, con divise gialle o azzurre,che smistano passeggeri sulle varie auto.
Consolation è un paesino trascurabile non fosse altro che per la schiera infinita di lapidi di cittadini caduti nella guerra in Angola. Diceva Carlos che è usanza mettere lapidi e cartelli commemorativi degli eroi all'ingresso di ogni città. In genere sono meno visibili, quella sfilza di lapidi bianche però era impressionante. Credo che l'economia del paesino si fondasse sulla fabbrica di sigari che abbiamo visitato.
La fabbrica di sigari è un posto straniante. C'è una piccola stanzetta, delle dimensioni di un aula scolastica, dove una trentina di donne sedute a banchi in stile libro cuore, lavorano le foglie esterne in cui il sigaro verrà arrotolato. Le foglie devono essere belle,senza imperfezioni, loro le selezionano, eliminano il filamento centrale, le stirano con le mani umide e le passano poi al reparto arrotolatori. Questa è una stanza delle dimensioni di una palestra. Anche qui ci sono banchi in fila come se fosse un esame di maturità, ma gli arrotolatori hanno qualche strumento in più, tipo la pressa per pressare il sigaro e uno strumento per verificare il tiraggio dello stesso. In otto ore di lavoro vengono prodotti circa 140 sigari. La miscela di tabacchi che dà il gusto al sigaro viene fatta altrove e ciascun lavorante può produrre sigari di diversa tipologia, Montecristo Romeo e Giulietta etc etc etc. Poi c'è il magazzino climatizzato e la stanza dell'etichettatura e imballaggio (sulle quali sorvolo perché a quel punto avevo una nausea così terribile per via dell'odor di tabacco che non stavo ascoltando più nulla).
A Vinales ci siamo diretti al belvedere dell'hotel Jasmine, costruito dopo la rivoluzione per dare imulso turistico alla zona di Pinar del Rio, provincia cenerentola e trascurata. Si narra che a costruire l'hotel fossero i campesinos della zona e che il governo per aiutarli avesse inviato degli strumenti per facilitare il lavoro. I campesinos però credevano che gli strumenti portassero via lavoro alle persone invece che aiutarle e quindi fecero sciopero fino a che lo stato non se li riprese indietro e li lasciò lavorare come preferivano (ossia praticamente a mani nude). Nonostante questo l'albergo fu completato in tempo. Questa dell'orgoglio campesino e della tenacia del lavoro sa un po' di favola di regime, ma è una storiella comunque carina. Dal belvedere si può ammirare la vallata con i suoi mogotes, panettoni calcarei coperti di vegetazione, bellissimo. In pratica vedere quello scorcio è stato il motivo per cui ci siamo imbarcati nella gita organizzata. Sarebbe stato bello poter passeggiare nel silenzio della natura, ma l'organizzazione serrata non lo ha consentito. Invece siamo stati alla Cueva dell'indio che era una grotta con formazioni di stalattiti e stalagmiti, alcune con forme bizzarre. La particolarità del giro stava nel fatto che a metà percorso si abbandonava la terra ferma per avventurarsi in un giro in barca. Abbiamo anche visto il murale della preistoria che a mio giudizio era proprio brutto. Sarà stato anche allievo di Rivera il muralista che l'ha eseguito, ma quelle lumacone preistoriche e gli omoni rossi più che rendere attraente il paesaggio lo deturpavano (e adesso i fan dei muralisti possono pure lapidarmi, ma che ci posso fare). Certo è che Castro l'ha pensata bene come attrazione turistica, che di pulman in zona ce n'erano parecchi.

8.5.07

Cuba parte II

Il Museo de la Revolucion
Posto che se uno lo visitasse seguendo il percorso corretto e non come abbiamo fatto noi dalla fine a metà in ordine cronologico inverso e poi la prima metà in ordine cronologico esatto, forse avrebbe una impressione diversa, a me il museo ha messo una tristezza infinita.
Soprattutto le ultime sale, quelle che racccontavano le varie fasi e i vari successi del socialismo cubano, dalla rivoluzione in avanti. Le foto che magnificavano le strutture ospedarliere e la diagnostica erano foto anni 80, grige e un po' ingiallite, che tutto trasmettevano salvo una sensazione di avanguardia tecnologica. E la tuta del cosmonauta cubano andato nello spazio in una missione congiunta Cuba URSS, tutta rattappita dentro una teca di vetro, che insomma una tuta spaziale mica la puoi pigiare in una teca così. E poi tutte le didascalie di spiegazione in simil - trasferello e i grafi a torta colorati in simil evidenziatore.
Le prime sale invece erano quelle che spiegavano la genesi della rivoluzione, i primi tentativi, il movimento del 26 di luglio, lo sbarco del Granma and so on. Vestiti e scarponi di Castro , abiti di guerriglieri caduti, con fori di proiettile e sangue rappreso. Plastici vari illustranti le fasi degli scontri salienti nonostante il mio passato di giocatrice di risiko, altamente incomprensibili.
Più accattivante il padiglione Granma, un padiglione in vetro all'interno del quale era custodito appunto il Granma, lo yacht con cui i fratelli Castro, Camilo Cienfuegos, Guevara ed altri innumerevoli guerriglieri naufragarono sulle spiagge di Cuba per dare inizio alla rivoluzione. Attorno al padiglione, vari camioncini blindati, aerei nemici e i missili sovietici della crisi di cuba del 1962.
Il Maleçon
A proposito di luoghi che stringono il cuore, anche il lungomare della Havana mi ha fatto questo effetto.
Venendo dal paseo del Prado, città vecchia, si ha uno scorcio del lungomare, con i suoi palazzi in stile diversi, sempre più alti e moderni mentre da la Havana Vieja si sposta lo sguardo verso il Vedado. Lo scorcio è indubbiamente accattivante. Il mare blu si rompe in volute di schiuma infrangendosi sugli scogli e sul muro che delimita il lungomare, le macchine d'epoca sfrecciano coi finestrini aperti verso lo skyline. Poi però uno decide di approfondire l'indagine e di incamminarsi verso il quarteiere turistico del Vedado, nella speranza di prendere un gelato da Coppelia e intruffolarsi all'Hotel Nacional o all'Habana Libre.
Il percorso è lungo e assolutamente sconsigliabile a chi indossa sandali aperti, ancorché anatomici (come la sottoscritta). I marciapiedi infatti non fanno eccezione allo stato di mala conservazione degli edifici adiacenti e sono ricchi di buche, mucchi di sabbia, sassolini e quantaltro possa insinuarsi fra la pianta del piede e la superfiecie interna del sandalo. Gli edifici sono scrostati e cadenti a causa dell'equazione letale salino + inquinamento ai quali si aggiungono i fattori "periodo speciale" ed embargo.
Paradossalmente nel mezzo del nulla c'è un lindissimo e modernissimo café Fiat e verrebbe da fare della facile ironia sul fatto che L@po sentisse il bisogno di aria di casa quando passeggiava sul Maleçon ed abbia pensato che altri putt@nieri italiani in trasferta avrebbero sentito la medesima necessità.
Arrivati infine in zona Hotel Nacional, eravamo storditi dal sole e della camminata quindi abbiamo rinunciato ad introdurci furtivamente nella lobby ed anche a proseguire fino al gelataio, abbiamo riposato seduti sul muretto, ci siamo presi degli schizzi nella schiena e infine abbiamo fatto la posta ad un cocotaxi che ci riportasse al Capitolio.
Capisco il facino dell'infrattamento notturno sulla muraglia del Malecon, con i lampioni ad effetto vedo non vedo, meno quello decadente dell'intonaco scrostato, tanto più che gli edifici in zona Vedado sono moderni palazzoni a più piani. Sarà che nella mia testa il fascino dei lungomari risiede nella schiera colorata delle casette dei pescatori che le costeggiano.

