20.10.05

La visita di ieri sera del mio capo nel nostro ufficio oltre a precludermi la possibilità di andare al brico a cercare un sostegno per la mia rosa rampicante mi ha lasciato un senso di malessere latente.
Del lavoro spesso ci si accontenta, si barattano i sogni e le aspirazioni con le certezze che un lavoro fisso può dare. Si cercano spazi interessanti all'interno di ciò che si sta facendo. Si cerca di essere professionisti, anche quando ti richiedono cose che altro non sono che un data entry un poco più evoluto, una specie di sodoku con i fogli excel.
Si resta 4 anni dallo stesso cliente in quello che a tutti gli effetti è un body rental, non ci si occupa più del fatto di essere dipendenti di serie b, perché l'orario è flessibile e il posto di lavoro è vicino a casa.
Si sa il consulente è una cosa non una persona, fa parte del gioco, dicono. Fin qui mi andrebbe anche bene, ma poi ti mettono a lavorare in 5 in una stanza per 3 e magari sono capaci di lamentarsi se quando uno sta male si prende dei giorni di mutua. E nonostante tu ti faccia il mazzo ti dicono "se non ti sta bene te ne vai". Allora uno si domanda quale sia la considerazione che hanno del tuo lavoro. In realtà la risposta è più che evidente, solo che non aiuta ad entrare in ufficio motivati.

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