6.2.06

Sabato.
L'arrivo era previsto per le 11, l'inizio dei lavori per le 11.30. Alle 11.40 timbravo il biglietto all'ingresso della metro per arrivare alla fiera nuova di Rho Pero. Nelle indicazioni era scritto che una volta scesi dalla metro saremmo passati sotto la vela di Fuskas, dopo 5 minuti che camminavamo lungo un interminabile passerella fra i padiglioni ho domandato ad A. "ma secondo te la vela qual'è?". Abbiamo alzato gli occhi ed abbiamo capito che la copertura in vetro con la forma pseudo aerodinamica sopra le nostre teste era probabilmente il "capolavoro dell'architettura moderna" come l'aveva definita la segretaria che evidentemente non era mai stata al Guggenheim Bilbao.
Alle 12.00 finalmente eravamo al centro congressi e ci compiacevamo di non esserci perse nulla, visto che riuscivamo a strappare un ultimo succo di frutta e una briochina dal buffet che i camerieri stavano sbaraccando.
Alle 12.30 iniziava la convention. Il business manager junior cabarettista a tempo perso, presentava i vari personaggi dell'intellighenzia aziendale. Per quanto fossero idiote le sue battute c'è da dire che ha avuto un certo coraggio nel prendere in giro i grandi capi, non è escluso che adesso gli tocchi fare il cabarettista a tempo pieno.
Il pranzo era a buffet e non c'erano tavoli a cui sedersi. Il cibo non era malvagio, ma per farsi largo fino ai vassoi bisognava avere una certa pratica di happy hour milanesi e piazzare i gomiti fra le costole del vicino per aprirsi un varco. Inoltre la cameriera era una donna, il che pregiudicava la tattica occhione da cerbiatto o da triglia che in generale spinge i camerieri a servire prima le fanciulle.
Dopo il pranzo era previsto il cabarettista dello zelig, ma avendone avuto abbastanza del presentatore e non volendoci fumare il sabato pomeriggio per intero, abbiamo preso la porta e ce ne siamo andate, eravamo in buona compagnia.
Una volta a casa, smessi gli abiti da pranzo aziendale missione catorama col Fidanzato e poi, vista l'ora tarda, pizzeria.
La prima pizzeria era stracolma e stra prenotatata, nella seconda c'era una percentuale di persone basse e chiassose abbastanza fastidiosa. A tratti ho avuto l'istinto di alzarmi e scaraventare il boccale di birra stile bomba a mano al centro della tavolata alle nostre spalle, per vedere se l'inquinamento acustico cessava. L'unica cosa che mi ha trattenuto erano le facce smunte dei genitori che probabilmente erano usciti assieme in una sorta di terapia di gruppo.
Dopo cena abbiamo tentato di vedere il Grande Sonno, purtroppo le vicende in cui era coinvolto Humphrey Bogart- Marlowe erano troppo complesse e Morfeo ci ha accolto fra le sue braccia a metà film.

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