31.8.09

E così le vacanze sono proprio finite, le mie da diversi giorni ormai, ma avendo mamma in vacanza e ufficio a ritmo dimezzato potevo ancora cullarmi nei ricordi del viaggio o perdermi nella pianificazione dei finesettimana a venire.
Oggi invece sono tornati tutti, l'ufficio è sovraffollato e i condizionatori a palla non aiutano la sopravvivenza in pantaloni bianchi leggeri e polo senza maniche arancio fluo. Sarebbe stato meglio uno scialletto da vedova siciliana.

Nel finesettimana appena trascorso ho fatto la terza nonchè ultima capatina della stagione al mare, ho recuperato la mamma all'aeroporto,l'ho riportata a casa, l'ho sfamata e l'ho lasciata per tornare in quel di Milano mentre si appisolava sul letto. Tra l'altro ho notato un certo parallelismo tra ciò che ha fatto mia madre rincasando e quello che ha fatto la figlioletta quadrupede pelosa quando finalmente è ritornata nel suo habitat.

Per il settembre alle porte ho alcune incombenze da sbrigare e tanti buoni propositi da lasciar marcire sulle pagine della mia agenda.

27.8.09

Questo non è un post da wannabe foodblogger, perchè non ne ho le competenze, ma solo un modo per prolungare ancora un po' i ricordi del viaggio con una digressione culinaria. Perchè a dispetto dei litri di cocacola bevuta in bicchieroni pieni di ghiaccio, delle schifezze stile m&m alla mandorla assaggiate, tutto sommato durante la vacanza non abbiamo mangiato affatto male e soprattutto abbiamo fatto un viaggio in cui non è stato un incubo trovare luoghi dove mangiare che presentassero alternative vegetariane accettabili se non addirittura buone.
Catene di fast food
Denny's Catena in atmosfera anni '50, siamo stati in quello di Needles. Io ho preso il pesce accompagnato da un intingolo speziato e da una specie di purè. Il Marito ha sperimentato il burger veggie (e trovare già nel menu di un fast food una roba vegetariana è una cosa molto positiva)
Johnny Rockets
E' l'altra catena in atmosfera fifties che abbiamo visitato, nello specifico siamo stati in quello di Melrose Avenue a Los Angeles.
In realtà siamo entrati alla ricerca di un bagno, ma io ne ho approfittato per prendere un milkshake al cioccolato, splendido e abbondante.
Abbiamo effettuato la consumazione al bancone con vista sulla cucina, gli hamburger venivano preparati al momento e non sembravano malaccio.
Dairy Queen
Ci siamo fermati al volo sulla I40, alla ricerca di qualcosa con cui fare colazione. Il posto non ispirava granchè per la qualità del cibo, era tipo un mcdonald di terz'ordine infatti ci siamo limitati ad un caffè.
Jack in the Box
Fast food classico dall'atmosfera un po' dimessa, abbiamo solo provato le patatine fritte a Lone Pine .
Cafè e ristoranti
Big Sur Bakery
A dispetto del nome non è una panetteria ma un ristorante. La posizione è ovviamente spendida, una casetta in legno immersa nel verde e nei fiori nel cuore di Big Sur. Non abbiamo potuto pranzare nel patio occupato da un pranzo di matrimonio, ma anche l'interno è carino, in legno con un aspetto spartano. Il cibo era ottimo, io ho provato omelette alle erbe accompagnata da insalata e pane tostato di loro produzione. A. frittatona di patate con analogo accompagnamento.
L'insalata era condita con una vinagrette così buona che a saperla riprodurre mi potrei nutrire esclusivamente di erbette per il resto dei miei giorni.
Muma cafè
A Los Angeles in Melrose avenue di fronte al Floyd barber. Caffè vegetariano. Io ho provato una pita vegetariana con felafel melanzane fritte, Andrea il piatto con l'hummus. Di contorno patate fritte e da bere una limonata fatta in casa spettacolare. Peccato che non abbia il bagno per i clienti.
Golden Mean Cafè
1028 Wilshire Blvd Santa Monica
Provato il middle east wrap con tzaziki felafel avocado. Ottimo.
L'atmosfera un po' new age risulta un po' freddina, ma il cibo è buono ed ha una scelta di piatti originale.
Truly a Vegan Restaurant
Situato esattamente di fronte al Vibe Hotel su Hollywood blvd a Los Angeles.
Testato la prima sera quando ancora non avevamo idea che spesso l'hamburger sarebbe stata l'unica alternativa. Quindi ci siamo presi un hamburgerone veggie. Ingredienti freschi, cibo saporito.
Boudin Bakery
@ Macy's Union Square San Francisco
La Boudin Bakery ha la sede principale con ristorante, panificio e museo del pane al Fisherman's Wharf, qui c'è un piccolo distaccamento nel seminterrato del grande magazzino che ripropone in versione fast food alcune specialità.
Ero tentata da provare il clam chowder, la zuppa di vonole servita nel panino, ma alla fine mi sono ricondotta ad un più tranquillo sandwich veggie comunque gustoso e soddisfacente.
Macy's Cafè
14 South Beaver street Flagstaff
Il sottotitolo dice caffè all'europea, ma in Europa caffè così non ne ho visti. Il menu è vegetariano e ci sono hamburger sandwich insalate, oltre a un sacco di dolci e mille milioni di tipi di caffè (che viene tostato sul posto).
L'ambiente è caldo e accogliente, tante foto alle pareti e il menu scritto col gesso su due enormi lavagne. E' frequentato da professori e studenti e il wi fi è gratuito. Pancho Mcgillicuddy's
141 West Railroad blv, Williams
Il locale ha una zona all'aperto oltre una ampia sala. Propone piatti USA o messicani ed anche alternative vegetariane (poche).
Assieme alle bevande portano un piattino di nachos e la salsa per pucciarle. Io ho provato il BBQ, baby pork ribs, costine di maiale. Non ho idea se sia la ricetta standard o meno. La carne era cotta a puntino peccato fosse stata marinata con una qualche strana salsa bbq che la rendeva... dolce.
In accompagnamento 1/4 di pannocchia arrostita (buona) e un ciotolino misero di fagioli neri. Se il contorno fosse stato più abbondante nulla da ridire, invece così mi è sembrato un po' caro.

