10.6.10

Sul palco ci sono dei folletti.
Al Re Folletto hanno messo addosso una divisa da domatore o forse da usciere di hotel a 4 stelle, poi gli hanno spalmato addosso della melassa e l'hanno rotolato dentro una scatola piena di fili di lana colorati e adesso è un misto fra un usciere e un capo sioux.
Il folletto primo ministro ha una corona -azzardo di pannolenci- fatta a triangoli e anche lui ha fili di lana rossa che gli pendono dalle maniche.
Poi c'è il folletto secchione, alto secco, coi capelli biondi e gli occhiali neri, con un maglioncino grigio a cui -indovina- sono attaccati dei fili di lana. Gli ultimi due folletti hanno una specie di pigiamino da abitanti dell'enterprise, braghe nere e maglia bordeaux, e sì pure loro hanno dei fili di lana che gli pendono qui e lì, ma molti meno.
Il concerto si apre con il re dei folletti che imbraccia una chitarra acustica e suona in un silenzio quasi irreale. Sullo sfondo del palco un telo bianco di garza su cui scorrono disegni di foglie, animali, uccelli.
Alla fine del pezzo magicamente compaiono anche gli altri folletti che si alterneranno ai vari strumenti come se fossero giocatori di pallavolo che cambiano di posto in campo.
Ad un certo punto scompare il telo bianco - anche qui c'è un tocco di magia perchè non me ne rendo conto - si rivela una scenografia, una finesta con i vetri quadrati, aperta su di un lato o forse rotta.
Le luci e le immagini scorrono seguendo il ritmo della musica. E la musica com'è? Sarei tentata di dire - a costo di rischiare il linciaggio da una persona qualsiasi del compitissimo quanto entusiasta pubblico del concerto - che fra Jonsi e i Sigur Ros non si notano grosse differenze, quantomeno per un orecchio non allenato e profano. In realtà sarà che il concerto dei Sigur Ros di villa Arconati si perde nelle nebbie della memoria, mentre quello di ieri sera l'ho ancora chiaro in mente, le atmosfere sono molto meno rarefatte, la musica è più potente, la sezione ritmica si sente di più. Non è solo per la scenografia differente, la musica di Jonsi non è azzurra e verde e bianca come quella dei Sigur Ros è più blu arancio nero. Più potente insomma, nonostante la voce sia quella e sia inconfondibile.
Il pezzo finale è quello che mi rimane di più dentro, perchè nessuno sul palco si risparmia, i folletti si agitano e la musica sale in un crescendo sempre più intenso e coinvolgente e a tratti spaventoso come le immagini di pioggia e di tempesta che scorrono alle spalle dei musicisti lame bianche sui vetri, alberi squassati oltre i vetri.
I folletti non concedono bis (o forse era quello il bis) ed è giusto così perchè dopo quella tempesta qualsiasi altra cosa avrebbe stonato, solo escono sul palco finalmente rilassati e sorridenti e si godono i saluti e gli applausi entusiasti del pubblico. Poi la scaletta se la volete cercatela qui nei prossimi giorni

Nessun commento: