6.5.08

1/2 sentiero degli alpini
Che avrei affondato i piedi nella neve non l'avrei mai detto tantomeno avrei creduto che pur indossando maniche corte avrei sudato come se scaricassi cassette di frutta al mercato.
Invece il sentiero degli alpini si è rivelato una piacevole sorpresa, sia per la neve, sia per i bellissimi paesaggi, sia per i crocus intrepidi che fiorivano ai piedi degli alberi nel bosco.
Il rifugio Allavena (1580 m) è proprio sul passo della Melosa, che si raggiunge per una strada tutta tornanti che parte da Molini di Triora. Dal rifugio partono diversi itinerari, tra cui il sentiero degli alpini e la salita al rifugio Monte Grai.
Il gestore è un tipo simpatico e preparato che dispensa informazioni precise sulle gite nei paraggi. Oltre a lui nel rifugio lavorano la moglie sudamericana in dolce attesa, una ragazza toscana ed una ragazza slava che fa fatica ad esprimersi e a comprendere, ma in compenso sorride sempre. Il rifugio è comodo e pulito e per fortuna, visto quel che si fanno pagare la mezza pensione dai non soci CAI (38 €). Il cibo è buono ed abbondante, così se si aveva qualche speranza di perdere degli etti con la camminata, il dessert castagne bollite ricoperte di cioccolato vi farà ricredere immediatamente.
Dal rifugio all'attacco del sentiero degli alpini ci sono 20 minuti buoni di cammino su strada sterrata, noi li affrontiamo a piedi da orgoglioni, constatando poi in seguito che tutti gli altri hanno preferito abbandonare la macchina alla fontana italo risparmiando tempo ed energie.
Il sentiero è impressionante ed offre vedute sui monti verdi e sul mare in lontananza, peccato per la foschia che appanna lievemente i colori. Ci sono tratti in cui è letteralmente scolpito nella roccia , in cui si intravedono resti di parapetti in muratura. Non ci sono fortificazioni, per cui viene spontaneo domandarsi come mai tanta fatica per arrangiare un sentiero a prova di mulo.
Il tratto più faticoso è la risalita al colle dell'Incisa (1684 m), dove con 16 tornanti si recupera velocemente tutto il dislivello perso nei primi tratti in discesa.
In vetta al colle si può decidere se accerchiare il monte Torraggio con attraversamento di un piccolo tratto franato o intraprendere la via del ritorno accerchiando il Monte Pietravecchia.
Nell'indecisione fra frana e 40 cm di neve abbiamo optato per la seconda soluzione, considerando anche la necessità di non pedere troppo tempo e di partire verso casa prima che il bollino traffico diventi rosso lampeggiante.
Il giro è faticoso ma bello. Per pranzo decidiamo di risalire al rifugio grai che è a soli 10 minuti dalla fine del nostro giro. Di lì ci accorgiamo che dietro al passo della Melosa c'è un grosso lago blu artificiale che il giorno prima non avevamo visto.
Purtroppo al nostro arrivo in autostrada il traffico è ormai impazzito e ci becchiamo 30 Km di coda, nonostante tutto però ne valeva la pena.

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