6.7.07

The walking man
Se fossi in un espisodio di Ai confini della realtà dovrei incominciare a preoccuparmi, supponendo di esser vittima di un qualche strano disegno.
C'è un ragazzo, piccolo e magro, vestito con un completo scuro e camicia bordeaux, indossa occhiali con la montatura di plastica nera, ha i capelli pettinati alla Robert Smith. Cammina. Sempre. E' sempre vestito di scuro.
Lo incontro di continuo.
La prima volta l'ho visto nell'atrio dell'ufficio, ci siamo incrociati sulla soglia dell'ascensore, il suo ciuffo all'altezza del mio naso. Non ci ho fatto troppo caso, nonostante alcuni piani brulichino di Accentati in giacca e cravatta col capello pettinato a schiaffo da Jean Luis David, c'è ancora una buona dose di gente stramba in questo palazzo, nell'atrio incontri ogni genere di look.
Poco tempo dopo l'ho incontrato mentre arrancavo sul cavalcavia in sella alla mia bici, col miraggio di una doccia rilassante a casa. Aveva i sacchi della slunga e camminava sul cavalcavia, al bordo della strada. Vestito di nero, con la camicia bordeaux e il ciuffo al vento.
Ieri, mentre sempre in sella alla mia bici avevo svalicato e scendevo dal cavalcavia con il vento nei capelli, ho buttato l'occhio giù e l'ho visto ancora. Capello cotonato e completo nero, camminava sotto il sole impietoso del tardo pomeriggio, solitario, sul bordo della strada ad alto scorrimento, niente borse niente sacchetti, diretto chissà per quale scopo verso la zona industriale.
Chissà dove lo incontrerò la prossima volta, sarà ancora vestito di scuro? Camminerà?

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