Provati per voi: la biocesta.
Per diverso tempo ho cercato un GAS a cui aderire, ma il poco tempo e i mille impegni mi hanno sempre frenato, il fatto che mio padre ne avesse messo su uno e che quindi potessi prendere pasta e prodotti secchi con calma quando passo a trovarlo, hanno dato poi la botta finale alla mia ricerca.
Rimaneva comunque il problema di frutta e verdura che notoriamente qui nella grande pera sono insaporti e carissimi al supermercato e con un prezzo ragionevole, ma spesso da mangiare entro poco tempo, se acquistati al mercato rionale del sabato.
La scoperta dell'esistenza di un servizio di consegna a domicilio di verdura biologica mi ha quindi folgorato sulla via di Damasco.
Sia per la comodità della faccenda: tutte le settimana arriva la cassetta e poi si paga a fine mese con un bonifico o istituendo un rid.
Sia per la qualità della merce: merce biologica proveniente direttamente dai produttori, senza mille passaggi.
La prima cassetta è arrivata mercoledì. A parte il ribes, che causa cattiva impacchettazione, si è sparpagliato per tutta la cassetta, smarmellandosi anche un pochino, tutto il resto era in ottime condizioni.
Le pesche noci sanno di pesche noci, il ribes superstite ha dato un ottimo gusto al gelato allo yogurt autoprodotto ed anche le coste passate in padella non erano affatto male.
Restano da sperimentare fagiolini, melanzane, pomodori lattuga e anguria.
Nel complesso come primo impatto sono rimasta molto soddisfatta.
La composizione della cassetta viene decisa dal produttore, si possono indicare fino ad un massimo di 5 prodotti non graditi, da sostituire con altro. Io ho messo il veto solo sugli asparagi.
Il Marito individuando coste e fagiolini si è un po' intristito, ma io mi son detta che mica possiamo vivere di sole melanzane ed avere della verdura a sorpresa in cassetta stimola anche a creatività in cucina.
4.7.08
3.7.08
Provati per voi: il messaggio thai.
L'altra sera ho finalmente sperimentato il massaggio thai.
La signorina minuta ed occhialuta che mi ha accolto alla reception come nei migliori stereotipi mi ha detto "Plego, si accomodi" accompagnandomi in una saletta decorata ikea.
Il massaggio thai anche se nell'imaginario collettivo facilmente è associato ad uomini soli dediti al turismo sessuale, in realtà non ha nulla di sensuale. Si rimane vestiti e ci si sdraia su di un tappetino.
La massaggiatrice inizia a tirarti gli alluci e a svitarti le caviglie.
Poi prosegue appoggiandoti le mani sulle cosce e premendo con il peso stesso del suo corpo.
E per fortuna che è esile e magrolina e non ha la stazza del massaggiatore egiziano della volta precedente.
Dalle cosce si passa alle anche. Finito questo si passa al lato B dove le pressioni proseguono e dove ti viene assestata anche qualche vivace strizzatina al gluteo.
Fin qui, a dispetto di quanto si potrebbe supporre dalla descrizione, la cosa risulta abbastanza piacevole.
E non è male nemmeno lo smanacciamento in zona scapola.
Sul finire della mezz'ora di prova pensavo di essere uscita indenne dalla sessione, quando la gentile signorina ha iniziato a manipolarmi la testa.
Con mossa subdola mi ha passato le mani sulle tempie, poi mi ha fatto girare la testa a destra e poi a sinistra, in alto e poi in basso. Fin qui tutto bene.
Il problema è stato quando con una mossa alla Jack Bauer da dietro mi teneva la testa girata da un lato con un braccio, mentre affondava la mano libera nei fasci muscolari del collo.
Lì ho pensato di averle fatto uno sgarro e che volesse uccidermi. Forse, fossi stata più rilassata, sarei riuscita a beneficiare anche di questa mossa ninja.
Finita la tortura, la signorina si è inchinata giungendo le mani al cuore e mi ha ringraziato.
L'altra sera ho finalmente sperimentato il massaggio thai.
La signorina minuta ed occhialuta che mi ha accolto alla reception come nei migliori stereotipi mi ha detto "Plego, si accomodi" accompagnandomi in una saletta decorata ikea.
Il massaggio thai anche se nell'imaginario collettivo facilmente è associato ad uomini soli dediti al turismo sessuale, in realtà non ha nulla di sensuale. Si rimane vestiti e ci si sdraia su di un tappetino.
La massaggiatrice inizia a tirarti gli alluci e a svitarti le caviglie.
Poi prosegue appoggiandoti le mani sulle cosce e premendo con il peso stesso del suo corpo.
E per fortuna che è esile e magrolina e non ha la stazza del massaggiatore egiziano della volta precedente.
Dalle cosce si passa alle anche. Finito questo si passa al lato B dove le pressioni proseguono e dove ti viene assestata anche qualche vivace strizzatina al gluteo.
Fin qui, a dispetto di quanto si potrebbe supporre dalla descrizione, la cosa risulta abbastanza piacevole.
E non è male nemmeno lo smanacciamento in zona scapola.
Sul finire della mezz'ora di prova pensavo di essere uscita indenne dalla sessione, quando la gentile signorina ha iniziato a manipolarmi la testa.
Con mossa subdola mi ha passato le mani sulle tempie, poi mi ha fatto girare la testa a destra e poi a sinistra, in alto e poi in basso. Fin qui tutto bene.
Il problema è stato quando con una mossa alla Jack Bauer da dietro mi teneva la testa girata da un lato con un braccio, mentre affondava la mano libera nei fasci muscolari del collo.
Lì ho pensato di averle fatto uno sgarro e che volesse uccidermi. Forse, fossi stata più rilassata, sarei riuscita a beneficiare anche di questa mossa ninja.
Finita la tortura, la signorina si è inchinata giungendo le mani al cuore e mi ha ringraziato.
27.6.08
Per la serie autosputtaniamoci: le nuove fantastiche avventure di Ginevra alla beauty farm.
Antefatto: poco dopo Natale, mentre a casa di mia madre stavo azzannando un pezzo di torrone gigante rassicurata dall'assenza di bilance pesa persone, mi squillava il telefono. I satanici promoter del palestra avevano deciso di fare leva sui sensi di colpa post natalizi per spingere la gente ad abbonarsi. Proponevano prezzi stracciati e mi feci abbindolare.
Inutile dire che quando in zona "prova costume" hanno provato a farmi rinnovare l'abbonamento, non hanno dovuto faticare molto a convincermi. Comprese nel pacchetto 2 ore in beauty farm, con la possibilità di provare qualsiasi trattamento disponibile.
Ieri ancora di colorito rossopomodoro, mi decido finalmente ad andare a prenotare i miei trattamenti. E' la giornata dei bidoni e la ragazza alla reception alla mia richiesta di provare il massaggio tonificante/snellente, mi propone di sperimentarlo immediatamente. Sempre che, aggiunge, io non abbia problemi a farmi massaggiare da un uomo.
Decido di sperimentare: M. il massaggatore è un signore di mezza età molto abbronzato che mi fa accomodare nel box massaggi. M. deve essere egiziano perchè dal suo stereo portatile escono note tipicamente orientaleggianti, musica ritmata sulla quale esibirsi in coreografie raqs sharqui. La cosa mi perlime un attimo, dal momento che massaggio, nel mio immaginario, è sinonimo di relax, musica soffusa e una lieve brezza di mare. Sarà che il primo ed unico massaggio sperimentato in precedenza risale al viaggio di nozze in Messico, alla spiaggia del Capitan Lafitte.
Non faccio in tempo a venire a capo della mia perplessità che il signor M. comincia a smanacciarmi energicamente le gambe. Mi sgrida perchè bevo poco e mi dice che sente un principio di cellulite. Fin qui tutto bene.
I problemi cominciano quando inizia a prendermi a schiaffoni la pancetta, che lungi dall'essere tartarugata, ha la consistenza ed il colore di un budino alla fragola (si ricordi la lampada mal riuscita). La mia povera pancia inizia a muoversi e traballare in maniera incongrua, una bella manata di taglio all'altezza di un fianco e la mia ciccetta si produce in una serie di onde che si propagavano fino all'altro fianco, dove immediatamente il signor M. è pronto a sferrare un'altra manata.
La cosa mi prova abbastanza, ma la tortura non è ancora finita, mi giro e iniziano gli schiaffoni al sedere, per fortuna con effetti meno disastrosi di quelli alla pancia.
La mezz'ora più lunga della mia vita.
E pensare che ci sono persone che pagano per farsi prendere a botte.
Non paga comunque martedì sperimenterò il massaggio thailandese scelto, inutile dirlo, basandosi sull'esoticità del nome. Forse avrei dovuto evitare di documentarmi ed andare incontro al mio destino con incoscenza, leggo infatti:
Un’altra unicità di questo tipo di massaggio è che le tecniche si spingono fino al limite delle possibilità del paziente, con l’utilizzo delle mani, dei gomiti, delle ginocchia e dei piedi.
Se sopravvivo mercoledì vi renderò partecipi.
Antefatto: poco dopo Natale, mentre a casa di mia madre stavo azzannando un pezzo di torrone gigante rassicurata dall'assenza di bilance pesa persone, mi squillava il telefono. I satanici promoter del palestra avevano deciso di fare leva sui sensi di colpa post natalizi per spingere la gente ad abbonarsi. Proponevano prezzi stracciati e mi feci abbindolare.
Inutile dire che quando in zona "prova costume" hanno provato a farmi rinnovare l'abbonamento, non hanno dovuto faticare molto a convincermi. Comprese nel pacchetto 2 ore in beauty farm, con la possibilità di provare qualsiasi trattamento disponibile.
Ieri ancora di colorito rossopomodoro, mi decido finalmente ad andare a prenotare i miei trattamenti. E' la giornata dei bidoni e la ragazza alla reception alla mia richiesta di provare il massaggio tonificante/snellente, mi propone di sperimentarlo immediatamente. Sempre che, aggiunge, io non abbia problemi a farmi massaggiare da un uomo.
Decido di sperimentare: M. il massaggatore è un signore di mezza età molto abbronzato che mi fa accomodare nel box massaggi. M. deve essere egiziano perchè dal suo stereo portatile escono note tipicamente orientaleggianti, musica ritmata sulla quale esibirsi in coreografie raqs sharqui. La cosa mi perlime un attimo, dal momento che massaggio, nel mio immaginario, è sinonimo di relax, musica soffusa e una lieve brezza di mare. Sarà che il primo ed unico massaggio sperimentato in precedenza risale al viaggio di nozze in Messico, alla spiaggia del Capitan Lafitte.
Non faccio in tempo a venire a capo della mia perplessità che il signor M. comincia a smanacciarmi energicamente le gambe. Mi sgrida perchè bevo poco e mi dice che sente un principio di cellulite. Fin qui tutto bene.
I problemi cominciano quando inizia a prendermi a schiaffoni la pancetta, che lungi dall'essere tartarugata, ha la consistenza ed il colore di un budino alla fragola (si ricordi la lampada mal riuscita). La mia povera pancia inizia a muoversi e traballare in maniera incongrua, una bella manata di taglio all'altezza di un fianco e la mia ciccetta si produce in una serie di onde che si propagavano fino all'altro fianco, dove immediatamente il signor M. è pronto a sferrare un'altra manata.
La cosa mi prova abbastanza, ma la tortura non è ancora finita, mi giro e iniziano gli schiaffoni al sedere, per fortuna con effetti meno disastrosi di quelli alla pancia.
La mezz'ora più lunga della mia vita.
E pensare che ci sono persone che pagano per farsi prendere a botte.
Non paga comunque martedì sperimenterò il massaggio thailandese scelto, inutile dirlo, basandosi sull'esoticità del nome. Forse avrei dovuto evitare di documentarmi ed andare incontro al mio destino con incoscenza, leggo infatti:
Un’altra unicità di questo tipo di massaggio è che le tecniche si spingono fino al limite delle possibilità del paziente, con l’utilizzo delle mani, dei gomiti, delle ginocchia e dei piedi.
Se sopravvivo mercoledì vi renderò partecipi.
26.6.08
Nell'attesa di stabilire la liceità di autodefinirmi ragazza, posso, senza timore di smentita, auto appellarmi come Pirla.
Viso che di andare al mare per il momento non se ne parla, ho creduto opportuno fare una doccia solare per migliorare il mio colorito bianchiccio.
Adesso sono di un bel color rosso pomodoro maturo fosforescente.
Viso che di andare al mare per il momento non se ne parla, ho creduto opportuno fare una doccia solare per migliorare il mio colorito bianchiccio.
Adesso sono di un bel color rosso pomodoro maturo fosforescente.
25.6.08
Definizioni
Fino a che età è lecito autoprocalmarsi ragazza?
E' una questione mentale di come ci si sente dentro o è necessario indossare Manolo Blanik e chiamarsi Carrie Bradshow e si può continuare impunemente fino ai 40?
La domanda mi si pone con urgenza quando telefonando a qualcuno, dopo essermi qualificata con nome e cognome, ho la necessità di ricordare al mio interlocutore chi sono.
Ad esempio l'altro giorno ho chiamato un tizio e siccome sono 3 anni che non lo vedo dal vivo e prima di questi tre anni ci siano visti una volta sola, mi sono definita "la ragazza del box", senza timore di essere smentita. Il tempo, si sa, rende i ricordi sfumati.
A breve invece dovrò chiamare il veterinario caparezza per sapere quando dovrò portare Sushi a fare i debiti vaccini. Per fargli capire che sono la psicopatica che per tre settimana consecutive lo ha tempestato di telefonate per avere indicazioni sulla cura del gatto trovatello e per informarlo dei movimenti intestinali del suddetto gatto. Come definirsi?
La ragazza che ha trovato il gattino? La mamma del gatto orfanello? La padrona della gattina lo escludo a priori, visto che casomai è Sushi a comandare e a breve si intesterà l'appartamento e la moto e ci darà lo sfratto.
Conoscendomi farfuglierò qualcosa tipo "sono sg ump gn frr GATTINA, quando devo portala per i vaccini?"
E forse già il fatto che io mi pnga questi dubbi dovrebbe farmi pensare che è ora di rinunciare all'appellativo.
Fino a che età è lecito autoprocalmarsi ragazza?
E' una questione mentale di come ci si sente dentro o è necessario indossare Manolo Blanik e chiamarsi Carrie Bradshow e si può continuare impunemente fino ai 40?
La domanda mi si pone con urgenza quando telefonando a qualcuno, dopo essermi qualificata con nome e cognome, ho la necessità di ricordare al mio interlocutore chi sono.
Ad esempio l'altro giorno ho chiamato un tizio e siccome sono 3 anni che non lo vedo dal vivo e prima di questi tre anni ci siano visti una volta sola, mi sono definita "la ragazza del box", senza timore di essere smentita. Il tempo, si sa, rende i ricordi sfumati.
A breve invece dovrò chiamare il veterinario caparezza per sapere quando dovrò portare Sushi a fare i debiti vaccini. Per fargli capire che sono la psicopatica che per tre settimana consecutive lo ha tempestato di telefonate per avere indicazioni sulla cura del gatto trovatello e per informarlo dei movimenti intestinali del suddetto gatto. Come definirsi?
La ragazza che ha trovato il gattino? La mamma del gatto orfanello? La padrona della gattina lo escludo a priori, visto che casomai è Sushi a comandare e a breve si intesterà l'appartamento e la moto e ci darà lo sfratto.
Conoscendomi farfuglierò qualcosa tipo "sono sg ump gn frr GATTINA, quando devo portala per i vaccini?"
E forse già il fatto che io mi pnga questi dubbi dovrebbe farmi pensare che è ora di rinunciare all'appellativo.
24.6.08

Siamo pressochè certi che sia femmina e l'abbiamo chiamata Sushi.
Il sushi è elegante ed è buono, Sushi ha le zampe stortarelle ed è un piccolo diavolo, ma quando la guardi dormire a pancia all'aria, ti viene voglia di mangiarla tutta, per cui ci sembra che il nome cada a pennello.
Sushi passati i tempi in cui giaceva parzialmente esanime nella sua scatola, ora scorrazza liberamente per l'appartamento e seppure siamo riusciti ad insegnarle l'utilizzo della cassettina e della ciotola è fonte continua di inenarrabili disastri.
Lo sport preferito di Sushi è azzannare piedi mani e qualunque altra parte anatomica le capiti a tiro.
Questo finesettimana l'abbiamo caricata in macchina a portata al mare, il viaggio di ritorno effettuato nel primo pomeriggio è stato alquanto difficile per la piccola e ad un certo punto temevamo di averla arrostita definitivamente. Così mentre io tentavo di farmi ritirare la patente per eccesso di velocità, il Marito le faceva leccare acqua fresca dalle dita.
Arrivati a casa, con l'aiuto della aria condizionata, la piccola si è ripresa e ci ha regalato attimi di grande affetto in cui invece di scotennarci sedeva assieme a noi con aria beata.
Per evitare di mettere ancora a dura prova la sua tempra abbiamo deciso che la sposteremo solo per periodi lunghi e abbiamo acquistato una superciotola con timer per le assenza brevi. Resta la minaccia "se non fai la brava ti porto a fare un giro in macchina", ma Sushi non ci crede.
Mia madre vedendoci totalmente dissennati per il frugoletto peloso ha sentenziato che dovremmo pensare a fare un figlio, ma noi non siamo convinti. C'è voluto un mese e mezzo per lasciare la piccola sola con la ciotola col timer, per un bambino i tempi sono al di là dei limiti della nostra pazienza.
23.6.08
Causa traffico vacanziero, mercato e bagnanti in libera uscita, abbiamo avuto qualche problemino a raggiungere il luogo deputato per la cerimonia e siamo arrivati un pelo in ritardo.
Le letture erano già state lette e il frate stava predicando. Sarà per quello e per il sobrio accompagnamento musicale, che la funzione religiosa mi è sembrata estremamente breve rispetto agli standard.
Io e il Marito occupavamo l'ultima fila di sedie vicino all'ingresso, nonostante questo, viste le dimensioni ridotte della chiesa, avevamo un ottima visuale sull'altare e sugli sposi.
A. e F. erano raggianti e bellissimi, come ogni coppia di sposi che si rispetti. Nonostante il ritardo abbiamo comunque assistito allo scambio delle promesse e degli anelli. F. aveva la voce rotta dall'emozione e quasi quasi mi commuovevo anche io.
Conclusa la funzione, salutare gli amici sul sagrato della chiesa e fare il conto degli anni da cui si conosce ciascuno, ricordare episodi del passato.
Scattare foto agli sposi sommersi da una pioggia di riso.
Pensare ad A. e alla sua rabbia di diciottenne, l'amore per la musica metal e il suo personaggio cattivo al girsa. E vederlo ora sorridente che chiacchera col frate e farsi strappare un sorriso al pensiero di quanta strada percorsa fino qui.
E poi il pranzo, classico, ma non eccessivo, in un bell'ambiente in mezzo agli ulivi. Il vino e le chiacchere. Svernare sul patio con la pancia piena in attesa del caffè, guardare il mare fra le fronde degli ulivi e godere del primo vero caldo della stagione.
Pensare a quella volta sulla panchina della stazione, A. che all'indomani del suo primo appuntamento con F. raccontava a me e T. quanto fosse felice. Ed io e T., in preda a pessimismo cosmico, a dirgli "stai attento, non ti esaltare è appena l'inizio chissà come andrà".
E' andata che sono belli giovani felici e abbronzati con un anello al dito, pronti ad una vacanza in Sardegna e ad una vita insieme.
Ed noi guardandoli non possiamo che essere felici per loro.
Le letture erano già state lette e il frate stava predicando. Sarà per quello e per il sobrio accompagnamento musicale, che la funzione religiosa mi è sembrata estremamente breve rispetto agli standard.
Io e il Marito occupavamo l'ultima fila di sedie vicino all'ingresso, nonostante questo, viste le dimensioni ridotte della chiesa, avevamo un ottima visuale sull'altare e sugli sposi.
A. e F. erano raggianti e bellissimi, come ogni coppia di sposi che si rispetti. Nonostante il ritardo abbiamo comunque assistito allo scambio delle promesse e degli anelli. F. aveva la voce rotta dall'emozione e quasi quasi mi commuovevo anche io.
Conclusa la funzione, salutare gli amici sul sagrato della chiesa e fare il conto degli anni da cui si conosce ciascuno, ricordare episodi del passato.
Scattare foto agli sposi sommersi da una pioggia di riso.
Pensare ad A. e alla sua rabbia di diciottenne, l'amore per la musica metal e il suo personaggio cattivo al girsa. E vederlo ora sorridente che chiacchera col frate e farsi strappare un sorriso al pensiero di quanta strada percorsa fino qui.
E poi il pranzo, classico, ma non eccessivo, in un bell'ambiente in mezzo agli ulivi. Il vino e le chiacchere. Svernare sul patio con la pancia piena in attesa del caffè, guardare il mare fra le fronde degli ulivi e godere del primo vero caldo della stagione.
Pensare a quella volta sulla panchina della stazione, A. che all'indomani del suo primo appuntamento con F. raccontava a me e T. quanto fosse felice. Ed io e T., in preda a pessimismo cosmico, a dirgli "stai attento, non ti esaltare è appena l'inizio chissà come andrà".
E' andata che sono belli giovani felici e abbronzati con un anello al dito, pronti ad una vacanza in Sardegna e ad una vita insieme.
