15.3.07

Le dinamiche di gruppo sono uno dei grandi misteri del creato. In qualsiasi comunità ci si trovi, dai colleghi in ufficio, ai vicini di casa, alle compagne del corso di danza, al gruppo in cui si fa volontariato, dopo un primo momento di euforia e di amicizia universale iniziano a manifestarsi disturbi sottili, che vanno ad esacerbare la convivenza.
E se i colleghi ed i vicini non te li scegli, in altri ambiti c'è da domandarsi come mai diventi inevitabile farsi del nervoso durante una attività che uno ha scelto liberamente di fare. E dire che il lavoro è il terreno principale di scontri, che uno dovrebbe averne abbastanza delle recriminazioni che fa dalle 9 alle 18, che dovrebbe cercare di evitare meccanismi perversi in altri ambiti. Invece alla fine ci si cade come delle pere. Sarà che le dinamiche di interazione sono ricorrenti, che se uno è abituato a seguire uno schema finirà per adoperarlo in qualsiasi ambito della sua vita per quanto questo non sia efficiente.
Fortunatamente, se non è lavoro, riesco a rimanere abbastanza distaccata e seppur rimanendoci male per l'occasione mancata di costruire qualcosa assieme con serenità, riesco a scrollarmi il disagio di dosso abbastanza velocemente.
Però non posso fare a meno di domandarmi perché si finisca così a recriminare a scocciarsi anche quando alla fine non ce ne viene in tasca nulla.

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