26.8.09

Route 66
La strada va da Chicago a Santa Monica ed è definita la Madre di tutte le strade o la Strada Madre, in caso di dubbio osservare la dicitura sul portatarga di un qualsiasi harleysta che si trovi a passare in zona. In moltissimi posti è stata sostituita da altre interstate o come a Santa Monica è battezzata come strada cittadina, ma ci sono ancora punti in cui corre libera e selvaggia ed è un mondo a sè stante. In Arizona il tratto fra Seligman e Kingman è uno di questi. Noi avventurieri on the road con il culo pesante l'abbiamo percorsa a bordo della nostra tamarrissima Pontiac G5 bianca con spoilerone posteriore, ma con i finestrini abbassati per poter almeno godere del vento caldo fra i capelli e fingere di essere due biker.
La strada è dritta e corre nel mezzo del caldo nulla dell'Arizona, a tratti si può incrociare una harley o un chopper, ci sono dei cartelli pubblicitari in rima in sequenza, un cartello un pezzo di poesia, probabilmente leciti in quanto schiantarsi fuori da una strada dritta è veramente difficile anche leggendo il giornale mentre si guida.
A Seligman ci sono diversi bar agghindati in route 66 style, qualunque cosa questo voglia dire. Noi seguiamo il consiglio della routard e prendiamo un hamburger da Delgadillo Cafè riconoscibile per una Impala bianca con un albero di Natale piantato nel bagagliaio parcheggiata lì di fronte. Il posto è caratteristico e l'hamburger buono.
Più avanti la strada entra nel territorio indiano, ci fermiamo alla ricerca di una bibitona ghiacciata, ma tutto quel che troviamo è un supermercato in stile socialista nel mezzo di un paese che più che altro sembra un campeggio.
A Kingman invece non ci fermiamo anche se ci sarebbe stato da vedere il museo sulla route 66 perchè ormai siamo in trance agonistica e vogliamo avvicinarci ulteriormente a Los Angeles.
Passiamo il confine fra Arizona e California (segnato dal Colorado) e arriviamo fino a Needles dove usciamo dalla interstate e ci troviamo davanti un supermercato ed un motel e poi il nulla, tanto che per mangiare dobbiamo poi riprendere la interstate ed arrivare fino all'uscita successiva.
Il giorno successivo torniamo a Los Angeles con sosta all'outlet di Barstow, alla ricerca di un paio di jeans che rispettino le specifiche fornitemi dall'amico T.