Ed noi guardandoli non possiamo che essere felici per loro.
20.6.08
L'importanza delle parole e del loro ordine si palesa nell'immediato dopo pranzo quando una pila di surimi è incanalata nel tuo esofago. C'è una sostanziale differenza infatti tra "insalata greca con surimi" e "insalata di surimi greca", la stessa che corre fra una corretta digestione e il rantolare alla scrivania in attesa di tempi migliori.
E dire che quello di oggi doveva essere un veloce pranzo salutista da abbinare all'acquisto in tempi record di un abitino da indossare al matrimonio di domani. L'acquisto dell'abitino fortunatamente è stato effettuato prima del sovraddosaggio del surimi, di conseguenza è stato fatto con criterio e non in preda alle allucinazioni.
Di qui a domani mattina alle 11 non mi resta che, tornare a casa andare dal parrucchiere, acquistare un paio di ballerine cinesi gialle e una pashmina in tono, fare i bagagli di Gatt*, matterla nel trasportino, salire in macchina con Marito e trasportino, fare 140 km in direzione del mare, arrivare a casa di mia madre, gestire le paturnie di Gatt* e quelle del Marito, dormire, svegliarmi trovare la chiesa e probabilmente sarebbe opportuno anche lavare la macchina.
Se sopravvivo al finesettimana, vi racconto della mostra di Kudelka. Anzi facciamo così: andatela a vedere che merita.
E dire che quello di oggi doveva essere un veloce pranzo salutista da abbinare all'acquisto in tempi record di un abitino da indossare al matrimonio di domani. L'acquisto dell'abitino fortunatamente è stato effettuato prima del sovraddosaggio del surimi, di conseguenza è stato fatto con criterio e non in preda alle allucinazioni.
Di qui a domani mattina alle 11 non mi resta che, tornare a casa andare dal parrucchiere, acquistare un paio di ballerine cinesi gialle e una pashmina in tono, fare i bagagli di Gatt*, matterla nel trasportino, salire in macchina con Marito e trasportino, fare 140 km in direzione del mare, arrivare a casa di mia madre, gestire le paturnie di Gatt* e quelle del Marito, dormire, svegliarmi trovare la chiesa e probabilmente sarebbe opportuno anche lavare la macchina.
Se sopravvivo al finesettimana, vi racconto della mostra di Kudelka. Anzi facciamo così: andatela a vedere che merita.
18.6.08
Il pc muletto era probabilmente meglio di quello che mi hanno assegnato ieri sera.
Pesa 200 kg ha il monitor polveroso e pieno di ditate e il mouse è stinto.
Ma la cosa peggiore è che non entra nel mio zainetto e la borsa che mi hanno assegnato pesa quanto il pc. O riprendo presto la palestra o mi verrà la scoliosi in tarda età.
Per il resto attendo fiduciosa notizie circa il mio futuro, mentre ammazzo il tempo leggendo documentazione più o meno incomprensibile.
Se chi ben comincia è a metà dell'opera, che succederà a me dopo questo inizio in sordina?
Ma la cosa peggiore è che non entra nel mio zainetto e la borsa che mi hanno assegnato pesa quanto il pc. O riprendo presto la palestra o mi verrà la scoliosi in tarda età.
Per il resto attendo fiduciosa notizie circa il mio futuro, mentre ammazzo il tempo leggendo documentazione più o meno incomprensibile.
Se chi ben comincia è a metà dell'opera, che succederà a me dopo questo inizio in sordina?
16.6.08
11.6.08
9.6.08
Birken.stock forever
Mi esporrò a pubblico ludibrio confessando di aver acquistato un paio di Cro.cs viola.
C'è poco da fare, l'esposizione prolungata alla visione di un oggetto su cui nutro delle perplessità, fa sì che queste si dissipino rendendomi succube della moda. La presunta comodità dei sandalacci in neoprene ha fatto il resto.
Che uno dice: gli infermieri e i medici camminano ore ed ore in corsia, vuoi che infilino i piedi in un forno a micro onde?
Vuoi che i Pro Cro.cs stiano mentendo tutti quando dicono che i fori consentono una perfetta areazione?
Vuoi.
Il plasticone viola è ottimo quando sei in casa e devi scendere a buttare la rumenta e non vuoi disturbare la quiete del palazzo sciabattando con le infradito per le scale. O quando devi uscire sul terrazzo sotto la grandine a salvare i panni stesi e non vuoi inzaccherarti i piedi. Per il resto indossarli per più di 10 minuti con una temperatura esterna maggiore a 16 gradi è come infilare i piedi nei moonboot pelosi a ferragosto.
E' che ti vendono l'illusione e tu povera consumatrice vuoi farti abbindolare. Così mentre in calzoncini da basket, maglietta oversize e Cro.cs ai piedi scendi coi sacchi del rudo puoi fingere di esser molto trendy, salvo poi cogliere il tuo riflesso nel vetro del portone e constatare che no, decisamente non bastano i sandali a farti sembrare una aitante giovincella californiana.
Mi esporrò a pubblico ludibrio confessando di aver acquistato un paio di Cro.cs viola.
C'è poco da fare, l'esposizione prolungata alla visione di un oggetto su cui nutro delle perplessità, fa sì che queste si dissipino rendendomi succube della moda. La presunta comodità dei sandalacci in neoprene ha fatto il resto.
Che uno dice: gli infermieri e i medici camminano ore ed ore in corsia, vuoi che infilino i piedi in un forno a micro onde?
Vuoi che i Pro Cro.cs stiano mentendo tutti quando dicono che i fori consentono una perfetta areazione?
Vuoi.
Il plasticone viola è ottimo quando sei in casa e devi scendere a buttare la rumenta e non vuoi disturbare la quiete del palazzo sciabattando con le infradito per le scale. O quando devi uscire sul terrazzo sotto la grandine a salvare i panni stesi e non vuoi inzaccherarti i piedi. Per il resto indossarli per più di 10 minuti con una temperatura esterna maggiore a 16 gradi è come infilare i piedi nei moonboot pelosi a ferragosto.
E' che ti vendono l'illusione e tu povera consumatrice vuoi farti abbindolare. Così mentre in calzoncini da basket, maglietta oversize e Cro.cs ai piedi scendi coi sacchi del rudo puoi fingere di esser molto trendy, salvo poi cogliere il tuo riflesso nel vetro del portone e constatare che no, decisamente non bastano i sandali a farti sembrare una aitante giovincella californiana.
3.6.08
Della maternità
Una si dice che è troppo presto, che ha troppe cose da fare, posti da vedere, qualche aspettativa di carriera da inseguire.
Non è tempo, non ancora. I biberon ogni 4 ore, le pappe, gli omogeneizzati, no no no.
Poi una creatura pelosetta e malconcia, miagola come un ossessa dai cespugli vicino al parcheggio moto dove tu e collega dirimpettaia siete abiutate a mollare i rispettivi due-ruote.
La prima sera tu non te ne accorgi, monti in sella e corri a casa dal Marito per festeggiare l'Anniversario, la collega fa un timido tentativo per farti tornare indietro, ma tu non puoi. La seconda sera, il gattin è ancora lì e parte l'operazione save the cat. G. che si infila tra le sbarre per acchiappare la bestiola, tu che corri in ufficio per recuperare una scatola da scarpe.
La ricerca di un veterinario nei paraggi e il collega dimissionario che carica in macchina collega e gattino, mentre tu segui la processione in moto dopo aver allertato il veterinario "la prego la prego non chiuda abbiamo recuperato un gattino malandato, ci aspetti".
La visita, il veterinario che pur senza essere catastrofico vi avverte che non si sa come andrà a finire, le istruzioni per l'uso e la decisione:
Non puoi mica portarlo a Monza in scooter. Eh già e poi la mia gatta... Va beh dai lo tengo io. Sì poi magari dopo lo svezzamento lo prendo io.
E il Marito che arriva e vedendo il mucchiettino d'ossa e pelo commenta solo "oh cazzo".
E così si entra nel tunnel del biberon, del latte in polvere per gatti da preparare, dei massaggini sul pancino del gattino per convincerlo a fare il suo dovere, le poppate ogni 4 ore, le corse dall'ufficio a casa con l'ansia di sapere se Gatt* è ancora vivo, la paura di fargli andare il latte di traverso, l'antibiotico, i fermenti lattici e le vitamine. Le poche ore dormite. Il cervello completamente in pappa. E la sospensione della vita di coppia per tramutarsi nella vita di mamma e papà Gatt*.
Gatt* che probabilmente è femmina, fa progressi. Fa gli agguati, gioca con le stringhe, esplora il pavimento della cucina, azzanna alluci e pollici.
Gatt* che probabilmente è nata il primo maggio, essendo un gatt lavoratore, ha sempre un gran da fare.
Gatt* ha dimostrato che sarei una pessima madre. Apprensiva al limite della psicosi, se avessi un figlio verrebbe su un serial killer che inizierebbe la carriera facendo fuori me.
Gatt* ha dimostrato anche il mio fallimento come madre di felino perchè non ne fa una giusta. Si rotola nel piattino invece di lappare il latte, azzanna i pollici, ma solo se non ho intinto il dito nell'omogeneizzato e nel latte. La lettiera la mangia e la prima volta che ha fatto pipì senza essere stata stimolata ha deciso di farla sul divano bianco. Per non parlare del fatto che dopo aver fatto pipì sul divano ha ben pensato di farcisi anche le unghie. Orrore.
Non sappiamo se Gatt* è fuori pericolo, non sappiamo se ha qualche tara genetica. Sappiamo solo che Gatt* è diventato nostro signore e padrone e che quando ti dorme in braccio a pancia all'aria con la lingua in mezzo ai denti facendo le fusa potrebbe arrivare un tornado e noi saremmo lì a dire "guarda che bel Gatt*".
Una si dice che è troppo presto, che ha troppe cose da fare, posti da vedere, qualche aspettativa di carriera da inseguire.
Non è tempo, non ancora. I biberon ogni 4 ore, le pappe, gli omogeneizzati, no no no.
Poi una creatura pelosetta e malconcia, miagola come un ossessa dai cespugli vicino al parcheggio moto dove tu e collega dirimpettaia siete abiutate a mollare i rispettivi due-ruote.
La prima sera tu non te ne accorgi, monti in sella e corri a casa dal Marito per festeggiare l'Anniversario, la collega fa un timido tentativo per farti tornare indietro, ma tu non puoi. La seconda sera, il gattin è ancora lì e parte l'operazione save the cat. G. che si infila tra le sbarre per acchiappare la bestiola, tu che corri in ufficio per recuperare una scatola da scarpe.
La ricerca di un veterinario nei paraggi e il collega dimissionario che carica in macchina collega e gattino, mentre tu segui la processione in moto dopo aver allertato il veterinario "la prego la prego non chiuda abbiamo recuperato un gattino malandato, ci aspetti".
La visita, il veterinario che pur senza essere catastrofico vi avverte che non si sa come andrà a finire, le istruzioni per l'uso e la decisione:
Non puoi mica portarlo a Monza in scooter. Eh già e poi la mia gatta... Va beh dai lo tengo io. Sì poi magari dopo lo svezzamento lo prendo io.
E il Marito che arriva e vedendo il mucchiettino d'ossa e pelo commenta solo "oh cazzo".
E così si entra nel tunnel del biberon, del latte in polvere per gatti da preparare, dei massaggini sul pancino del gattino per convincerlo a fare il suo dovere, le poppate ogni 4 ore, le corse dall'ufficio a casa con l'ansia di sapere se Gatt* è ancora vivo, la paura di fargli andare il latte di traverso, l'antibiotico, i fermenti lattici e le vitamine. Le poche ore dormite. Il cervello completamente in pappa. E la sospensione della vita di coppia per tramutarsi nella vita di mamma e papà Gatt*.
Gatt* che probabilmente è femmina, fa progressi. Fa gli agguati, gioca con le stringhe, esplora il pavimento della cucina, azzanna alluci e pollici.
Gatt* che probabilmente è nata il primo maggio, essendo un gatt lavoratore, ha sempre un gran da fare.
Gatt* ha dimostrato che sarei una pessima madre. Apprensiva al limite della psicosi, se avessi un figlio verrebbe su un serial killer che inizierebbe la carriera facendo fuori me.
Gatt* ha dimostrato anche il mio fallimento come madre di felino perchè non ne fa una giusta. Si rotola nel piattino invece di lappare il latte, azzanna i pollici, ma solo se non ho intinto il dito nell'omogeneizzato e nel latte. La lettiera la mangia e la prima volta che ha fatto pipì senza essere stata stimolata ha deciso di farla sul divano bianco. Per non parlare del fatto che dopo aver fatto pipì sul divano ha ben pensato di farcisi anche le unghie. Orrore.
Non sappiamo se Gatt* è fuori pericolo, non sappiamo se ha qualche tara genetica. Sappiamo solo che Gatt* è diventato nostro signore e padrone e che quando ti dorme in braccio a pancia all'aria con la lingua in mezzo ai denti facendo le fusa potrebbe arrivare un tornado e noi saremmo lì a dire "guarda che bel Gatt*".
28.5.08

26.5.08
AMaggioABaggio... Piove!
Se l'anno scorso la festa era stata in versione torrida ed eravamo tornati a casa con scottature e abbronzatura da magutt, quest'anno è stata in versione bagnata ed abbiamo rischiato che ci sbucassero la branchie.
Il torneo di street basket 3 vs 3 con fascia di età ben definita si è trasformata in una partita 5 contro 5 con giocatori da 7 a 20 anni. I ragazzini sono stati speciali, i grandi passavano sempre la palla ai piccoli, non entravano mai con violenza sugli avversari e se proprio volevano stopparsi si stoppavano a vicenda. I piccoli nell'intervallo fra un tempo e l'altro si ingozzavano di patatine e coca cola ed erano i più rissosi. Il tempo ha retto fino alla premiazione e tutti sono tornati a casa contenti, genitori compresi che hanno trovato il modo di far passare una bella mattina alla prole.
Nel primo pomeriggio, le attività si sono interrotte causa pioggia fine ma insistente. Momenti di panico tipo: che facciamo del palco? Dobbiamo cancellare il concerto? E se lo montiamo qui al coperto, ci arrestano? E le salamelle? Dove cuociamo le salamelle? Fortunatamente la pioggia si è interrotta e ci ha dato modo di montare tutto l'armamentario.
Io sono rimasta alla cassa del bar dalle 17 alle 22.30 fronteggiando orde di bambini assatanati che volevano panini alla nutella, adulti desiderosi di panini alla salamella e gente che "mi dai una birretta?" (che insomma se ti scoli 10 lattine, io sono contenta, ma non è che chiamandola birretta hai ingurgitato meno alcool). I bambini sono sempre i più spettacolari:
quello che con gli occhioni da cerbiatto "posso dirti una cosa? mi dai il panino alla nutella, io poi l'euro te lo porto domani"
quello musulmano che "ma nel panino alla salamella c'è il maiale?" "eh sì c'è il maiale" e se ne va triste, poi, dopo aver consultato la madre, ritorna "ma la salamella quanto costa?" "3 euro" e alla fine non si compra la salamella perchè evidentemente spendere 3 euro per il maiale non si può fare.
I gruppi musicali sono stati tutti bravissimi: i giovincelli che hanno suonato prima di cena, che la sera chissà forse non potevano stare fuori fino a tardi, con la fanciulla che con voce soave cantava "highway to hell". Il rapper che avverte tutti che il suo è uno spettacolo goliardico e spera di non urtare la sensibilità altrui dicendo le parolacce. I Petti di Pollo, che salgono sul palco con le tute da imbianchino in stile Devo.
Lo sbattimento è stato grande, le risorse potevano essere sfruttate meglio, la pioggia ci ha messo lo zampino. La soddisfazione di aver animato per una intera giornata un quartiere un po' morto è stata grande.
Se l'anno scorso la festa era stata in versione torrida ed eravamo tornati a casa con scottature e abbronzatura da magutt, quest'anno è stata in versione bagnata ed abbiamo rischiato che ci sbucassero la branchie.
Il torneo di street basket 3 vs 3 con fascia di età ben definita si è trasformata in una partita 5 contro 5 con giocatori da 7 a 20 anni. I ragazzini sono stati speciali, i grandi passavano sempre la palla ai piccoli, non entravano mai con violenza sugli avversari e se proprio volevano stopparsi si stoppavano a vicenda. I piccoli nell'intervallo fra un tempo e l'altro si ingozzavano di patatine e coca cola ed erano i più rissosi. Il tempo ha retto fino alla premiazione e tutti sono tornati a casa contenti, genitori compresi che hanno trovato il modo di far passare una bella mattina alla prole.
Nel primo pomeriggio, le attività si sono interrotte causa pioggia fine ma insistente. Momenti di panico tipo: che facciamo del palco? Dobbiamo cancellare il concerto? E se lo montiamo qui al coperto, ci arrestano? E le salamelle? Dove cuociamo le salamelle? Fortunatamente la pioggia si è interrotta e ci ha dato modo di montare tutto l'armamentario.
Io sono rimasta alla cassa del bar dalle 17 alle 22.30 fronteggiando orde di bambini assatanati che volevano panini alla nutella, adulti desiderosi di panini alla salamella e gente che "mi dai una birretta?" (che insomma se ti scoli 10 lattine, io sono contenta, ma non è che chiamandola birretta hai ingurgitato meno alcool). I bambini sono sempre i più spettacolari:
quello che con gli occhioni da cerbiatto "posso dirti una cosa? mi dai il panino alla nutella, io poi l'euro te lo porto domani"
quello musulmano che "ma nel panino alla salamella c'è il maiale?" "eh sì c'è il maiale" e se ne va triste, poi, dopo aver consultato la madre, ritorna "ma la salamella quanto costa?" "3 euro" e alla fine non si compra la salamella perchè evidentemente spendere 3 euro per il maiale non si può fare.
I gruppi musicali sono stati tutti bravissimi: i giovincelli che hanno suonato prima di cena, che la sera chissà forse non potevano stare fuori fino a tardi, con la fanciulla che con voce soave cantava "highway to hell". Il rapper che avverte tutti che il suo è uno spettacolo goliardico e spera di non urtare la sensibilità altrui dicendo le parolacce. I Petti di Pollo, che salgono sul palco con le tute da imbianchino in stile Devo.
Lo sbattimento è stato grande, le risorse potevano essere sfruttate meglio, la pioggia ci ha messo lo zampino. La soddisfazione di aver animato per una intera giornata un quartiere un po' morto è stata grande.
22.5.08
Ci sono cose che pensi possano succedere solo nei telefilm, anche se poi basta leggere un giornale per rendersi conto che accadono anche nel mondo reale.
Ci sono cose che comunque non ti aspetti possano succedere a te o a qualcuno che ti è vicino.
Purtroppo non sempre sono cose belle, a volte, quasi sempre anzi, sono tragedie, cose orribili.
E quando accadono, nel venirne a conoscenza, si rimane basiti all'altro capo del telefono e non si sa che dire. Perchè onestamente non c'è nulla da dire.
Rimane la sensazione di sbigottimento e la speranza che chi suo malgrado si è trovato a vivere nella trama di un brutto film, possa ritrovare la tranquillità.
Ci sono cose che comunque non ti aspetti possano succedere a te o a qualcuno che ti è vicino.
Purtroppo non sempre sono cose belle, a volte, quasi sempre anzi, sono tragedie, cose orribili.
E quando accadono, nel venirne a conoscenza, si rimane basiti all'altro capo del telefono e non si sa che dire. Perchè onestamente non c'è nulla da dire.
Rimane la sensazione di sbigottimento e la speranza che chi suo malgrado si è trovato a vivere nella trama di un brutto film, possa ritrovare la tranquillità.
20.5.08
Che io c'ho ancora voglia di viaggiare.
Ieri mattina, con un certo anticipo sulla tabella di marcia prestabilita, è nato D. Stamattina, il papà, impazzito, ma felice, mi ha comunicato la notizia fornendomi subito delle prime immagini del neonato.
Di tutte le emozioni che in passato avevo ipotizzato che la notizia avrebbe suscitato in me, nessuna si è palesata. Niente rimpianto, niente invidia, solo una sana gioia per la nuova famigliola e la constatazione che è vero che il tempo alla fine guarisce ogni ferita. Aiutato forse dal fatto che "prima di" ho ancora un paio di viaggetti intercontinentali da fare.
Ieri mattina, con un certo anticipo sulla tabella di marcia prestabilita, è nato D. Stamattina, il papà, impazzito, ma felice, mi ha comunicato la notizia fornendomi subito delle prime immagini del neonato.
Di tutte le emozioni che in passato avevo ipotizzato che la notizia avrebbe suscitato in me, nessuna si è palesata. Niente rimpianto, niente invidia, solo una sana gioia per la nuova famigliola e la constatazione che è vero che il tempo alla fine guarisce ogni ferita. Aiutato forse dal fatto che "prima di" ho ancora un paio di viaggetti intercontinentali da fare.
19.5.08
Non è stato il roquefort erborinato a determinare il silenzio di questi giorni, ma una serie di eventi concomitanti che per ragioni scaramantiche non si possono nominare.
C'è aria di cambiamento all'orizzonte, a patto di non svenire per strada a causa degli eventi contigenti.
Per i prossimi giorni c'è in programma una gita notturna nelle risaie a fotografar la luna piena, una riunione organizzativa della festa di quartiere, un film, la festa di quartiere.