7.5.07

Cuba, parte I

Sapevo sarebbe successo, col passare dei giorni la mia ispirazione per un resoconto di viaggio pian piano sta scemando. E di tutti gli incipit immaginati nel dormiveglia del viaggio aereo di rientro si sono dissolti come una bolla di sapone al sole.
Rimane la difficoltà di raccontare quel groviglio di sensazioni che mi hanno preso a calcare finalmente il suolo cubano dopo tanto averlo sognato.
Il primo impatto con Cuba è stata la telenovela radiofonica che il taxista stava ascoltando mentre sfrecciava dall'aeroporto verso la Habana Vieja in un pittoresco quanto disordinato traffico di mezzi di varia specie e vario grado di sgangheramento. Guardando fuori dal finestrino ricordo di aver detto al Marito, "beh però qui è più pulito che in Messico", ma ancora non eravamo arrivati nella zona del porto e in Calle Luz.
La casa particular in cui ci hanno indirizzato non era quella prenotata via internet, ma nonostante tutto non era male, anche se quanto a pulizia c'erano ampi margini di miglioramento. Ricardo, il marito della proprietaria era un signore con una bella pancetta, la coppola perennemente piantata sulla testa e un bel collarone portachiavi della coop.
Calle Cristo, dove alloggiavamo è al confine fra Habana Vieja e Habana Centro, a due passi dal Capitolio e dal Floridita. Fa parte di quella zona che la Lonely invita a visitare come esempio della vera condizione della città dopo aver visitato le strade da cartolina della città vecchia.
L'unico criminale incontrato in zona comunque era la signora del supermercato che voleva venderci 2 bottiglie d'acqua a 5 pesos convertibili l'una, contando che 1 convertibile equivale ad un dollaro americano, veniva un conto da quasi 10 euro per 1 litro d'acqua, roba che nemmeno a Venezia.

Uno dei problemi fondamentali è che ogni tre passi c'è qualcuno che vuole accalappiarti, farti salire su di un coco/bici/normo-taxi o accompagnarti in un bar o in un ristorante o in una casa particular e tutti a chiederti "ehi amico da dove vieni? Italia? Ah ma dai. Io ho un amico in Italia". E anche se sei gentile e rispondi e scambi 4 parole alla fine viene fuori lo scopo dell'abbordaggio, ricavare dalla tua presenza sul suolo cubano dei soldi. E' come essere un portafoglio ambulante. E ok che è vero, io sono "ricca", sono privilegiata, ho potuto spendere i soldi di un biglietto aereo per restare a Cuba meno di 10 giorni, in Italia spendo senza pensieri per un libro quello che guadagna un architetto cubano in un mese, è vero la gente sta male, ha difficoltà, è vero non ho mai sperimentato una situazione di disperazione e non so come mi comporterei, resta il fatto che con tutte le attenuanti del caso alla fine è faticoso e fastidioso e condiziona pesantemente il tuo modo di rapportarti alla gente. Alla fine uno si chiude, diventa anche un po' stronzo e fa finta di non sentire quando la gente gli rivolge la parola.

2.5.07

Ieri mentre passeggiavo per il paesiello con un gelato in mano ho ricevuto un sms che annunciava una bella notizia, rendendo il pomeriggio più allegro.
La passeggiata è stata l'unico svago di una giornata sfasata in cui io e il Marito abbiamo aperto gli occhi all'una, abbiamo fatto il brunch alle due e tra una storia e l'altra non abbiamo chiuso occhio fino alle due di notte. La festa dei lavoratori l'abbiamo dedicata a sistemare parzialmente la casa dopo il rientro dalla vacanza. La stirella e la lavatrice sono andate a tutto spiano e alla fine ho avuto parzialmente ragione del mio armadio impazzito.
Oggi poi la mia collega mi ha consegnato la mia razione di sacchetti "sotto vuoto" che la mia anima casalinga non vede l'ora di sperimentare per appiattire piumini e maglioni invernali.
Certo, se non ci fosse un nubifragio il mio ambientamento alla routine quotidiana sarebbe più facile.

30.4.07

Sono tornata, purtroppo, e nonostante la giornata si prestasse al recupero del jet lag a casa, ho deciso di venire comunque in ufficio e tenere un giorno di ferie per occasioni migliori.
Di questo viaggio a Cuba ho parlato pochissimo prima della partenza per ragioni scaramantiche: era così tanto tempo che volevo andarci che immaginavo ogni possibile sciagura e disastro. Per di più sapevo già prima di partire che 8 giorni sono ridicolmente pochi per visitare Cuba, ma non volevo sentirmelo ripetere e farmi venire ansie da "tutti quei soldi per il biglietto per così poco tempo".
In realtà un inconveniente c'è stato, perché mica tutto poteva filare liscio: mi sono beccata una intossicazione alimentare o qualcosa di simile ed ho passato un giorno ad "adorare il bianco dio di pocellana", ossia, abbracciata al cesso a vomitare. Colpa dell'involtino primavera del barrio chino dell'Havana o forse del maiale alla piastra, chissà.
L'itinerario è stato Havana - Santa Clara - Cienfuegos - Havana, sui bus della Viazul, quelli per turisti ricchi, che sembrano i torpedoni della gita all'oratorio. Alloggio in casas particular e incontri bizzarri lungo la strada.
A breve, appena il mio cervello si convincerà di essere in Italia e il mio corpo di conseguenza si deciderà a lanciarmi stimoli appropriati ad orari appropriati (o forse viceversa), foto su flickr e qualche post.