25.8.09

Il Grand Canyon
La maestosità della natura, senza molto altro da aggiungere. Lo visitiamo all'americana, lungo i sentieri che corrono sul rim, asfaltati o comunque attentamente battuti, un po' a piedi un po' con l'ausilio del bus sulla Hermite Route, con la macchina verso Desert View.
Scendere fino al fondo del Canyon è una impresa difficile, per non parlare della risalita ed è assolutamente sconsigliato da fare in giornata da decine e decine di cartelli terroristici che parlano di morti disidratati. Non bastasse ci sono anche i condor che svolazzano in cerchio sulle teste dei turisti a fare assumere un'aria poco raccomandabile all'impresa.
Dopo la giornata passata a reggerci la mascella che tenta il distacco ad ogni nuovo scorcio arriviamo a Cameron. Cameron dovrebbe essere una cittadina, ma noi vediamo solo baracche trailer e un Trading Post corredato di motel, cotti dal sole e dalla stanchezza ci fermiamo e chiediamo una stanza.
Il posto è immenso, c'è un negozio gigantesco con souvenir di tutti i generi e prodotti di artigianato dei nativi, ci sono le stanze del motel, c'è un ristorante, ci sono anche un ufficio postale e la pompa di benzina e credo che sia il fulcro della zona.
A cena proviamo a chiedere una birra, ma ci dicono che non vendono alcoolici, è solo il giorno successivo guardando la cartina stradale, che realizziamo di essere dentro il territorio indiano.
Per cena io provo il taco navajo un taco con base di pane fritto navajo, ottimo anche se non facile da digerire.

Wupatki National Monument e Sunset Crater
Ci passiamo sulla via che inesorabilmente ci riporterà verso LA prima e l'Italia dopo.
Il Wupatki National Monumet è un area sperduta nel deserto dove sono presenti rovine di agglomerati abitati dagli indiani anasazi (gli antenati degli attuali indiani) fra il 1100 e il 1200 dc. Costruzioni di pietra rossa nel mezzo del deserto, in una zona poverissima d'acqua che gli archeologi ancora di domandano che ci stessero a fare gli anasazi da quelle parti che era un posto proprio sfigato.
A sud del territorio c'è un vulcano, il Sunset Crater, esibito anch'esso come gloria nazionale in quanto vulcano giovane che ha eruttato in maniera significativa, ossia cambiando i connotati al paesaggio circostante, non più di mille anni fa. Pare che l'eruziona abbia a che vedere con la decisione degli anasazi di stabilirsi nel territorio, ma gli studiosi non hanno ancora deciso quale sia la connessione. Il paesaggio nei pressi del cratere è assolutamente lunare, sabbia nera e rocce contorte ancor più nere. In realtà non avendo mai visto nessun vulcano da vicino non saprei decidere se è vale la pena o meno, comunque se si passa in zona per altre ragioni un salto si può anche fare.

24.8.09

Williams
La cittadina è un agglomerato di motel sulla route 66 e vive grazie alla vicinanza del Grand Canyon, non per niente è / si è definita il gateway per il GC. Siamo arrivati al pomeriggio presto e siamo andati a chiedere informazioni all'ufficio turistico dove un gentilissimo ranger ci ha dato tutte le informazioni del caso.
Avendo diverso tempo a disposizione abbiamo pensato di andare a fare un giro nelle vicinanze e il ranger ci ha detto di seguire una strada nella Kaibab forest dove avremmo potuto fare un giro nei boschi.
Ce la vende bene così ci incamminiamo subito salvo poi scoprire che il concetto di vita nei boschi americano è leggermente differente da come ce lo eravamo immaginato: gli americani vanno nei boschi con roulotte, camper e trailer di dimensioni gigantesche, si parcheggiano a bordo di strade sterrate, accendono la tv satellitare e il bbq stappano la birra e si sdraiano in amaca. Per non correre il rischio di affaticarsi se devono spostarsi si muovono in quad o in moto.
Noi azzardiamo quattro passi in un prato, vediamo qualcosa in terra, ci avviciniamo e ci rendiamo conto di essere in quello che è stato utilizzato come un poligono di tiro, confezioni vuote di munizioni e bossoli giacciono al suolo, mentre ai piedi di un albero abbattuto ci sono lattine e bicchieri di carta distrutti dai colpi.
Prima di essere presi a pistolettate per la nostra condotta singolare, decidiamo che è meglio tornare in città.