14.5.08
Per festeggiare in maniera inusuale l'Anniversario, io e il Marito abbiamo deciso di andare ad una degustazione di formaggi, organizzata dalla scuola del famoso e blasonato mensile di cucina italiana.
L'ambiente era piacevole ed i tavoli da otto ben assortiti, anche se credo che fosse più una questione di caso che di organizzazione.
Arrivare affamati ad una degustazione può essere dannoso, soprattutto se quando finalmente si è entrati in possesso dell'agognato piatto di formaggi il relatore si dilunga in spiegazioni e pretende che gli astanti prima di assaggiare colgano le note di latte e yogurt emesse dal formaggio stesso.
Superato lo scoglio del primo assaggio, accertato di essere criminali poichè si accompagna il formaggio con il pane, adeguatisi al ritmo del relatore, la degustazione si rivela un evento piacevole.
I vini di accompagnamento italiani sono entrambi buonissimi e finita degustazione vera e propria, quando si passa ai piatti cucinati coi formaggi io e il Marito sbevazziamo allegramente, felici della lungimiranza che ci ha fatto spostare coi mezzi pubblici.
Putroppo l'età avanza e l'eccessiva ingestione di colesterolo ci regala una notte difficile. Il prossimo anniversario ci siamo ripromessi di festeggiarlo di fronte a casa, alla mensa del pensionato per anziani con degustazione di brodini, purea di patate e pere cotte.
L'ambiente era piacevole ed i tavoli da otto ben assortiti, anche se credo che fosse più una questione di caso che di organizzazione.
Arrivare affamati ad una degustazione può essere dannoso, soprattutto se quando finalmente si è entrati in possesso dell'agognato piatto di formaggi il relatore si dilunga in spiegazioni e pretende che gli astanti prima di assaggiare colgano le note di latte e yogurt emesse dal formaggio stesso.
Superato lo scoglio del primo assaggio, accertato di essere criminali poichè si accompagna il formaggio con il pane, adeguatisi al ritmo del relatore, la degustazione si rivela un evento piacevole.
I vini di accompagnamento italiani sono entrambi buonissimi e finita degustazione vera e propria, quando si passa ai piatti cucinati coi formaggi io e il Marito sbevazziamo allegramente, felici della lungimiranza che ci ha fatto spostare coi mezzi pubblici.
Putroppo l'età avanza e l'eccessiva ingestione di colesterolo ci regala una notte difficile. Il prossimo anniversario ci siamo ripromessi di festeggiarlo di fronte a casa, alla mensa del pensionato per anziani con degustazione di brodini, purea di patate e pere cotte.
13.5.08
Due anni fa a quest'ora uscivo dal parrucchiere con una rosa nei capelli e mi dirigevo verso casa, pronta ad infilarmi nel mio abito color panna. Di lì a poco mia madre avrebbe recuperato un mazzo di fiori rossi e ci saremmo incamminate verso il centro.
Il Marito, reduce da un giro dei bar nella mattinata, indossava una cravatta grigia e ne era infastidito.
Due anni fa, fra due ore, una riccioluta consigliera comunale ci avrebbe accolto nella sala grande di Palazzo Tursi, avrebbe pronunciato un bel discorso e, nonostante i tentativi di sabotaggio dei testimoni, ci avrebbe dichiarato Marito e Moglie.
Il Marito, reduce da un giro dei bar nella mattinata, indossava una cravatta grigia e ne era infastidito.
Due anni fa, fra due ore, una riccioluta consigliera comunale ci avrebbe accolto nella sala grande di Palazzo Tursi, avrebbe pronunciato un bel discorso e, nonostante i tentativi di sabotaggio dei testimoni, ci avrebbe dichiarato Marito e Moglie.
12.5.08
Ci sono volte in cui la città mi soffoca.
Ho voglia di piedi nudi, sole sulla faccia e vento nei capelli. Salino nei polmoni e piedi sulla risacca.
E invece sono in città e l'unico svago praticabile è l'esplorazione di uno dei parchi cittadini. Salvo poi incappare nel problema parcheggio e sovraffollamento polmoni verdi, che evidentemente non sono l'unica a sentirsi soffocare.
Una domenica nervosa non aiuta ad avere un inizio settimana rilassante. Ci sarebbero novità all'orizzonte, ma la loro gestione mi affatica.
Ho voglia di piedi nudi, sole sulla faccia e vento nei capelli. Salino nei polmoni e piedi sulla risacca.
E invece sono in città e l'unico svago praticabile è l'esplorazione di uno dei parchi cittadini. Salvo poi incappare nel problema parcheggio e sovraffollamento polmoni verdi, che evidentemente non sono l'unica a sentirsi soffocare.
Una domenica nervosa non aiuta ad avere un inizio settimana rilassante. Ci sarebbero novità all'orizzonte, ma la loro gestione mi affatica.
6.5.08
1/2 sentiero degli alpini
Che avrei affondato i piedi nella neve non l'avrei mai detto tantomeno avrei creduto che pur indossando maniche corte avrei sudato come se scaricassi cassette di frutta al mercato.
Invece il sentiero degli alpini si è rivelato una piacevole sorpresa, sia per la neve, sia per i bellissimi paesaggi, sia per i crocus intrepidi che fiorivano ai piedi degli alberi nel bosco.
Il rifugio Allavena (1580 m) è proprio sul passo della Melosa, che si raggiunge per una strada tutta tornanti che parte da Molini di Triora. Dal rifugio partono diversi itinerari, tra cui il sentiero degli alpini e la salita al rifugio Monte Grai.
Il gestore è un tipo simpatico e preparato che dispensa informazioni precise sulle gite nei paraggi. Oltre a lui nel rifugio lavorano la moglie sudamericana in dolce attesa, una ragazza toscana ed una ragazza slava che fa fatica ad esprimersi e a comprendere, ma in compenso sorride sempre. Il rifugio è comodo e pulito e per fortuna, visto quel che si fanno pagare la mezza pensione dai non soci CAI (38 €). Il cibo è buono ed abbondante, così se si aveva qualche speranza di perdere degli etti con la camminata, il dessert castagne bollite ricoperte di cioccolato vi farà ricredere immediatamente.
Dal rifugio all'attacco del sentiero degli alpini ci sono 20 minuti buoni di cammino su strada sterrata, noi li affrontiamo a piedi da orgoglioni, constatando poi in seguito che tutti gli altri hanno preferito abbandonare la macchina alla fontana italo risparmiando tempo ed energie.
Il sentiero è impressionante ed offre vedute sui monti verdi e sul mare in lontananza, peccato per la foschia che appanna lievemente i colori. Ci sono tratti in cui è letteralmente scolpito nella roccia , in cui si intravedono resti di parapetti in muratura. Non ci sono fortificazioni, per cui viene spontaneo domandarsi come mai tanta fatica per arrangiare un sentiero a prova di mulo.
Il tratto più faticoso è la risalita al colle dell'Incisa (1684 m), dove con 16 tornanti si recupera velocemente tutto il dislivello perso nei primi tratti in discesa.
In vetta al colle si può decidere se accerchiare il monte Torraggio con attraversamento di un piccolo tratto franato o intraprendere la via del ritorno accerchiando il Monte Pietravecchia.
Nell'indecisione fra frana e 40 cm di neve abbiamo optato per la seconda soluzione, considerando anche la necessità di non pedere troppo tempo e di partire verso casa prima che il bollino traffico diventi rosso lampeggiante.
Il giro è faticoso ma bello. Per pranzo decidiamo di risalire al rifugio grai che è a soli 10 minuti dalla fine del nostro giro. Di lì ci accorgiamo che dietro al passo della Melosa c'è un grosso lago blu artificiale che il giorno prima non avevamo visto.
Purtroppo al nostro arrivo in autostrada il traffico è ormai impazzito e ci becchiamo 30 Km di coda, nonostante tutto però ne valeva la pena.
Che avrei affondato i piedi nella neve non l'avrei mai detto tantomeno avrei creduto che pur indossando maniche corte avrei sudato come se scaricassi cassette di frutta al mercato.
Invece il sentiero degli alpini si è rivelato una piacevole sorpresa, sia per la neve, sia per i bellissimi paesaggi, sia per i crocus intrepidi che fiorivano ai piedi degli alberi nel bosco.
Il rifugio Allavena (1580 m) è proprio sul passo della Melosa, che si raggiunge per una strada tutta tornanti che parte da Molini di Triora. Dal rifugio partono diversi itinerari, tra cui il sentiero degli alpini e la salita al rifugio Monte Grai.
Il gestore è un tipo simpatico e preparato che dispensa informazioni precise sulle gite nei paraggi. Oltre a lui nel rifugio lavorano la moglie sudamericana in dolce attesa, una ragazza toscana ed una ragazza slava che fa fatica ad esprimersi e a comprendere, ma in compenso sorride sempre. Il rifugio è comodo e pulito e per fortuna, visto quel che si fanno pagare la mezza pensione dai non soci CAI (38 €). Il cibo è buono ed abbondante, così se si aveva qualche speranza di perdere degli etti con la camminata, il dessert castagne bollite ricoperte di cioccolato vi farà ricredere immediatamente.
Dal rifugio all'attacco del sentiero degli alpini ci sono 20 minuti buoni di cammino su strada sterrata, noi li affrontiamo a piedi da orgoglioni, constatando poi in seguito che tutti gli altri hanno preferito abbandonare la macchina alla fontana italo risparmiando tempo ed energie.
Il sentiero è impressionante ed offre vedute sui monti verdi e sul mare in lontananza, peccato per la foschia che appanna lievemente i colori. Ci sono tratti in cui è letteralmente scolpito nella roccia , in cui si intravedono resti di parapetti in muratura. Non ci sono fortificazioni, per cui viene spontaneo domandarsi come mai tanta fatica per arrangiare un sentiero a prova di mulo.
Il tratto più faticoso è la risalita al colle dell'Incisa (1684 m), dove con 16 tornanti si recupera velocemente tutto il dislivello perso nei primi tratti in discesa.
In vetta al colle si può decidere se accerchiare il monte Torraggio con attraversamento di un piccolo tratto franato o intraprendere la via del ritorno accerchiando il Monte Pietravecchia.
Nell'indecisione fra frana e 40 cm di neve abbiamo optato per la seconda soluzione, considerando anche la necessità di non pedere troppo tempo e di partire verso casa prima che il bollino traffico diventi rosso lampeggiante.
Il giro è faticoso ma bello. Per pranzo decidiamo di risalire al rifugio grai che è a soli 10 minuti dalla fine del nostro giro. Di lì ci accorgiamo che dietro al passo della Melosa c'è un grosso lago blu artificiale che il giorno prima non avevamo visto.
Purtroppo al nostro arrivo in autostrada il traffico è ormai impazzito e ci becchiamo 30 Km di coda, nonostante tutto però ne valeva la pena.
30.4.08
La conferma definitiva che stai invecchiando ce l'hai quando i postumi di un aperitivo dalle 19 alle 00.30 non si limitano all'occhio pesto della mattina successiva, ma si protraggono poi per tutta la giornata.
E non si tratta solo di avere la faccia biancastra o un vago malessere alla bocca dello stomca, si tratta piuttosto di allestire simpatiche pantomine come ad esempio autosequestrarsi a casa della propria madre credendo che ci abbia chiuso dentro portando via la nostra copia delle chiavi. Importunare ad ore antelucane il proprio padre perchè ci venga a liberare e ci porti un paio di chiavi in più per poi scoprire che la nostra copia delle chiavi è esattamente dove deve stare, ossia nella nostra borsa.
Oppure prendere il treno con trolley ombrello cavalletto della macchina fotografica e borsa e scenderne con trolley, ombrello e borsa. Osservare un gruppo di russi che appena scesi dal treno ci risale sopra a gran carriera e domandarsi che gli frulla nella testa senza rendersi conto che avremmo fatto meglio a seguire il loro esempio. Accorgersi della mancanza solo quano scese in metropolitana si appoggia la schiena al sedile e ci si rende conto che si sta comode.
O infine crollare addormentate per mezzo pomeriggio nel letto di casa propria e non avere poi problemi ad addormentarsi dopo cena.
E non si tratta solo di avere la faccia biancastra o un vago malessere alla bocca dello stomca, si tratta piuttosto di allestire simpatiche pantomine come ad esempio autosequestrarsi a casa della propria madre credendo che ci abbia chiuso dentro portando via la nostra copia delle chiavi. Importunare ad ore antelucane il proprio padre perchè ci venga a liberare e ci porti un paio di chiavi in più per poi scoprire che la nostra copia delle chiavi è esattamente dove deve stare, ossia nella nostra borsa.
Oppure prendere il treno con trolley ombrello cavalletto della macchina fotografica e borsa e scenderne con trolley, ombrello e borsa. Osservare un gruppo di russi che appena scesi dal treno ci risale sopra a gran carriera e domandarsi che gli frulla nella testa senza rendersi conto che avremmo fatto meglio a seguire il loro esempio. Accorgersi della mancanza solo quano scese in metropolitana si appoggia la schiena al sedile e ci si rende conto che si sta comode.
O infine crollare addormentate per mezzo pomeriggio nel letto di casa propria e non avere poi problemi ad addormentarsi dopo cena.
24.4.08
Poldino e i suoi fratelli erano gatti d'aiuola.
La mamma, per quanto scapestrata e poco dotata d'istinto materno, una intuizione l'aveva avuta, andando a partorire davanti allo studio della veterinaria.
Pare che la cucciolata abbia visto la luce sotto la siepe di pitosforo nella giornata di Ferragosto dell'anno in cui compivo 15 anni. La veterinaria infatti, intravedendo la gatta il giorno precedente, aveva diagnosticato che il parto sarebbe avvenuto entro le 24 ore.
Durante le pioggie dilaganti di quel settembre, la progenie felina corse un grosso rischio. La mamma scapestrata infatti abbandonò la cucciolata al suo destino e solo l'intervento della signora F. e le successive cure della veterinaria salvarono i gattini ormai semi affogati da un atroce destino.
Poldino era il più vorace dei fratelli, il nome infatti gli fu affibbiato constatando che non pago di slappare l'omogeneizzato dalla ciotola assegnatagli dalla veterinaria, andava alla ricerca degli avanzi sul fondo del vasetto, tatuandosi un cerchio di omogeneizzato sul musino bianco.
Poldino, a dirla tutta, era anche il più bruttino della cucciolata, con l'aria dell'insonne cronico con le borse sotto gli occhi.
La veterinaria negli anni a venire ci avrebbe confessato il suo sollievo quando io e mio padre andammo nel suo studio e oltre al più grazioso Sancho ci portammo via anche il gatto con le borse sotto gli occhi.
Poldino era il gatto dominante e se ne girava per casa con la coda dritta tuonando miagolii all'indirizzo di coloro colpevoli a suo giudizio di commettere qualche sgarbo nei confronti di Sua Gattità. A volte, per puro dispetto, decideva che la sedia dove dormiva il fratello era esattamente quella dove doveva dormire lui e lo cacciava a suon di sganassoni.
Poldino era anche un poco disarmante, che quando lo trovavi intento a fare a brandelli la carta da parati e gli sventolavi un giornale vicino al muso, urlando come una ossessa, ti guardava con l'aria di dire "embeh? Perchè ti agiti tanto?"
Poldino con l'età aveva cambiato carattere e, da gattaccio selvatico d'aiuola che era, invecchiando era diventato un coccolone, sempre alla ricerca di un paio di gambe su cui dormire.
La domenica di Pasqua di quest'anno Poldino aveva le orecchie gialle e a sera aveva l'aria mogia. Una task force di famiglia l'aveva portato al pronto soccorso dei gatti per una disintossicazione d'urgenza. Con le cure, sembrava stesse meglio e che la sua pelliccetta bianca e nera ci avrebbe fatto compagnia ancora per un po'.
Poldino ieri sera ha rubato la soppressata dal piatto di mia mamma poi l'ha seguita sul letto dove le ha fatto un po' di fusa.
Io sono un po' arrabbiata con Poldino, perchè stamattina ha deciso che era ora di andare ed io non ho potuto dirgli ciao con un ultima carezza sulle guance pelose.
23.4.08
La dottoressa mi ha detto che ho una "sindrome da disadattamento". Non ho avuto il coraggio di chiederle se sono disadattata per il cambio dell'ora o se secondo lei lo sono in generale.
La cosa comunque non dovrebbe essere troppo grave visto che la cura consiste in due scatole di fitoterapici per un totale di 28 euri di effetto placebo.
Ieri sera poi qualcuno mi ha chiesto come stavo, con la reale intenzione di sapere quale fosse il mio stato d'animo. Disadattamento a parte, il problema è che mi sento il cervello in stand by. Non sono l'unica pare. Sarà il cambio di stagione che cambio non è stato, sarà lo scoramento per il risultato elettorale difficile da cacciar via, sarà che a tratti è inevitabile andare in automatico barcamenandosi nella routine di tutti i giorni.
Si spera che l'effetto placebo unito al lungo ponte vacanziero rimetta in moto il neurone.
La cosa comunque non dovrebbe essere troppo grave visto che la cura consiste in due scatole di fitoterapici per un totale di 28 euri di effetto placebo.
Ieri sera poi qualcuno mi ha chiesto come stavo, con la reale intenzione di sapere quale fosse il mio stato d'animo. Disadattamento a parte, il problema è che mi sento il cervello in stand by. Non sono l'unica pare. Sarà il cambio di stagione che cambio non è stato, sarà lo scoramento per il risultato elettorale difficile da cacciar via, sarà che a tratti è inevitabile andare in automatico barcamenandosi nella routine di tutti i giorni.
Si spera che l'effetto placebo unito al lungo ponte vacanziero rimetta in moto il neurone.
17.4.08
Anche il meteo ostacola la risalita dal pozzo di sconforto in cui i recenti avvenimenti mi hanno gettato.
E se sulle elezioni non mi sento di fare autocritica, forse in altri ambiti sarebbe il caso che la facessi.
Il problema è che io credo alle persone. Se una persona esprime apprezzamento ed interesse io credo che sia sincero. Se mi dice ci sentiamo presto, io fisso intensamente il telefono nei giorni a venire attendendo una chiamata. Soprattutto se oltre ad averlo detto a me lo ha detto ad altri.
Le speranze deluse hanno un gusto amaro, soprattutto vedendo che altri attorno a me riescono in ciò in cui io ho fallito.
Visto che quelli sul lungo temine mi riescono difficili, temo che mi toccherà stilare una lista di buoni propositi a corto raggio che mi consenta di vedere dei risultati tangibili e risollevi il mio umore.
E se sulle elezioni non mi sento di fare autocritica, forse in altri ambiti sarebbe il caso che la facessi.
Il problema è che io credo alle persone. Se una persona esprime apprezzamento ed interesse io credo che sia sincero. Se mi dice ci sentiamo presto, io fisso intensamente il telefono nei giorni a venire attendendo una chiamata. Soprattutto se oltre ad averlo detto a me lo ha detto ad altri.
Le speranze deluse hanno un gusto amaro, soprattutto vedendo che altri attorno a me riescono in ciò in cui io ho fallito.
Visto che quelli sul lungo temine mi riescono difficili, temo che mi toccherà stilare una lista di buoni propositi a corto raggio che mi consenta di vedere dei risultati tangibili e risollevi il mio umore.
16.4.08
Relativamente al risultato elettorale, non mi sento incline all'autocritica.
Io, parafrasando Moretti, sono una splendida trentenne. Non mi faccio schifo e non mi sento in colpa. Io quello non l'ho votato. Punto.
La preoccupazione per il fututo permane, la volontà di fare la mia parte per cambiare le cose anche. L'incertezza su quali siano le modalità più consone per farlo e quanto l'azione individuale possa essere efficace stenta a dissiparsi.
Ad essere onesti, l'immagine di me stessa che, con la valigia traboccante chiusa con lo spago, presento il passaporto alla dogana per l'espatrio, fa spesso capolino nella mia mente. E il ricacciarla indietro è più questione di logiche di coppia che di senso civico ed attacamento alla nazione.
Penso a piccoli passi da intraprendere e cerco di convincermi che l'azione individuale possa portare risultati. A tratti ci riesco a patto che nessuno mi metta sotto il naso la lista del totoministri.
Già mi sembrava che la C@rf@gna alla famiglia fosse un orrore, ma non sapevo ancora che si vociferasse di B°ndi alla pubblica istruzione ...
L'orrore l'orrore.
Io, parafrasando Moretti, sono una splendida trentenne. Non mi faccio schifo e non mi sento in colpa. Io quello non l'ho votato. Punto.
La preoccupazione per il fututo permane, la volontà di fare la mia parte per cambiare le cose anche. L'incertezza su quali siano le modalità più consone per farlo e quanto l'azione individuale possa essere efficace stenta a dissiparsi.
Ad essere onesti, l'immagine di me stessa che, con la valigia traboccante chiusa con lo spago, presento il passaporto alla dogana per l'espatrio, fa spesso capolino nella mia mente. E il ricacciarla indietro è più questione di logiche di coppia che di senso civico ed attacamento alla nazione.
Penso a piccoli passi da intraprendere e cerco di convincermi che l'azione individuale possa portare risultati. A tratti ci riesco a patto che nessuno mi metta sotto il naso la lista del totoministri.
Già mi sembrava che la C@rf@gna alla famiglia fosse un orrore, ma non sapevo ancora che si vociferasse di B°ndi alla pubblica istruzione ...
