3.11.05

Parlare di sogni non aiuta a sognare bene. Non si può dire che la mia sia evidenza sperimentale dal momento che l'esperimento non è stato ripetuto, ma ieri dopo aver chiaccherato di quali sogni facciamo, se ne abbiamo di ricorrenti, se ricordiamo più facilmente sogni o incubi ho passato una delle peggiori notti delle ultime settimane.
Il mio sogno ricorrente principe, quello che ho sempre fatto anche se non con frequenza regolare è quello di non riuscire a telefonare. Di avere un disperato bisogno di comunicare in fretta con qualcuno e di continuare a sbagliare a digitare le cifre sulla tastiera del telefono. Il sogno in questione è una camera fissa puntata sul telefono, un tempo era il telefono a gettoni della sip, poi è diventato quello con la scheda o quello di casa con i tasti. Non si vede null'altro che il telefono e il mio dito che si ostina a comporre il numero sbagliato.
Poi c'è un tema ricorrente, l'essere inseguita da qualcuno che vuole uccidermi. I sogni di questo genere sono molto variegati nelle situazioni, sembrano film d'azione o thriller. Non so mai perché qualcuno mi vuole fare fuori, né tantomeno chi sia a volermi uccidere, ma so di essere inseguita e scappo. Non capita quasi mai che io giunga alla fine del sogno, in genere mi sveglio prima, mentre sono ancora in fuga. Una volta mi sono trovata faccia a faccia col mio assassino e prima di svegliarmi ho visto il bagliore del coltellaccio con cui intendeva terminarmi. Qualunque sia lo stadio del sogno in cui mi risveglio comunque la sensazione resta quella che è solo questione di tempo prima che riescano a raggiungermi.
Di ripetere sogni piacevoli non mi è mai successo, se non in casi rarissimi. All'epoca di Simon Le Bon e dei Duran Duran ho fatto qualche sogno a puntate, a distanza di settimane. Tipo che andavo al concerto dei Duran, li conoscevo e andavamo a cena fuori. Poi qualche tempo dopo ho sognato che i Duran ritornavano in Italia a Genova e mi facevano un' improvvisata a casa. Ci sedevamo tutti attorno al tavolo di cucina a prenderci un the. E poi ancora a distanza di mesi di andare in un posto che non esiste nella realtà o che comunque io non ho mai visto da sveglia e di ricordarmi di esserci già stata in compagnia di Simon Le Bon.
Ieri notte più prosaicamente sognavo di ricordarmi improvvisamente di aver dimenticato di portare Baby dal meccanico il giorno convenuto, che poi era questa mattina. Fortunatamente nella vita reale Baby ha raggiunto la destinazione nei tempi stabiliti e domani sarà pronta a riprendere l'attività dopo giorni chiusa in garage.

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