21.8.09

Nevada
Il Nevada ci accoglie con una distesa desertica infinita, saremo usciti dalla Death Valley, ma clima e paesaggio non sono molto differenti.
Decidiamo che dopo la levataccia e la corsa nel deserto è arrivato il momento di fare colazione così quando passiamo il cartello che indica la cittadina di Parumph, iniziamo ad aguzzare la vista alla ricerca di un caffè. Ma di caffetterie o bar nemmeno l'ombra, a dire il vero nemmeno del paese/città ci sono tracce, solo qualche prefabbricato/baracca affacciato su strade secondarie. Dopo qualche tempo per fortuna ci imbattiamo in una stazione di servizio di nuova apertura (come recita il cartello) all'interno di quello che promette di essere un mall.
Ci fermiamo, acquistiamo il caffè e poi usciamo dalla stazione di servizio per guardarci intorno. Gli unici negozi che individuiamo nel mall sono il negozio del barbiere che promette la scelta fra taglio standard, militare, cresta e flat head e il meraviglioso "Words of wisdom", un negozio che a occhio vende Bibbie. Per il resto il nulla, gli altri negozi assolutamente deserti. Il paesaggio è così surreale che avrei voglia di fotografarlo, ma qualcosa mi dice che non la prenderebbero bene quindi dopo aver ciucciato il classico bidoncino di caffè risaliamo in macchina alla volta di Las Vegas.
Lungo la strada per la città della perdizione possiamo osservare innumerevoli cartelloni pubblicitari fra cui qulle di avvocati che aiutano a togliere qualsiasi tipo di multa automobilistica tu abbia preso (un genere molto diffuso in tutti gli stati che abbiamo attraversato), quelli delle signorine che promettono di rallegrare le notti di scapoli impenitenti, quelli dei fastfood di ogni genere e sorta e infine un cartellone con una gigantografia di quello che sembra un rapper latinoamericano e che non si rivela quello che inizialmente avevamo creduto, ossia la pubblicità di un nuovo disco, ma un cartello di "FBI most wanted" che ammonisce di fare attenzione perchè è armato e pericoloso.
Pochi km dopo il cartello del gangster, passiamo una specie di costruzione strampalata stile miniatura di un castello disney che ad un esame più attento si rivela essere un bordello.
Benvenuti in Nevada vien da pensare e non abbiamo ancora visto Las Vegas. Altro che Viva Las Vegas, come cantavano i Death Kennedys facendo la cover di Presley.
Una bomba o semplicemente il taglio dei cavi che dalla Hover Dam riforniscono la città di energia elettrica, lasciar sciogliere nel deserto questo triste triste luogo, sarebbe un atto giusto nei confronti dell'umanità.
E dire che mentre eravamo in fila per fare il checkin all'Excalibur, per un momento ci era venuta la tentazione di scappare, ma poi io avevo pensato che dai, almeno una notte si può fare, vivere la città delle pazzie architettoniche e fare un po' di sociologia da strapazzo.
Avessi seguito l'istinto iniziale sarebbe stato meglio, tutti questi forzati del gioco, del divertimento e dell'eccesso mi ha nauseato a tal punto che mi sono trovata in lacrime nel mezzo di Freemont street dove era in corso una manifestazione intitolata summer 69 e americani di tutte le taglie ed età ballavano allegri su vecchie canzoni, brandendo bicchieroni giganti di margaritas.
Ho ritrovato la calma solo dentro ad un kebabbaro frequentato da musulmani e turisti francesi, con la tv sintonizzata su di un programma di true crime, mangiando pollo tikka ad un prezzo ragionevole.
Si perchè a Las Vegas tutto è carissimo, tranne gli alcoolici. Puoi comprarti una birra o un margarita con meno di un dollaro, ma non provare a voler da mangiare. Non è contemplato nel copione è una stranezza.
Coscientemente so di aver attraversato solo una piccola parte di questo stato, la punta inferiore del triangolo e nulla più, che sicuramente ci saranno cose belle da vedere, paesaggi e montagne selvagge, ma il giorno successivo, arrivati alla Hover Dam e passato il confine ho tirato un sospiro di sollievo per esser finalmente entrata in Arizona.