L'orrore l'orrore.
15.4.08
11.4.08
Uno si consola della giornata piovosa pensando che lavorativamente parlando sarà breve ed intermezzata da una piazza e coca cola coi colleghi.
Poi, arrivata in ufficio, scopre che è scoppiato il bubbone, aleggia un clima di sconforto e sospetto e che alla ipotetica pizzata si rischierebbe il lancio dei coltelli.
Si rende peraltro conto di essere fra coloro che cadono dal pero e di appartenere alla categoria dei sospettabili.
Come ultima risorsa controlla la schedina del super enalotto e si rassegna all'evidenza che sarà una giornata di merda.
Poi, arrivata in ufficio, scopre che è scoppiato il bubbone, aleggia un clima di sconforto e sospetto e che alla ipotetica pizzata si rischierebbe il lancio dei coltelli.
Si rende peraltro conto di essere fra coloro che cadono dal pero e di appartenere alla categoria dei sospettabili.
Come ultima risorsa controlla la schedina del super enalotto e si rassegna all'evidenza che sarà una giornata di merda.
9.4.08
4.4.08
Dolores Umbridge non l'ho ancora vista, in compenso nell'atrio del palazzo hanno iniziato ad apparire gli editti.
Non si possono introdurre borse voluminose.
In casi eccezionali i colli voluminosi potranno essere sistemati nell'apposito vano bagagli.
Tutto ciò che viene introdotto nell'edificio e portato via da esso potrà essere sottoposto a controlli.
L'acqua può essere prelevata dai distributori solo mediante gli appositi bicchieri.
Non si può introdurre cibo nell'edificio nè consumare cibo che eventualmente si sia materializzato all'interno del palazzo senza intervento umano.
Ho quindi adottato le seguenti risoluzioni:
- portare sempre un paio di calzini sporchi in borsa, per la gioia di chi eventualmente decida di perquisirmi
- farmi prestare dal Marito il passamontagna dell'esercito di liberazione zapatista, da indossare quando riempirò abusivamente la bottiglietta al distributore
- procurarmi un attestato che certifichi che la mia religione mi impone il veganesimo e minacciare azioni legali fino a che al distributore alimentare non siano presenti cibi privi di grassi animali idrogenati.
Non si possono introdurre borse voluminose.
In casi eccezionali i colli voluminosi potranno essere sistemati nell'apposito vano bagagli.
Tutto ciò che viene introdotto nell'edificio e portato via da esso potrà essere sottoposto a controlli.
L'acqua può essere prelevata dai distributori solo mediante gli appositi bicchieri.
Non si può introdurre cibo nell'edificio nè consumare cibo che eventualmente si sia materializzato all'interno del palazzo senza intervento umano.
Ho quindi adottato le seguenti risoluzioni:
- portare sempre un paio di calzini sporchi in borsa, per la gioia di chi eventualmente decida di perquisirmi
- farmi prestare dal Marito il passamontagna dell'esercito di liberazione zapatista, da indossare quando riempirò abusivamente la bottiglietta al distributore
- procurarmi un attestato che certifichi che la mia religione mi impone il veganesimo e minacciare azioni legali fino a che al distributore alimentare non siano presenti cibi privi di grassi animali idrogenati.
3.4.08
Avevo visto nel sovrapporsi della data di due appuntamenti un presagio positivo.
Ho poi scoperto che le date non si sovrappongono, dovrò quindi accontentarmi del cielo sereno e della giornata di sole quali annunciatori di buona sorte.
Qui le cose cambiano, in peggio. Non solo gli schiavi della nicotina non hanno più un antro nel quale realizzare la catramazione dei propri polmoni, per par condicio anche i consumatori compulsivi di mele saranno costretti a prendere la via del cortile per poter soddisfare i loro bisogni. Solo gli amanti del junk food saranno autorizzati a sgranocchiare grassi per i corridoi e sulle scrivanie.
Inspiro, espiro, inspiro, espiro, inspiro, espiro, spero.
Ho poi scoperto che le date non si sovrappongono, dovrò quindi accontentarmi del cielo sereno e della giornata di sole quali annunciatori di buona sorte.
Qui le cose cambiano, in peggio. Non solo gli schiavi della nicotina non hanno più un antro nel quale realizzare la catramazione dei propri polmoni, per par condicio anche i consumatori compulsivi di mele saranno costretti a prendere la via del cortile per poter soddisfare i loro bisogni. Solo gli amanti del junk food saranno autorizzati a sgranocchiare grassi per i corridoi e sulle scrivanie.
Inspiro, espiro, inspiro, espiro, inspiro, espiro, spero.
31.3.08
Smarmella tutto
Dall'ultima serie tv che ho gustato con piacere, Boris, ho tratto la massima di vita con cui intendo affrontare la prossima settimana lavorativa. Settimana in cui, causa cessione ramo d'azienda, in quanto consulente, vengo trasferita alla nuova azienda al pari di un qualsiasi altro bene aziendale.
La nuova massima, applicabile tanto ai rapporti umani, quanto alle incombenze lavorative è "a cazzo di cane".
Buon lunedì a tutti.
Dall'ultima serie tv che ho gustato con piacere, Boris, ho tratto la massima di vita con cui intendo affrontare la prossima settimana lavorativa. Settimana in cui, causa cessione ramo d'azienda, in quanto consulente, vengo trasferita alla nuova azienda al pari di un qualsiasi altro bene aziendale.
La nuova massima, applicabile tanto ai rapporti umani, quanto alle incombenze lavorative è "a cazzo di cane".
Buon lunedì a tutti.
27.3.08
La Pasqua è passata un po' così, stravizi alimentari con un retro d'ansia per il gatto con le orecchie gialle e l'occhietto chiuso.
Una corsa al pronto soccorso per gatti, un veterinario giovane ed inesperto, il gatto che si spaventa a morte e affonda i denti nel mio avambraccio.
Saltare la grigliata di Pasquetta per improvvisarsi infermiera col felino, preparare una flebo in lacrime che gli aghi mi fanno impressione.
Quattro passi sul lungomare godendo del sole, respirare il salino portato dalle onde arrabbiate che si infrangono sugli scogli.
Ritornare a casa, lasciando il gatto vispo ed affamato e la mamma con l'influenza.
La settimana lavorativa che fortunatamente comincia sotto tono e si spera si concluda presto.
Inaugurare la giacca nuova, risvegliando Baby dal letargo invernale.
La pressione sanguigna sotto le scarpe come non capitava da anni.
E uno stato di sospensione che continua indefinitamente.
Una corsa al pronto soccorso per gatti, un veterinario giovane ed inesperto, il gatto che si spaventa a morte e affonda i denti nel mio avambraccio.
Saltare la grigliata di Pasquetta per improvvisarsi infermiera col felino, preparare una flebo in lacrime che gli aghi mi fanno impressione.
Quattro passi sul lungomare godendo del sole, respirare il salino portato dalle onde arrabbiate che si infrangono sugli scogli.
Ritornare a casa, lasciando il gatto vispo ed affamato e la mamma con l'influenza.
La settimana lavorativa che fortunatamente comincia sotto tono e si spera si concluda presto.
Inaugurare la giacca nuova, risvegliando Baby dal letargo invernale.
La pressione sanguigna sotto le scarpe come non capitava da anni.
E uno stato di sospensione che continua indefinitamente.
19.3.08
Sono giorni un po' così, a volte cammino a falcate veloci carica di adrenalina, incastro impegni uno sull'altro, preparo lasagne e spiedini a tarda sera dopo una lezione un palestra. Altri mi trascino assonnata, mi faccio cullare dal sole primaverile e mi perdo con lo sguardo in direzione delle montagne innevate.
A tratti mi faccio prendere da ossessioni, tipo il giorno in cui ho riscoperto il cardiofrequenzimetro e per una buona mezz'ora non ho fatto che controllare come ciascun singolo movimento influenzasse le mie pulsazioni cardiache.
Grazie al cielo la mia ossessione per la temperatura esterna si consuma solo durante il pasto serale, quando comodamente seduta posso controllarne il progressivo abbassamento all'approssimarsi della notte.
Domani e dopodomani dovrò sperimentare nuovi ritmi, alzarmi prima e forse risvegliare Baby dal suo letargo. Valutare quali siano i vantaggi della momentanea dislocazione presso la sede aziendale e se convenga lottare perchè diventino permanenti.
Poi il finesettimana pasquale, la ricetta della pastiera da sperimentare e la grigliata che come di consueto ci vedrà combattere contro vento e pioggerella armati di spiedini.
BUONA PASQUA.
A tratti mi faccio prendere da ossessioni, tipo il giorno in cui ho riscoperto il cardiofrequenzimetro e per una buona mezz'ora non ho fatto che controllare come ciascun singolo movimento influenzasse le mie pulsazioni cardiache.
Grazie al cielo la mia ossessione per la temperatura esterna si consuma solo durante il pasto serale, quando comodamente seduta posso controllarne il progressivo abbassamento all'approssimarsi della notte.
Domani e dopodomani dovrò sperimentare nuovi ritmi, alzarmi prima e forse risvegliare Baby dal suo letargo. Valutare quali siano i vantaggi della momentanea dislocazione presso la sede aziendale e se convenga lottare perchè diventino permanenti.
Poi il finesettimana pasquale, la ricetta della pastiera da sperimentare e la grigliata che come di consueto ci vedrà combattere contro vento e pioggerella armati di spiedini.
BUONA PASQUA.
13.3.08
Mi sto addentrando dentro il fantastico mondo della dichiarazione dei redditi, come al solito ci sono quelle sottili variazioni annuali tali per cui il sapere acquisito negli anni precedenti risulta obsoleto e ti trovi sempre con qualche pezzo mancante.
Ad ogni modo, la possibilità di devolvere il 5 per mille non è variata rispetto allo scorso anno, quindi come sempre vi invito a devolverlo ad Un Altro Mondo Onlus. Codice fiscale: 13345040151.
Ad ogni modo, la possibilità di devolvere il 5 per mille non è variata rispetto allo scorso anno, quindi come sempre vi invito a devolverlo ad Un Altro Mondo Onlus. Codice fiscale: 13345040151.
11.3.08
Il silenzio e lo stranimento sono quelli conseguenti al raggiungimento di un obiettivo, per quanto piccolo questo possa essere. Stai mesi a pensare ad una cosa poi la fai e ti trovi spaesato a domandarti "e adesso?".
Per quanto reputi assurde tutte quelle strategie e pianificazioni del proprio tempo e della propria esistenza, per quanto sia fautrice della scelta impulsiva ed istintiva, io ho bisogno di obiettivi o mi sento perduta.
Sono in perenne conflitto con me stessa, il mio animo tedesco fa a cazzotti con il mio animo nomade ed io nel mezzo le prendo da tutti i lati.
L'aria di primavera però mi incita a prendermi una vacanza da me stessa così oggi in pausa pranzo ho comprato libri e girandole colorate. Domenica, nonostante la pioggia ed il tempo cupo, ho comprato nuove piante per il mio terrazzo e mi sono distratta guardando film e bevendo ottimo vino.
Aspettando la Pasqua, ma soprattutto la Pasquetta conto di vivere nel mio piacevole universo parallelo.
Per quanto reputi assurde tutte quelle strategie e pianificazioni del proprio tempo e della propria esistenza, per quanto sia fautrice della scelta impulsiva ed istintiva, io ho bisogno di obiettivi o mi sento perduta.
Sono in perenne conflitto con me stessa, il mio animo tedesco fa a cazzotti con il mio animo nomade ed io nel mezzo le prendo da tutti i lati.
L'aria di primavera però mi incita a prendermi una vacanza da me stessa così oggi in pausa pranzo ho comprato libri e girandole colorate. Domenica, nonostante la pioggia ed il tempo cupo, ho comprato nuove piante per il mio terrazzo e mi sono distratta guardando film e bevendo ottimo vino.
Aspettando la Pasqua, ma soprattutto la Pasquetta conto di vivere nel mio piacevole universo parallelo.
6.3.08
4.3.08
Le condizioni dei bagni delle donne in questo palazzo sono incresciose.
Del resto si sa, le donne vanno in bagno assieme e, soprattutto, con una frequenza molto maggiore di quanto facciano gli uomini.
Il palazzo è stato progettato in un epoca in cui nel nostro ambiente lavorativo le proporzioni erano all'incirca 1 donna ogni 20 uomini, mentre oggi siamo in sostanziale pareggio.
A causa del sottodimensionamento della risorsa bagno rispetto all'utenza, nonchè alla superficialità e scarsa sollecitudine con cui vengono effettuate le pulizie, oltre a dover fare ore di coda, si riscontrano mancanza di carta igienica, problemi agli sciacquoni e scarsa igiene dei locali stessi.
C'è da dire che l'utenza femminile è molto meno educata di quanto si sarebbe portati a pensare e l'essere in un bagno differente da quello di casa propria porta alcuni individui a dare il peggio di sè.
Detto questo e preso atto che lamentarsi della situazione è legittimo, non posso fare a meno di essere irritata dal foglio che da qualche giorno è comparso sulla porta di ciascun cubicolo.
Una anonima collega, giustamente esasperata, ha pensato di comporre un papiro in cui fra il serio e il faceto elenca tutte le norme di comportamento da seguire quando si è in bagno. Peccato che lo faccia con evidenti errori di grammatica e con l'atteggiamento della maestrina saccente unica depositaria delle norme della convivenza civile.
Che io dico, ma se una non ci arriva al fatto che è opportuno azionare lo sciacquone, sarà mica il tuo A4 fitto fitto di parole a rammentarle il gesto.
Sarò anormale ad irritarmi a vedere la parola "scoppettino"?
Del resto si sa, le donne vanno in bagno assieme e, soprattutto, con una frequenza molto maggiore di quanto facciano gli uomini.
Il palazzo è stato progettato in un epoca in cui nel nostro ambiente lavorativo le proporzioni erano all'incirca 1 donna ogni 20 uomini, mentre oggi siamo in sostanziale pareggio.
A causa del sottodimensionamento della risorsa bagno rispetto all'utenza, nonchè alla superficialità e scarsa sollecitudine con cui vengono effettuate le pulizie, oltre a dover fare ore di coda, si riscontrano mancanza di carta igienica, problemi agli sciacquoni e scarsa igiene dei locali stessi.
C'è da dire che l'utenza femminile è molto meno educata di quanto si sarebbe portati a pensare e l'essere in un bagno differente da quello di casa propria porta alcuni individui a dare il peggio di sè.
Detto questo e preso atto che lamentarsi della situazione è legittimo, non posso fare a meno di essere irritata dal foglio che da qualche giorno è comparso sulla porta di ciascun cubicolo.
Una anonima collega, giustamente esasperata, ha pensato di comporre un papiro in cui fra il serio e il faceto elenca tutte le norme di comportamento da seguire quando si è in bagno. Peccato che lo faccia con evidenti errori di grammatica e con l'atteggiamento della maestrina saccente unica depositaria delle norme della convivenza civile.
Che io dico, ma se una non ci arriva al fatto che è opportuno azionare lo sciacquone, sarà mica il tuo A4 fitto fitto di parole a rammentarle il gesto.
Sarò anormale ad irritarmi a vedere la parola "scoppettino"?
3.3.08
Rivalutare l'indossare in scioltezza un tacco dodici, quando ci si rende conto che la lega basket ha deciso di andare in massa a vedere il tuo stesso concerto e. sono. tutti. davanti. a. te.
Comprare a prezzo folle una maglietta così brutta, ma così brutta, ma così brutta e così assurdamente cara, da diventare immediatamente un oggetto di culto.
Applaudire il gruppo di supporto quando finalmente si decidono a dire "Goodnight Enjoy the Cure"
Urlare come una dodicenne quando sul palco appare il fungo atomico sulla testa di Robertone Smith.
Domandarsi come fa quello davanti a riprendere ininterrottamente tutto il concerto senza riportare un danno permanente ai gomiti. Apprezzare il suo sforzo titanico, che quando la lega basket forma un muro massiccio, posso guardare cosa succede sul palco nel suo display.
Odiare il bisonte che ho alle spalle che se la mena da diggei figo e dice alla sua tipa cose tipo "ah quando mettevo su questa canzone c'era la gente che andava in delirio" e si agita scompostamente.
E poi perdersi nelle luci e nel cielo stellato sullo sfondo e nelle note che mi riportano indietro di anni.
E cazzo i Cure sono bravi nulla da fare e suonano bene e Robertone Smith ogni tanto regala qualche mossetta da antologia.
E proprio quando pensavo che mi avevano fregato e non avevano fatto Boys don't cry e Killing an arab ecco il superfinale.
Se lo son fatto pagare il biglietto, ma ne valeva la pena.
Comprare a prezzo folle una maglietta così brutta, ma così brutta, ma così brutta e così assurdamente cara, da diventare immediatamente un oggetto di culto.
Applaudire il gruppo di supporto quando finalmente si decidono a dire "Goodnight Enjoy the Cure"
Urlare come una dodicenne quando sul palco appare il fungo atomico sulla testa di Robertone Smith.
Domandarsi come fa quello davanti a riprendere ininterrottamente tutto il concerto senza riportare un danno permanente ai gomiti. Apprezzare il suo sforzo titanico, che quando la lega basket forma un muro massiccio, posso guardare cosa succede sul palco nel suo display.
Odiare il bisonte che ho alle spalle che se la mena da diggei figo e dice alla sua tipa cose tipo "ah quando mettevo su questa canzone c'era la gente che andava in delirio" e si agita scompostamente.
E poi perdersi nelle luci e nel cielo stellato sullo sfondo e nelle note che mi riportano indietro di anni.
E cazzo i Cure sono bravi nulla da fare e suonano bene e Robertone Smith ogni tanto regala qualche mossetta da antologia.
E proprio quando pensavo che mi avevano fregato e non avevano fatto Boys don't cry e Killing an arab ecco il superfinale.
Se lo son fatto pagare il biglietto, ma ne valeva la pena.
27.2.08
Metti che incredibilmente dopo aver registrato il tuo profilo su di un social network dedicato al lavoro, vieni contattata per un colloquio.
Metti che vai in pausa pranzo e poco prima di uscire ti rendi conto che il maglioncino in seta e cachemere che indossi ha una pericolosa pezzatura in zona ascella nonchè che i collant hanno una smagliatura sulla pianta del piede. Metti che decidi che può andare bene lo stesso, basta tenere le braccia attaccate al busto e non camminare troppo di modo che la smagliatura non raggiunga il bordo dello stivale.
Metti che pensavi di lavorare in un posto sfigato, ma la via dove vai a fare il colloquio è più sfigata ancora.
Metti che suoni al campanello, ma nessuno ti risponde perchè sei dieci minuti in anticipo.
Metti che qualcuno esce dal portone, così tu ti infili dietro di lui, trovi la porta che conduce all'azienda, ma invece della reception ti trovi davanti una stampante.
Metti che ti infili in un ufficio a caso e chiedi informazioni e vieni portato dalla persona con cui hai appuntamento. Metti che la persona ti porta al piano si sopra in un ufficio allestito in un altro appartamento e ti lascia lì con le classiche scartoffie da compilare.
Metti che finisci di compilarle e la persona nel frattempo è scomparsa e tu non sai che fare quindi ti guardi intorno.
Metti che la stanza alquanto scarna è arredata Ikea, tavolo, sedie, libreria billy, orologio di plastica che scandisce rumorosamente i secondi come quello che avevi in foresteria.
Metti che sulla libreria oltre alle candele profumate ed ai vasetti stortignaccoli ikea, ci siano solo dei porta fascicoli. Metti che siano vuoti. Metti che siano i raccoglitori di cartone ikea.
Non ti viene voglia di andartene, nonostante tu non sia al massimo della forma?
Metti che vai in pausa pranzo e poco prima di uscire ti rendi conto che il maglioncino in seta e cachemere che indossi ha una pericolosa pezzatura in zona ascella nonchè che i collant hanno una smagliatura sulla pianta del piede. Metti che decidi che può andare bene lo stesso, basta tenere le braccia attaccate al busto e non camminare troppo di modo che la smagliatura non raggiunga il bordo dello stivale.
Metti che pensavi di lavorare in un posto sfigato, ma la via dove vai a fare il colloquio è più sfigata ancora.
Metti che suoni al campanello, ma nessuno ti risponde perchè sei dieci minuti in anticipo.
Metti che qualcuno esce dal portone, così tu ti infili dietro di lui, trovi la porta che conduce all'azienda, ma invece della reception ti trovi davanti una stampante.
Metti che ti infili in un ufficio a caso e chiedi informazioni e vieni portato dalla persona con cui hai appuntamento. Metti che la persona ti porta al piano si sopra in un ufficio allestito in un altro appartamento e ti lascia lì con le classiche scartoffie da compilare.
Metti che finisci di compilarle e la persona nel frattempo è scomparsa e tu non sai che fare quindi ti guardi intorno.
Metti che la stanza alquanto scarna è arredata Ikea, tavolo, sedie, libreria billy, orologio di plastica che scandisce rumorosamente i secondi come quello che avevi in foresteria.
Metti che sulla libreria oltre alle candele profumate ed ai vasetti stortignaccoli ikea, ci siano solo dei porta fascicoli. Metti che siano vuoti. Metti che siano i raccoglitori di cartone ikea.
Non ti viene voglia di andartene, nonostante tu non sia al massimo della forma?
