17.12.04

La prima cosa che mi viene in mente a sentire parlare di regola aurea è quanto studiato al liceo durante le lezioni di storia dell'arte. Oggi da una rapida ricerca su google scopro che vi sono anche regole auree in economia, per la perdita del peso, per evitare la cellulite, per calcolare qual'è il tasso di interesse che una persona ha nei nostri confronti.
In realtà l'altra sera si parlava di etica ovvero della massima "fai al prossimo tuo ciò che vorresti fosse fatto a te" e tutte le sue possibili declinazioni.
Qualcuno voleva essere trattato come una persona, qualcuno con sentimento, qualcuno senza pregiudizio. Io come requisito minimo di sistema domandavo "essere lasciata stare" , ma si sa che in questi giorni non brillo per buon umore e socievolezza.
Qualcuno saggiamente suggeriva di trattare tutti con rispetto che non è detto che le necessità di tutti siano le medesime o che in ciascuno di noi non alloggi un po' di masochismo. Come volevasi dimostrare infatti qualcuno domandava di essere trattato con sincerità e qualcuno saltava su dicendo "Sincerità? Io no non voglio essere trattato con sincerità!!! Cioé se sono ingrassato non voglio che mi dicano che sono ingrassato."
Non so se applicando la regola aurea nel mondo ci sarebbe più felicità o quanto meno più serenità.
E' un po' come la questione della leggibilità del codice: se c'è chi trova leggibili gli if di una sola riga racchiusi fra parentesi graffe, chi abolirebbe le graffe per questione di salvaguardia della specie dei programmatori, chi apre la graffa sulla stessa riga dell'if e chi la mette nella riga sotto in corrispondenza della f dell'if, come si fa a decidere qual'è un codice leggibile?
Se io voglio essere lasciata stare e qualcun altro vuole essere trattato con sentimento? Non ci potrà mai essere interazione gratificante fra di noi.

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