20.8.09

Yosemite
Chiariamo, l'orso Yoghi sta a Yellowstone, il parco naturale in cui è andato in visita Obama e non è in California.
Questo però nulla toglie allo Yosemite, ricco di scorci meravigliosi. Di sicuro lo si sarebbe apprezzato maggiormente pernottando all'interno e facendo qualche escursione di quelle serie, ma io ormai ero sulla strada della zoppitudine e A. non ama troppo le salite, così ci siamo accontentati di visitarlo in maniera molto tranquilla.
Cascate, pareti di roccia a picco, scoiattoli e uccellacci impertinenti.
Dovessi ritornare, mi piacerebbe salire sull'Half Dome.

Death Valley
Ah il deserto, che meraviglia. Sconfinato, arido, schiacciante, pericoloso. Dormiamo a Panamint Springs l'ultimo avamposo della civilità prima della Death Valley, ma già in pieno deserto. Una pompa di benzia, un motel, un ristorante, uno spiazzo cespuglioso che funge da campeggio. Il cartello recita Panamint Springs, motorcyclists are welcome.
E sembra di stare in un film, con i cactus, il vento caldo che tira polvere ovunque, gli harleysti parcheggiati, il gattone nero che circola fra i tavoli del porticato mentre noi prendiamo una birra cullati dal vento caldo.
Poi il tramonto e io che mi avventuro svampita con vestitino svolazzino e sandali verso i margini dell'abitato alla ricerca di inquadrature perfette e il custode del campeggio che mi dice "Madame, stia attenta la sera abbiamo serpenti a sonagli e scorpioni, non si allontani".
E poi il risveglio nella notte, i bagagli caricati in macchina e la corsa nella valle. L'alba ci coglie in prossimità di stove pipe wells, nei pressi delle sand dunes. Poi una corsa fino a Zabriskie Point dove arriviamo col sole ancora basso che forma ombre suggestive.
Infine la salita (rigorosamente in macchina) fino alla Dante's view che offre il panorama su tutta la vallata e un ventino freddo che ci spinge a metter su la felpa. Alle 9.30 siamo già fuori dalla valle e non abbiamo nemmeno sudato troppo, nè abbiamo rischiato fusione del motore. Tutto questo allarmismo per nulla. Di certo attraversare la valle a mezzogiorno deve essere tutta un'altra storia.