26.2.08
La fascinazione del tango l'ho sempre percepita con chiarezza, anche se della danza in sè poco conosco e poco avevo visto, almeno fino a sabato sera.
Che ci sono amici che lo ballano e frequentano riunioni di tanghisti (tangueros?) e capita alle volte di passare a salutarli mentre sono impegnati a volteggiare su e giù in un corridoio di 1,5 m per 3 insieme ad altri appassionati. Ma non è che vedere il tango messo in pratica in tali condizioni ti apra orizzonti lontani, piuttosto ti domandi come facciano a non pestarsi i piedi.
Sabato invece davanti ad una compagnia di professionisti in carne ed ossa non ho potuto fare a meno di restare a bocca a aperta e domandarmi che ne facessero costoro delle leggi della fisica e delle leggi della fiosiologia. Ossia come potessero librarsi in aria con tale leggerezza donne che di certo non definiresti in sovrappeso, ma sicuramente dotate di forme sinuose paragonate alle emaciatissime ballerine classiche. Ed anche come facessero alcuni uomini a saltare e muovere così rapidamente le gambe senza che i legamenti crociati rendessero l'anima al creatore.
Di pari passo all'allungarsi verso terra della mia mandibola di fronte a ciò che avevo di fronte, cresceva l'eccitazione del gruppo di tangueros seduti a centro sala che poco ci mancava che facessero la ola dopo ogni pezzo.
Emblematico anche il commento di un altro neofita, che dopo aver visto il pezzo solista dei due primi ballerini, avvolti in intrecci sempre più arditi a rappresentare la passione che li travolge, sul fermo immagine in cui lui, con mano sapiente le slaccia con un sol gesto il vestito che cade al suolo proprio mentre le luci si stanno spegnendo, se ne esce nel silenzio rapito della sala con un "e la mdaonna", non si sa se riferito alla performance della coppia o alla nudità della protagonista.
Che ci sono amici che lo ballano e frequentano riunioni di tanghisti (tangueros?) e capita alle volte di passare a salutarli mentre sono impegnati a volteggiare su e giù in un corridoio di 1,5 m per 3 insieme ad altri appassionati. Ma non è che vedere il tango messo in pratica in tali condizioni ti apra orizzonti lontani, piuttosto ti domandi come facciano a non pestarsi i piedi.
Sabato invece davanti ad una compagnia di professionisti in carne ed ossa non ho potuto fare a meno di restare a bocca a aperta e domandarmi che ne facessero costoro delle leggi della fisica e delle leggi della fiosiologia. Ossia come potessero librarsi in aria con tale leggerezza donne che di certo non definiresti in sovrappeso, ma sicuramente dotate di forme sinuose paragonate alle emaciatissime ballerine classiche. Ed anche come facessero alcuni uomini a saltare e muovere così rapidamente le gambe senza che i legamenti crociati rendessero l'anima al creatore.
Di pari passo all'allungarsi verso terra della mia mandibola di fronte a ciò che avevo di fronte, cresceva l'eccitazione del gruppo di tangueros seduti a centro sala che poco ci mancava che facessero la ola dopo ogni pezzo.
Emblematico anche il commento di un altro neofita, che dopo aver visto il pezzo solista dei due primi ballerini, avvolti in intrecci sempre più arditi a rappresentare la passione che li travolge, sul fermo immagine in cui lui, con mano sapiente le slaccia con un sol gesto il vestito che cade al suolo proprio mentre le luci si stanno spegnendo, se ne esce nel silenzio rapito della sala con un "e la mdaonna", non si sa se riferito alla performance della coppia o alla nudità della protagonista.
25.2.08
Richard Avedon fotografie 1946 - 2004
Per quanto Richard Avedon con le sue foto per Harper's Bazaar abbia segnato una rivoluzione nel campo delle fotografia di moda, abdicando alla staticità, per una immagine dinamica, in movimento, non sono certo le fotografie di moda la ragione per cui vale la pena di andare a vedere la sua mostra allestita allo spazio Forma.
La mostra, con foto vintage, autografate dallo stesso Avedon, ripercorre la carriera del grande fotografo americano, dalle foto del suo viaggio in Italia a Roma e in Sicilia, passando per le foto di moda, fino ad arrivare al fulcro centrale dei ritratti.
Ci sono personaggi famosi, dei giovanissimi Beatles e un altrettanto giovane Bob Dylan, ma c'è soprattutto Marylin, bellissima nel suo abito lamè, ma con quello sguardo perso e stanco che esprime il suo io più profondo e c'è un irriconoscibile Charlie Chaplin, anche lui colto a fine servizio, mentre dopo le foto istituzionali si lancia in una beffa. C'è il petto sfregiato di Andy Wahrol, ma soprattutto ci sono le foto del West. Il ritratto spietato dei suoi abitanti.
Il conciatore di pelli di serpente a sonagli, la fisioterapista, il minatore e il lavoratore nei pozzi di petrolio. Il vagabondo.
La mostra, inaugurata in Danimarca, resterà a Milano fino all'8 giugno, per poi proseguire il giro del mondo.
Per quanto Richard Avedon con le sue foto per Harper's Bazaar abbia segnato una rivoluzione nel campo delle fotografia di moda, abdicando alla staticità, per una immagine dinamica, in movimento, non sono certo le fotografie di moda la ragione per cui vale la pena di andare a vedere la sua mostra allestita allo spazio Forma.
La mostra, con foto vintage, autografate dallo stesso Avedon, ripercorre la carriera del grande fotografo americano, dalle foto del suo viaggio in Italia a Roma e in Sicilia, passando per le foto di moda, fino ad arrivare al fulcro centrale dei ritratti.
Ci sono personaggi famosi, dei giovanissimi Beatles e un altrettanto giovane Bob Dylan, ma c'è soprattutto Marylin, bellissima nel suo abito lamè, ma con quello sguardo perso e stanco che esprime il suo io più profondo e c'è un irriconoscibile Charlie Chaplin, anche lui colto a fine servizio, mentre dopo le foto istituzionali si lancia in una beffa. C'è il petto sfregiato di Andy Wahrol, ma soprattutto ci sono le foto del West. Il ritratto spietato dei suoi abitanti.
Il conciatore di pelli di serpente a sonagli, la fisioterapista, il minatore e il lavoratore nei pozzi di petrolio. Il vagabondo.
La mostra, inaugurata in Danimarca, resterà a Milano fino all'8 giugno, per poi proseguire il giro del mondo.
22.2.08
Qui c'è la rivoluzione e lo smobilito ed un senso di malcontento così grasso e ben pasciuto che se ne gira per i corridoi facendo tremare le sottili pareti divisorie fra gli uffici.
Qui c'è un ramo d'azienda che viene ceduto assieme a tutto il palazzo e ci sono i NonCeduti che si aggirano per i corridoi tronfi come se avessero vinto al superenalotto e non dovessero più lavorare un giorno in vita loro.
I Ceduti dal canto loro tramano vendette e ripicche e istigano all'escalation verso i vertici e per fortuna nessuno porta al braccio la Valigetta Nucleare che altrimenti qui ci sarebbe un cratere e un fungo atomico che si allarga fino all'Auchan di Cesano.
Nel mezzo ci siamo noi le risorse, che rimaniamo nel palazzo come la moquette sporca, gli armadi con le serrature rotte e i boccioni dell'acqua vuoti fino a nuovo avviso.
In questo clima di smobilito, una delle figure principali, il Manutentore, ha già cambiato sede. Non sia mai che l'Azienda spenda soldi per mantenere in stato decoroso il palazzo che ha ceduto.
Ci sono quindi lampadine che si fulminano e non vengono sostituite, impianti di condizionamento che invece di eliminare il fumo dallo sgabuzzino fumatori, lo riversano nell'ufficio soprastante.
Ci sono chiazze sulla moquette ed odore di gabinetto davanti agli ascensori e non si capisce se qualcuno per sfregio ha deciso di fare pipì sul pavimento o se anche la ditta delle pulizie ha tagliato sui detersivi.
Io aspetto e ridacchio immaginando quel che succederà quando come ogni mese si bloccheranno i cessi e sarà ora di chiamare la prontospurghi e nessuno si prenderà l'onere di farlo.
Rido, ma non c'è un cazzo da ridere ora che ci penso, che la porta del mio ufficio è a meno di due metri da quella del cesso maschile e in caso di tsunami non sono convinta che la porta a vetri mi salverebbe.
Qui c'è un ramo d'azienda che viene ceduto assieme a tutto il palazzo e ci sono i NonCeduti che si aggirano per i corridoi tronfi come se avessero vinto al superenalotto e non dovessero più lavorare un giorno in vita loro.
I Ceduti dal canto loro tramano vendette e ripicche e istigano all'escalation verso i vertici e per fortuna nessuno porta al braccio la Valigetta Nucleare che altrimenti qui ci sarebbe un cratere e un fungo atomico che si allarga fino all'Auchan di Cesano.
Nel mezzo ci siamo noi le risorse, che rimaniamo nel palazzo come la moquette sporca, gli armadi con le serrature rotte e i boccioni dell'acqua vuoti fino a nuovo avviso.
In questo clima di smobilito, una delle figure principali, il Manutentore, ha già cambiato sede. Non sia mai che l'Azienda spenda soldi per mantenere in stato decoroso il palazzo che ha ceduto.
Ci sono quindi lampadine che si fulminano e non vengono sostituite, impianti di condizionamento che invece di eliminare il fumo dallo sgabuzzino fumatori, lo riversano nell'ufficio soprastante.
Ci sono chiazze sulla moquette ed odore di gabinetto davanti agli ascensori e non si capisce se qualcuno per sfregio ha deciso di fare pipì sul pavimento o se anche la ditta delle pulizie ha tagliato sui detersivi.
Io aspetto e ridacchio immaginando quel che succederà quando come ogni mese si bloccheranno i cessi e sarà ora di chiamare la prontospurghi e nessuno si prenderà l'onere di farlo.
Rido, ma non c'è un cazzo da ridere ora che ci penso, che la porta del mio ufficio è a meno di due metri da quella del cesso maschile e in caso di tsunami non sono convinta che la porta a vetri mi salverebbe.
21.2.08
A Capodanno, su di uno di quei giornali da donna particolarmente stupidi, quei giornali che mi sento autorizzata a comprare e a leggere solo quando sono in aeroporto, leggevo un articolo sul non mantenimento dei buoni propositi.
Non so se fosse il classico studio di una equipe di psicologi di qualche università americana o solo il frutto del lavoro una giornalista che per mettersi in pace l'anima preventivamente inanellava una dietro l'altra ragioni per cui venir meno ad un impegno preso o a un buon proposito poteva rivelarsi la miglior cosa da fare.
Solo la bronchite ed una sosta forzata dalla miriade di impegni che come ogni anno ho incastrato a viva forza nelle mie serate, mi ha portato a rivalutare quanto letto e a pormi davanti allo specchio a chiedermi cosa stavo facendo, se ne valeva la pena e se mi stavo divertendo davvero.
Così, soprendendo in primis me stessa, ho deciso di smetter di ballare.
Che la danza è bella, liberatoria, ma bisogna esserci portati o impegnarsi a fondo per avere dei risultati. Ma il tempo è poco e la fatica è tanta e così ho deciso di smettere.
Non so se fosse il classico studio di una equipe di psicologi di qualche università americana o solo il frutto del lavoro una giornalista che per mettersi in pace l'anima preventivamente inanellava una dietro l'altra ragioni per cui venir meno ad un impegno preso o a un buon proposito poteva rivelarsi la miglior cosa da fare.
Solo la bronchite ed una sosta forzata dalla miriade di impegni che come ogni anno ho incastrato a viva forza nelle mie serate, mi ha portato a rivalutare quanto letto e a pormi davanti allo specchio a chiedermi cosa stavo facendo, se ne valeva la pena e se mi stavo divertendo davvero.
Così, soprendendo in primis me stessa, ho deciso di smetter di ballare.
Che la danza è bella, liberatoria, ma bisogna esserci portati o impegnarsi a fondo per avere dei risultati. Ma il tempo è poco e la fatica è tanta e così ho deciso di smettere.
20.2.08
Sandokan
Antefatto, ottobre 2002 (ripescato nei meandri della memoria del mio pc ):
A parte i panettieri palermitani un po’ scontrosi l’unico altro esempio di palermitano da noi conosciuto sul territorio è Sandokan.
Dopo un pomeriggio in spiaggia a Mondello, dopo un giro in libreria alla ricerca di un libro di ricette, eccoci passeggiare per via Maqueda chiusa al traffico alla volta dell’albergo.
E’ una domenica senz’auto, quindi occupiamo senza timore il centro della strada. C’è un tipo in bicicletta che ci segue o forse sta solo facendo la nostra strada. Ci supera e poi si ferma … si mette il kway e intanto ci guarda.
Io sono lì che cronometro, dopo neanche un minuto si avvicina domandando English? Probabilmente fuorviato dalla mia borsa su cui campeggia una bella Union Jack. Mentre C. fissa il manto stradale io rispondo: “Italiane, mi dispiace deluderti”.
Massimo non sembra scoraggiato, anzi sfodera in sequenza tutte le domande del caso: QuantiAnniAvete? DiDoveSiete?SieteInVacanza?StudiateOLavorate? e via di seguito….
Giunti ad un bivio le strade si separano… noi chiediamo indicazioni su dove mangiare la sera, lui estorce un numero di telefono.. il mio ovviamente.
Seguendo le indicazioni di Sandokan quella sera riuscimmo nell'impresa quasi impossibile di mangiare male in Sicilia. Mentre un po' piccate ci stavamo dirigendo verso l'albergo lui, che evidentemente era stato appostato da qualche parte in attesa che uscissimo, ci si fece incontro con l'aria di quello che passava di lì casualmente. Finimmo in un qualche parco della città dove si svolgeva la classica festa dell'unità e dopo aver deciso che non valeva la pena di ascoltare il gruppo che si esibiva, restammo seduti su di una panchina a fare quattro chiacchere.
Sandokan tenne banco ed estraendo un biglietto da visita che recitava "imbianchino, muratore, elettricista, musicista, doratore" ci raccontò la storia della sua vita. Non ricordo molto, oltre al biglietto, se non che mentre lavorava come muratore aveva avuto un incidente era caduto da una scala ed aveva battuto la testa contro ad un tubo, riportanto il temibile "effetto campana" di cui riportava ancora gli strascichi. Dopo ci riportò all'albergo dove io e C. finalmente libere potemmo sganasciarci dalle risate pensando all'effetto campana. Il giorno dopo partimmo per Trapani e di S. perdemmo le tracce.
Ieri , chiamata non risposta sul cellulare.
Sempre ottimista, pensando che si tratti di lavoro, richiamo.
- Sono Ginevra ho trovato una chiamata da questo numero sul mio cellulare
- Ginevra sono Massimiliaaaaano di Palermo... Sandokan. Ti ricordi di me?
Come dimenticare l'effetto campana?
Così contro ogni logica resto al telefono e faccio quattro chiacchere per sapere che cosa combina l'assurdo personaggio.
Fra le innumerevoli identità adesso indossa quella di musicista in tour per la Sicilia nonchè di aderente al movimento xyz.
E per non smentire il Marito quando dice che "i tarlocchi nel mondo si conoscono tutti", anche io bazzico il movimento xyz ed ovviamente io e la Tigre di Palermo scopriamo di avere delle conoscenze in comune.
Questo mi è valso un invito a Palermo con ospitalità e tour della città gratuiti.
Tarlocchi di tutto il mondo unitevi.
Antefatto, ottobre 2002 (ripescato nei meandri della memoria del mio pc ):
A parte i panettieri palermitani un po’ scontrosi l’unico altro esempio di palermitano da noi conosciuto sul territorio è Sandokan.
Dopo un pomeriggio in spiaggia a Mondello, dopo un giro in libreria alla ricerca di un libro di ricette, eccoci passeggiare per via Maqueda chiusa al traffico alla volta dell’albergo.
E’ una domenica senz’auto, quindi occupiamo senza timore il centro della strada. C’è un tipo in bicicletta che ci segue o forse sta solo facendo la nostra strada. Ci supera e poi si ferma … si mette il kway e intanto ci guarda.
Io sono lì che cronometro, dopo neanche un minuto si avvicina domandando English? Probabilmente fuorviato dalla mia borsa su cui campeggia una bella Union Jack. Mentre C. fissa il manto stradale io rispondo: “Italiane, mi dispiace deluderti”.
Massimo non sembra scoraggiato, anzi sfodera in sequenza tutte le domande del caso: QuantiAnniAvete? DiDoveSiete?SieteInVacanza?StudiateOLavorate? e via di seguito….
Giunti ad un bivio le strade si separano… noi chiediamo indicazioni su dove mangiare la sera, lui estorce un numero di telefono.. il mio ovviamente.
Seguendo le indicazioni di Sandokan quella sera riuscimmo nell'impresa quasi impossibile di mangiare male in Sicilia. Mentre un po' piccate ci stavamo dirigendo verso l'albergo lui, che evidentemente era stato appostato da qualche parte in attesa che uscissimo, ci si fece incontro con l'aria di quello che passava di lì casualmente. Finimmo in un qualche parco della città dove si svolgeva la classica festa dell'unità e dopo aver deciso che non valeva la pena di ascoltare il gruppo che si esibiva, restammo seduti su di una panchina a fare quattro chiacchere.
Sandokan tenne banco ed estraendo un biglietto da visita che recitava "imbianchino, muratore, elettricista, musicista, doratore" ci raccontò la storia della sua vita. Non ricordo molto, oltre al biglietto, se non che mentre lavorava come muratore aveva avuto un incidente era caduto da una scala ed aveva battuto la testa contro ad un tubo, riportanto il temibile "effetto campana" di cui riportava ancora gli strascichi. Dopo ci riportò all'albergo dove io e C. finalmente libere potemmo sganasciarci dalle risate pensando all'effetto campana. Il giorno dopo partimmo per Trapani e di S. perdemmo le tracce.
Ieri , chiamata non risposta sul cellulare.
Sempre ottimista, pensando che si tratti di lavoro, richiamo.
- Sono Ginevra ho trovato una chiamata da questo numero sul mio cellulare
- Ginevra sono Massimiliaaaaano di Palermo... Sandokan. Ti ricordi di me?
Come dimenticare l'effetto campana?
Così contro ogni logica resto al telefono e faccio quattro chiacchere per sapere che cosa combina l'assurdo personaggio.
Fra le innumerevoli identità adesso indossa quella di musicista in tour per la Sicilia nonchè di aderente al movimento xyz.
E per non smentire il Marito quando dice che "i tarlocchi nel mondo si conoscono tutti", anche io bazzico il movimento xyz ed ovviamente io e la Tigre di Palermo scopriamo di avere delle conoscenze in comune.
Questo mi è valso un invito a Palermo con ospitalità e tour della città gratuiti.
Tarlocchi di tutto il mondo unitevi.
19.2.08
Il fatto di essere portatrice sana di carta di credito e di rughe di espressione mi rende un facile bersaglio per la più temibile categoria di commesse: le commesse di profumeria.
E così oggi, quando ho messo piede nell'antro delle commesse rapaci, decisa a comprarmi una crema per il viso, una crema già provata ed apprezzata, ho pensato bene di dirigermi con decisione verso l'espositore, aprofittando della confusione alla cassa per passare inosservata.
Inutile dire che davanti allo scaffale subito sono stata preda di dubbi: prendere la crema o prendere il gel?
L'indecisione mi è stata fatale, in un attimo una commessa boccolosa con due improbabili occhi viola panda mi è stata addosso.
Così, mentre a poca distanza una commessa bionda redarguiva la signora con passeggino per l'utilizzo inappropriato di non so quale prodotto, la commessa panda per nulla spaventata dal fatto che fossi 20 cm più alta di lei mi faceva il caziatone per la mia scelta.
Non sono a conoscenza del fatto che le creme idratanti sono per le pelli giovanissime? Non mi rendo conto del fatto che alla mia età è il caso di NUTRIRE la pelle? E del contorno occhi che vogliamo farne, non lo vedo che è SEGNATO?
Alla fine travolta dal torrente in piena mi faccio convincere a prendere una crema che contrasti le rughe d'espressione, ma resto inamovibile sul fatto che voglio una sola crema e che il mio contorno occhi coninuerà ad essere nutrito da ciò che giace sul mobiletto del mio bagno fino ad esaurimento scorte.
E con questa sono arrivata almeno alla quarta marca di crema per il viso, senza contare quelle da "supermercato" e i campioncini.
Posto che l'ultimo residuo di senso morale che mi rimane mi impedisce di spendere cifre con cui si potrebbe sfamare un bambino per sei mesi in Senegal per 50 ml di crema, esisterà una crema che veramente faccia la differenza? Nessuna di quelle provate fino ad ora ha fatto sì che la mattina io apparissi più fresca e riposata, nè tantomeno che dopo una giornata di lavoro, la mia faccia da cane bastonato acquistasse maggiore rilassatezza. Che sia crema del supermercato o crema pagabile unicamente in petroldollari, la faccia rimane quella, ogni singolo poro.
Il dubbio è proseguire nella ricerca affossando gli scrupoli morali o permettere alla natura di fare il suo corso?
E così oggi, quando ho messo piede nell'antro delle commesse rapaci, decisa a comprarmi una crema per il viso, una crema già provata ed apprezzata, ho pensato bene di dirigermi con decisione verso l'espositore, aprofittando della confusione alla cassa per passare inosservata.