19.4.07

Comunque vadano le cose qui, chiunque sarà in carica, comunque decidano di smaltire le eccedenze, ho già una nuova offerta di lavoro: Yang il cinese è pronto ad assumermi come cameriera nella sua trattoria.

18.4.07

Wind of change

Qui siamo all'ennesimo torneo di gioco delle tre carte. Questa volta però le carte non sono quelle grige e bisunte tolte dal mazzo di una osteria che serve tavernello. Sono carte preziose da collezione, da trattare con riguardo.
Chi occuperà quale posizione? Chi salirà e chi si porterà dietro? Chi subirà un cambio forzato di azienda? Chi rimarrà, che avrebbe preferito spostarsi?
Noi carte da osteria riposiamo tranquille nel nostro mazzo, tanto sappiamo che tutto questo vorticare ci riguarda solo marginalmente, almeno per il momento. Certo non perdiamo l'occasione di fare fantapolitica e già che ci siamo disquisiamo di eventuali nuove dislocazioni geografiche da cui potremmo essere interessati.
Io nel dubbio da venerdì, cambio aria per un po'.

17.4.07

Sono giorni un po' così sospesi fra la partenza e la vita di tutti i giorni, con poca voglia di portare avanti i miei impegni.
Ieri sera mi sono iscritta al saggio di danza con la scuola numero uno, sebbene per tutto il pomeriggio avessi meditato di abbandonare il corso per mancanza di entusiasmo. Ma rinunciare a impegni che mi sono presa mi pesa quasi di più che portarli avanti quindi a breve sarò ufficialmente in panico da costumi. Mancandomi l'ispirazione, oggi faccio pubblicità.


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16.4.07

Questa volta coi ragazzini è andata meglio. Sarà che è arrivata la primavera e col bel tempo sono più svegli, sarà che c'era qualcuno che la volta precedente era assente, sarà che quando inizi a parlare della classifica degli uomini più ricchi del mondo invece che della storia dell'Africa si incuriosiscono di più. Il problema, quando si parla di distribuzione della ricchezza ed immigrazione è non finire in circoli viziosi, in cui la xenofobia latente dei giovani virgulti si palesa con violenza. In qualche modo ne siamo uscite e per quest'anno siamo a posto.
Sabato pomeriggio e sera, grigliatona a casa di Raf che con la sua consueta premura ed abilità ha riunito un bel gruppo di amici sotto il tetto della sua cascina e li ha abbondantemente sfamati e fatti divertire. Grazie Raf!

Dopo una mattina di indolenza, in cui non sono nemmeno riuscita ad oziare con soddisfazione, domenica pomeriggio abbiamo inforcato le bici e siamo andati sulla pista ciclabile lungo il naviglio grande. Ho scoperto che anche alle porte di Milano esiste la campagna. Non è bella come quella delle colline liguri coperte di alberi d'ulivo e mimosa, ma ha un suo fascino. Ci sono cascine che vendono pollame, cascine che vendono miele, cascine in cui si allevano mucche e si fanno formaggi. Ci sono anatre temerarie che si aciugano le piume al sole sulla ciclabile e nei fossi si sentono le ranocchie.
Peccato lo scarso allenamento a stare sulla sella della bici che alle porte di Vermezzo ci ha fatto girare la bici e tornare verso casa.

11.4.07

La Lanterna poverina quasi non ci si fa caso, infognata com'è all'estermità del porto: container da un lato, gru dall'altro, una centrale a carbone dietro e davanti svariati palazzi.
Un faro poverino dovrebbe respirare, avere spazio, essere sull'estrema propaggine di un promontorio ad avvertire con la sua luce della presenza della terra, non dovrebbe essere circondato da costruzioni che lo soffocano.
Fortuna che fra roccia che lo sostiene e costruzione in muratura la Lanterna sia alta 117 m e si faccia comunque rispettare.

A salirci sopra ho aspettato quasi 32 anni e di non esser più residente a Genova. La giornata era limpida e dall'alto dei 172 scalini percorsi, sulla prima balconata, si poteva ammirare la splendida visuale di Genova.
E no, non importa che il porto antico fosse là piccolino in fondo e che le braccia del Bigo sembrassero poco più che stuzzicadenti. Non importa che le costruzioni che si inerpicano su per la collina non siano belle, non importa che delle chiese a quell'ora del giorno, col sole contro, si scorgessero solo i profili dei campanili in chiaroscuro sul fondo del cielo. Non importano i traghetti, le porta container, le gru del porto lì sotto, con il loro rumore. Genova è bella c'è poco da fare. Anzi è bella proprio per questo.

Il museo poi è un percorso fatto di storie e di racconti, genovesi illustri o sconosciuti che raccontano un pezzo della loro città, cantieri navali, capitani di navi, restauratori, esperti di fari. Tanti filmati da perderci ore o da vedere a spizzichi come viene.
E' bello a volte riscoprire con l'animo del turista angoli della propria città.

10.4.07

Stamattina dovevo andare a fare il visto, ma ho dimenticato un pezzo della documentazione, quindi nada. Ancora 24 ore di sofferenza prima di avere tutte le carte in regola.
Pasqua è passata, restano una mezza colomba iniziata ieri e un uovo di Pasqua intero.
Pasquetta d'ordinanza sui prati nonostante il Liguria il tempo fosse nuvolo e grigio. Credevamo di essere gli "unici pazzi", ma nell'area attrezzata c'era quasi da staccare il biglietto per usufruire delle griglie. Famiglie con bambini, giovani virgulti che mangiavano la bistecca giocando a racchettoni, suonatori di bonghi, proprietari di cani col cervello piccolo. Nonostante questo ci siamo conquistati il nostro spazio vitale in cui cucinare mangiare e fare la relativa siesta.
Il rientro lo abbiamo passato in coda in una pianura padana insolitamente tersa e soleggiata.

6.4.07

Sono rimasta solo io in ufficio, finalmente ho finito quel che dovevo fare e posso raggiungere tutti gli altri per passare una piacevole serata incolonnata in autostrada. Buon finesettimana lungo a tutti!
Venerdì Santo
Collega sconvolto, leggendo il giornale online - Nelle Filippine durante la settimana santa c'è gente che si fa crocifiggere con i chiodi, quelli veri.
Ginevra dubbiosa - Ah sì?... Ma poi dopo un po' lì tirano giù o li lasciano lì tutta la Pasqua?

Qui i chiodi non li hanno e non mi hanno ancora crocifisso, ma poco ci manca. Scusate vado a godermi la Passione di Ginevra.