19.8.09

San Francisco

Purtroppo questa città che aveva tutti i presupporti per farci innamorare, l'abbiamo visitata sotto emergenza medica.
A. con tutti i sintomi dell'influenza gastrica pur senza febbre, io che durante la notte mi risveglio con la gamba sinistra bloccata e un dolore lancinante alla schiena e dopo due aulin che non spostano una virgola, decido di andare a sperimentare la sanità americana.
North Beach.
Ci andiamo appena arrivati in città quando ancora siamo interi e non in emergenza geriatrica. Scopriamo passeggiando che è una sorta di Little Italy, visto che pare impossibile fare due passi senza incappare in un ristorante italiano.
La nostra meta è inevitabilmente la City Lights Bookstore, la mitica libreria fondata da Ferlinghetti. Calda accogliente affollatissima di libri e di persone. Una fra le librerie più belle che ho visitato, anche se il mio cuore è in una libreria di Parigi.
Chinatown.
Già che siamo in zona, facciamo quattro passi a Chinatown, dove è in corso una qualche festa a contrade per cui in ogni via si vedono persone con costumi che probabilmente poco prima hanno finito di comporre dragoni cinesi e in sottofondo si sentono i tamburi rullare, per noi turisti però lo spettacolo o è finito o non c'è stato.
Il quartere cinese è cinese come te lo aspetti, pieno di bazar che vendono merci di tutti i tipi. Grazie alla guida scoviamo in una viuzza laterale un laboratorio artigianale di biscottini della fortuna dove provvediamo a comprarne un sacchetto. Le predizioni non si rivelano azzeccate ma i biscottini sono buonissimi.
Fisherman's wharf
Questo molo è un orgia di trappole per turisti, negozi di cazzate e ristoranti ad ogni passo, una vera e propria babilonia dove si riversano tutti i turisti della città e noi non facciamo eccezione. Ne approffittiamo per cenare ad un buffet di pizza e poi ce ne ritorniamo al motel.
Union square
Il cuore della città o almeno così lo definisce la guida. Ci passiamo mentre siamo diretti all'ufficio turistico per far manbassa di cartine e per comprare il pass per i mezzi pubblici. E' una piazza rettangolare circondata da grattacieli, su cui si affacciano negozi alla moda e da cui partono tour in autobus per le varie zone della città. Nulla di che.
Haight - Ashbury
Cuore della cultura hippie negli anni sessanta, è un quartiere frikkettone con negozi di abiti usati, smoke shops, una libreria anarchica, una sede di amoeba record's, murales e tutto il repertorio del caso. Ci sono anche graziose case in stile vittoriano. Ci passiamo una mattina a girellare fra i vari negozi.
Golden Gate
Subito dopo pranzo, quando il sole finalmente è sbucato da dietro le nubi e prima che la sera riporti la nebbia consueta, ci precipitiamo a Marina, una spianata sulla baia da cui si vede il Golden Gate. Ce lo guardiamo da lontano senza andarci fino a sotto, rimandando la visita al giorno successivo.
Seven sisters
Sono 7 case vittoriane colorate allineate lungo una strada, le case più famose e fotografate della città anche se a dirla tutta non è che mi dicano un granchè. In compenso dal parco vicino alla via si ha una bellissima visuale dello skyline della città.
Finanacial district
E' inutile, per quanto mi piaccia l'architettura moderna, il quartiere dei grattacieli anche in questo caso non mi dice granchè. Facciamo comunque una passeggiata alla vecchia stazione dei ferry, restaurata da dove partono i traghetti per sausalito. Un ottima visuale sul ponte di Oakland.
Mancano all'appello Lombard street, la strada più tortuosa del mondo, Castro e Mission, saltati a causa degli acciacchi. Nonchè un giro sul Golden Gate e ad Alcatraz di cui però non mi dispiaccio troppo.

Berkeley
Solo una visita lampo per seguire il consiglio di F. che ci ha vissuto qualche tempo e andare da Moe's libreria fornitissima, anche di libri usati e di libri da collezionismo.
Io mi sono fiondata sui libri di fotografia, una meraviglia. Mi sarei portata via due scaffalate di roba. Poi mi sono ricondotta a più miti consigli comprando solo quattro libri.
Anche A. al reparto musica ha trovato pane per i suoi denti.

18.8.09

San Luis Obispo
Questa sosta è stata pianificata più o meno a caso puntando un dito sulla cartina, in modo da consentirci l'avvicinamento al tratto interessante della Pacific Coast Highway numero 1.
E' un paesone senza particolari attrattive, se non che siamo capitati il giorno del Farmer's Market, quando la via principale della città è chiusa e invasa dai banchetti dei famer e delle varie associazioni. Quindi frutta e vedurra bellissimi in vendita, ma anche pannocchie arrostite, BBQ a volontà, banchetti dei waffles e chi più ne ha più ne metta.
A. ha commentato che gli sembrava di essere alla festa di quartiere a Corsico e non aveva tutti i torti, il farmer's market a San Luis Obispo però lo fanno tutti i giovedì.