Inutile dire che davanti allo scaffale subito sono stata preda di dubbi: prendere la crema o prendere il gel?
L'indecisione mi è stata fatale, in un attimo una commessa boccolosa con due improbabili occhi viola panda mi è stata addosso.
Così, mentre a poca distanza una commessa bionda redarguiva la signora con passeggino per l'utilizzo inappropriato di non so quale prodotto, la commessa panda per nulla spaventata dal fatto che fossi 20 cm più alta di lei mi faceva il caziatone per la mia scelta.
Non sono a conoscenza del fatto che le creme idratanti sono per le pelli giovanissime? Non mi rendo conto del fatto che alla mia età è il caso di NUTRIRE la pelle? E del contorno occhi che vogliamo farne, non lo vedo che è SEGNATO?
Alla fine travolta dal torrente in piena mi faccio convincere a prendere una crema che contrasti le rughe d'espressione, ma resto inamovibile sul fatto che voglio una sola crema e che il mio contorno occhi coninuerà ad essere nutrito da ciò che giace sul mobiletto del mio bagno fino ad esaurimento scorte.
E con questa sono arrivata almeno alla quarta marca di crema per il viso, senza contare quelle da "supermercato" e i campioncini.
Posto che l'ultimo residuo di senso morale che mi rimane mi impedisce di spendere cifre con cui si potrebbe sfamare un bambino per sei mesi in Senegal per 50 ml di crema, esisterà una crema che veramente faccia la differenza? Nessuna di quelle provate fino ad ora ha fatto sì che la mattina io apparissi più fresca e riposata, nè tantomeno che dopo una giornata di lavoro, la mia faccia da cane bastonato acquistasse maggiore rilassatezza. Che sia crema del supermercato o crema pagabile unicamente in petroldollari, la faccia rimane quella, ogni singolo poro.
Il dubbio è proseguire nella ricerca affossando gli scrupoli morali o permettere alla natura di fare il suo corso?
18.2.08
14.2.08
Vorrei scrivere qualcosa con una capo ed una coda, solo che sono troppo allibita.
La polizia si muove per telefonate anonime che denunciano feticidio?
E si precipita in ospedale a due ore dall'operazione per sequestrare le cartelle cliniche?
Del resto con tutto il parlare che si fa sulla moratoria della 194, non ci si può stupire più di tanto se qualcuno prende un po' troppo sul serio l'associazione aborto - condanna a morte.
Ma dove siamo, dove stiamo andando?
Per fortuna le donne sono scese in piazza.
La polizia si muove per telefonate anonime che denunciano feticidio?
E si precipita in ospedale a due ore dall'operazione per sequestrare le cartelle cliniche?
Del resto con tutto il parlare che si fa sulla moratoria della 194, non ci si può stupire più di tanto se qualcuno prende un po' troppo sul serio l'associazione aborto - condanna a morte.
Ma dove siamo, dove stiamo andando?
Per fortuna le donne sono scese in piazza.
13.2.08
Il lavoro notturno nel finesettimana mi ha prostrato oltremodo, senza contare che la settimana è iniziata ai ritmi pre bronchite e che con l'esame alle porte il concetto di tempo libero si è misteriosamente dissolto.
Agli impegni che già di loro sarebbero faticosi, si aggiunge la tensione del non sapere in quale punto dell'ottovolante emotivo è una persona che devo vedere.
E il non riuscire a stabilire una linea di confine fra la empatia per le digrazie altrui e un sano egoismo.
Chi vivrà vedrà.
Agli impegni che già di loro sarebbero faticosi, si aggiunge la tensione del non sapere in quale punto dell'ottovolante emotivo è una persona che devo vedere.
E il non riuscire a stabilire una linea di confine fra la empatia per le digrazie altrui e un sano egoismo.
Chi vivrà vedrà.
8.2.08
Ieri avevo la testa gonfia come un pesce palla in posizione d'attacco e la sensazione di essere in un acquario.
Oggi il mio senso dell'equilibrio è rimasto a casa, mentre io insolitamente mattiniera me ne sono venuta al lavoro.
Così, salendo in ascensore ho urtato i piedi (invero di dimensioni rimarchevoli) di uno dei tizi che era già dentro, ho pericolosamente ondeggiato rischiando una caduta all'indietro e grazie a dio non ho cavato gli occhi a nessuno mentre, come Gatto Silvestro, agitavo le braccia nel vuoto per ritrovare la posizione eretta.
Più tardi, ho inciampato nella scrivania di un collega rischiando nuovamente un carpiato, anche qui i riflessi pronti mi hanno fatto ancorare al bordo e non ci sono state conseguenze di rilievo.
Gli antibiotici comunque sono una mazzata e comincio a sospettare che la mia calma zen di questi giorni sia dovuta a loro più che al raggiungimento di un equilibrio interiore. Perchè hai voglia ad essere bonzi, ma il mio capo è talmente un coglione, ma così coglione, ma così coglione che riesce a fare delle battute così idiote che meriterebbe di essere pugnalato ripetutamente con la biro. Invece è ancora vivo.
Oggi il mio senso dell'equilibrio è rimasto a casa, mentre io insolitamente mattiniera me ne sono venuta al lavoro.
Così, salendo in ascensore ho urtato i piedi (invero di dimensioni rimarchevoli) di uno dei tizi che era già dentro, ho pericolosamente ondeggiato rischiando una caduta all'indietro e grazie a dio non ho cavato gli occhi a nessuno mentre, come Gatto Silvestro, agitavo le braccia nel vuoto per ritrovare la posizione eretta.
Più tardi, ho inciampato nella scrivania di un collega rischiando nuovamente un carpiato, anche qui i riflessi pronti mi hanno fatto ancorare al bordo e non ci sono state conseguenze di rilievo.
Gli antibiotici comunque sono una mazzata e comincio a sospettare che la mia calma zen di questi giorni sia dovuta a loro più che al raggiungimento di un equilibrio interiore. Perchè hai voglia ad essere bonzi, ma il mio capo è talmente un coglione, ma così coglione, ma così coglione che riesce a fare delle battute così idiote che meriterebbe di essere pugnalato ripetutamente con la biro. Invece è ancora vivo.
7.2.08
6.2.08
L'unica spiegazione plausibile alla mia giornata odierna è che adesso qualcuno suoni alla mia porta dicendomi che sono su Scherzi a parte, Candid Camera o che a mia insaputa sono stata arruolata per un progetto scientifico sulla resistenza della psiche umana a stimoli negativi.
Nel caso in cui fosse vera la terza ipotesi credo di aver dimostrato di avere un self control paragonabile a quello di un monaco zen.
Nel caso in cui fosse vera la terza ipotesi credo di aver dimostrato di avere un self control paragonabile a quello di un monaco zen.
E così stamattina mi sono stirata i capelli, ho coperto le occhiaie con un etto e mezzo di correttore, ho spalmato il fondotinta, messo la camicetta, fatto i bagagli e mi sono avviata verso l'ufficio.
Prima ho fatto una pausa dal dottore che mi ha dato la sua benedizione per il rientro al lavoro, poi ho lottato con l'auto che dopo 5 giorni di inattività ed il diluvio di lunedì non ne voleva sapere di partire.
Quando finalmente sono arrivata nella landa desolata, mentre schivavo camion in manovra e buchi nell'asfalto e la sagoma dell'ufficio ad ogni passo incombeva, una sensazione di malessere ha cominciato a serpeggiare lungo la mia schiena.
Ho iniziato ad immaginare di dover litigare con qualcuno, che la mia scrivania fosse occupata, che mi avessero disconnesso la rete o che arrivasse qualcuno a dirmi "sorry you're DISMISSED" e che tutti mi additassero dicendomi "what a fucking looser" (questa ultima immagine probabilmente derivante da una prolungata assunzione di antibiotici e cortisonici).
Arrivata nella mia stanzetta, salutati i colleghi, aperta la mail senza che nessuno degli eventi sopracitati si fosse verificato, ho capito quale fosse la ragione del mio malessere.
Due mail, due persone che abbandonano questo cliente per essere trasferiti ad altre attività. Di uno si sapeva, dell'altro no. Quello di cui non si sapeva è un mio collega, che lavora nel mio gruppo, che ha suppergiù le mie stesse competenze e che da lunedì sarà fuori di qui. Quando il mio capo mi aveva promesso giurato e spergiurato che la prima persona dell'azienda ad avere diritto di godere del turnover ed uscire da sto gruppo di merda ero io.
Da convalescente palliduccia mi sono tramutata in erinni ed avessi avuto a portata di mano un corpo contundente più serio di una bottiglietta d'acqua vuota, probabilmente avrei sfasciato qualcosa.
Ho chiamato il mio capo al telefono e mi sono lamentata, sono andata da quello che mi ha fregato e mi sono lamentata, ho scritto una mail ad una terza persona e mi sono lamentata. Adesso mi sto lamentando qui, nella speranza di trovare la calma e di non strangolare nessuno.
PS Lo so lamentarsi non serve a niente, bisogna farsi delle competenze, emergere dalla media, essere sempre presenti e puntuali anche quando non rischiesti, efficienti, portare valore aggiunto sempre ed in ogni momento. Se non ti viene data l'occasione di farti delle competenze te la devi creare tu, tralasciando la tua vita personale e studiando di sera, di notte, alla mattina presto e durante la pausa pranzo etc etc etc
Io sarei anche teoricamente d'accordo con tutto questo non fosse che il valore aggiunto richiesto è fuffa. E' avere la cravatta e la giacca ben stirate ed essere in prima fila alle riunioni aziendali, fare convenevoli con le persone importanti, organizzare tornei di tennis o gite sugli sci. Mai una volta che ti venga richiesto come fai quello che sai fare e se lo fai bene. E sì lo so, uno dovrebbe darsi da fare comunque perchè prima o poi ci sarà una persona illuminata che riconoscerà le tue mirabili capacità e bravura e ti porterà in palmo di mano. Però scusatemi, io per oggi al Principe Azzurro ho smesso di credere.
Prima ho fatto una pausa dal dottore che mi ha dato la sua benedizione per il rientro al lavoro, poi ho lottato con l'auto che dopo 5 giorni di inattività ed il diluvio di lunedì non ne voleva sapere di partire.
Quando finalmente sono arrivata nella landa desolata, mentre schivavo camion in manovra e buchi nell'asfalto e la sagoma dell'ufficio ad ogni passo incombeva, una sensazione di malessere ha cominciato a serpeggiare lungo la mia schiena.
Ho iniziato ad immaginare di dover litigare con qualcuno, che la mia scrivania fosse occupata, che mi avessero disconnesso la rete o che arrivasse qualcuno a dirmi "sorry you're DISMISSED" e che tutti mi additassero dicendomi "what a fucking looser" (questa ultima immagine probabilmente derivante da una prolungata assunzione di antibiotici e cortisonici).
Arrivata nella mia stanzetta, salutati i colleghi, aperta la mail senza che nessuno degli eventi sopracitati si fosse verificato, ho capito quale fosse la ragione del mio malessere.
Due mail, due persone che abbandonano questo cliente per essere trasferiti ad altre attività. Di uno si sapeva, dell'altro no. Quello di cui non si sapeva è un mio collega, che lavora nel mio gruppo, che ha suppergiù le mie stesse competenze e che da lunedì sarà fuori di qui. Quando il mio capo mi aveva promesso giurato e spergiurato che la prima persona dell'azienda ad avere diritto di godere del turnover ed uscire da sto gruppo di merda ero io.
Da convalescente palliduccia mi sono tramutata in erinni ed avessi avuto a portata di mano un corpo contundente più serio di una bottiglietta d'acqua vuota, probabilmente avrei sfasciato qualcosa.
Ho chiamato il mio capo al telefono e mi sono lamentata, sono andata da quello che mi ha fregato e mi sono lamentata, ho scritto una mail ad una terza persona e mi sono lamentata. Adesso mi sto lamentando qui, nella speranza di trovare la calma e di non strangolare nessuno.
PS Lo so lamentarsi non serve a niente, bisogna farsi delle competenze, emergere dalla media, essere sempre presenti e puntuali anche quando non rischiesti, efficienti, portare valore aggiunto sempre ed in ogni momento. Se non ti viene data l'occasione di farti delle competenze te la devi creare tu, tralasciando la tua vita personale e studiando di sera, di notte, alla mattina presto e durante la pausa pranzo etc etc etc
Io sarei anche teoricamente d'accordo con tutto questo non fosse che il valore aggiunto richiesto è fuffa. E' avere la cravatta e la giacca ben stirate ed essere in prima fila alle riunioni aziendali, fare convenevoli con le persone importanti, organizzare tornei di tennis o gite sugli sci. Mai una volta che ti venga richiesto come fai quello che sai fare e se lo fai bene. E sì lo so, uno dovrebbe darsi da fare comunque perchè prima o poi ci sarà una persona illuminata che riconoscerà le tue mirabili capacità e bravura e ti porterà in palmo di mano. Però scusatemi, io per oggi al Principe Azzurro ho smesso di credere.
Etichette:
fastidio e disgusto,
incazzature,
Vita da ufficio
5.2.08
Su consiglio di frammento, dopo aver lungamente lottato per poterne avere una visione confortevole ed altresì capibile oggi finalmente ho visto This is England.
Bel film davvero, qualche problemino a cogliere i modi di dire, ma ne valeva la pena.
Bel film davvero, qualche problemino a cogliere i modi di dire, ma ne valeva la pena.
4.2.08
Senza capo ne coda.
Non so se il mio organismo mi ha sabotato per reclamare un po' di riposo o se la mia speranza, grazie al vaccino anti influenzale, di passare indenne fra i malanni di stagione fosse solo presunzione.
Fatto sta che sono a casa, con la bronchite. Niente febbre, poca tosse, un po' di fatica a respirare. Ed incomprensibilmente il tempo mi si dissolve fra le mani. Non ho svuotato la lavastoviglie, non ho fatto l'areosol, non ho stirato.
Mi si dirà, ma sei in malattia, riposati!
Chi mi dà una dose di sedativo per cavalli, che a stare a casa mi sento in gabbia?
Nel frattempo, in questi giorni di ozio forzato, ho visto un paio di film catastrofici
Io sono leggenda che non sarebbe stato male, non avesse avuto lo stesso titolo di un libro che parla di cose simili, ma con tutt'altro significato.
28 giorni dopo. Simile come tema, ambientato a Londra invece che a New York, girato con un budget molto minore. Nel mio distorto modo di vedere, questi dovrebbero essere pregi. Purtroppo il film è etichettabile alla voce "una cagata pazzesca".
Ho provato a rivedere Ratatuille, ma mi sono addormentata quasi subito, nonostante il topino cuoco mi faccia impazzire.
Ho provato a vedere This is England, ma il mio portatile si rifiuta di farmi vedere i sottotitoli, quindi ho lasciato perdere, perchè la condizione sine qua non per vedere i film di questi giorni è stare spaparanzata sul divano.
Sono anche riuscita a finire il libro di Pamuck "Il mio nome è rosso". Bello, ma un po' lunghetto.
Vado a svuotare la lavastoviglie.
Non so se il mio organismo mi ha sabotato per reclamare un po' di riposo o se la mia speranza, grazie al vaccino anti influenzale, di passare indenne fra i malanni di stagione fosse solo presunzione.
Fatto sta che sono a casa, con la bronchite. Niente febbre, poca tosse, un po' di fatica a respirare. Ed incomprensibilmente il tempo mi si dissolve fra le mani. Non ho svuotato la lavastoviglie, non ho fatto l'areosol, non ho stirato.
Mi si dirà, ma sei in malattia, riposati!
Chi mi dà una dose di sedativo per cavalli, che a stare a casa mi sento in gabbia?
Nel frattempo, in questi giorni di ozio forzato, ho visto un paio di film catastrofici
Io sono leggenda che non sarebbe stato male, non avesse avuto lo stesso titolo di un libro che parla di cose simili, ma con tutt'altro significato.
28 giorni dopo. Simile come tema, ambientato a Londra invece che a New York, girato con un budget molto minore. Nel mio distorto modo di vedere, questi dovrebbero essere pregi. Purtroppo il film è etichettabile alla voce "una cagata pazzesca".
Ho provato a rivedere Ratatuille, ma mi sono addormentata quasi subito, nonostante il topino cuoco mi faccia impazzire.
Ho provato a vedere This is England, ma il mio portatile si rifiuta di farmi vedere i sottotitoli, quindi ho lasciato perdere, perchè la condizione sine qua non per vedere i film di questi giorni è stare spaparanzata sul divano.
Sono anche riuscita a finire il libro di Pamuck "Il mio nome è rosso". Bello, ma un po' lunghetto.
Vado a svuotare la lavastoviglie.
1.2.08
Uno dei sogni "ancora di salvezza" con cui mi trastullo per sopravvivere indenne alle giornate lavorative e al Coglione senza imbracciare un fucile a canne mozze è l'espatrio. E questa non è una novità.
Che io abbia considerato l'espatrio negli USA dopo anni di anti americanismo feroce, però, è una di quelle cose che stento ad ammettere. Sarà che iniziando a vedere le persone che popolano una nazione, più che le azioni del suo governo, si riesce anche a cambiare idea. E Non Si Sa Mai col suo blog mi ha riconciliato con gli americani.
Il mio espatrio virtuale, si basava sulla considerazione, alquanto egoistica, che una persona dotata di una laurea, si sarebbe trovata in una situazione privilegiata. Con un lavoro che le consente una casa in un bel quartiere, una macchina un'assicurazine sanitaria decente.
Dopo aver visto Sicko ho cominciato ad avere qualche dubbio su questo fatto, la scoperta che in Finlandia l'elettricità costa la metà che in Italia ha poi riportato prepotentemente in auge i paesi nordici.
Che io abbia considerato l'espatrio negli USA dopo anni di anti americanismo feroce, però, è una di quelle cose che stento ad ammettere. Sarà che iniziando a vedere le persone che popolano una nazione, più che le azioni del suo governo, si riesce anche a cambiare idea. E Non Si Sa Mai col suo blog mi ha riconciliato con gli americani.
Il mio espatrio virtuale, si basava sulla considerazione, alquanto egoistica, che una persona dotata di una laurea, si sarebbe trovata in una situazione privilegiata. Con un lavoro che le consente una casa in un bel quartiere, una macchina un'assicurazine sanitaria decente.
Dopo aver visto Sicko ho cominciato ad avere qualche dubbio su questo fatto, la scoperta che in Finlandia l'elettricità costa la metà che in Italia ha poi riportato prepotentemente in auge i paesi nordici.
31.1.08
Ieri sera con il tempismo che mi contraddistingue, ho visto Sicko. Naturalmente il fatto che io e il Marito fossimo pieni di bacilli e rantolanti non ha fatto che acuire lo sgomento di fronte a ciò che vedevamo.
Io so che M. Moore fa propaganda, che Fidel Castro probabilmente si è fregato le mani quando è arrivato a Cuba, che per una caserma di pompieri superlucida ed efficiente all'Havana ce ne saranno altre 50 malmesse, che se non ci fossero state le telecamere lo spruzzino magari invece che 3 pesos moneda nacional, glieli avrebbero fatti pagare 3 pesos covertibili . Però insomma, mi verrebbe da dire 'sticazzi'.
Negli USA non sarà tutto così nero come lui dipinge, come del resto probabilmente non è tutto così roseo come viene dipinto in Francia (la baby sitter di stato proprio non riesco a cancellarmela dalla mente) o in Inghilterra (per non parlare del medico della mutua con la casa da 1 milione di dollari). Però pensare che chi dovrebbe fornirti l'assistenza sanitaria, assuma persone appositamente per trovare vizi di forma nella tua polizza e farti restituire i soldi, fa abbastanza rabbrividire.
Per carità noi abbiamo avuto Poggiolini che quanto a lucrare sulla salute della gente non scherzava però insomma, alla fine è stato condannato ed ha scontato la sua pena (quasi tutta).
update: mi era rimasta anche in testa tutta la faccenda del sito anti Micheal Moore se a qualcuno interessa qui c'è l'altra campana
Io so che M. Moore fa propaganda, che Fidel Castro probabilmente si è fregato le mani quando è arrivato a Cuba, che per una caserma di pompieri superlucida ed efficiente all'Havana ce ne saranno altre 50 malmesse, che se non ci fossero state le telecamere lo spruzzino magari invece che 3 pesos moneda nacional, glieli avrebbero fatti pagare 3 pesos covertibili . Però insomma, mi verrebbe da dire 'sticazzi'.
Negli USA non sarà tutto così nero come lui dipinge, come del resto probabilmente non è tutto così roseo come viene dipinto in Francia (la baby sitter di stato proprio non riesco a cancellarmela dalla mente) o in Inghilterra (per non parlare del medico della mutua con la casa da 1 milione di dollari). Però pensare che chi dovrebbe fornirti l'assistenza sanitaria, assuma persone appositamente per trovare vizi di forma nella tua polizza e farti restituire i soldi, fa abbastanza rabbrividire.
Per carità noi abbiamo avuto Poggiolini che quanto a lucrare sulla salute della gente non scherzava però insomma, alla fine è stato condannato ed ha scontato la sua pena (quasi tutta).
update: mi era rimasta anche in testa tutta la faccenda del sito anti Micheal Moore se a qualcuno interessa qui c'è l'altra campana
30.1.08
Dell'inettitudine sociale e dell'istinto da crocerossina selettivo.
