31.5.04

Considerazioni sulla vita in montagna e sul triste rientro in citta'.
Ovvero perche' stavo tanto bene dov'ero e non avrei voluto tornare indietro.
La vacanza e' stata un toccasana per il corpo (anche se i miei piedi al momento dissentono) e per lo spirito. Quando fai un trekking ti alzi la mattina, fai colazione e sai che quel giorno il tuo scopo sara' andare dal punto A al punto B e goderti il paesaggio. Sai che quando arriverai a destinazione troverai delle persone che hanno fatto il tuo stesso percorso, che condividono con te una passione, quella per la montagna, con cui potrai fare quattro chiacchere e condividere la cena. Puoi lasciare lo zaino incustodito al rifugio e sai che nessuno ti freghera' nulla ( a onor del vero va detto che (1) ci vuol del pelo sullo stomaco per infilare le mani in uno zaino da trekking pieno di roba puzzolente, (2) chi e' quel pazzo che appesantirebbe ancor di piu' il suo carico sulle spalle rubandoti qualcosa). Sai che se una persona ti invita a vedere il tramonto il motivo e' solo che vuol vedere il tramonto e non ha doppi fini. I rapporti umani sono facili, gli scopi sono chiari. Il neurone puo' sonnecchiare in background. Puoi dimenticarti di chi ti ha ferito, puoi dimenticarti delle responsabilita' che ti aspettano, puoi dimenticarti di tutto. Puoi apprezzare un piatto di spaghetti al burro senza formaggio e una doccia gelida che quando hai finito di farla hai mani e piedi blu. Puoi dimenticarti anche che il mondo sta andando a rotoli se per caso questo ti turbava (che di solito e' la prima cosa di cui ci si dimentica anche nella vita di tuti i giorni).
Quando torni poi cemento asfalto e nuvole ti fanno risvegliare in un mondo grigio e triste, per fortuna almeno e' arrivato il biglietto per il concerto dei Pixies.

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