1.3.07

Primo marzo, Baby esce dal letargo e docilmente mi conduce in ufficio. Naturalmente, dato l'evento, il cielo minaccia pioggia.
Mi sento come un criceto in gabbia che corre su di una ruota, folgorato improvvisamente dalla consapevolezza di sé stesso. Mi sembra di vivere una vita che non mi appartiene, di essere arrivata dove sono in base ad un modello che ho fatto mio, senza sentirlo veramente come tale. Mi sembra di essere imprigionata in ciò che ho costruito e mi odio per tutte le volte che avrei potuto mandare tutto a puttane senza aver nulla da perdere soprattutto ora che da perdere ho tanto e ogni scelta è più difficile.
Non riesco ad essere radicale nelle mie scelte, sono sempre sospesa fra due estremi. Faccio scelte di comodo, nascondendomi dietro a false necessità ? Non so. Mi rifiuto di fare compromessi, di dire cose che non sento per egoismo piuttosto che per onestà? Probabile.
Bisogna rivalutare il vivere alla giornata, abolire le aspettative, cestinare i progetti, esser cauti nel desiderare, non si sa mai che il desiderio si realizzi.
E poi uno si domanda com'è che certe persone un giorno escono a comprare le sigarette e nessuno ne sa più niente.

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