Io e la Collega stiamo attraversando a piedi il parcheggio dell'ipermercato, quando lei esclama "oddio è caduto".
Perplessa alzo lo sguardo e in un primo momento credo di vedere uno scooterista o ciclista a terra a cui qualcuno sta sorreggendo le gambe.
Solo dopo realizzo che si tratta di un uomo in sedia rotelle, cappottato sulla schiena, che un automobilista cerca di riportare in posizione normale.
Allunghiamo il passo, il soccorritore è in difficoltà, l'uomo in carrozzella non può fare nulla per aiutarlo. Ci mettiamo a correre, quando arriviamo sul posto fortunatamente l'uomo in carrozzella è in posizione corretta. Il suo soccorritore un po' accaldato ci spiega che ha mal di schiena, quasi a scusarsi di non aver prestato un soccorso più immediato.
Raccolgo un panno di ciniglia verde dall'aiuola, mentre il soccorritore recupera gli occhiali. Una occhiata alla sedia mi dice che non può essere il sacchetto attaccato ai manici posteriori ad aver causato la caduta e che l'uomo in carrozzina non rischia più di perdere l'equilibrio trovandosi nell'ingrata situazione della tartaruga rovesciata sulla schiena.
Domando se il panno verde è suo, lui mi spiega che è il suo copricapo, mi domanda se glielo posso mettere in testa. A quel punto mi rendo conto che si tratta di un maglioncino da bambino. Lui parla in modo strano, un po' biascicando, ma sembra lucido. Mi sorride, ha gli occhi azzurri, i capelli stopposi rossicci. Deve essere alto. Non è un brutto uomo, è giovane. Sistemo il copricapo come meglio posso, chiedo se va bene. Lui mi dice di stringere ancora le maniche, poi annuisce e mi dice che è a posto. A quel punto è il turno del primo soccorritore che cerca di sistemargli gli occhiali sul naso. Io e la Collega ci allontaniamo verso l'ipermercato, forse non salutiamo. Solo dopo ci domandiamo se avremmo potuto fare altro per aiutarlo e come cavolo si era trovato in quella situazione. Rabbrividiamo al pensiero di quanto sarebbe rimasto a terra, se fosse successo in un altro momento, magari col buio o la mattina presto. Poi facciamo la spesa.
Solo che quegli occhi, il sorriso e l'occhiolino, faccio fatica a dimenticarli. Mi rendo conto della mia inettitudine sociale, che mi fa scappare senza salutare per l'imbarazzo e la paura di non capire quel che potrebbe dirmi.
Mi ritrovo in balia del mio istinto da crocerossina fuorviato. Mi domando cosa stesse facendo perchè sia caduto, cosa faccia di solito, quante volte si sia trovato in situazioni come quella. Mi dispiaccio per lui. Penso che avrei dovuto entrare nella sua vita per più di qualche secondo.
Poi penso al mio compagno del corso di fotografia, un ragazzino neodiplomato, con problemi d'udito che articola difficilmente le parole, saliva troppo ed emette terribili risucchi. Con lui l'istinto da crocerossina viene meno. Il non capire cosa articola mi paralizza. E cerco di non sedermi mai di fianco a lui per paura di dover interagire ed anche, lo ammetto, per non dover seguire troppo da vicino la sua agonia salivatoria.
E a pensare a come funziona il mio cervello, mi sento un po' una merda.
Io e la Collega stiamo attraversando a piedi il parcheggio dell'ipermercato, quando lei esclama "oddio è caduto".
Perplessa alzo lo sguardo e in un primo momento credo di vedere uno scooterista o ciclista a terra a cui qualcuno sta sorreggendo le gambe.
Solo dopo realizzo che si tratta di un uomo in sedia rotelle, cappottato sulla schiena, che un automobilista cerca di riportare in posizione normale.
Allunghiamo il passo, il soccorritore è in difficoltà, l'uomo in carrozzella non può fare nulla per aiutarlo. Ci mettiamo a correre, quando arriviamo sul posto fortunatamente l'uomo in carrozzella è in posizione corretta. Il suo soccorritore un po' accaldato ci spiega che ha mal di schiena, quasi a scusarsi di non aver prestato un soccorso più immediato.
Raccolgo un panno di ciniglia verde dall'aiuola, mentre il soccorritore recupera gli occhiali. Una occhiata alla sedia mi dice che non può essere il sacchetto attaccato ai manici posteriori ad aver causato la caduta e che l'uomo in carrozzina non rischia più di perdere l'equilibrio trovandosi nell'ingrata situazione della tartaruga rovesciata sulla schiena.
Domando se il panno verde è suo, lui mi spiega che è il suo copricapo, mi domanda se glielo posso mettere in testa. A quel punto mi rendo conto che si tratta di un maglioncino da bambino. Lui parla in modo strano, un po' biascicando, ma sembra lucido. Mi sorride, ha gli occhi azzurri, i capelli stopposi rossicci. Deve essere alto. Non è un brutto uomo, è giovane. Sistemo il copricapo come meglio posso, chiedo se va bene. Lui mi dice di stringere ancora le maniche, poi annuisce e mi dice che è a posto. A quel punto è il turno del primo soccorritore che cerca di sistemargli gli occhiali sul naso. Io e la Collega ci allontaniamo verso l'ipermercato, forse non salutiamo. Solo dopo ci domandiamo se avremmo potuto fare altro per aiutarlo e come cavolo si era trovato in quella situazione. Rabbrividiamo al pensiero di quanto sarebbe rimasto a terra, se fosse successo in un altro momento, magari col buio o la mattina presto. Poi facciamo la spesa.
Solo che quegli occhi, il sorriso e l'occhiolino, faccio fatica a dimenticarli. Mi rendo conto della mia inettitudine sociale, che mi fa scappare senza salutare per l'imbarazzo e la paura di non capire quel che potrebbe dirmi.
Mi ritrovo in balia del mio istinto da crocerossina fuorviato. Mi domando cosa stesse facendo perchè sia caduto, cosa faccia di solito, quante volte si sia trovato in situazioni come quella. Mi dispiaccio per lui. Penso che avrei dovuto entrare nella sua vita per più di qualche secondo.
Poi penso al mio compagno del corso di fotografia, un ragazzino neodiplomato, con problemi d'udito che articola difficilmente le parole, saliva troppo ed emette terribili risucchi. Con lui l'istinto da crocerossina viene meno. Il non capire cosa articola mi paralizza. E cerco di non sedermi mai di fianco a lui per paura di dover interagire ed anche, lo ammetto, per non dover seguire troppo da vicino la sua agonia salivatoria.
E a pensare a come funziona il mio cervello, mi sento un po' una merda.
29.1.08
Che vita è mai questa, ci domandavamo l'altra sera.
C'è chi lavora per gente che disprezza, chi ha cambiato lavoro 8 volte in 10 anni, chi viene preso per il culo dal datore di lavoro e gli viene detto pure in faccia, chi di mestiere fa il capro espiatorio mascherato da controllore di flusso.
Poche o nessuna le prospettive di miglioramento e chi è nato in questa città e le ha sempre voluto bene o chi, come me, ha raggiunto un compromesso con essa cercando di osservarne solamente gli aspetti positivi, alla fine si trova a dover ammettere che non è vita.
E allora, la gestione di un bar sui colli piacentini, in un paese di cui si può dire unicamente "nomen omen", sembra una alternativa plausibile. Come anche improvvisarsi distributori di vini. E ritorna di grande attualità il bar per ex galeotti nella città natia, che avrà tanti difetti, ma almeno c'è il mare e ci sono le mie radici.
E la fuga all'estero, per scappare da questo meccanismo perverso che ci imprigiona tutti e ci soffoca, assume i contorni dell'ancora di salvezza.
Ci sono treni che passano e opportunità da cogliere, solo che paiono non transitare mai sotto le mie finestre o forse non ho abbastanza coraggio o lungimiranza per vederli.
p.s. il mio desiderio di espatriare verso i paesi nordici potrebbe trmutarsi in una ossessione, se continuo a imbattermi in notizie come questa: in Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia hanno una parola apposita per il concetto "felice di lavorare" (via Internazionale).
C'è chi lavora per gente che disprezza, chi ha cambiato lavoro 8 volte in 10 anni, chi viene preso per il culo dal datore di lavoro e gli viene detto pure in faccia, chi di mestiere fa il capro espiatorio mascherato da controllore di flusso.
Poche o nessuna le prospettive di miglioramento e chi è nato in questa città e le ha sempre voluto bene o chi, come me, ha raggiunto un compromesso con essa cercando di osservarne solamente gli aspetti positivi, alla fine si trova a dover ammettere che non è vita.
E allora, la gestione di un bar sui colli piacentini, in un paese di cui si può dire unicamente "nomen omen", sembra una alternativa plausibile. Come anche improvvisarsi distributori di vini. E ritorna di grande attualità il bar per ex galeotti nella città natia, che avrà tanti difetti, ma almeno c'è il mare e ci sono le mie radici.
E la fuga all'estero, per scappare da questo meccanismo perverso che ci imprigiona tutti e ci soffoca, assume i contorni dell'ancora di salvezza.
Ci sono treni che passano e opportunità da cogliere, solo che paiono non transitare mai sotto le mie finestre o forse non ho abbastanza coraggio o lungimiranza per vederli.
p.s. il mio desiderio di espatriare verso i paesi nordici potrebbe trmutarsi in una ossessione, se continuo a imbattermi in notizie come questa: in Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia hanno una parola apposita per il concetto "felice di lavorare" (via Internazionale).
28.1.08
Un finesettimana di insolita socialità mia e del Marito, notoriamente orsi.
Venerdì cena e chiacchere fino a notte fonda, 5 bottiglie di vino per 5 persone a tavola. Il vino buonissimo cosicchè al mattino, nonostante la piomba da sonno, la testa era insolitamente lucida.
Sabato, dopo aver disertato la palestra, prima lezione del secondo corso di fotografia con la massima di vita dell'insegnante: "la fotografia non è un hobby o si fa fotografia o non si fa". Una dormita e poi via verso il centro, per un giro per negozi di dischi e una cena indiana con due amici tortonesi.
Domenica, il mio primo incontro con i teletubbies, me li fa conoscere un cuginetto duenne bellissimo che li guarda mesmerizzato, mentre i maschi adulti della famiglia giocano con la macchinina a lui destinata.
Ed oggi si ricomincia, senza nemmeno aver avuto il tempo di rendersi conto di essere in vacanza.
Venerdì cena e chiacchere fino a notte fonda, 5 bottiglie di vino per 5 persone a tavola. Il vino buonissimo cosicchè al mattino, nonostante la piomba da sonno, la testa era insolitamente lucida.
Sabato, dopo aver disertato la palestra, prima lezione del secondo corso di fotografia con la massima di vita dell'insegnante: "la fotografia non è un hobby o si fa fotografia o non si fa". Una dormita e poi via verso il centro, per un giro per negozi di dischi e una cena indiana con due amici tortonesi.
Domenica, il mio primo incontro con i teletubbies, me li fa conoscere un cuginetto duenne bellissimo che li guarda mesmerizzato, mentre i maschi adulti della famiglia giocano con la macchinina a lui destinata.
Ed oggi si ricomincia, senza nemmeno aver avuto il tempo di rendersi conto di essere in vacanza.
25.1.08
Oggi è uno di quei giorni in cui sono preda della mia coscienza civica, quindi ho ritenuto opportuno farmi venire un travaso di bile, facendo una piccola rassegna stampa di cosa si dice sui media internazionali della crisi politica italiana.
Tutto è partito dall ascolto di una radio americana, link trovato da nonsisamai.
Di lì mi sono divertita(?) a spulciare giornali USA ed europei.
Negli USA, la notizia non si trova mai in prima pagina, ma è riportata nella sezione esteri. Spesso ci sono le foto delle agghiaccianti sceneggiate napoletane con il senatore svenuto o quelli che brindano con champagne.
In Francia, più comprensibilmente, la notizia è in prima pagina, subito sotto a quella del trader che ha fatto evaportare 5 milioni di euro dalla sera alla mattina.
I giornali tedeschi non possiedono una traduzione in altre lingue, quindi ho potuto guardare solo le foto e anche qui le immagini della sceneggiata napoletana sono ben presenti.
Abbastanza straniante è anche ascoltare la BBC in cui un composto speaker dal perfetto accento british in un minuto e mezzo riassume gli eventi della giornata di ieri, mentre in sottofondo si sente l'audio della seduta in Senato.
Di fare considerazioni di carattere politico non ho le capacità e nemmeno la forza, di proclamare il mio disgusto non vedo l'utilità.
Faccio parte di quella massa di italiani che i sondaggi riportano come sfiduciati dalla politica e con poca fede nelle istituzioni e mi domando che fare.
La voglia di fuggire all'estero è tanta e non solo per le vicende politiche italiane, forse però sarebbe più coraggioso restare e cercare di impegnarsi per cambiare veramente le cose. Il problema è da che lato cominciare.
Tutto è partito dall ascolto di una radio americana, link trovato da nonsisamai.
Di lì mi sono divertita(?) a spulciare giornali USA ed europei.
Negli USA, la notizia non si trova mai in prima pagina, ma è riportata nella sezione esteri. Spesso ci sono le foto delle agghiaccianti sceneggiate napoletane con il senatore svenuto o quelli che brindano con champagne.
In Francia, più comprensibilmente, la notizia è in prima pagina, subito sotto a quella del trader che ha fatto evaportare 5 milioni di euro dalla sera alla mattina.
I giornali tedeschi non possiedono una traduzione in altre lingue, quindi ho potuto guardare solo le foto e anche qui le immagini della sceneggiata napoletana sono ben presenti.
Abbastanza straniante è anche ascoltare la BBC in cui un composto speaker dal perfetto accento british in un minuto e mezzo riassume gli eventi della giornata di ieri, mentre in sottofondo si sente l'audio della seduta in Senato.
Di fare considerazioni di carattere politico non ho le capacità e nemmeno la forza, di proclamare il mio disgusto non vedo l'utilità.
Faccio parte di quella massa di italiani che i sondaggi riportano come sfiduciati dalla politica e con poca fede nelle istituzioni e mi domando che fare.
La voglia di fuggire all'estero è tanta e non solo per le vicende politiche italiane, forse però sarebbe più coraggioso restare e cercare di impegnarsi per cambiare veramente le cose. Il problema è da che lato cominciare.
Etichette:
fastidio e disgusto,
pessimismo
23.1.08
In queste notti le mie piccole frustrazioni vengono a farmi visita in forma onirica.
E così incontro persone che nel mondo al di là della barriera del buio, fanno milioni di cose in più rispetto alla vita reale e apertamente dico loro di invidiarli. E sotto sotto, già per quel che fanno od hanno fatto, un po' le invidio nella vita di tutti i giorni.
O ne incontro altre ed hanno gli occhi tristi ed io penso che è giusto che sia così, anche se nella vita reale non lo ammetterei nemmeno con me stessa.
E alla mattina mi risveglio un po' inquieta.
Qualla rinnovata energia derivante dal piccolo passetto interiore fatto non si sa dove nè quando, che mi accompagna di questi giorni, mi sembra un po' offuscata dagli scherzi che il mio subconscio mi gioca durante la notte.
Poi l'arrivo dal Giappone di un pacchetto ormai dato per disperso e qualche gadget portato a casa dal Marito, mi lasciano gioiosa ed eccitata come una bambina la vigilia di Natale.
Il che, in un attimo di lucidità, mi porta a pormi inquietanti interrogativi sulla mia salute mentale.
O ne incontro altre ed hanno gli occhi tristi ed io penso che è giusto che sia così, anche se nella vita reale non lo ammetterei nemmeno con me stessa.
E alla mattina mi risveglio un po' inquieta.
Qualla rinnovata energia derivante dal piccolo passetto interiore fatto non si sa dove nè quando, che mi accompagna di questi giorni, mi sembra un po' offuscata dagli scherzi che il mio subconscio mi gioca durante la notte.
Poi l'arrivo dal Giappone di un pacchetto ormai dato per disperso e qualche gadget portato a casa dal Marito, mi lasciano gioiosa ed eccitata come una bambina la vigilia di Natale.
Il che, in un attimo di lucidità, mi porta a pormi inquietanti interrogativi sulla mia salute mentale.
21.1.08
Ieri sera mentre tentavo di dare fuoco alla casa cuocendo la pizza in forno alla massima temperatura, ho avuto la sventurata idea di guardare il telegiornale.
La processione di politici e di gente comune a difesa della tolleranza e della libertà di espressione in relazione al "grave torto" di cui è stata vittima "Sua Santità", non ha fatto altro che aumentare il mio parossismo.
E così mentre mi agitavo per casa sventolando uno strofinaccio per cacciar fuori di finestra il fumo originatosi dalla pizza lanciavo invettive a destra e a manca. Che se una qualche divinità capricciosa mi avesse ascoltato, oggi l'Italia si ritroverebbe orfana di un paio di milioni di abitanti.
Mi rendo conto che un coro da stadio inneggiante alla morte di qualcuno, non è una buona argomentazione delle mie idee, pertanto, se avete voglia di provare un sano sdegno già di lunedì mattina, vi consiglio di leggere l'ottimo post di Lia che ricostruisce la faccenda in modo esemplare.
La processione di politici e di gente comune a difesa della tolleranza e della libertà di espressione in relazione al "grave torto" di cui è stata vittima "Sua Santità", non ha fatto altro che aumentare il mio parossismo.
E così mentre mi agitavo per casa sventolando uno strofinaccio per cacciar fuori di finestra il fumo originatosi dalla pizza lanciavo invettive a destra e a manca. Che se una qualche divinità capricciosa mi avesse ascoltato, oggi l'Italia si ritroverebbe orfana di un paio di milioni di abitanti.
Mi rendo conto che un coro da stadio inneggiante alla morte di qualcuno, non è una buona argomentazione delle mie idee, pertanto, se avete voglia di provare un sano sdegno già di lunedì mattina, vi consiglio di leggere l'ottimo post di Lia che ricostruisce la faccenda in modo esemplare.
18.1.08
Quando la mattina ti svegli credendo che sia sabato, per quante precauzioni tu possa prendere, non c'è nulla da fare: la giornata lavorativa ti sembrerà interminabile.
Lo sterminio della massa grassa in palestra ti sembrerà una prospettiva paradisiaca in confronto allo stazionamento coatto alla scrivania.
Lo sterminio della massa grassa in palestra ti sembrerà una prospettiva paradisiaca in confronto allo stazionamento coatto alla scrivania.
17.1.08
E' noto che nel mio dna ci sia una buona dose di anticlericalismo, ma non credo che questo influisca sul mio giudizio sulla vicenda Pap@ alla Sapienz@.
Questo Pap@ è un esempio vivente di intolleranza e di oscurantismo, che senso aveva invitarlo all'inaugurazione dell'anno accademico?
In veste di capo spirituale? Ma cosa c'entra la spiritualità di ciascuno, quando si parla di conoscenza e di sapere?
Un altro conto sarebbe stato invitarlo alla inaugurazione di un corso di teologia.
Oggi a pranzo ho avuto la sfortuna di seguire un paio di tg che riferivano dell'inaugurazione e riportavano i commenti "rammaricati" di tutti i convenuti per "l'occasione mancata" nonchè le manifestazioni di sdegno degli studenti cattolici che hanno assistito alla cerimonia imbavagliati per sottolineare l'intolleranza di cui è stato vittima R@tzinger.
Ma alla fine qualcuno ha vietato al Pap@ di presenziare all'evento? E' lui che ha rinunciato per "questioni di sicurezza". Ma la sicurezza era garantita come da dichiarazioni dello stesso Amato.
Se in nome della tolleranza il Pap@ avrebbe dovuto parlare, perchè chi ha manifestato il suo disappunto per l'invito al pontefice è stato subito un intollerante? Non era in diritto anche lui di esprimere la sua opinione?
Mi ha detto A. che ieri davanti al suo ufficio i ciel lini volantinavano gridando allo scandalo, in quest'ottica ho trovato consolante che stammatina davanti al mio ufficio ci fossero solo i ragazzi di lott@ comunist@, non so se di primo mattino avrei avuto la forza di ingoiarmi un ciellino vestito e con le scarpe.
Questo Pap@ è un esempio vivente di intolleranza e di oscurantismo, che senso aveva invitarlo all'inaugurazione dell'anno accademico?
In veste di capo spirituale? Ma cosa c'entra la spiritualità di ciascuno, quando si parla di conoscenza e di sapere?
Un altro conto sarebbe stato invitarlo alla inaugurazione di un corso di teologia.
Oggi a pranzo ho avuto la sfortuna di seguire un paio di tg che riferivano dell'inaugurazione e riportavano i commenti "rammaricati" di tutti i convenuti per "l'occasione mancata" nonchè le manifestazioni di sdegno degli studenti cattolici che hanno assistito alla cerimonia imbavagliati per sottolineare l'intolleranza di cui è stato vittima R@tzinger.
Ma alla fine qualcuno ha vietato al Pap@ di presenziare all'evento? E' lui che ha rinunciato per "questioni di sicurezza". Ma la sicurezza era garantita come da dichiarazioni dello stesso Amato.
Se in nome della tolleranza il Pap@ avrebbe dovuto parlare, perchè chi ha manifestato il suo disappunto per l'invito al pontefice è stato subito un intollerante? Non era in diritto anche lui di esprimere la sua opinione?