5.4.07

C'è una simmetria fra la mia vita e la pelle delle mie gambe.
Oggi l'estetista mi ha sgridato, "hai la pelle secca, ma la crema non te la dai mai?", ed io che farfugliavo qualche scusa del tipo "eh portando sempre i pantaloni non mi ero resa conto di avere la pelle così secca".
La verità è che, come spesso accade, all'improvviso mi risveglio dal torpore e mi rendo conto che è qualche settimana che ho perso il controllo ed ho perso coscienza. Mi trascino da un giorno all'altro, i vestiti si accumulano appilati sullo djembé e le scarpe si accatastano nello spazio fra il calorifero e il cesto della biancheria. Prima di cena sposto le riviste dalla sedia al divano per fargli fare poi il percorso inverso al momento di guardare la tv. E prima di andare a dormire, l'unica cosa che osservo con cura sono le occhiaie del mio viso e di conseguenza l'unica cosa che faccio è mettere la crema idratante. E se non mi prendessi cura di me stessa, della casa, di tutto perché impegnata a fare qualcos'altro, non sarebbe grave. Il problema è che sono impegnata a vegetare e non mi godo nemmeno il tempo in cui non faccio tutto quello che sarebbe auspicabile che io facessi.
Ho incominciato a comprarmi una costosissima crema per il corpo, spero che il resto della mia vita si sistemi proporzionalmente al grado di idratazione delle mie gambe.
O quantomeno che io inizi a godermi coscientemente il tempo in cui non faccio nulla.

4.4.07

La mattina si è inaugurata con una serie di insulti all'indirizzo dell'ennesima mail in cui si richiede il check delle presenze assenze presso il cliente.
La tanto vituperata richiesta peraltro si è rivelata utilissima poiché
la donna tedesca, colei che cataloga ricevute, buste paga, cud, lettere della banca, anno per anno entro fascette di plastica raccolte in faldoni a fiori,
la donna agenda dipendente che da 7 anni a questa parte (da quando la sua vita si è divisa fra due città per l'esattezza) registra meticolosamente gli impegni per i finesettimana,
la donna che fa le pulci alle buste paga per vedere che la ditta non ci abbia fregato,
io insomma, preda delle più svariate sindromi ossessivo compulsive di archiviazione, HO DIMENTICATO DI INSERIRE UNA GIORNATA DI LAVORO STRAORDINARIO, UNA DOMENICA, NEL REPORTINO AZIENDALE.
Con il simpatico risultato di essermi fottuta 8 ore di compenso orario straordinario.
La mattinata pertanto si conclude con me che smadonno contro me stessa e mi affanno nel tentativo di salvare la situazione.


Update
La serata invece si apre con me che alle 19.26 sono in ufficio a bestemmiare perché qualcuno si è dimenticato di avvisarci che c'era un prodotto da configurare che da domani sarà messo in vendita. E si sa, vendere una cosa che non funziona, non fa fare una gran bella figura al venditore.
Lo stronzo pianificatore che si è dimenticato di avvertire come minimo sarà a godersi una simpatica settimana pasquale alle maldive... che un piranha gli stacchi le palle a morsi!

3.4.07

Piccolo spazio pubblicità parte II

Si avvicina il tempo della dichiarazione dei redditi, se le palle non vi stanno girando troppo vorticosamente nel tentativo di districarvi fra ricevute varie, cud, lettere della banca e download del 730 e delle relative istruzioni di compilazione, ricordatevi che anche quest'anno è possibile donare il 5 per mille ad associazioni onlus.
E possibilmente donate il 5 per mille a UNALTROMONDO. Qui le istruzioni.
Piccolo spazio pubblicità
RACCONTAFRICA

L'Africa attraverso le sue tradizioni, i suoi riti, la musica,la danza, i racconti ed i colori.


Presso Società Umanitaria (Sala degli Affreschi)
Via Daverio 6
Milano
Domenica 6 maggio - ore 16.00


Ingresso 15 €
A fine spettacolo verrà offerto un rinfresco.

I fondi saranno devoluti al progetto "Microcammino 2000" del villaggio Yagala della Sierra Leone.


2.4.07

Pl@sil
Non so se il mio organismo trovi inaccettabile alzarsi alle 7.00 di sabato mattina o se improvvisamente io sia diventata allergica al sushi vegetariano accompagnato da acqua. Sabato mattina alla scuola di Rho più che una volontaria di una associazione che si occupa di paesi in via di sviluppo, sembravo il caso umano tirato fuori da un centro per tossicodipendenti e portato ad esempio da non seguire. Volto pallido e occhiaie in vista, che alle sette del mattino chi ha la forza di truccarsi, di ora in ora sempre più pallida, occhio iniettato di sangue e conati a pieno ritmo.
Il pomeriggio l'ho passato a barcollare fra il letto il cesso e il divano fino a che il Marito non è tornato con la pasticchina magica.
La domenica è andata un po' meglio ed ho anche raccimolato le forze per andare a comprare e montare il portapacchi della bicicletta nonché fare un po' di giardinaggio in terrazza.

30.3.07

You scored as Sirius Black. You are the most loyal friend anyone could ask for because you'd go to any length to ensure their safety and happiness. You're free-spirited and very difficult to confine to a caged life. You love being in the company of those you love and love to show them how much they mean to you. You loathe those who only live for self-gain and show disloyalty. You're a great person but sometimes its needed of you to think more rationally than being quick to jump into things.

Sirius Black

63%

Hermione Granger

53%

Harry Potter

53%

Albus Dumbledore

53%

Bellatrix Lestrange

47%

Ron Weasley

44%

Severus Snape

44%

Neville Longbottom

41%

Luna Lovegood

41%

Oliver Wood

41%

Percy Weasley

41%

Remus Lupin

38%

Draco Malfoy

38%

Lord Voldemort

28%

Harry Potter Character Combatibility Test
created with QuizFarm.com
Non ci sto molto dentro. Sono spazientita e l'unica cosa di cui avrei voglia sarebbe tagliare i contatti con il mondo, tutto il mondo, per qualche giorno. Lontana dal lavoro, dagli impegni che mi sono presa come hobby, da quelli che mi sono presa per quietare la mia coscienza, da quelli che sento di avere in quanto parte di un nucleo familiare, da quelli che credo di avere per onorare le tradizioni. Una bolla di silenzio.

28.3.07

Un italiano, un francese ed un inglese...
Mentre cercavo faticosamente di comporre una mail in francese per l'amico di Nizza conosciuto sui monti della Corsica, mi è squillato il telefono e, sorpresa, M. era dall'altro capo della cornetta. Per inciso, mi stava chiamando da Kosovo.
Sostenere senza preavviso una conversazione telefonica in francese a metà mattina è drammatico: senza labiale e senza gesti temo di essermi persa i 3/4 della conversazione, per contro credo che passerò a riscuotere i soldi del biglietto negli uffici adiacenti al mio, per lo spettacolo ad alto tasso di comicità in cui mi sono prodotta. Tipo che se per fingere di parlare spagnolo basta aggiungere le s in fondo alle parole, per parlare un ottimo francese maccheronico, basta eliminare l'ultima sillaba di ciascuna parola e spargere accenti a grappoli.
E giovedì mi aspetta la cena a casa di un amico, la cui fidanzata inglese è appena arrivata in Italia e giustamente non parla ancora una parola di italiano. Grazie al cielo il mio inglese è un po' più solido del mio francese, anche se so già che sarà difficilissimo evitare di usare l'italiano parlando con gli italiani.

26.3.07

Vogliamo parlare del fatto che è lunedì mattina, sono disgrafica, fuori c'è un tempo infame, è cambiata l'ora e il mio collega ha la figlia con la rosolia e da quando me l'ha detto mi sento prudere ovunque?
No dai, parliamo dei biscotti del L@g@ccio invece.
Era da un secolo che non ne mangiavo, l'altro giorno però, mentre aspettavo una collega, sono rimasta inebetita davani alla linea Sapori Regionali di un supermercato e, presa da nostalgia del mare, ne ho comprato un sacchetto. Oggi, a sacchetto abbondantemente esaurito, ho deciso di procurarmi la ricetta per farmeli in casa e così ho scoperto dei simpatici retroscena: ad esempio che L@g@ccio era il nome dispergiativo dato al laghetto artificiale che l'ammiraglio Andrea Doria aveva fatto costruire a metà del 500 per rifornire il suo palazzo. Lo dice anche wikipedia, quindi ci credo.
La ricetta, seppure non troppo chiara, dice:
Ingredienti: 600 g di farina di grano tenero, 150 g di burro, 200 g di zucchero, 50 g di lievito di birra e, in alcuni casi, 50 g di finocchietto dolce.
Lavorazione: impastare la farina con il lievito di birra e l'acqua tiepida. Lasciare lievitare sino a quando non avrà raggiunto il doppio del volume. Quindi sistemarlo al centro della restante farina, aggiungere gli altri ingredienti ed un pizzico di sale. Lavorare energicamente e lasciare lievitare la pasta per un'ora. Creare due filoni e lasciarli ancora lievitare. Infornarli per 30 minuti a 180°. Farli riposare per 24 ore, tagliarli a fette sbieche di 2 cm di spessore e farle biscottare.
Uno di questi giorni ci provo.

23.3.07

Fortuna che è venerdì e fra poche ore lascerò questo ufficio per godermi un finesettimana di meritato riposo.
Che poi, riposo, domani abbiamo lo spettacolo di primavera ed io ho saltato l'ultima prova in cui dovevamo definire come chiudere la coreografia. Non ho nemmeno sistemato il costume ed ho il serio timore di rimanere in mutande a metà esibizione, timore che ho sempre a causa delle mie scarse doti sartoriali.
In ufficio c'è un casino senza senso, tutti parlano in contemporanea e a voce altissima, agogno il silenzio, la pace e una quantità consona di metri cubi d'aria . Dovrebbero esserci delle leggi che tutelano la sopravvivenza del neurone del lavoratore, già provato dai poco edificanti lavori a cui deve dedicare la propria attenzione. Una corretta ossigenazione del sangue e un livello di inquinamento sonoro sotto i livelli di guardia dovrebbero essere in testa alla lista dei diritti della materia grigia.

22.3.07

Va beh fra la collega che doveva prenotare la vacanza last minute in Messico, il mio tenere d'occhio i last minute per Cuba, le mille interruzioni di una giornata lavorativa in cui appena ti concentri qualcuno viene a farti domande urgentissime, inutili e fastidiose, ci mancava solo che quelli dell'ufficio accanto si mettessero a fare gli spoiler della puntata di Lost andata in onda stanotte. E che poi mi passassero la puntata suddetta, sottotitolata.

21.3.07

Alla scoperta del corpo umano
Ieri a pranzo ho mangiato due uova sode e zucchine alla julienne per poi completare con due ovettini di cioccolato fondente ripieni di crema fondente e granella, acquistati dalla mia collega anch'essa a dieta, ma in cerca di complici per un qualche strappo alla regola.
Circa 20 minuti dopo ho cominciato ad avere le vampe, caldo, freddo, caldo, un bruciore intenso al centro del petto e l'incapacità totale di restare seduta o in piedi. Visto che ero in ufficio restava l'opzione poco igienica di accasciarsi rantolando sulla moquette o quella di chiudersi in bagno ed assumere una posizione semiseduta sul gabinetto chiuso con fronte appoggiata sulle ginocchia.
L'adattamento al dolore o la paura di contrarre ulteriori sintomi a causa dei batteri da ingrasso presenti nel bagno hanno fatto sì che dopo una mezz'oretta riuscissi a simulare un atteggiamento da lavoratore attento davanti al pc. Dopo qualche ora il rischio svenimento era definitivamente accantonato consentendomi di prendere Baby e tornare a casa.
A casa mentre elencavo al Marito i terribili sintomi di cui ero stata vittima e che ancora mi rendevano uno straccio, ipotizzando di avere contratto strane malattie tropicali e di essere scampata per miracolo alla morte, lui pacifico sentenziava "ti si è bloccata la digestione" ed estraeva una bustina gialla da aggiungere alla mia farmacia ambulante personale: citrosodin@.
L'importante è non essere ipocondriaci

