26.11.07

Vite parallele
Questo finesettimana sono nuovamente tornata a Genova.
Qui ho ricordato una regola che gli inverni passati a Milano mi avevano fatto dimenticare: mai tentare di girare con un ombrello aperto a Genova quando piove.
Accettando con filosofia zen di pagare il tributo a Giove pluvio con abiti impregnati d'acqua, ci si risparmia la fatica di gestire un ombrello impazzito che assume nuove stravaganti forme ad ogni cambiamento di vento.
Passeggiando per Borgo Incrociati e scattando foto sovraesposte, mi sono anche immaginata vite parallele, in cui abbandonato il fantastico mondo delle telecomunicazioni mobili, la mia laurea in fisica trovasse applicazione nella preparazione di cocktail.
La sera affettando patate, al Marito che si lamentava della vita nella merdopoli, proponevo in alternativa una vita da barista in quartiere popolare.
G. - Magari a Marassi rilevare un bar non costa tanto, non ti piacerebbe un bar?
IlM. - Ma che bar?
G. - Ma no nulla di fighetto, uno di quei bar in cui arrivano i vecchietti a prendersi un bianchino e una striscia di focaccia a metà mattina
IlM. - Ma a Marassi non è che poi ti arrivano i drogati tossici?
G. - Ma no dai che drogati tossici... cioè al massimo ti arriva uno che è appena uscito di prigione
IlM. - Eh appunto già mi ci vedo "O belin sono appena uscito dopo 3 anni con la condizionale, offrimi un caffè che poi ti pago"
Eppure un baraccio bisunto a me non dispiacerebbe. In alternativa, anche un bar latteria.

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