Mi ha detto A. che ieri davanti al suo ufficio i ciel lini volantinavano gridando allo scandalo, in quest'ottica ho trovato consolante che stammatina davanti al mio ufficio ci fossero solo i ragazzi di lott@ comunist@, non so se di primo mattino avrei avuto la forza di ingoiarmi un ciellino vestito e con le scarpe.
14.1.08
Sabato le vicine gentili sono passate a portarmi un regaluccio natalizio postumo.
Poco ci è mancato che il Marito, scambiandole per venditrici della folletto, non le facesse entrare.
Ho pensato fosse carino invitarle domenica pomeriggio per berci un the.
Mentre le invitavo e pensavo a quale dolcetto preparare in accompagnamento al the alla liquerizia, mi sentivo una novella Bree Van der Kamp.
Apparecchiando la tavola il set di mug scombinati dava i primi segnali della mia inadeguatezza al ruolo di casalinga modello.
Guardando i muffins crescere al caldo del forno però mi sentivo parzialmente riscattata dalla mancanza di fini porcellane. Questo fino a quando il Marito mi domandava:
"Ma quanta candeggina hai usato per pulire la cucina? C'è una puzza!"
Mai muffins lievitarono meglio, sappiate però che eccedere nelle dosi di ammoniaca per dolci, vi porterà sì ad una splendida lievitazione, ma farà sì che i vostri dolci sembrino bagnati con la candeggina.
Ho pensato fosse carino invitarle domenica pomeriggio per berci un the.
Mentre le invitavo e pensavo a quale dolcetto preparare in accompagnamento al the alla liquerizia, mi sentivo una novella Bree Van der Kamp.
Apparecchiando la tavola il set di mug scombinati dava i primi segnali della mia inadeguatezza al ruolo di casalinga modello.
Guardando i muffins crescere al caldo del forno però mi sentivo parzialmente riscattata dalla mancanza di fini porcellane. Questo fino a quando il Marito mi domandava:
"Ma quanta candeggina hai usato per pulire la cucina? C'è una puzza!"
Mai muffins lievitarono meglio, sappiate però che eccedere nelle dosi di ammoniaca per dolci, vi porterà sì ad una splendida lievitazione, ma farà sì che i vostri dolci sembrino bagnati con la candeggina.
11.1.08
Guardando gli annunci di lavoro in questi anni mi sono sentita a lungo una irrimediabile sfigata.
Volevano master in business administration da 50000 euro o neolaureati con 10 anni di esperienza.
Un giorno cercavano solo esperti SAP, quello successivo solo programmatori COBOL.
Il Java è il linguaggio 2.0 per eccellenza: è l'Italia ad essere poco 2.0.
Il mio profilo sembrava corrispondere solo agli annunci di ditte che volevano consulenti da piazzare dal cliente per cui sto lavorando da 7 anni e che, per inciso, non assumono persone che già stanno lavorando lì.
E la risposta invece era di una semplicità imbarazzante: bastava guardare gli annunci di lavoro all'estero. In Svezia Norvegia e Finlandia cercano persone con esattamente il mio curriculum.
L'ultimo che mi è passato per le mani prevede come sede di lavoro Lillehammer.
Sì, potrebbe esserci qualche problemino di adattamento alla situazione climatica e metereologica, però nel finesettimana si possono mettere alla prova i menischi sulle piste da sci.
Che faccio, mando il CV?
Volevano master in business administration da 50000 euro o neolaureati con 10 anni di esperienza.
Un giorno cercavano solo esperti SAP, quello successivo solo programmatori COBOL.
Il Java è il linguaggio 2.0 per eccellenza: è l'Italia ad essere poco 2.0.
Il mio profilo sembrava corrispondere solo agli annunci di ditte che volevano consulenti da piazzare dal cliente per cui sto lavorando da 7 anni e che, per inciso, non assumono persone che già stanno lavorando lì.
E la risposta invece era di una semplicità imbarazzante: bastava guardare gli annunci di lavoro all'estero. In Svezia Norvegia e Finlandia cercano persone con esattamente il mio curriculum.
L'ultimo che mi è passato per le mani prevede come sede di lavoro Lillehammer.
Sì, potrebbe esserci qualche problemino di adattamento alla situazione climatica e metereologica, però nel finesettimana si possono mettere alla prova i menischi sulle piste da sci.
Che faccio, mando il CV?
10.1.08
Tempo che passa.
C'era una volta ETDC. Col passare degli anni ETDC ha dismesso anelli d'argento e guinzaglione portachiavi, pantaloni con tascone e berretti rasta, ha smesso di dire cazzate a raffica e cose imbarazzanti in situazioni inappropriate e siccome tutto sommato ETDC è un ragazzo intelligente ha fatto carriera.
ETDC, sebbene non sia un adone, ha sempre avuto ragazze bellissime e alla fine pare pure ne abbia trovata una disposta a dividere con lui gioie e dolori, salute e malattie finchè morte o divorzio non li separi.
ETDC dopo 10 anni di onorato servizio nell'azienda dove sono impiegata di serie B (leggasi consulente) ha salutato tutti e imboccato una strada lastricata d'oro che lo condurrà verso nuovi orizzonti.
Ieri passando a salutarlo nell'ufficio in cui si stava svolgendo il classico "party di addio", al giro dei saluti mi ha abbracciato e mi ha regalato uno dei suoi sorrisi sornioni di un tempo.
Poi ha scartato scartato il regalo di addio ed ha preso possesso del suo portachiavi e della sua penna Mont Blanc, lì ho capito che stiamo invecchiando.
C'era una volta ETDC. Col passare degli anni ETDC ha dismesso anelli d'argento e guinzaglione portachiavi, pantaloni con tascone e berretti rasta, ha smesso di dire cazzate a raffica e cose imbarazzanti in situazioni inappropriate e siccome tutto sommato ETDC è un ragazzo intelligente ha fatto carriera.
ETDC, sebbene non sia un adone, ha sempre avuto ragazze bellissime e alla fine pare pure ne abbia trovata una disposta a dividere con lui gioie e dolori, salute e malattie finchè morte o divorzio non li separi.
ETDC dopo 10 anni di onorato servizio nell'azienda dove sono impiegata di serie B (leggasi consulente) ha salutato tutti e imboccato una strada lastricata d'oro che lo condurrà verso nuovi orizzonti.
Ieri passando a salutarlo nell'ufficio in cui si stava svolgendo il classico "party di addio", al giro dei saluti mi ha abbracciato e mi ha regalato uno dei suoi sorrisi sornioni di un tempo.
Poi ha scartato scartato il regalo di addio ed ha preso possesso del suo portachiavi e della sua penna Mont Blanc, lì ho capito che stiamo invecchiando.
9.1.08
Me l'ero presa con Negroponte, forse avrei dovuto avercela con la Intel, di certo, da buona Cassandra, non ero andata molto lontana dalla verità.
Il progetto "One laptop per child" il cui scopo era quello di diffondere la cultura informatica fra i bambini dei paesi in via di sviluppo fornendo laptop a basso costo ed alta resistenza, si sta arenando.
Per finanziare il progetto infatti Negroponte si è avvalso di aiuti di aziende private, fra cui la Intel.
Pare che una volta divenute chiare le dimensioni della fetta di mercato "paesi in via di sviluppo", il colosso abbia deciso di intromettersi, andando ad offrire un laptop altrettanto economico di cui però possiede il brevetto e della vendita del quale avrebbero beneficiato solo le sue tasche.
Che sia stata Intel a sfanculare Negroponte per sue presunte intromissioni sulla politica di vendite dell'azienda o se Negroponte abbia rifiutato i soldi di Intel perchè questa gli stava facendo concorrenza sleale, poco importa. Tutto si riduce ad una questione di soldi gabellata per una questione di beneficenza.
Qui la notizia riportata da repubblica e qui riportata dal punto informatico.
Infine qui un commento che mi ha fatto ridere e che riporto in parte: "Assuming you buy into Negroponte's premise of supplying the world's poor with computers, then who really cares if the children use a computer spawned of monetary self-interest or (supposedly) altruistic motivations -- just as long as the kids can play Doom on something?"
Il progetto "One laptop per child" il cui scopo era quello di diffondere la cultura informatica fra i bambini dei paesi in via di sviluppo fornendo laptop a basso costo ed alta resistenza, si sta arenando.
Per finanziare il progetto infatti Negroponte si è avvalso di aiuti di aziende private, fra cui la Intel.
Pare che una volta divenute chiare le dimensioni della fetta di mercato "paesi in via di sviluppo", il colosso abbia deciso di intromettersi, andando ad offrire un laptop altrettanto economico di cui però possiede il brevetto e della vendita del quale avrebbero beneficiato solo le sue tasche.
Che sia stata Intel a sfanculare Negroponte per sue presunte intromissioni sulla politica di vendite dell'azienda o se Negroponte abbia rifiutato i soldi di Intel perchè questa gli stava facendo concorrenza sleale, poco importa. Tutto si riduce ad una questione di soldi gabellata per una questione di beneficenza.
Qui la notizia riportata da repubblica e qui riportata dal punto informatico.
Infine qui un commento che mi ha fatto ridere e che riporto in parte: "Assuming you buy into Negroponte's premise of supplying the world's poor with computers, then who really cares if the children use a computer spawned of monetary self-interest or (supposedly) altruistic motivations -- just as long as the kids can play Doom on something?"
La composizione della borsa della palestra non è materia semplice.
Il primo giorno ad esempio ho dimenticato l'asciugamano da poggiare sugli attrezzi e visto il grado di sudorazione degli altri avventori, non è stata cosa saggia.
Ieri ho ricordato l'asciugamano, la borsina per gli effetti personali e l'ipod, peccato che dopo i primi 3 minuti di cyclette la batteria di quest'ultimo si sia esaurita costringendomi ad ascoltare la radio della palestra.
Conto per venerdì di riuscire a trovare la giusta configurazione.
I frequentatori della palestra sono un popolo variopinto e ciò mi consente di vivere nella mia anonimità e orsaggine senza essere costretta a socializzare, almeno fino a quando non mi metterò a frequentare qualche corso. Per quello però devo aspettare di aver recuperato un po' di fiato, visto l'imbarazzante risultato della spirometria di ieri a causa del quale il medico mi ha consigliato di limitarmi nella pratica dello spinning che va bene che sono brachicardica, ma potrei diventare cianotica per mancanza di ossigeno.
Il primo giorno ad esempio ho dimenticato l'asciugamano da poggiare sugli attrezzi e visto il grado di sudorazione degli altri avventori, non è stata cosa saggia.
Ieri ho ricordato l'asciugamano, la borsina per gli effetti personali e l'ipod, peccato che dopo i primi 3 minuti di cyclette la batteria di quest'ultimo si sia esaurita costringendomi ad ascoltare la radio della palestra.
Conto per venerdì di riuscire a trovare la giusta configurazione.
I frequentatori della palestra sono un popolo variopinto e ciò mi consente di vivere nella mia anonimità e orsaggine senza essere costretta a socializzare, almeno fino a quando non mi metterò a frequentare qualche corso. Per quello però devo aspettare di aver recuperato un po' di fiato, visto l'imbarazzante risultato della spirometria di ieri a causa del quale il medico mi ha consigliato di limitarmi nella pratica dello spinning che va bene che sono brachicardica, ma potrei diventare cianotica per mancanza di ossigeno.
7.1.08
Niente bilanci sull'anno passato nè buoni propositi per l'anno futuro, si prosegue a casaccio nella speranza che alla prossima svolta una sorpresa ci stupisca.
E stasera, si comincia ad andare in palestra, per non buttare via l'abbonamento che sconsideratamente si è sottoscritto fra Natale e Capodanno, in piena crisi di rimorso per i troppi dolciumi ingeriti.
Che il cielo mi assita.
E stasera, si comincia ad andare in palestra, per non buttare via l'abbonamento che sconsideratamente si è sottoscritto fra Natale e Capodanno, in piena crisi di rimorso per i troppi dolciumi ingeriti.
Che il cielo mi assita.
Etichette:
buoni propositi,
everyday life,
prova costume
Roma parte IV: la città
Una città così bella non l'ho mai vista, così grande e così bella in ogni sua parte. Così maestosa, così eterna.
Le zone del culto, città del Vaticano da San Pietro fino a Castel Sant'Angelo, via della conciliazione. San Giovanni in Laterano.
Le zone della storia, il Colosseo i fori imperiali il Circo Massimo
Le vie della moda via del corso, via condotti piazza di Spagna.
La terrazza sul Pincio, piazza del popolo, le propaggini di villa Borghese.
Piazza Barberini e la fontana di Trevi.
Montecitorio, piazza Colonna.
Il quartiere intorno alla fermata Cavour della metro, le vie strette, i ristoranti etnici.
Piazza Navona e le bancarelle della Befana, Campo dei fiori.
Trastevere.
Il Tevere.
E tutto quel verde, tutti quei parchi.
Le parole non bastano a descrivere la meraviglia e l'atmosfera che ogni singola pietra emana.
Nella mia personalissima classifica delle città in cui mi piacerebbe vivere, però Roma non ha conquistato un posto in classifica. Del resto neanche Parigi l'aveva fatto la prima volta che l'avevo visitata, diamole tempo.
Roma parte V: i negozi
Vivendo nella grande pera, capitale della moda, che i negozi di abbigliamento riuscissero a sorpendermi era improbabile ed infatti non ho visto nulla di particolarmente nuovo o originale o conveniente.
Le meraviglie di risparmio che la mia collega G. romana mi decanta, non le ho potute apprezzare, del resto non avevo quadri da incorniciare o occhiali a cui cambiare le lenti. In compenso a Roma c'è Castroni. Il Negozio di alimentari etnici e non. Più piccolo e raccolto di Peck, con una atmosfera meno fighetta, ma più calda, senza i commessi che ti scrutano con aria schifata, con tanta gente che curiosa e che compra.
Scaffalate di diversi tipi di the e caffè , marmellate, farine, salsine e tutto ciò che ti può venire in mente, soprattutto dopo aver letto qualche food blog o rivista di cucina di troppo.
Una città così bella non l'ho mai vista, così grande e così bella in ogni sua parte. Così maestosa, così eterna.
Le zone del culto, città del Vaticano da San Pietro fino a Castel Sant'Angelo, via della conciliazione. San Giovanni in Laterano.
Le zone della storia, il Colosseo i fori imperiali il Circo Massimo
Le vie della moda via del corso, via condotti piazza di Spagna.
La terrazza sul Pincio, piazza del popolo, le propaggini di villa Borghese.
Piazza Barberini e la fontana di Trevi.
Montecitorio, piazza Colonna.
Il quartiere intorno alla fermata Cavour della metro, le vie strette, i ristoranti etnici.
Piazza Navona e le bancarelle della Befana, Campo dei fiori.
Trastevere.
Il Tevere.
E tutto quel verde, tutti quei parchi.
Le parole non bastano a descrivere la meraviglia e l'atmosfera che ogni singola pietra emana.
Nella mia personalissima classifica delle città in cui mi piacerebbe vivere, però Roma non ha conquistato un posto in classifica. Del resto neanche Parigi l'aveva fatto la prima volta che l'avevo visitata, diamole tempo.
Roma parte V: i negozi
Vivendo nella grande pera, capitale della moda, che i negozi di abbigliamento riuscissero a sorpendermi era improbabile ed infatti non ho visto nulla di particolarmente nuovo o originale o conveniente.
Le meraviglie di risparmio che la mia collega G. romana mi decanta, non le ho potute apprezzare, del resto non avevo quadri da incorniciare o occhiali a cui cambiare le lenti. In compenso a Roma c'è Castroni. Il Negozio di alimentari etnici e non. Più piccolo e raccolto di Peck, con una atmosfera meno fighetta, ma più calda, senza i commessi che ti scrutano con aria schifata, con tanta gente che curiosa e che compra.
Scaffalate di diversi tipi di the e caffè , marmellate, farine, salsine e tutto ciò che ti può venire in mente, soprattutto dopo aver letto qualche food blog o rivista di cucina di troppo.
6.1.08
Roma parte II : i romani
Credo che il Marito fosse alquanto preoccupato delle mie possibili reazioni nell'interazione con la popolazione locale. Conoscendo il mio innato isterismo, accresciuto se possibile da otto anni di vita nella città delle gente in affanno, probabilmente temeva che la flemma romana mi mandasse in crisi. Io, per contro, ero preoccupata di trovarmi in un posto in cui tutti avessero la cadenza della macchietta cinematografica romana.
Potrei dire che le cose invece sono andate oltre le più rosee aspettative e che il modo di fare romano mi mette allegria, non fosse che potrei essere smentita dagli innumerevoli testimoni della mia crisi isterica sulle scale della metro. Rei dell'aver suscitato le mie ire l'autista Atac che alla mia richiesta di aiuto sulla linea da prendere alzando le spalle ci aveva risposto "non so, se va alla fermata ci sono le tabelle" e il carabiniere di guardia a San Pietro che alla mia domanda "è questa la fila per entrare in chiesa?" mi aveva risposto "certo", salvo poi scoprire una volta passato il controllo che mi aveva spedito nella fila per l'udienza papale.
Roma parte III: i mezzi pubblici
Non pervenuti. L'unica città al mondo in cui le notte di Capodanno il servizio di trasporto è ridotto invece che essere potenziato.
Credo che il Marito fosse alquanto preoccupato delle mie possibili reazioni nell'interazione con la popolazione locale. Conoscendo il mio innato isterismo, accresciuto se possibile da otto anni di vita nella città delle gente in affanno, probabilmente temeva che la flemma romana mi mandasse in crisi. Io, per contro, ero preoccupata di trovarmi in un posto in cui tutti avessero la cadenza della macchietta cinematografica romana.
Potrei dire che le cose invece sono andate oltre le più rosee aspettative e che il modo di fare romano mi mette allegria, non fosse che potrei essere smentita dagli innumerevoli testimoni della mia crisi isterica sulle scale della metro. Rei dell'aver suscitato le mie ire l'autista Atac che alla mia richiesta di aiuto sulla linea da prendere alzando le spalle ci aveva risposto "non so, se va alla fermata ci sono le tabelle" e il carabiniere di guardia a San Pietro che alla mia domanda "è questa la fila per entrare in chiesa?" mi aveva risposto "certo", salvo poi scoprire una volta passato il controllo che mi aveva spedito nella fila per l'udienza papale.
Roma parte III: i mezzi pubblici
Non pervenuti. L'unica città al mondo in cui le notte di Capodanno il servizio di trasporto è ridotto invece che essere potenziato.
4.1.08
Ed eccomi strategicamente ancora in ferie a godermi dal calduccio di casa mia la neve trovata ieri sera al mio rientro da Roma. Il Marito è a provare e il pc è in mio possesso, speravate mica che non vi facessi il resoconto delle vacanze, vero?
Roma parte I: il B&B
Le premesse sono note, a dieci giorni dalla partenza il B&B in cui avevamo prenotato ci fa sapere che il condominio in cui ha sede la struttura gli ha fatto causa e si vede quindi costretto a sospendere l'attività. Ci propone in alternativa un'altra struttura di cui però su internet non si trovano tracce.
Arriviamo a Roma con i cornetti antisfiga in valigia, io già mi vedo a "Mi manda rai tre " a denunciare l'ennesima truffa ai danni del viaggiatore, "turista fai da te ahi ahi ahi".
Il secondo B&B esiste ed è pulito: di più i conetti non hanno potuto. E' lontano dalla metro, il cesso è privato, ma non è in camera e soprattutto il proprietario è un simpatico cazzone, affittacamera abusivo, che in casa oltre agli ospiti paganti dà alloggio ad una torma di amici alquanto rumorosi. La nostra stanza è confinante con quella del proprietario in cui la comune hippie festeggia il nuovo anno, solo la levataccia e la stanchezza del viaggio ci permettono il giusto riposo.
Ma la vera chicca è la colazione per la quale il proprietario si affida al bar nel palazzo di fronte. Pronunciando le fatidiche parole "stiamo a casa di E." il barista ammica e ci allunga cappuccio e brioche.
Roma parte I: il B&B
Le premesse sono note, a dieci giorni dalla partenza il B&B in cui avevamo prenotato ci fa sapere che il condominio in cui ha sede la struttura gli ha fatto causa e si vede quindi costretto a sospendere l'attività. Ci propone in alternativa un'altra struttura di cui però su internet non si trovano tracce.
Arriviamo a Roma con i cornetti antisfiga in valigia, io già mi vedo a "Mi manda rai tre " a denunciare l'ennesima truffa ai danni del viaggiatore, "turista fai da te ahi ahi ahi".
Il secondo B&B esiste ed è pulito: di più i conetti non hanno potuto. E' lontano dalla metro, il cesso è privato, ma non è in camera e soprattutto il proprietario è un simpatico cazzone, affittacamera abusivo, che in casa oltre agli ospiti paganti dà alloggio ad una torma di amici alquanto rumorosi. La nostra stanza è confinante con quella del proprietario in cui la comune hippie festeggia il nuovo anno, solo la levataccia e la stanchezza del viaggio ci permettono il giusto riposo.
Ma la vera chicca è la colazione per la quale il proprietario si affida al bar nel palazzo di fronte. Pronunciando le fatidiche parole "stiamo a casa di E." il barista ammica e ci allunga cappuccio e brioche.
Iscriviti a:
Post (Atom)