19.3.07

Il finesettimana mi ha lasciato un senso di malinconia e di vuoto, il tempo grigio del lunedì mattina non aiuta a dissolverlo.
Prendo la macchina per andare in ufficio e per dissipare i sensi di colpa decido che il tempo risparmiato sarà impiegato a risolvere qualche questione burocratica.
In banca non c'è nessuno e me la sbrigo in fretta, trovo parcheggio vicino all'ufficio nonostante sia giorno di lavaggio strade, arrivo nell'esatto istante in cui una station wagon sta liberando un posto. Parcheggio in una manovra e scattante mi avvio verso l'ufficio. Un collega in affanno mi si avvicina e dice che ho il passo da antilope ed è difficile raggiungermi.
Non so ancora che tutta questa energia è destinata ad esaurirsi nellimpresa più titanica dell'universo: chiamare l'inps.
Antefatto: sabato a casa di mia madre arriva una lettera dell'inps che mi invita a controllare la situazione versamenti. In caso qualcosa non torni sono invitata a contattare un numero verde o a collegarmi sul sito internet operazione per cui è necessario un pin che si può avere chiamando il numero verde.
A me serve il pin e serve comunicare all'inps che ho già cambiato residenza due volte pertanto sarà il caso che inizino a spedirmi i rendiconti a casa mia e non da mia madre che peraltro fra qualche mese traslocherà.
Ore 9.40 prima telefonata:
per il servizio in italiano premere 1... 1
per informazioni sugli uffici inps premere 1, per i servizi internet premere 2...2
per i servizi intenet inps premere 1 ...1
ci spiace, i nostri operatori sono momentaneamente occupati, lasciate un recapito telefonico o richiamate più tardi
fiduciosa riattacco
Ore 9.55 seconda telefonata:
per il servizio in italiano premere 1... 1
per informazioni sugli uffici inps premere 1, per i servizi internet premere 2...1
per uffici inps premere 1...1
inserire il cap corrispondente al comune di residenza... wyxzyw
l'ufficio più vicino si trova in via uwzxwy al numero 23, grazie ed arrivederci
Merd... ho sbagliato opzione speravo che alla fine ti facessero parlare con un operatore. Riprovo con il pin.
Ore 10.05 terza telefonata:
tutututututututututututuututututu
Ore 10.10 quarta telefonata:
tuuuuuu tuuuuuu tuuuuu tutututututututu
Ore 10.15 quinta telefonata:
Telecom Italia il numero chiamato non è al momento raggiungibile
Ora, io ho una parente che lavora all'inps. Chiamando lei probabilmente potrei sistemare la cosa in 10 minuti. Ma mi son detta che c'è un numero verde, c'è una procedura perché approfittare dei vincoli di parentela, seguo l'iter standard.
E poi uno si domanda come mai in Italia ci sono i capi elettori che raccattano voti facendo fare in una settimana una tac per cui ci vogliono dieci mesi o facendo mettere l'asfalto nelle buche della strada sotto casa o raccomandando per un esame.
Concendo al servizio pubblico 15 tentativi, poi prendo la scorciatoia.

Update:
All'ottavo tentativo e dopo soli 19:56 minuti di telefonata sono riuscita a farmi spedire il pin e a cambiare indirizzo.
A detta dell'operatrice che ha seguito la mia pratica le variazioni di indirizzo non sono automatiche. Quindi quando uno cambia residenza il comune comunica a Motorizzazione e Uffici elettorali la variazione , ma non all'INPS. Deve essere il cittadino a preoccuparsene.
Gioiamo della vittoria (momentanea) sul golgota della burocrazia.

16.3.07

La settimana è corsa via veloce, all'attivo ho due giorni di spostamenti in biclicletta e ripudio dell'ascensore, una rinnovata energia da fine del letargo invernale, un controllo dal dietologo che mi ha detto che 1,5 kg e 2 cm in meno non sono un cattivo risultato (peccato che i 2 cm siano scesi oltre che dal giro vita anche dal seno, ma va beh) per un mese di dieta non troppo rigorosa, un venerdì con pausa pranzo all'ipermercato con giro da feltrinelli e in profumeria e relativo sperpero di capitali.
Ho finito "Molto forte, incredibilmente vicino" di J.S. Foer che mi ha immalinconito, fatto piangere, ma anche fatto incazzare. Sarà genio, sarà creatività, ci sarà un preciso intento comunicativo, ma a me tutte quelle pagine con una sola frase, tutte quelle foto, quelle pagine scritte e sovrascritte, le pagine ripetute hanno fatto l'effetto delle foto e dei grafici messi nella tesi per aumentare il numero delle pagine.
Ho iniziato "Testimone inconsapevole" di Carofiglio, non mi dispiace, si divora in un battibaleno, ma non ne posso più dello stereotipo dell'investigatore/detective/poliziotto/avvocato che ama la cucina e la musica. E che cavolo. Sarà possibile leggere un libro in cui il protagonista ad un certo punto non si metta a spignattare raccontandoti per filo e per segno la ricetta? Sarà che sono a dieta e quindi la salivazione e la voragine nello stomaco scattano con un niente, ma mi sono un po' scocciata.
A breve fuggirò verso il mare per concludere in bellezza.

15.3.07

Le dinamiche di gruppo sono uno dei grandi misteri del creato. In qualsiasi comunità ci si trovi, dai colleghi in ufficio, ai vicini di casa, alle compagne del corso di danza, al gruppo in cui si fa volontariato, dopo un primo momento di euforia e di amicizia universale iniziano a manifestarsi disturbi sottili, che vanno ad esacerbare la convivenza.
E se i colleghi ed i vicini non te li scegli, in altri ambiti c'è da domandarsi come mai diventi inevitabile farsi del nervoso durante una attività che uno ha scelto liberamente di fare. E dire che il lavoro è il terreno principale di scontri, che uno dovrebbe averne abbastanza delle recriminazioni che fa dalle 9 alle 18, che dovrebbe cercare di evitare meccanismi perversi in altri ambiti. Invece alla fine ci si cade come delle pere. Sarà che le dinamiche di interazione sono ricorrenti, che se uno è abituato a seguire uno schema finirà per adoperarlo in qualsiasi ambito della sua vita per quanto questo non sia efficiente.
Fortunatamente, se non è lavoro, riesco a rimanere abbastanza distaccata e seppur rimanendoci male per l'occasione mancata di costruire qualcosa assieme con serenità, riesco a scrollarmi il disagio di dosso abbastanza velocemente.
Però non posso fare a meno di domandarmi perché si finisca così a recriminare a scocciarsi anche quando alla fine non ce ne viene in tasca nulla.