Pacific Coast Highway 1
La mattina il tempo non prometteva nulla di buono, nubi basse o nebbia alta che dir si voglia, visibilità ridotta, pioggerella e colori malmostosi.
Il mio esordio alla guida della BatMobile avviene sulla PCH1, la strada costiera, stretta e serpeggiante che corre in mezzo a lande selvaggie e, nel nostro caso, tempestose.
La strada ormai è percorsa solo dai turisti e in molte zone sono organizzati spiazzi panoramici per godersi il panorama. Il più affollato è quello della colonia degli elefanti marini, animaloni enormi e puzzolenti che sembrano non facciano altro che dormire ammassati gli uni sugli altri tirandosi "manate" di sabbia sula schiena. Chiamali scemi.
Dopo il primo momento di delusione iniziale e dopo aver estratto dalla borsa giaccavento e sciarpina, mi godo il paesaggio tempestoso. Le nubi basse sull'orizzonte creano atmosfera.
Quando entriamo l'area di Big Sur e ci fermiamo a vedere la famosa cascata che si getta sulla spiaggia, il tempo è ancora grigio, ma nelle miglia che ci separano dalla Big Sur Bakery, il cielo diventa terso e il sole splende alto.
Dopo aver gustato due piatti al ristorante di cui sopra, riprendiamo la strada verso nord, fermandoci per una passeggiata nella macchia mditerranea che porta ad una spiaggia che la guida descrive come bianchissima. Pur essendo la spiaggia grigetta, questo non sminuisce il suo fascino e la passeggiata si rivela un ottimo digestivo. La sera arriviamo a Monterey dove facciamo un giro al fisherman's wharf. Il molo è superturistico pieno di ristoranti che fanno a gara per convincerti a mangiare da loro offrendo assaggini di clam chowder, io me ne mangio cinque o sei senza capire esattamente cosa sto mangiando, ma apprezzando moltissimo.

17.8.09

La fine e l'inizio, Los Angeles.
Non riesco a decidermi, tendenzialmente le distanze infinite, le freeway trafficate, la difficoltà di parcheggio e la mancanza di un centro città nel senso europeo del termine, hanno reso difficile l'approccio con Los Angeles. Che il mio metro nella misura di quanto una città mi sia piaciuta è il quanto mi ci sento a casa e di conseguenza il se mi piacerebbe viverci.
A conclusione del giro siamo tornati ed abbiamo visto Santa Monica, Beverly Hills, Melrose Avenue e di nuovo Venice.
Santa Monica è una linda cittadina di mare, con una via pedonale piena di negozi, un lumgomare romantico, con un molo pieno di luci. Un po' spiazzante la quantità di homeless presente anche qui ad ogni angolo di strada che reagiscono con una risata o con un insulto alla mancanza di reazione quando ti chiedono una moneta. La sede di barnes and Nobles è splendida molto più fornita delle altre visitate.
Il cafè vegetariano dove ceniamo ha un look new age un po' freddo ma il cibo è ottimo.
Beverly Hills è strana, premesso che abbiamo visitato solo la parte bassa, è una distesa di ville con giardini curatissimi che però sembrano disabitate se non per gli sporadici giardinieri messicani che innaffiano le piante. Dov'è la gente? E se c'è cosa mangia? Ci andranno al gabinetto, se sì dove la compreranno la carta igienica? Perchè in Rodeo Drive, la mitica via di Pretty Woman, vendono diamanti, borse, scarpe, abiti (di stilisti prevalemtemente italiani).
Fuggiti dalla patinatura senz'anima di Beverly Hills siamo passati a Merlrose Avenue in un inconscio omaggio ai telefilm della mia adolescenza. A Melrose però mi aspettava una sopresa, è una via molto alternative rock frikkettona. Negozi di tattoo, magliette vintage, negozi di dischi, abiti strampalati. Niente a che vedere con il condominio con piscina e le facce patinate della serie tv. Che peraltro ho scoperto che anche questa serie ha un remake nuovo di pacca.
E così rieccomi in ufficio, tra l'altro sola in una stanza deserta, con il dubbio che forse avrei potuto starmene a casa ancora un giorno e domandandomi che fine ha fatto l'altro disperato che dovrebbe essere da queste parti.
Dopo i primi giorni a LA al Banana Bungalow simpatico alberghetto supergiovane su Hollywood Blv, l'accesso a internet è diventato una chimera. Perchè gli USA sono troppo avanti, c'è il wi fi ovunque penso anche nei cessi delle stazioni, peccato che se uno non ha un netbook, un macbook o un qualsiasi altro dispositivo atto alla connessione, con il wi fi e basta ci si fa poco.
A breve, come di consueto il riepilogo delle impressioni della vacanza.