26.2.08

La fascinazione del tango l'ho sempre percepita con chiarezza, anche se della danza in sè poco conosco e poco avevo visto, almeno fino a sabato sera.
Che ci sono amici che lo ballano e frequentano riunioni di tanghisti (tangueros?) e capita alle volte di passare a salutarli mentre sono impegnati a volteggiare su e giù in un corridoio di 1,5 m per 3 insieme ad altri appassionati. Ma non è che vedere il tango messo in pratica in tali condizioni ti apra orizzonti lontani, piuttosto ti domandi come facciano a non pestarsi i piedi.
Sabato invece davanti ad una compagnia di professionisti in carne ed ossa non ho potuto fare a meno di restare a bocca a aperta e domandarmi che ne facessero costoro delle leggi della fisica e delle leggi della fiosiologia. Ossia come potessero librarsi in aria con tale leggerezza donne che di certo non definiresti in sovrappeso, ma sicuramente dotate di forme sinuose paragonate alle emaciatissime ballerine classiche. Ed anche come facessero alcuni uomini a saltare e muovere così rapidamente le gambe senza che i legamenti crociati rendessero l'anima al creatore.
Di pari passo all'allungarsi verso terra della mia mandibola di fronte a ciò che avevo di fronte, cresceva l'eccitazione del gruppo di tangueros seduti a centro sala che poco ci mancava che facessero la ola dopo ogni pezzo.
Emblematico anche il commento di un altro neofita, che dopo aver visto il pezzo solista dei due primi ballerini, avvolti in intrecci sempre più arditi a rappresentare la passione che li travolge, sul fermo immagine in cui lui, con mano sapiente le slaccia con un sol gesto il vestito che cade al suolo proprio mentre le luci si stanno spegnendo, se ne esce nel silenzio rapito della sala con un "e la mdaonna", non si sa se riferito alla performance della coppia o alla nudità della protagonista.

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