14.3.07

Periferia dell'impero, un'area sopravvive alla cementificazione selvaggia, incastrata fra 4 palazzi di edilizia popolare, un ipermercato e due strade ad alto scorrimento.
Ci sono cespugli di rose piantati alla base di un pilone dell'alta tensione , un porticato di sole colonne che attende che la wisteria si decida a formarne il soffito. Alla base di ogni colonna, su ogni lato, a 50 cm dal suolo una ribaltina in legno. Più avanti sentieri terrosi si incrociano ad angolo retto attorno a tratti di erba verde. Le panchine sono disseminate qua e là, mai troppo vicine agli alberi che un giorno forse avranno fronde ombrose, ma che per il momento assomigliano a tristi pali della luce.
In questa primavera anticipata fatta di maniche corte e felpa col cappuccio e niente giacconi, decido che la pausa pranzo la passerò al parco, col mio nuovo libro in mano, mangiando carote alla julienne spolverate di zenzero fresco grattugiato. Guaderò i cani passare e sorriderò ai padroni come si sorride ad una mamma quando troviamo che il suo bambino sia bellissimo.
Armata del mio pranzo e di una latta di mais linea soviet della coop, quale corpo contundente atto a mettere ko eventuali importunatori, scelgo una panchina di mio gradimento.
Ogni tanto alzo lo sguardo e vedo che non sono la sola ad aver avuto questa brillante idea, impiegati arrivano a frotte, occupando le panchine ed estraendo focacce da sacchetti di carta. Alcuni sono chiaramente alle dipendenze del supermercato, altri sfoggiano divise d'ordinanza in giacca e cravatta. Tutti alla ricerca di un briciolo di natura, un misero contatto con la primavera. Non ho potuto fare a meno di domandarmi se è più triste chi cerca il contatto con la natura in un parco spoglio o chi passa dall'atmosfera metallica dell'ufficio a quella della tavola calda attravrsando asfalto e cemento.
Mentre mi trastullavo con queste riflessioni di stampo marzulliano, una flottiglia di taglierba, trattori e camioncini del comune si è data convegno per una gara di freno a mano a meno di cento metri dalla mia panchina. Il tempo di buttare le cartacce e allontanarmi e la zona di pseudopace è stata invasa dal rumore scoppiettante dei motori lanciati al massimo.

Credo che domani andrò a mangiare all'ipermercato.

13.3.07

No dico quali sono le probabilità che una, ingobbita alla propria postazione di lavoro, decida di mettersi il burrocacao, che lo stick si rompa e spezzandosi finisca esattamente nella scollatura e si incastri nel reggiseno?
Secondo me sono proporzionali al numero di uomini presenti nell'ufficio.

E questo è l'evento rilevante della giornata, da cui si può capire come sono messa.

12.3.07

Ho passato la domenica arrampicata sulla scala con il bastone della vaporella in una mano e lo straccio nell'altra nel tentativo di togliere i quintali di polvere accumulati sulle persiane. Polvere rossa, esattamente quand'è l'ultima volta che ha piovuto sabbia del deserto? Esattamente da quant'è che non pulivo le persiane? E ci sono ancora quelle della camera da letto, alle quali non voglio pensare.
Esaltata dal potere scioglisporco del vapore, mi sono dedicata anche al pavimento del terrazzo e poi è stato inevitabile prendere la macchina e andare al garden delle meraviglie a comprare piantine fiorite e il falso gelsomino da far arrampicare sul bambù.
E' stato un finesettimana di decompressione e va bene così.

11.3.07

Per la seconda volta nella vita, a scuola dall'altro lato della cattedra. Il trauma più grande è arrivare a scuola alle otto e 15 e infatti io e M. entriamo poco prima che il bidello inizi a sprangare la porta. Fortunatamente anche il vice preside, colui che ci ha gentilmente concesso le ore, è ancora a spasso e gli studenti non sembrano troppo ansiosi di entrare in classe.
Questa volta siamo meno organizzati, spargiamo sulla cattedra un plico di fogli da cui trarre ispirazione, M. inizia con un discorso sulla distribuzione della ricchezza nel mondo, i ragazzi sonnecchiano sui banchi. Tocca a me, si parla di dichiarazione dei diritti dell'uomo.
Domando : "Lo sapete quali sono i diritti sanciti dalla dichiarazione?". Silenzio. Sguardi spenti. Indifferenza.
Cambio approccio "lo avete visto il concerto degli U2 a San Siro?". Penso che magari potrebbero ricordarsi il momento in cui sulla muraglia di schermi sono passati i vari articoli, mentre una voce femminile li leggeva. Dal fondo una ragazza "Io gli U2 non so nemmeno chi siano".
Mi si crepa la faccia, mi sembra ieri che ero dall'altro lato del banco ed ora mi dicono che la muscia che ascoltavo è totalmente passata di moda, manco avessi chiesto se conoscono i Deep Purple. Fortunatamente una sveglia, seduta al primo banco interviene in mio aiuto, dicendo alla compagna che è lei ad essere ignorante, sanno che esite Bono, ma il concerto proprio non l'hanno visto. Alla fine con qualche difficoltà iniziano a dirmene qualcuno e il dicorso diventa più facile.
Le prime due ore scorrono senza intoppi, nella seconda classe siamo più carburati, sono anche le dieci del mattino ed i nostri bioritmi hanno preso un andamento regolare. Siamo anche riusciti ad individuare quali sono gli argomenti che ci sono più congeniali, i ragazzi, forse vista la presenza dei professori in aula, sembrano più attenti.
A mezzogiorno, abbandoniamo il campo soddisfatti.
Io però ormai mi sono intrippata con le cifre e nel pomeriggio, prima di crollare addormentata sul divano, mi sfoglio il rapporto dell unicef sulla condizione dei bambini nel mondo. Al di là della situazione dell'infanzia, ci sono una serie di tabelle con dati su popolazione, alfabetizzazione, sanità, reddito procapite.
Ad esempio, lo sapevate che nelle repubbliche dell'ex URSS il tasso di alfabetizzazione è del 99-100% ? Embeh? In Italia è solo del 98%. Anche in Turkmenistan ed in Tagikistan sono più alfabetizzati che in Italia. A Cuba l'alfabetizzazione è del 100%. Mi viene da pensare che nei paesi socialisti, la gente non starà bene, ma almeno sa leggere (magra consolazione in effetti). In Cina l'alfabetizzazione è del 95%, in Corea invece non è dato sapere. La mia teoria non so quanto regga.
E lo sapevate che a Cuba e negli USA la speranza di vita è la stessa? 78 anni. In Italia invece è 80.
Il paese con la speranza di vita più bassa invece è lo Swaziland, in cui la media è 32 anni e la percentuale di popolazione affetta dall'HIV è il 33%. Dov'è lo Swaziland? Qui
Se c'è qualcun altro malato di statistiche come me puo scaricarsi questo.

9.3.07

La parola di oggi è technosexual.

A person, male or female, who is so deeply enthralled with technology they discuss it with a level of passion that most people reserve for [sex]. Not always a [geek] or a [nerd], but generally someone who has the latest and greatest everything.

She became so excited about her new laptop and PDA that her friends knew she must be technosexual.

da Urban Dictionary
Stamattina il risveglio è stato pessimo, torcicollo violento e impossibilità di tenere la testa in posizione diversa da "inclinata in avanti e verso destra". Il Marito mi ha praticamete tirato su dal futon con l'argano, mentre io ad ogni variazione della tensione muscolare del collo emettevo gemiti strazianti. In queste situazioni si fanno interessanti scoperte scientifiche, tipo che la muscolatura del collo è implicata nei movimenti che dalla posizione sdraiata portano a quella seduta e da quella seduta a quella eretta.
Una volta raggiunto il bagno con l'agilità di un gatto di marmo, mi sono trovata davanti ad altre due piacevoli sorprese, un herpes sul lato destro del labbro inferiore e per non farci mancare nulla, due graffi sul lato sinistro della faccia.
Ad un esame più approfondito a causa della contrattura, ho anche la spalla sinistra lievemente più in basso della destra.
Aulin e voltaren in crema hanno portato la sofferenza ad un livello "accettabile" tanto che impavida (?) ho deciso di affrontare la lunga strada verso l'ufficio.
Ora allieto i colleghi con simpatiche gag da uomo di legno.

8.3.07

Approfittare della giornata di sole per inforcare nuovamente Baby,
dimenticarsi di mettere i guanti e accorgersene solo quando si fruga nella borsa per estrarre il blocca disco,
andare finalmente in sede a restituire il pc da rottamare,
approfittarne per prendere il sushi da mangiare a pranzo in un negozio lì vicino,
ritornare in ufficio, casco in mano e sacchetto del sushi nell'altra,
ESSERE SCAMBIATA PER IL FATTORINO DELLE CONSEGNE: NON HA PREZZO

7.3.07

Ci sono, ma il tempo uggioso non aiuta il componimento di post non assimilabili alle farneticazioni di un aspirante suicida. Il dover fare la tinta ai capelli, metter su una lavatrice, preparare la cena per me stessa e per il Marito disperso nelle lande a nord della città, tornare a casa in autobus col sacchetto della spesa fatta a pranzo all'ipermercato, sono ulteriori aggravanti alla mia situazione.
Alle volte ci si domanda dov'era il bivio, quando l'abbiamo imboccato. Quand'è che la nostra strada ha iniziato a curvare inaspettatamente per restringersi infine in un vicolo cieco. Qualche volta ci si domanda se il bivio sia mai esistito e se la palude in cui ci troviamo non sia un posto accettabile dove passare il resto della nostra vita.
Ma la notizia è che c'è una data e la data è il 15 marzo 2008. Il bivio lo abbiamo stabilito a tavolino, come la deadline. Un anno abbondante di tempo dovrebbe consentirci di arrivare preparati alla scelta. Abbiamo anche sottoscritto una clausola : non potremo decidere di rimanere a fissare il cartello segnaletico per un altro anno.
Dà sicurezza essere informati suoi fatti, avere l'illusione che saremo preparati e non ci sarà nessuna pagina che non abbiamo studiato e che sarà difficile fregarci.

6.3.07

Che non sarei andata alla lezione di danza l'ho decretato nel momento in cui ho parcheggiato l'auto sul lato della strada non interessato al lavaggio strade. E dire che, nel caso in cui fossero arrivate le mie fantastiche scarpette da schiava, mi ero riproposta di andarle a provare: nemmeno la presenza del pacco nella cassetta delle lettere mi ha smosso dall'attacco di pigrizia di cui ero preda.
Mia madre dice sempre che faccio bene, io penso invece di fare male. Non bisognerebbe soccombere alla stanchezza mentale che l'ufficio ci infonde e privarsi delle cose che ci fanno stare bene e che fanno sì che la nostra vita sia qualcosa di diverso dal tragitto casa ufficio casa.
Per infierire ulteriormente su me stessa, il tempo sottratto alla lezione di danza è stato impegnato nello studio poco proficuo per la certificazione che a inizio anno mi ero ripromessa di prendere entro marzo, ma che visti i ritmi sarà già un miracolo se vedrà la luce nel 2007.
Studiare dopo cena è una pessima idea, soprattutto se quando vai a dormire c'è qualcosa che non hai capito, durante la notte infatti ho vissuto le due ore di esame e la susseguente bocciatura. Nella pausa pranzo, onde evitare che l'incubo diventi ricorrente, ho studiato la differenza fra stack ed heap in java, ecco il link casomai qualcuno avesse le mie stesse ansie notturne.
Ora scusate, ma vado a cercare un sito che venda cilici on line, visto che oramai sono votata all'autoflagellazione.

5.3.07

Quale finesettimana scegliere per sgarrare pesantemente la dieta se non quello antecedente al controllo dal dietologo?
Tempo bello, camelie in fiore, piacevoli passeggiate, pizza con gli amici, eclissi di luna, cuculli in accompagnamento alla birra, pranzo abbondante, visita ai suoceri, rientro trafficato. Il finesettimana è passato in un soffio, lasciandomi ancora intontita di fronte alla nuova settimana che inizia.

2.3.07

Son of a bitch
3 settimane fa
G - C'è scritto che bisogna fare questa cosa, mi serve questa informazione.
SoaB- Ah sì, ma tanto guarda questa cosa non va fatta per quando c'è scritto lì, va fatta fra 6 mesi.
G - Ah ok quindi non la faccio.
SoaB- No rimanda.
G - Ma nella richiesta è scritta esplicitamente.
SoaB- Tranquilla lo sanno che verrà rimandata.
G - Ok allora non la faccio, l'importante è che siamo allineati.
oggi, ore 12
SoaB- Senti ma in quel documento c'era questa richiesta?
G- Sì ma avevi detto che non l'avremmo fatta e che era rimandata.
oggi ore 13
mail [da SoaB a G] Puoi immediatamente lavorare a quella richiesta e finire entro stasera?

1.3.07

Primo marzo, Baby esce dal letargo e docilmente mi conduce in ufficio. Naturalmente, dato l'evento, il cielo minaccia pioggia.
Mi sento come un criceto in gabbia che corre su di una ruota, folgorato improvvisamente dalla consapevolezza di sé stesso. Mi sembra di vivere una vita che non mi appartiene, di essere arrivata dove sono in base ad un modello che ho fatto mio, senza sentirlo veramente come tale. Mi sembra di essere imprigionata in ciò che ho costruito e mi odio per tutte le volte che avrei potuto mandare tutto a puttane senza aver nulla da perdere soprattutto ora che da perdere ho tanto e ogni scelta è più difficile.
Non riesco ad essere radicale nelle mie scelte, sono sempre sospesa fra due estremi. Faccio scelte di comodo, nascondendomi dietro a false necessità ? Non so. Mi rifiuto di fare compromessi, di dire cose che non sento per egoismo piuttosto che per onestà? Probabile.
Bisogna rivalutare il vivere alla giornata, abolire le aspettative, cestinare i progetti, esser cauti nel desiderare, non si sa mai che il desiderio si realizzi.
E poi uno si domanda com'è che certe persone un giorno escono a comprare le sigarette e nessuno ne sa più niente.